ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 10 gennaio 2015

Chi ci casca..

Charlie Hebdo: non abbiamo imparato nulla?

suicida
Avevo deciso di non parlare dell’attentato avvenuto in Francia, a Parigi: un po’ perchè mi sembra inutile parlarne a caldo, un po’ perchè mi sembra si faccia il gioco di chi vuole creare clamore, e quindi alla fine fare il gioco di chi ha organizzato tale strage, un po’ perchè sappiamo, per esperienza, che gli attentati sono un ottimo sistema per ottenere in fretta qualcosa che sarebbe o molto lungo o addirittura impossibile ottenere. Esiste quindi una buona probabilità che la prima versione, quella del terrorismo islamico, non stia in piedi.
Credo che, seguendo la ragione del cui prodest, sia facile capire come questi eventi facciano il gioco di chi cerca lo scontro di civiltà. E in molti ci cascano. Ad esempio Antonio Socci, che per altri versi ammiro molto, su questo fronte non lo capisco proprio. Nella sua newsletter critica il Papa perchè, qundo critica la violenza, gli assassini, gli atti terroristici, non cita mai la parola Islam. Capito? Per Socci non basta puntare il dito contro il peccato, e neanche basta puntarlo contro il peccatore singolo: vuole erigere lo scontro a tutta una classe, come se tutti gli islamici fossero nemici da cui difendersi. Ci è cascato anche lui.

E non abbiamo imparato niente da tutti gli attentati che abbiamo visto? Come non ricordare il principale fra tutti, l’attentato alle torri gemelle dell’11 Settembre? Classico false flag che servì a giustficare due guerre di aggressione. Ma anche pensando agli attentati di Londra, che diedero una grossa mano a Blair che si trovava a fronteggiare una opinione pubblica ostile alla guerra. Sono ormai talmente stufo che, a parlarne, mi sembra di perdere tempo. Vi lascio perciò il video dell’amico Daniele Di Luciano che, con semplicità e pacatezza, solleva qualche legittimo dubbio sulla versione che ci è stata fornita.

L’ottimo Blondet (effedieffe.com), tanto per fare un altro esempio, ha osservato come un bambino sia morto due volte, a distanza di due anni: la prima volta nella tragica sparatoria della scuola elementare Sandy Hook (14 dicembre 2012), la seconda in Pakistan il mese scorso(ovviamente con altro nome, ma la foto è la stessa). Solo un errore delle agenzie di stampa? Fate voi. Io comincio a pensare che il famoso film con De Niro e Hoffman “Wag the dog” (Sesso e potere, ne ho parlato qui) sia molto di più di una esagerata ironia.

child died twice











  • Nella bellissima serie televisiva “Lie to me” il protagonista, Cal Lightman (interpetato da Tim Roth), riesce a leggere le microespressioni facciali dei suoi interlocutori grazie ad una lunga esperienza e ad una tecnica collaudata: mette sotto stress il suo opponente in modo tale che sia più difficile, nella situazione inaspettata, improvvisa, mascherare le proprie emozioni. Credo che sia così per tutti noi: sappiamo che ci prendono in giro, sappiamo che fanno i falsi attentati, sappiamo che non dobbiamo credere ad un virgola di quello che ci viene detto, ma, di fronte all’evento traumatizzante, alla conta dei morti, sembra quasi che ci dimentichiamo tutto quello che avevamo imparato.
    Per questo sottolineo: non dimentichiamo quello che abbiamo imparato, quando avvengono questi attentati. Abbiamo capito come gira il mondo, e come vogliono farci credere che siano avvenute le cose: smettiamola di preoccuparci, che facciamo solo il loro gioco.
    E – credetemi – vivremo molto meglio.
    9 gennaio 2015 Lascia un commento Scritto da Alberto Medici
    http://www.ingannati.it/2015/01/09/charlie-hedbo-non-abbiamo-imparato-nulla/

    Salvo Mandarà: "La morte del poliziotto? Una sceneggiata con un attore" (TWEET, VIDEO)

    Pubblicato: Aggiornato: 
    COMPLOTTISTI PARIGI

    "Una sceneggiata", nella quale Ahmed Merabet - l'agente ucciso nell'assalto a Charlie Hebdo la cui morte è stata ripresa in un video che ha scosso l'opinione pubblica - è stato uno degli "attori".
    È questo quanto sostiene Salvo Mandarà, il video reporter dei comizi di Beppe Grillo: "Spiegate la sceneggiata dello sparo (alla testa) all'attore, ehm poliziotto, a terra", scrive su Twitter.
    Forza trollettini intelligenti. Spiegate la sceneggiata dello sparo (alla testa) all'attore, ehm poliziotto, a terra. http://www.harmonicwatchdog.it/tankerenemy/video/Censored/FAKE-PARIS-SHOOTING.mp4 

    Complottisti ParigiIl video complottista di Salvo Mandarà 
    (ATTENZIONE, LE IMMAGINI POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA')






