ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 28 febbraio 2015

Chi è l'indegno?

Il Vaticano contro la nostra inchiesta
«Sono notizie indegne e meschine»

Padre Lombardi critica aspramente l'inchiesta di copertina sulle lotte per il potere tra i cardinali vicini a Bergoglio. «Il passaggio di documenti riservati è illegale». L'Espresso ha rivelato anche le spese pazze dell'australiano Pell, tra cui voli in business e abiti su misura da 2.500 euro: «L'articolo è un attacco personale». Ma non vengono smentiti i fatti raccontati

La Santa Sede non ha gradito l'inchiesta di copertina "Santa Romana Spesa" pubblicata da "L'Espresso" questa settimana, dove si raccontano le lotte per il potere tra i cardinali nominati al vertice della gerarchia ecclesiastica da papa Francesco. Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, non ha infatti smentito una sola riga dell'inchiesta, ma è passato direttamente all'invettiva. «Gli articoli de "l'Espresso" sono indegni e meschini» ha detto a Radio Vaticana «Il passaggio di documenti riservati alla stampa per finalità polemiche o per alimentare contrapposizioni non è nuovo, ma è sempre da condannare decisamente, ed è illegale».

Il portavoce declassa le lotte fratricide da noi documentate tra la fazione capeggiata dal cardinale australiano George Pell (capo della nuova e potente Segreteria del Vaticano) e il gruppo guidato dal segretario di Stato Pietro Parolin a semplici battibecchi: «Il fatto che argomenti complessi dal punto di vista economico o giuridico siano stati o siano oggetto di discussione o di punti di vista diversi è da considerare normale».

Infine, Lombardi definisce l'altro articolo sulle spese pazze di Pell «un attacco personale, da considerare indegno e meschino».

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Scontro di potere in Vaticano

Tutti contro tutti nella gestione degli affari. Ecco 
i documenti esclusivi che mostrano come gli scontri 
di potere tra 
i prelati più importanti 
stiano mettendo 
a rischio 
le riforme di 
papa Francesco


Ora, sorprende che il Vaticano usi parole così dure contro la stampa scomoda. Non è la prima volta, purtroppo. In questo caso, "l'Espresso" - confermando tutto quello che ha scritto - sottolinea che una settimana fa ha contattato proprio padre Lombardi per avere delucidazioni e spiegazioni su alcune voci di bilancio, ma il direttore della sala stampa ha preferito trincerarsi dietro un no comment: «Chiedete a Pell».

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Inoltre, in merito alla provenienza dei documenti, va ricordato per l'ennesima volta che compito dei giornalisti è  pubblicare notizie certe e verificate: i verbali dell'Apsa (l'organismo che amministra il patrimonio della Santa Sede) che raccontano lo scontro tra i cardinali per la gestione del potere, dello Ior e di ospedali strategici come l'Idi, sono notizie di interesse pubblico, e sono state ovviamente verificate in ogni dettaglio prima della pubblicazione.

In ultimo, stupisce che la Santa Sede parli di «attacchi personali» contro il cardinale australiano, che sta invece «portando avanti il suo lavoro con efficacia».

Su Pell (che 10 giorni fa è stato definito da un rapporto del governo australiano sulla pedofilia un sacerdote «che ha mancato di agire equamente da un punto di vista cristiano, perché preferì difendere il patrimonio della sua diocesi piuttosto che dare giustizia e compassione» alle vittime dei preti pedofili) abbiamo semplicemente pubblicato un report sulle spese del suo nuovo dicastero. 

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In cui spuntano - ed è un paradosso, per chi si è definito nuovo campione della spending rewiew contro la corrotta curia romana - uscite per mezzo milione di euro, tra cui abiti e arredi di lusso, stipendi da 15 mila euro al mese, affitti e voli in business class.

Il pontificato di Francesco ha fatto della trasparenza rispetto agli scandali finanziari del Vaticano uno dei suoi punti cardinali. Non è certo il racconto di notizie verificate che intacca il carisma e la popolarità di un papa giustamente tanto amato. L'inchiesta dell'Espresso è un contributo alla verità dei fatti.

DI EMILIANO FITTIPALD
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2015/02/27/news/vaticano-contro-l-espresso-siete-indegni-e-meschini-1.201751

I cardinali si opporranno ai cardinali, i vescovi ai vescovi . Babilonia nella Chiesa


