ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 febbraio 2015

Patata bollente?


INTERVISTA HUFFPOST a Tarcisio Bertone. L'ex segretario di stato rivela che "sta raccogliendo il materiale" per un memoriale che si annuncia esplosivo. La terrazza dello scandalo? "Condominiale". "Con papa Francesco ci vediamo quando lui lo desidera". Un possibile attentato? "C'è paura". "Non ero il despota dello Ior"
(di Andrea Purgatori) 

"Ecco la mia verità sulla stagione dei tre 

Papi"

Intervista esclusiva a Tarcisio Bertone. La terrazza dello 

scandalo? "Condominiale". Un possibile attentato al Papa? "C'è 

paura". "Non ero il despota dello Ior".


“Quella lì è la Casa di Santa Marta, dove vive Papa Francesco. Quello lassù è il Monastero dove si è ritirato Papa Ratzinger. E questa invece è la terrazza dello scandalo”. Passeggio sul tetto di Palazzo San Carlo insieme a colui che per otto anni è stato l’uomo più potente del Vaticano dopo il Papa, il cardinale Tarcisio Bertone. Il più criticato, sospettato di essere insieme artefice e burattinaio degli intrighi più oscuri della Curia.
C’è il sole che si riflette sulla cupola incombente di San Pietro, quel sole romano che è già un anticipo di primavera, e c’è questa terrazza che per mesi è stata immaginata come parte del buen ritiro dell’ex Segretario di Stato: appartamento di lusso da 700 metri quadrati con vista sulla Città del Vaticano. Ma la terrazza è “condominiale”, e la superfetazione fotografata e pubblicata dai giornali è adibita a servizi per tutto il palazzo, senza accesso diretto dall’abitazione di Bertone. Che sorride sornione

“Qualche cardinale mi ha detto che sarebbe un posto magnifico per riposare e meditare. Ma non spetta a me decidere. Nonostante quello che hanno detto e scritto, non mi appartiene, è a disposizione di tutti gli inquilini del palazzo”.

Bertone vive qui sotto, in un appartamento al terzo piano che è stato per decenni la casa di Camillo Cibin, mitico capo della sicurezza di Giovanni Paolo II. Il condominio somiglia a tanti del quartiere Prati. E la casa di Bertone, la famosa casa dello scandalo, a occhio non supera i 300 metri quadrati, comprese due stanzette adibite a segreteria, un salotto, un lungo corridoio, una cappella privata, la camera da letto, la cucina, i servizi e un terrazzino pieno di limoni, ulivi e gelsomini. La biblioteca-studio fa storia a sé. Per metà occupato da un tavolo senza telefono (“Lo tengo su quel tavolino, distante, perché è una stanza di lavoro e quando lavoro non uso nemmeno il cellulare”), con un mobile d’angolo a vetrinetta dove il cardinale custodisce le sue passioni targate Fiat: modellini rossi di Ferrari formula Uno e sciarpe bianconere e palloni della Juventus naturalmente autografate dai calciatori. Ma c’è anche un modellino di Mercedes formula Uno. “Me lo regalò il presidente, a vedere tutte quelle Ferrari si era un po’ ingelosito”.
bertone
Per anni, Tarcisio Bertone ha scelto la via del silenzio di fronte a tutte le accuse che gli piovevano addosso. Ma adesso, adesso che a ottant’anni non è più al vertice della piramide vaticana, qualche sassolino dalla scarpa ha deciso di toglierselo. Prima di tutto mostrando la sua casa, dove forse quei modellini sono gli oggetti più preziosi dell’arredamento. Quanto ai segreti e alle manovre che gli hanno attribuito, sta “raccogliendo il materiale”. Il sasso grosso dalla scarpa se lo toglierà scrivendo di suo pugno la sua verità sulla lunga, travagliata stagione in cui ha governato la Chiesa a cavallo di tre papi. Due dei quali, ora vicini di casa.
Eminenza, perché ce l’hanno tutti con lei?
“Mah… dicono che i motivi siano due. Il primo è perché sarei stato nominato Segretario di Stato senza provenire dalla filiera della diplomazia vaticana”.
Uno strappo alla prassi.
“Diciamo così. E anche se ci sono illustri precedenti, la cosa non sarebbe piaciuta”.
Il secondo motivo?
"“Riguarda il ruolo che ho ricoperto. In otto anni di incarico come Segretario di Stato ho esercitato le mie funzioni in perfetta sintonia con il Papa ma ho preso provvedimenti, avviato procedure, riformato uffici e effettuato nomine che hanno comportato scelte di avanzamento o esclusione di persone. E questo può avere scontentato qualcuno. Ma c’è stato anche un certo accanimento…”.