    Femen bruciano il Corano


    http://www.lintellettualedissidente.it/rassegna-video/femen-bruciano-il-corano/

            Io non sono Charlie Hebdo #jenesuispascharlie


    Charlie-Hebdos-publisher-Charb-in-front-of-the-magazines-offices-which-were-destroyed-by-a-petrol-bomb-attack-in-2011-foto-Telegraph
    di Martino Mora
    L’uccisione dei vignettisti e giornalisti parigini di Charlie Hebdo, compiuto da un commando di islamisti, ha suscitato un legittimo sdegno e una seria preoccupazione. Così in Francia e persino in Italia si sono viste centinaia di persone nelle piazze con la scritta “Je suis Charlie Hebdo” (Io sono Charlie Hebdo).
    Bene, oggi non bisogna avere paura di affermare: “Io non sono Charlie Hebdo”. Premesso che l’omicidio è qualcosa di terribile, sempre e comunque, e che non ho simpatia per l’islam, tantomeno per il terrorismo, non posso e non voglio identificarmi con un settimanale che faceva della bestemmia e del sacrilegio la sua ragion d’essere, con quel suo patetico direttore che salutava con il pugno chiuso, come se il comunismo (diabolico ma comunque grande nelle sue ambizioni prometeiche) si riducesse alla dissacrazione religiosa per miliardari annoiati e nichilisti come lui. Non posso e soprattutto non voglio identificarmi con chi pubblicava in prima pagina oscene, vergognose, oltraggiose e ripugnanti vignette che associavano, a seconda dei casi, alla Trinità, alla Madonna e alla figura del Cristo le più sconce immagini pornografiche ( l’associazione della pornografia o degli escrementi alle immagini sacre è sempre stata la strada facile e prediletta di tutti i nemici volgari della religione, di cui il mondo dell’arte, del giornalismo e dello spettacolo è sempre straboccante). Esagero? Basta cercare su internet e si trova tutto, o quasi. “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi”, mi ha sempre insegnato mia madre. A questi blasfemi i santi non bastavano, e dileggiavano direttamente Dio.
    Niente di nuovo, si dirà: il mondo occidentale, che si reputa libero ed emancipato quando è soltanto in preda alla più sfrenata decadenza, è solito a queste sordide rappresentazioni, soprattutto quando si tratta di svilire ed insozzare i simboli del cristianesimo (dai Serrano ai Castellucci la lista di questi abietti personaggi è estremamente nutrita). Sui simboli della religione islamica, invece, questi bestemmiatori professionisti mostrano di solito degli strani scrupoli, dovuti quasi sempre al timore di rappresaglie, e qualche volta a motivazioni ideologiche (l’islam viene concepito, da questi soldatini marcianti del mondialismo, come la religione dei “poveri immigrati”).
    Su questo però Charlie Hebdo faceva eccezione. Il settimanale francese si dedicava con pari impeto alla dissacrazione, derisione e profanazione sia dei simboli del cattolicesimo (la Trinità, il Cristo, la Madonna) sia dell’islam (il profeta Maometto, anch’esso rappresentato quasi sempre in pose oscene). E questa coraggiosa coerenza nel male e nella blasfemia è costata carissima a questi mascalzoni. Perché di mascalzoni si tratta. Non dobbiamo essere ipocriti: chi se la prende con i simboli religiosi è un vigliacco e un mascalzone. Colpisce nel modo più subdolo e abietto non solo i sentimenti dei credenti, ma la Verità stessa. Perché che cos’è Dio se non la Verità? Che cos’è se non la Trascendenza? E questo persino un ateo può comprenderlo. Colpire Dio vuole dire colpire l’Essere, vuol dire colpire l’Assoluto, tutto ciò che è sopra l’uomo e le sue miserie, vuol dire colpire la fonte stessa del Bene e della morale, come capivano perfettamente Socrate e Platone. Colpire Dio è colpire sempre ciò che è superiore all’uomo, che è più in alto, che è in cielo, ed è ciò, anzi colui che affranca l’essere umano dalle sue bassezze. Colpire Dio, anche per un ateo che conosce un poco di filosofia, è colpire la Verità, l’Essere, la Trascendenza, il Sacro e il Bene. Anche l’ateo sa, in maniera più o meno consapevole, che questo non si fa. Purtroppo può farlo lo stesso, se è perverso. E così questi presunti eroi della libertà d’espressione non si accontentavano di avere ucciso Dio nella propria coscienza, ma desideravano ucciderlo ogni settimana, ricoprendolo di ingiurie, pornografia e bestemmie. E’ più o meno la stessa logica dei rivoluzionari che bruciavano le chiese e ammazzavano i preti in Francia, Russia, Spagna, Messico. E’ la stessa logica su basi non violente, o per meglio dire diversamente violente, che utilizza le armi del disegno pornografico. Altro che satira!