Il Prelato, allargando le braccia a modo di orazione, mi disse : " Bisogna pregare per il Papa : si trova in una situazione ancor più grave di Benedetto XVI !"
In effetti leggendo soprattutto questo articolo ( simile ad  altri  presenti in diverse testate e blog) si può notare come l'attuale Successore di Pietro, che per sua permeante natura deve essere ancorato al Vangelo e al Magistero, è divenuto oggetto di una  ribellione  che  esplicitamente si identifica nel Clero di quell'Europa del Nord che urleggia prepotentemente perchè si sente ( ed è) forte a causa della  posizione economica di cui gode ( quindi riesce a controllare le informazioni mass mediatiche naturalmente a discapito della Dottrina della Chiesa).
Un virus epidemico presente nella Chiesa da diversi lustri che si rilevò determinante nel condizionare i lavori del Concilio Vaticano II e tradendo la natura cattolicamente riformatrice che il Santo Pontefice Giovanni XXIII avrebbe voluto imprimere a quell'assise universale. 
"Le Rhin se jette dans le Tibre" è l'efficace slogan coniato in ambienti tradizionali che meglio riassume quanto è avvenutodurante il Concilio Vaticano II ad opera dell'alleanza nordica ( soprattutto franco-tedesca) .  
Ma i "nordici" non si sono fermati all'impronta data al Concilio perchè hanno moltiplicato, al pari dei frantumatissimi protestanti, il virus infettivo a dànno, in primis, delle loro stesse comunità ridotte al lumicino.
In tempo di scarsità dei risolutivi medicinali Papa San Giovanni Paolo II con il suo carisma personale concentrò l'ecclesìa sulla sua persona .
Ma fu solo una lunga pausa anestetizzante.
Papa Benedetto XVI tentò con il sano ragionamento teologico e filosofico di implantare il buon senso nella mente dei chierici ribelli al fine di  raddrizzare la rotta della Barca.
Ma fu solo un santo ( e debole) tentativo.
Ci fu poi il "Concilio di Milano" vistosamente portato alla ribalta dalla morte del Cardinale Carlo Maria Martini.
Scrivemmo : «Però solo ora ( dopo la rinuncia di Papa Benedetto XVI N.d.R.) mi sovviene quanto un alto prelato ( di impronta innovatrice ) mi disse pochi giorni dopo i funerali del Cardinale Martini ( provo a citare a memoria ) : “ I funerali – che videro un’enorme partecipazione di Cardinali, Vescovi e Sacerdoti – sono stati un concilio : il concilio di Milano !
Questa E’ la chiesa : a Roma ne debbono prendere atto ! »
A Roma ne dovettero prendere atto durante il Conclave che elesse Papa Francesco.
Ma ai "nordici" ultra-progressisti non bastano le "aperture" iper populiste del Papa e le rinunce, apparenti, del Pontefice di ogni atto esteriore conducibile al Papato di un tempo : i Cherici, per bocca di alcuni importanti Cardinali, dichiarano che sanno fare a meno del Papa ( cosa che avviene di fatto da decenni...)
La spaccatura nella Chiesa c'è da tempo ma facciamo finta di non vederla un po' per nostro tornaconto ( non siamo abituati alla lotta tantomeno a quella fratricida) e anche perchè ci pare di confondere le idee umanistiche/umanitarie di natura mondana con quell'amore e rispetto che cristianamente tributiamo nei confronti di coloro che "sono caduti" ed aspettano di rialzarsi con l'aiuto di Dio.
Noi che senza alcun merito siamo stati vocati al rispetto della tradizione dobbiamo pregare per il Papa e per la Chiesa tutta rigettando con decisione tutte le squallide manovre da veri "congiurati" che alcuni Uomini di Chiesa stanno facendo per far prevalere la confusione ( e l'errore) a discapito della buona dottrina ( Leggere QUI )
Noi dobbiamo essere gli artefici dell'unità nella verità cattolica.
I cospiratori rimarranno sempre dei cospiratori.
I congiurati rimarranno sempre dei congiurati.
I furiosi rimarranno sempre dei furiosi.
Questo lo sanno bene a Roma .
A Roma tutti ricordano  le parole del Salmo 
abyssus abyssum invocat " ...


Vescovi tedeschi contro il Papa: "Sulla famiglia decidiamo noi"

Durissima dichiarazione dell'episcopato germanico: "Non siamo una filiale di Roma. Il Sinodo non può dirci nel dettaglio cosa fare in Germania"
Articolo di Giovanni Masini
È un vero e proprio schiaffo in faccia a Roma, quello dei vescovi tedeschi.

Che in una conferenza stampa, ieri pomeriggio, ha chiarito per bocca del presidente della Conferenza episcopale, cardinale Marx, di "non essere una filiale di Roma."

Il terreno del contendere è il Sinodo ordinario sulla famiglia, in calendario per il prossimo ottobre, chiamato a fornire risposte certe su temi etici e morali di grande rilevanza in seno alla pastorale familiare: dalla comunione ai divorziati risposati all'accoglienza delle coppie conviventi, etero ed omosessuali.

Tutti argomenti su cui si era già espresso il Sinodo straordinario convocato da Francesco nello scorso autunno, rivelando profonde spaccature nel corpo della Chiesa: da un lato il papa e i vescovi europei più progressisti, ansiosi di adeguare la dottrina al secolo; dall'altro vescovi e cardinali conservatori, timorosi di fughe in avanti dettate più dalla fretta che da una relazione ponderata. 
Il Sinodo straordinario si era concluso con una Relatio essenzialmente di mediazione, che ha rimandato a una successiva discussione i temi più controversi.

Da qualche anno l'episcopato tedesco si segnala come il più compattamente progressista su questi temi: al Sinodo straordinario si era presentato con un documento votato a larga maggioranza in cui si esprimeva parere favorevole alla Comunione ai divorziati risposati. 
Posizioni che avevano trovato accoglienza positiva anche in altri episcopati - ad esempio quello olandese. 
Tuttavia, almeno al Sinodo Straordinario, queste tesi non erano "passate."

Ora i vescovi tedeschi tornano a fare la voce grossa: il cardinale di Monaco Reinhard Marx, stretto collaboratore di papa Bergoglio come membro del "C9" (il consiglio di nove cardinali che lavora alla riforma della Curia) e presidente del Consiglio vaticano per l'Economia ha spiegato che, "se nell'insegnamento si rimane in comunione con la Chiesa, nelle questioni puramente pastorali il Sinodo non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare in Germania".

"Non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come dobbiamo comportarci qui sul matrimonio e la pastorale familiare" conclude il porporato. Curiosamente, sono proprio i vescovi di quelle Conferenze per tanti versi più vicine a papa Francesco nell'insistenza sui temi dell'accoglienza e della misericordia a mal tollerare i meccanismi sinodali.
Che, a loro volta e altrettanto curiosamente, sono proprio il segno tangibile della preferenziale bergogliana per una Chiesa sempre più democratica.
Fonte : Il Giornale
Pubblicato da Andrea Carradori 

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