Perché accanimento?
“Beh, è indubbio che i problemi che ci siamo trovati ad affrontare siano stati talvolta drammatici, basti pensare alla questione della pedofilia, ad esempio. Impegnativo anche l’avvio delle procedure per la trasparenza economica e la legislazione antiriciclaggio. Mentre all’inizio il pontificato di Benedetto era di per sé promettente, sviluppi successivi non escludono che certi momenti di tensione, siano stati provocati intenzionalmente contro la Chiesa e forse, in qualche modo, anche gli attacchi alla mia persona”.
Volevano colpire il Papa?
“Qualcuno lo ha pensato e qualcuno lo ha anche scritto”.
Il papato di Ratzinger è stato assai diverso da quello dei suoi predecessori.
“Certamente. Ma anche collegato in sviluppo rispetto a quello dei suoi predecessori. Papa Giovanni Paolo II stimava immensamente il cardinale Ratzinger e ha guidato la Chiesa con il suo appoggio permanente e continuo non solo sul piano dottrinale e intellettuale ma anche, per certi aspetti, sotto il profilo del governo. Quindi continuità tra i due pontificati”.
ratzinger
Con una diversità di capacità comunicativa.
“Ma sì, anche di carattere. Però dobbiamo riconoscere a Papa Benedetto di aver guidato a sua volta la Chiesa come un padre illuminato non solo teologicamente e spiritualmente. Già come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi nel suo pontificato ha incontrato migliaia di vescovi della Chiesa, li ha ascoltati uno ad uno, informandosi con attenzione sulle realtà locali fino ad avere una visione globale che gli ha permesso di intervenire sulle linee di indirizzo e sul governo della Chiesa universale. Anche se a un certo punto ha sentito il peso dell’impossibilità di continuare questo cammino di conoscenza diretta, concreta, direi di contatto fisico con le comunità locali come invece prima di lui aveva fatto Papa Giovanni Paolo II e ora sta facendo Papa Francesco. Un pensiero che lo ha assillato fino alla consapevolezza che ci fosse bisogno di un Papa con energie sufficienti a viaggiare per proseguire questi incontri ovunque, in loco”.
Insomma, un pontificato quasi incompiuto, quello di Papa Benedetto.
“Tutt’altro. Un pontificato coraggioso. Prima di ogni viaggio i giornalisti scrivevano che non ce l’avrebbe fatta, predicevano risultati scarsi, addirittura dei flop. Invece penso ai viaggi in Turchia e Inghilterra che ho fatto con lui, alla Giornata Mondiale della Gioventù nella sua Colonia quando ha messo un milione di giovani a pregare in silenzio davanti al Cristo presente nell’eucaristia”.
Quanto è rimasto sorpreso dalla sua decisione di farsi da parte?
“L’avevo intuito ma ne allontanavo il pensiero. L’ho saputo con largo anticipo. almeno sette mesi prima. E avevo molti dubbi. Abbiamo dialogato a lungo su questo tema che sembrava già deciso. Gli dissi: Santo Padre, lei deve ancora farci dono del terzo volume su Gesù di Nazareth e dell’enciclica sulla fede, che poi uscì a firma di Papa Francesco”.
Era il natale del 2012.
“Sì. E le dirò che non è stato per niente facile portare questo segreto. Il Papa aveva meditato e riflettuto profondamente con Dio sulla sua scelta”.
vaticano
Difficile far cambiare idea a un papa, per giunta tedesco…
“Quando si prendono certe decisioni davanti a Dio, come pensa che gli uomini possano interferire?”.
Come sono i suoi rapporti con papa Francesco?
“Molto positivi, molto belli. Intanto mi ha tenuto come Segretario di Stato per sette mesi, fitti di udienze e biglietti, annotazioni, telefonate… ormai tutti sanno che ha questa abitudine di prendere il telefono e chiamare: mi serve questo, cerchi quella cosa, valuti se questo candidato va bene. Insomma, è stata una consultazione continua e fraterna”.