    Purtroppo per i bestemmiatori di Charlie Hebdo, i musulmani non sono i cattolici, cioè una massa di indifferenti e ignavi, tradizionalisti a parte. E sono talmente poco indifferenti che molti di loro cadono nell’eccesso opposto, che è quello del fanatismo, spesso violento ed armato, come tutti sanno tranne le anime belle che oggi amano dire: “Je suis Charlie”. Così è avvenuta la terribile e ingiustificabile strage di Parigi (che tra l’altro ha coinvolto tra le vittime due poliziotti e un portinaio, che non c’entravano nulla). Mentre le autorità cattoliche di Francia non hanno quasi mai reagito, non curandosi delle offese a Dio, ma al massimo delle offese “ai cristiani” (dimostrando così nei fatti che a Dio in fondo non credono più), alcuni musulmani hanno invece reagito fino all’eccesso violento e sterminatore che spesso – non sempre – contraddistingue i seguaci di quella religione.
    I musulmani hanno infatti ancora, seppure in modo distorto, il senso del sacro. All’attuale Chiesa cattolica, figlia del Concilio Vaticano II, ne è rimasto invece pochissimo. Il sacro è per definizione ciò che è separato da ciò che è profano. La “profanazione”è proprio l’irruzione della sfera del profano nella sfera intangibile del sacro. Ed il dileggio, la presa in giro, la “satira” di Charlie Hebdo e di tanti altri profanatori senza ritegno e senza pudore era sempre la stessa: l’associazione di ciò che attiene alla sfera più bassa del profano (escrementi, parolacce, pornografia) ad immagini sacre. Cioè a ciò che per definizione dovrebbe rimanere separato e superiore, nella propria radicale alterità e superiorità, da tutto questo. Sappiamo bene che i professionisti della sovversione non si accontentano di sacralizzare ciò che normalmente dovrebbe stare più in basso (sesso e denaro, gli idoli indiscussi della nostra meravigliosa società consumista ed edonista), ma devono anche abbassare e dileggiare ciò che normalmente starebbe più in alto, cioè Dio.
    Naturalmente, è lungi da me mettere sullo stesso piano la religione cristiana e quella islamica, la Trinità e Allah, Cristo e Maometto, il Vangelo e il Corano. Lascio a pessimi ecclesiastici, di qualunque livello, sostenere che “crediamo nello stesso Dio”. Considero quella islamica una falsa religione, che ha distorto elementi veritativi presenti nel cristianesimo e (parzialmente) nella legge mosaica, secondo fini puramente umani. Anche una falsa religione, però, merita un rispetto minimo dovuto al fatto che i suoi simboli coinvolgono milioni di persone, circa un miliardo, che non sono tutti tagliagole e massacratori. Inoltre – e qui sta il punto decisivo – è senz’altro meno peggio, umanamente parlando, una cattiva religione che nessuna religione. Tanto più se l’assenza di Dio distorce a tal punto la sfera dell’etica individuale e collettiva, come sta accadendo da noi, da lasciare impunito il male compiuto in nome di fantomatiche e astratte “libertà d’espressione”, per giunta basate sull’ipocrisia di chi le sostiene, gli stessi che un momento dopo reclamano la galera per chi nega l’unicità e imparagonabilità di Auschwitz, o la bontà della pederastia. E’ la nota ”ipocrisia dei blasfemi”e dei loro fiancheggiatori, libertari o liberticidi a seconda dei casi e della convenienza, bene individuata, tra gli altri, da Chantal Delsol. La famosa “libertà d’espressione” è infatti una palla colossale. In Francia e altrove esistono i reati d’opinione, che ovviamente sono reati perché mettono in discussione i fondamenti, quasi sempre fasulli, dell’ideologia dominante.
    Oggi siamo talmente sottomessi a questa “dittatura dell’opinione”- fabbricata dall’establishment e dai mass media di regime – e talmente disabituati ad utilizzare rettamente la nostra ragione, che ci scopriamo incapaci di distinguere il bene dal male: il nichilismo feroce dei teppisti della (presunta) satira di “Charlie Hebdo” – questa perversione che giustamente indigna chi è estraneo alla nostra civiltà al tramonto, non solo i musulmani – viene addirittura indicato come modello positivo, non solo dai soliti giornaloni mondialisti di regime (“Corriere”, “Repubblica”, “la Stampa”, ecc.) ormai ridotti ad organi di propaganda, ciarliera e bugiarda, del pensiero unico, ma persino dal quotidiano dei vescovi italiani, “Avvenire”, i cui articolisti si associano ai peana sulla “libertà d’espressione” e alla difesa dell’operato del settimanale-spazzatura francese. Si presume che vi sia inclusa la libertà di bestemmiare schifosamente la Trinità, Cristo e la Madonna. Ma è possibile aspettarsi qualcosa di diverso dai portavoce di un clero che dopo aver compiuto quel gigantesco harakiri, quel devastante seppuku collettivo chiamato Concilio Vaticano II, ama atteggiarsi a laicista con i laicisti, giudeo con i giudei e musulmano con i musulmani, a seconda dell’interlocutore? Del resto “Dio non è cattolico”, come insegna Bergoglio. E’ una Chiesa conciliare che sta dimostrando in ogni modo possibile (a parte poche lodevoli eccezioni) di essere infetta dallo stesso nichilismo mortifero e decadente del mondo laicista.