Fino al momento del suo avvicendamento.
“Ci siamo incontrati, parlati, abbiamo deciso le modalità, tutto. Anche se i giornali scrivono: Bertone è stato cacciato via di qua, cacciato via di là…”.
Quando ha citato i “traslochi” come una delle malattie della Curia si riferiva a lei?
“Non lo so. Ma quando c’è stato il primo attacco su questo appartamento lui mi ha telefonato e mi ha detto: guardi che io non ho nulla in contrario che lei vada ad abitare al terzo piano di Palazzo San Carlo. Che poi bisognerebbe dire che qui nel Palazzo c’era un progetto preesistente e non mio, per una costruzione sul terrazzo…”.
Quindi è il Papa che le ha assegnato questa abitazione.
“Certo che sì. E nel colloquio che abbiamo avuto mi ha anche detto: sopra non costruiamo più niente, però facciamo aggiustare il pavimento del terrazzo perché ci piove dentro. E ironia della sorte purtroppo ci piove ancora, proprio nella mia stanza da letto (sorride). Figuriamoci se avrei fatto di testa mia”.
Dunque, niente superattico da 700 metri quadrati.
“Macché, lei l’ha visto. Le posso garantire che le stanze sono molto meno grandi di quelle di altri palazzi del Vaticano. Il Papa è stato informato di tutto, anche del piccolo ufficio adibito a segreteria. Mi ha detto: va benissimo e poi la segreteria le spetta, visto che deve scrivere le memorie perché lei è stato testimone di tre pontificati… …”.
attico
E sta scrivendo?
“Sto raccogliendo il materiale”.
Continua a sentire Papa Francesco?
“Ogni volta che lo desidera. Quando ho compiuto ottant’anni, il primo dicembre 2014, ci siamo incontrati e fra l’altro abbiamo parlato della mia logica sostituzione come camerlengo. Come è noto è stato poi nominato il cardinale Tauran, mio grande amico con il quale abbiamo lavorato insieme in diversi dicasteri, compresa la commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior. Ma mi ha confermato per due anni come membro della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli che si occupa di tutti i territori di missione nel mondo. Quindi non direi proprio che mi abbia cacciato via”.
A proposito, lei è andato a Cuba alla vigilia della ripresa delle relazioni con gli Stati Uniti. Per missione o in missione?
“Sono andato su invito di alcuni vescovi ma anche con… un piccolo incarico da parte del Santo Padre”.
Per portare a termine quel lavoro di diplomazia che ha propiziato lo storico disgelo tra il regime castrista e Washington?
“Ho fatto cinque viaggi a Cuba e ho dato il mio contributo a quella riapertura di rapporti. Ma non dico altro”.
Però sorride, quindi si tradisce.
“Beh, non è una cosa piovuta dal cielo. C’è stato tanto lavoro dietro, fino all’intervento di accelerazione di Papa Francesco che ha scritto personalmente ai protagonisti della svolta, i quali hanno poi dato l’annuncio ufficiale”.
E’ preoccupato per le minacce che arrivano dal Medio Oriente?
“Guardi, non è la prima volta che la Chiesa viene minacciata. E anche il Papa. Basta ricordare gli attentati a Paolo VI a Manila e a Giovanni Paolo II qui in Piazza San Pietro. Certo ora queste minacce sono più incombenti e anche più imprevedibili sul piano dell’attuazione”.
Quali contromisure avete preso?
“E’ aumentata la vigilanza e la collaborazione tra tutti i servizi di sicurezza, che è fondamentale per la prevenzione. Ma nello stesso tempo la Santa Sede ha prodotto un grande sforzo sulla via del dialogo e della reciproca comprensione interreligiosa, interculturale, interetnica. Penso a iniziative come l’incontro tra il presidente israeliano Peres e quello palestinese Abu Mazen, promosso da Papa Francesco, presente anche il Patriarca ortodosso Bartolomeo di Costantinopoli. E’ questo dialogo con le porzioni più equilibrate e pensanti delle varie religioni la prima forma di prevenzione contro le minacce che provengono da fanatismi come quello dell’Isis”.
E’ stata sorprendente la presa di posizione di Papa Francesco sugli eccessi della satira contro le religioni dopo l’attentato di Parigi.
“Papa Francesco giustamente ha ribadito la necessità di un limite che non offenda il sentimento religioso che è il più profondo in tutti gli individui”.
Anche a costo di sacrificare la libertà di espressione?
“Quello è un valore fondamentale, indiscutibile nelle società libere e democratiche. Io parlo di deontologia. Ma anche di ferma condanna della violenza, soprattutto se ascritta a una forma di ispirazione religiosa”.
Avete paura per l’incolumità del Papa?
"La paura c’è, ma anche un atteggiamento sereno e fiducioso per le cautele che sono state assunte. E poi il Papa ha detto che sullo stato vaticano veglia l’arcangelo Michele e visto che angeli e arcangeli sono riconosciuti da tante religioni, compresa quella musulmana, più cautela di così non si può immaginare”.