    Del resto gli articolisti di “Avvenire”, come la maggior parte dei loro colleghi che scrivono sui giornaloni mondialisti del pensiero unico, dopo avere esaltato la libertà di bestemmiare, non mancano di puntualizzare che non bisogna confondere i terroristi islamici con i musulmani. Si tratterebbe di due cose completamente diverse. Quando sappiamo tutti che non è così: se non tutti i musulmani sono terroristi, ci mancherebbe, tutti i terroristi che uccidono in nome di Allah sono musulmani. E poi, seconda idiozia, puntualizzano che il terrorismo islamico non ha nulla a che vedere con l’immigrazione, quando sappiamo tutti che gli assassini che hanno operato in Francia sono figli di immigrati. E allora è facile capire che le anime belle che oggi scrivono “Je suis Charlie Hebdo”, sono quasi sempre le stesse che predicano la libertà di immigrazione, pardon, di invasione. E l’abolizione o quasi delle frontiere.
    Non a caso Charlie Hebdo non si opponeva, attraverso la becera bestemmia, all’invasione extracomunitaria. Tanto meno si proponeva la difesa della nostra cultura e civiltà, che invece dileggiava nei suoi aspetti sacrali e tradizionali. Il settimanale francese attaccava solo le religioni, a cominciare dalla nostra, messa alla berlina almeno quanto l’islam. Un’invasione di massa fatta da non credenti dediti al consumismo e alla pornografia non avrebbe rappresentato un problema, per questi comunistelli blasfemi passati da Marx a market con bestemmia incorporata. Degni compari delle marmaglia internazionale delle Femen e delle Pussy Riot, che tanto piacciono al Potere.
    E quindi quale conclusione possiamo trarre da questo massacro, comunque riprovevole e ingiustificabile, di questi “ultimi uomini”? Il terrorismo islamico non si può combattere in nome del nichilismo pestilenziale di questi bruti morti brutalmente. O qualcuno crede davvero che deridere Maometto serva a fermare il terrorismo,invece che a fomentarlo? Io no. L’islam non si combatte con la feccia dei sacrileghi, o trasformando la medesima feccia in esempio per tutti. La feccia resta feccia. Altro che martiri! Il terrorismo islamico si combatte in nome della nostra identità e delle nostre radici, ed esercitando la nostra solidarietà attiva alle popolazioni perseguitate dai fanatici delle mezzaluna, cristiane in primis. Il terrorismo islamico si combatte mettendo in discussione il dominio sugli spiriti del pensiero unico, immigrazionista e mondialista, e la sua versione rancorosa e grottesca, il “politicamente corretto”. L’islam si combatte mettendo in discussione la nostra appartenenza ad un’alleanza militare, la Nato, che manipolata dagli interessi egemonici degli Stati Uniti d’America ha portato la guerra in Libia, in Iraq, in Siria, prima ancora in Serbia e in Afghanistan, favorendo sempre e comunque il fanatismo sunnita e i suo finanziatori (Qatar e Arabia saudita, alleati degli Usa) a scapito di dittatori forse spietati ma mai fanatici, e favorendo, attraverso la destabilizzazione dei Paesi attaccati, l’immigrazione clandestina di massa. Il terrorismo islamico si combatte, per i credenti cattolici, smettendola di appoggiare e giustificare, sempre e comunque, un clero cattolico guidato da baciatori di corani e visitatori oranti e a mani giunte di moschee, che si congratulano con gli imam, augurando buon ramadan, per ogni minareto costruito da noi. Il terrorismo islamico si combatte, prima di ogni altra cosa, arrestando l’invasione migratoria voluta, bramata, agognata dall’Onu, dalla Ue, dalle sinistre e dalle forze del mondialismo tutte, in nome di follie come lo ius soli, il “meticciato” e la società multietnica. E infine l’islam si combatte proprio recuperando quella dimensione trascendente e sacrale disprezzata, profanata, dileggiata, bestemmiata, offesa ogni giorno da una pletora di laicisti feroci, dalla scuola allo spettacolo al giornalismo, che nasconde il suo odio dietro la facciata del buonismo e della tolleranza a senso unico.
    Se l’Europa si identifica con Charlie Hebdo ha già perduto la sua battaglia, e il terrorismo ha già vinto. Io non sono Charlie Hebdo.


    P.S.: I giornaloni italiani sostengono che non c’è limite alla libertà di espressione. Benissimo, allora illudiamoci di assistere al più presto a una campagna stampa contro i reati di opinione (introdotti dalla legge Mancino e dal progetto di legge Scalfarotto) fino ad oggi tanto cari agli stessi giornaloni. Il peccato più odioso? L’ipocrisia.
    http://radiospada.org/2015/01/jenesuispascharlie/

    Noi non siamo Charlie Hebdo e quelli non sono veri musulmani

    Charlie Hebdo e islam
    Certo, sarebbe il tutto molto più facile commentare l’attacco terroristico a Charlie Hebdo come stanno facendo i banali opinionisti occidentali: “viva la libertà di stampa”, “l’islam è sinonimo di violenza” e partecipando alla, altrettanto banale, reazione dei social network con le matite contro i mitra. Ma le cose, come sempre, sono più complesse e il nostro è un duplice giudizio.

    NOI NON SIAMO CHARLIE HEBDO.
    Innanzitutto condanniamo, senza nessun tipo di giustificazione, l’uccisione dei vignettisti francesi. Tuttavia vogliamo anche dire che noi non siamo Charlie Hebdo. Questo è il titolo scelto dal “New York Times”: la redazione del giornale satirico, ha scritto l’editorialista David Brooks, in America «sarebbe stata accusata di incitamento all’odio». Il britannico “Financial Times” ha aggiunto: «anche se il magazine si ferma poco prima degli insulti veri e propri, non è comunque il più convincente campione della libertà di espressione. Con questo non si vogliono minimamente giustificare gli assassini, che devono essere catturati e giudicati, è solo per dire che sarebbe utile un po’ di buon senso nelle pubblicazioni che pretendono di sostenere la libertà quando invece provocando i musulmani sono soltanto stupidi». «Il nostro giornale evita di pubblicare materiale che di proposito o senza motivo sia offensivo verso gruppi religiosi», ha detto il “Washington Post”. Lo stesso hanno fato i principali quotidiani tedeschi, il direttore di Die Zeit” ha spiegato: «è prevalsa la linea che non ci debba essere alcun automatismo tra i fatti di Parigi a la pubblicazione che offende il sentimento religioso delle persone». In Italia una firma del “Fatto Quotidiano”, Maurizio Chierici è intervenuto in questo senso: «questo tipo di libertà non può considerare immondizia milioni di musulmani. Si può sorridere graffiando, ma graffiare non vuol dire aggredire con la scompostezza che umilia cultura e religione di chi abita le nostre città» (Chierici sarebbe intervenuto contro le offese ai cristiani? Dubitiamo).
    Questo cosa significa? Che si può e si deve piangere la morte degli umoristi di Charlie Hebdo massacrati dal fanatismo fondamentalista e intollerante, senza automaticamente glorificarli e riflettendo sul fatto che il diritto di satira non può equivalere al diritto di offesa, di blasfemia e, spesso, di sfogo dissacratorio. I giornalisti uccisi erano atei, anarchici e comunisti e usavano la satira come strumento di odio, e non tanto di libertà, verso le fedi e le religioni. Se il presunto “diritto di offesa” va dunque condannato, ricordando che i vignettisti satirici non possono avere più diritti degli altri (dato che sono un reato sia l’offesa che la blasfemia), ancor di più ovviamente va condannato il prezzo che hanno subito per il loro errore. Non è così che si reagisce, è con la riflessione e la vita democratica che si può far capire tutto questo all’intolleranza laicista. Oggi comunque lo spazio va dato al lutto e alla memoria di questi umoristi, la critica alla satira come sfogo antireligioso si potrà fare anche in seguito. Ci uniamo perciò alle parole di Papa Francesco: «Qualunque possa esserne la motivazione, la violenza omicida è abominevole, non è mai giustificabile, la vita e la dignità di tutti vanno garantite e tutelate con decisione, ogni istigazione all’odio va rifiutata, il rispetto dell’altro va coltivato». E’ interessante comunque notare che tutte le religioni, pesantemente offese da Charlie Hebdo, hanno tuttavia reagito all’unanimità condannando senza sconti come «atrocità ingiustificabile» i fatti francesi. Chissà se sarebbe avvenuto il contrario, ricordando che sempre più spesso si parla di “amnesie occidentali” e dei media occidentali rispetto ai cristiani perseguitati.
    A questo proposito segnaliamo la strumentalizzazione dell’anticlericalismo laicista occidentale che ha sfruttato questi tragici eventi per invocare l’uccisione della religione e la sparizione dei credenti dalla vita pubblica. Lo ha fatto Oliviero Toscani («Se non ci fossero più le religioni, ci sarebbero molti massacri di meno», ha detto), lo stesso ha fatto Umberto Eco (ottima risposta su “Tempi”). Ma è di Paolo Flores D’arcais la tesi più feroce: «La laicità più rigorosa, che esclude Dio, qualsiasi Dio dalla vita pubblica (scuole, tribunali, comizi elettorali, salotti televisivi, ecc.), è perciò l’unica salvaguardia contro l’incubazione di un brodo di coltura clericale che inevitabilmente può diventare pallottola fondamentalista». Ricordiamo al nostralgico Flores D’arcais che nella storia c’è già chi ha provato ad escludere Dio dalla vita pubblica, è stato il signor Joseph Stalin nominando l’ateismo di stato -la religione professata dal direttore di “Micromega”- nella sua Unione Sovietica e propagandando l’ateismo scientifico nelle università. I risultati del fiorire della democrazia sono sotto gli occhi di tutti.