Il Papa si sente imbrigliato da queste misure di sicurezza?
“Un po’, sì. E’ un pontefice che esige libertà di espressione e di presenza”.
E sembra voler aprire molte porte su questioni cruciali nel rapporto tra la Chiesa e la società contemporanea: dai divorziati all’omosessualità. 
“Vede, questo Papa possiede la formazione profonda dei gesuiti ma anche ha assorbito un tratto del metodo salesiano e come educatore di generazioni di giovani e vescovo di una grande città come Buenos Aires, è sempre stato un uomo di grande misericordia aperto a tutte le necessità del mondo”.
Caso Boffo, la querela di Bertone contro Feltri e la Santanché
Tirato dentro al caso Boffo da una dichiarazione di Vittorio Feltri, che aveva poi querelato nel luglio dello scorso anno insieme alla parlamentare di Forza Italia Daniela Santanché e ad altri giornalisti che avevano riportato le sue parole, l’ex Segretario di Stato Tarcisio Bertone è intenzionato ad andare fino in fondo per dimostrare che non fu lui a passare al direttore del Giornale Alessandro Sallusti la velina in cui l’ex direttore dell’Avvenire veniva accusato di omosessualità.
Assistito dall’avvocato Michele Gentiloni Silveri, il cardinale Bertone è riuscito ad ottenere che la denuncia contro “ignoti” diventasse contro “noti”. E il sostituto procuratore Scavo Lombardo sembra ormai vicino a chiudere l’indagine. La velina, su cui il Giornale innescò una campagna di denigrazione contro Boffo, provocò una tempesta mediatica e politica e lo costrinse alle dimissioni dalla direzione del quotidiano della Conferenza episcopale.
Quindi, un Papa che mette insieme la solidità della dottrina con la pratica.
“Sì, ma non per questo credo che transigerà sulla dottrina, anche se esprimo un mio parere. Certamente Papa Francesco aprirà ulteriori spazi di misericordia e di ascolto. È bene ricordare che il problema dell’invito all’accompagnamento degli omosessuali nella Chiesa era già presente nel documento della Congregazione per la dottrina della fede del cardinale Ratzinger, che ora Papa Francesco riprende e sviluppa con maggiore impatto mediatico. E anche sulla questione dei divorziati c’era già un invito all’accompagnamento pastorale, sia nel magistero che nella prassi delle diocesi, che alcuni non hanno recepito. In definitiva, sì: c’è un progresso e c’è un’accentuazione della riflessione e dell’approfondimento su questi temi e vedremo dove potrà portare”.
Sul tema della pedofilia nella Chiesa Papa Francesco ha marcato con determinazione un confine invalicabile.
“E un’accelerazione nella chiarezza delle posizioni e degli interventi”.
francesco
Anche sulla richiesta di trasparenza.
“Naturalmente. Ma non noto un salto tra i due pontificati. Anche Papa Ratzinger ha firmato interventi normativi molto chiari riconosciuti a livello internazionale”.
Eminenza, una delle critiche più dure che le hanno fatto riguarda il suo ruolo di padre padrone nella gestione dello Ior, la banca vaticana.“Non è stato assolutamente così e avremo modo di chiarire tutto”.
Con il libro che sta scrivendo?
“Ne farà certamente parte. Ero presidente della Commissione di vigilanza e agivo di comune accordo con i cardinali. E’ stato detto che spesso erano contrari alle mie decisioni, ma anche questo non è vero. Eravamo sintonizzati e rispettosi dello statuto. Quanto a me, era mio compito anche ascoltare il presidente e il Consiglio di sovrintendenza e l’agenda di tutti gli incontri lo conferma.