    I VERI MUSULMANI NON SONO I TERRORISTI.
    Se questa è la prima riflessione, la seconda riguarda il rapporto tra l’Islam e la violenza. Non si può accusare l’islam e i musulmani di fondamentalismo religioso, è una generalizzazione ingiusta, anche quando i terroristi attaccano e discriminano i cristiani in Medio Oriente in nome del loro dio. Non si può chiudere gli occhi sul fatto che sono i musulmani, molto spesso, a difendere i cristiani dagli attacchi dei fondamentalisti, come ha spiegato Shamon Nona, Arcivescovo caldeo di Mosul. Sono gli studiosi musulmani a tradurre il Catechismo cattolico in lingua persiana, è il sindaco musulmano di Nazareth a volere che l’Annunciazione diventi festa civile, è l’ambasciatrice musulmana Sherry Rehman che sarà processata per blasfemia per aver difeso i cristiani e sono i leader musulmani a chiedere scusa ai cristiani per le persecuzioni subite.
    L’islam ha certamente un problema al suo interno con la violenza e la tolleranza e lo scontro con la civiltà moderna sarà letale se non affronterà con coraggio tale questione. Ma i veri musulmani non sono i terroristi francesi e questa differenza è fondamentale. Tutti i quotidiani arabi hanno condannato l’attentato francese, così come i musulmani francesi e italiani, vicino a Milano si è svolta una marcia della Pace comune tra musulmani e crsitiani. Come ha spiegato il prof. Paolo Branca, docente di Islamistica presso l’Università Cattolica, quello che è accaduto «ha a che vedere con un discorso ideologico e non religioso. Non deve accadere una polarizzazione tra noi e l’islam nel suo complesso». Senza contare che gli stessi musulmani vengono spesso massacrati dai gruppi terroristici islamici.
    Questo è anche un motivo per cui Papa Francesco evita di “condannare l’islam” (preferendo parlare di “fondamentalismo religioso”) quando esprime vicinanza ai cristiani perseguitati (abbiamo calcolato che lo fa mediamente almeno una volta ogni quindici giorni), come invece vorrebbero i suoi affannati critici del tradizionalismo/conservatorismo cattolico. Nemmeno Benedetto XVI condannava in generale l’islam quando esprimeva vicinanza ai cristiani perseguitati (alcuni esempi: 18/07/05, 19/04/06, 2/01/11, 25/01/11, 20/10/12 ecc.). Nella Evangelii Gaudium Francesco ha scritto: «tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei paesi occidentali! Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza». E durante un’intervista recente ha affermato: «tanti islamici sono offesi, dicono: “No, noi non siamo questo. Il Corano è un libro di pace, è un libro profetico di pace. Questo non è islam”. Credo che non si possa dire che tutti gli islamici sono terroristi. Io ho detto al Presidente Erdogan: “Sarebbe bello che tutti i leader islamici parlino chiaramente e condannino quegli atti, perché questo aiuterà la maggioranza del popolo islamico a dire “no”; Tutti abbiamo bisogno di una condanna mondiale, anche da parte degli islamici, che hanno quella identità e che dicano: “Noi non siamo quelli. Il Corano non è questo”. Dobbiamo sempre distinguere qual è la proposta di una religione dall’uso concreto che di quella proposta fa un determinato governo. Bisogna fare questa distinzione, perché tante volte si usa il nome, ma la realtà non è quella della religione».
    La redazione
    http://www.uccronline.it/2015/01/10/noi-non-siamo-charlie-hebdo-e-quelli-non-sono-veri-musulmani/

    Né con l'Isis, né con Charlie. Né con la religione islamica, né con la democrazia occidentale


    di Enrico Maria Romano


    I tristissimi fatti del 7 gennaio 2015 stanno alla Francia e probabilmente all’Europa (l’Occidente non sappiamo cosa sia…), come l’11 settembre 2001 sta all’America. Ovvero, si tratta in entrambi i casi di date simbolo, le quali assumono la natura di evento, di rottura, di stacco, creando per il fatto stesso un prima e un dopo.

    La denuncia dell’attentato vile e mostruoso perpetrato dalle milizie dell’Islam contro le Torri Gemelle (senza entrare nelle dinamiche dello stesso e le sue varie interpretazioni), non ha certo significato l’approvazione della politica del paese che, da almeno 100 anni, è al contempo il più imperialista, nichilista e consumista del mondo intero. Così, analogamente, la condanna della disumanità dell’azione terroristica di Parigi non comporta, minimamente, la canonizzazione delle vittime di Charlie Hebdo, tra i più squallidi settimanali esistenti sul pianeta, né comporta la solidarietà con il Governo Hollande, tra i primi responsabili sia della decadenza europea (con il mariage homo e la laicità dogmatica) che della stessa diffusione dell’Islam in Francia e in Europa.

    Non ci interessa particolarmente la cronaca dei fatti, e nemmeno la dietrologia e i complottismi che sempre emergono in questi casi. Ci interessa invece la lettura dei fatti, che nel nostro caso proponiamo ai lettori del blog, sia alla luce della conoscenza che abbiamo del mondo francese (frutto anche della permanenza in loco durata due anni) sia della visione teologica che sempre ci guida, e che coincide con il cattolicesimo puro e schietto della Chiesa di Roma.

    Notiamo quindi, per mettere ordine, le tare dei ragionamenti fatti a commento dei tristi accadimenti del 7 gennaio.

    1. Non è vero che Charlie Hebdo rappresenta il giornalismo del mondo intero, la libertà di espressione e di pensiero. Quel settimanale, osceno e provocatorio, rappresenta da anni la libertà di insulto, di calunnia, di volgarità e di bestemmia. Tra le battaglie storiche del settimanale, da noi consultato già negli anni ’90 del secolo scorso, si ricorda quella in favore del “droit au blasphème”, ovvero del diritto alla bestemmia! Volgari e abominevoli le copertine degli ultimi anni, le quali non se la prendevano solo col Profeta, ma anche con Cristo, Maria, il Papa, la santissima Trinità, etc.

    2. Non è vero neppure che i giornalisti francesi, eredi dell’illuminismo e dello spirito volterriano, sono aperti e tolleranti anche verso la stampa e la satira “irriverente”. Se l’irriverenza e l’insulto riguardano la Chiesa e i preti, la destra e la polizia, allora sì. Ma se toccano i gay e i socialisti, gli Ebrei o le persone di colore, i giornalisti laici francesi, di Charlie e di Le Monde, optano per la censura e l’intolleranza. Why? La Francia è uno degli Stati europei che, con la legge Gayssot, ha imposto certe ricostruzioni storiche per decreto legge (come le discutibili tesi di Norimberga), creando ex nihilo delle verità sacre e intoccabili (con pene per i loro negatori) e mai la stampa laica e libertaria si è indispettita.

    3. Non è vero che la Francia laica e socialista, in nome dei diritti dell’uomo e della democrazia, ha contrastato l’Islam radicale e il fondamentalismo. E’ vero il contrario: da molti anni autori di destra e cattolici, ma ormai anche laici e atei, come Houellebecq e Onfray, criticano l’avanzata dei fondamentalisti islamici, ma costoro ricevono insulti e censure dal potere e dai mass media di Stato. La sinistra intellettuale francese (tipo Bernard Henry Levy), fortissima e potente sostegno del governo Hollande, tende ad approvare guerre inique come quelle contro Assad e Gheddafi, ma favorisce l’immigrazione di massa, l’edificazione di moschee, l’indottrinamento coranico nelle scuole, le mense con cibo hallal (perfino per i non mussulmani!), l’adozione di un calendario laico-catto-islamico da strapazzo, la rilettura della storia patria come mero colonialismo, etc. In tutto ciò vi è grande coerenza di vedute tra la sinistra laica di Hollande e i fondamentalisti “religiosi”.

    4. Non è vero che Hollande vuole, come ha detto in questi giorni, l’unione nazionale (l’union nationale) di tutti i francesi contro il terrorismo. I milioni di francesi che da anni e anni appoggiano il Front National hanno subito ogni sorta di discriminazione e di marginalizzazione, violenza e ingiustizia, o dal potere socialista o dai suoi complici. Hollande non è, checché ne dica ora, il presidente di tutti i francesi: ma solo dei suoi adepti, con una particolare predilezione per gay, ebrei, mussulmani, rom, etc.

    5. Non è vero che il cordoglio dei mass media e della politica sia dovuto alla morte, pur iniqua, di inermi giornalisti. Se fossero stati uccisi giornalisti di Presént, il quotidiano (nazionalista e cattolico) fondato da Jean Madiran o i redattori del settimanale Rivarol, del quindicinale Faits & Documents o del bimestrale tradizionalista Fideliter, chi avrebbe difeso costoro, regolarmente calunniati dal sistema, come “araldi della democrazia e della libertà di espressione”? Certi giornalisti dunque valgono di più di altri e certi cittadini hanno più tutela di altri: questa è l’égalité promossa dai socialisti.