Non ero né il padrone né il despota della banca. E ogni decisione era sempre presa in accordo col Santo Padre. D’altra parte lo Ior ha una sua organizzazione che ha sempre funzionato…”.

Non sempre molto bene.
“Non parlo dei problemi del passato ma di questi ultimi anni. Glielo dico in sincerità, non ho la coscienza di aver prevaricato. Ho sempre lavorato a norma di statuto, e deciso d’accordo con la Commissione e soprattutto col Santo Padre”.
Anche per l’estromissione del presidente Gotti Tedeschi?
“Assolutamente sì. Anche per quell’avvicendamento”.
Com’è vivere in Vaticano con due Papi?
“Bello. Con Papa Benedetto ci incontriamo ogni tanto, ci telefoniamo, mi invita a pranzo. Io prego per lui e lui ricambia informandosi costantemente sulla mia vita e le mie iniziative soprattutto culturali e pastorali. Con Papa Francesco ci sono state occasioni di saluto e di incontro nelle udienze e nelle celebrazioni e anche nei momenti conviviali. Inoltre, la preghiera per l’attuale successore di Pietro è un impegno quotidiano che accompagna il suo ministero e la sua infaticabile azione di evangelizzazione e di pace nel mondo.”.
Un’ultima curiosità, eminenza. Come è andata davvero la sua cena di compleanno a base di vini doc e tartufi d’Alba.
(Ride) “Le dico solo che era una cena organizzata dall’associazione degli alpini di Vercelli, miei ex diocesani, senza vini doc e senza tartufi ma con un’ottima tartufata, una specie di millefoglie con sopra una spruzzatina di cioccolata. Non mi sembra un lusso eccessivo per celebrare gli ottant’anni. Lei che ne dice?”.
vaticano
Andrea Purgatori,

6 commenti:

  1. Uguale uguale,ma proprio uguale al Santo curato d' Ars . O no ?

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  2. Bertone se leggi questo post accetta il consiglio: sei un salesiano, se ancora ti ricordi chi era il tuo fondatore Don Bosco...molla tutto e ritirati in due stanzette al Colle don Bosco in Piemonte. Lo stipendione mettilo a disposizione della comunità salesiana perchè non hai bisogno di chissà quali cose per vivere. Fra un capitolo e l'altro delle tue memorie, passa del tempo in confessionale e quando arrivano i giovani fai accoglienza. Prega e digiuna. Ripensa alla tua vita cardinalizia e vedi se davvero hai fatto tutto bene...e spera nella misericordia di Dio.

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  3. Farei molta attenzione ad assecondare la vulgata mediatica che vede nell'ex segretario di stato la sentina di tutti i mali. Si può dire quello che si vuole sugli usi e i costumi ma Bertone è sempre rimasto fedele a Benedetto XVI , improbabile pensare che agisse di sua iniziativa. Certo a volte è possibile che vi abbia messo del suo, ma sempre in linea con le indicazioni del santo padre. I diplomatici lo hanno sempre visto col fumo negli occhi , ma loro così buoni e candidi possono vantare la stessa fedeltà a Ratzinger? C'è qualche dubbio . Bertone andava colpito per isolare Benedetto XVI iniziando l'opera di epurazione che continua anche adesso . O vogliamo credere che i corvi agissero per il bene della chiesa?

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    1. Bertone è un focolarino ovvero il peggio che c'è sulla piazza dei movimenti eretici all'interno della chiesa, perchè subdoli e potenti.

      Essere obbedienti al ratzinger NON è una garanzia anzi tutt'altro. Chi si ostina a vedere in ratzinger un buon papa è in totale malafede e quindi non credibile.

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  4. E che dire del buon Bertone che va a trovare sr. Lucia a Fatima con tutti gli annessi e connessi? Libera nos Domine! Bertone ritirati dai certosini che ci fai più bella figura! Libera nos Domine nunc et semper!

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  5. Bertone è un religioso: povertà,castità, obbedienza...Lasciando stare castità ed obbedienza, certamente riguardo alla povertà non sembra proprio che viva in maniera modesta e se anche l'appartamento gli fosse stato regalato, non ha certo fatto un passo indietro! Non c'è bisogno di farsi abbindolare dai vari articoli su di lui...basta approfondire le notizie con i canali giusti e aprire gli occhi per vedere chi è costui...poveri noi, in che mani siamo finiti! Povera Chiesa di Cristo!

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