    6. Non è vero poi che il fondamentalismo islamico sia l’unico responsabile della violenza e del male, mentre l’Islam sarebbe una religione di pace e di progresso. La pace è la “tranquillità dell’ordine” (s. Agostino) e nell’Islam, come tale, non ci può essere ordine, se si ammette, come ammettono tutte le scuole islamiche, la poligamia, il ripudio, la lapidazione, l’aborto (seppur in casi limitati), la confusione dello spirituale col temporale, etc. etc. Non è solo il fondamentalismo ad opporsi al cristianesimo, ma altresì l’Islam moderato: si pensi al rifiuto esplicito della Trinità nel Corano, alla negazione della morte (redentrice) di Cristo in croce, alla superiorità dell’uomo Maometto su Gesù, unico Figlio di Dio, al disprezzo per il celibato e la castità, alla visioni materialistica del paradiso, alla negazione del libero arbitrio, etc. San Giovanni Paolo II nei libri intervista ha messo in luce chiaramente ciò che ha rappresentato la religione mussulmana nella storia delle idee religiose: una involuzione.

    7. Non è vero poi che i cristiani debbano fare oggi una crociata contro l’Islam, moderato o radicale che sia, simile a quelle giuste spedizioni medievali bandite per liberare la Terra Santa. Noi cristiani, nell’amore universale che deve contraddistinguerci (cf. Mt 5,43-48) e nella temperie atea del presente, dobbiamo anzitutto difendere la fede, la morale, la Chiesa e la verità del Vangelo (cf. CCC 1303). Con la parola, l’esempio, la predicazione, l’apostolato e la militanza. Non si tratta di bandire crociate (senza cristiani…), ma di evangelizzare e illuminare il mondo intero (cf. Mt 5,13-16), senza escludere né i seguaci di altre religioni, né i seguaci delle moderne irreligioni.
    http://www.campariedemaistre.com/2015/01/ne-con-lisis-ne-con-charlie-ne-con-la.html


    Je ne suis pas Charlie

    10934027Siamo tutti Charlie” proclama Libération,
    Ma non io.
    Non ho fatto campagna per il trattato di Maastricht, non sono Charlie.
    Non ho mai confuso PCF e FN, non sono Charlie.
    Non ho sostenuto i bombardamenti NATO sulla Jugoslavia, non sono Charlie.
    Non ho fatto campagna per votare sì al referendum sulla Costituzione europea nel 2005, non sono Charlie.
    Non ho provato a screditare Denis Robert e difeso Clearstream, non sono Charlie.
    Non ho mai pensato che Cuba sia una dittatura, non sono Charlie.
    Non ho mai pensato che Chavez fosse un dittatore, non sono Charlie.
    Non ho approvato il bombardamento della Libia, non sono Charlie.
    Non ho salutato l’assassinio di Gheddafi, non sono Charlie.
    Ho deprecato, nel 2006, l’attacco israeliano al Libano, non sono Charlie.
    Non sono sistematicamente dalla parte d’Israele contro i palestinesi, non sono Charlie.
    Non chiudo gli occhi sul nazismo in Ucraina, non sono Charlie.
    Penso che le Femen siano un movimento vicino all’estrema destra ucraina, non sono Charlie.
    Non credo che la Russia sia un Paese pericoloso per la pace nel mondo, non sono Charlie.
    Non credo che la Russia sia responsabile della situazione in Ucraina, a differenza di UE e NATO, non sono Charlie.
    Non ho invocato l’intervento in Siria, non sono Charlie.
    Non ho mai definito l’opposizione siriana eroica, ho sempre pensato che siano fanatici islamici più o meno manipolati, non sono Charlie.
    I giornalisti di Charlie, come gli agenti di polizia e l’addetto alla manutenzione sono ovviamente innocenti e il loro omicidio è ingiustificabile, ma non sono eroi…
    Rendere omaggio alle vittime, certo, ma non è intorno a Charlie e ai suoi ‘valori’ che vorrei vedere raccogliersi il popolo francese… rifiuto questa Unione nazionale che maschera il vero intento dei terroristi e le schiaccianti responsabilità dei capi francesi per l’odio generato dal nostro Paese…
    Sono d’accordo al cento per cento con questo testo; rispondo a qualcuno che ha voluto chiedermi di firmare una petizione per Charlie: ciò che succede con l’omicidio dei giornalisti è imperdonabile, quindi non sono Charlie, non mi piaceva tale giornale che non amava noi comunisti e spesso disprezzava il popolo. La stampa è in difficoltà e la libertà di opinione è seriamente messa in discussione da anni, e da questo punto di vista il gruppo Lagardère, come pure altri mercanti di armi, ha gravi responsabilità per ciò che succede. Pertanto trovo ipocrita che il gruppo Lagardère, che fornisce armi a tutti i regimi reazionari nel mondo arabo, guidi la campagna per la stampa della rivista. Il CNR aveva una visione ben chiara della libertà di stampa, in particolare contro i monopoli e le grandi concentrazioni nella stampa. Si applichi la legge e si ritorni ai principi dell’ordine del 45.
    Gilbert Rémond, Le PCF
    charlie-hebdo-15
    Non sono d’accordo con ciò che dite, ma mi batterò fino alla fine affinché possiate dirlo… Ma ragazzi, dite cose sensate?
    Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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