ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 19 febbraio 2015

Rigettare = vomitare? Sta male il soldato Volpi?

FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA – Colpo di scena, padre Volpi rigetta l’accordo da lui sottoscritto

Pubblichiamo questo articolo, tratto da Corrispondenza Romana, e lo pubblichiamo perché lo condividiamo in pieno. Ci permettiamo solo di aggiungere una domanda, che ci pare legittima: se P. Volpi era così sicuro, nella sua coscienza di religioso, di essere innocente, perché mai ha accettato una transazione? È ben poco credibile la sua affermazione “In tale sede, “pro bono pacis” e nello spirito di fraternità del Serafico, sono addivenuto il 12 febbraio scorso ad un accordo transattivo con la controparte che, senza nulla riconoscere se non un evidente chiarimento, aveva il solo scopo di evitare il prosieguo del giudizio civile dinanzi al Tribunale di Roma, con ulteriori spese a carico dell’istituto”. Ora, se P. Volpi è sicuro di avere l’anima candida, può benissimo affrontare il giudizio.
Il Tribunale (che piace anche a lui, perché nella citata circolare interna il buon frate ovviamente minaccia querele. Sarà la nuova versione della mitezza francescana…) gli darà ragione e tutte le spese saranno a carico della parte soccombente. Per ora possiamo solo notare che, sotto l’asserita buona intenzione di evitare “ulteriori spese a carico dell’istituto”, l’unico risultato raggiunto è che l’Istituto deve sborsare la cifra che P. Volpi si è impegnato a versare in sede di transazione. Tra l’altro, non è proprio una cifretta da nulla. Del resto, quando iniziò la triste vicenda del commissariamento, si disse e si scrisse che P. Volpi riceveva un compenso di euro 5.000 al mese (a carico dell’Istituto) per il suo compito di commissario. Ciò non fu mai smentito, ed è lecito essere perplessi: che fine ha fatto il voto di povertà? Un frate riceve un “onorario” per un compito che gli viene assegnato? Ricordiamo questo fatterello solo per notare che una certa dimestichezza con i fondi dell’Istituto non è nuova…  Ma lasciamo perdere queste cosucce. Resta il problema del cane che si morde la coda: se P. Volpi è innocente e candido come una colomba perché ha transato? Come spiega il fatto di aver causato, con tale transazione, un sicuro danno all’Istituto? Poiché asserisce la sua innocenza, perché non ha affrontato il giudizio, che si sarebbe risolto, ripetiamo, senza alcun esborso da parte dell’Istituto, perché tutte le spese sarebbero state a carico dei soccombenti? Non se ne vien fuori. P. Volpi o ha mentito prima o mente adesso. O forse noi pensiamo queste cose perché siamo “divisivi”?
Paolo Deotto

FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA – Colpo di scena, padre Volpi rigetta l’accordo da lui sottoscritto

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Riesce sempre a stupire Padre Fidenzio Volpi, Commissario Apostolico imposto all’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata. Il 12 febbraio scorso ha liberamente firmato un atto di mediazione coi familiari di Padre Stefano Manelli, il fondatore dell’Istituto, atto che gli ha evitato il «giudizio civile pendente per asserita diffamazione dinanzi al Tribunale Ordinario di Roma, Sezione I Civile».
Ed eccolo già il 18 febbraio, sei giorni dopo soltanto, emanare una circolare interna, pubblicata sul sito ufficiale della Congregazione, in cui ritira tutto e comunica «la volontà di non adempiere alla transazione sottoscritta, considerandola non più valida per grave inadempimento della controparte». Non si capisce e non spiega quale sia questo «grave inadempimento».
Che la notizia dell’accordo raggiunto apparisse su agenzie, siti e blog di tutto il mondo era ovvio. Che non tutti l’abbiano riportata con linguaggio giuridicamente corretto, può essere. Non il nostro, però. Il nostro l’ha presentata in termini appropriati. Ed, a scanso di equivoci, alleghiamo l’originale, perché tutti possano giudicare e verificare come stiano le cose. Ma tutto questo nulla ha a che vedere con l’atto in sé considerato. Atto, che o è o non è. E, come tale, non è rigettabile a piacimento.
Con tale documento – va ripetuto, firmato liberamente – Padre Volpi ha ammesso «il non coinvolgimento dei ‘familiari’ di Padre Stefano Maria Manelli, ribadendo l’assoluta estraneità» dei medesimi «a qualsiasi operazione ritenuta illegittima e perciò contestata dallo stesso Commissario Apostolico, avente ad oggetto l’asserito trasferimento della disponibilità dei beni dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata». Smentendo così precedenti sue dichiarazioni, di segno esattamente opposto, contenute in una sua lettera dell’8 dicembre 2013. Dichiarazioni, di nuovo ora ribadite nella sua recentissima circolare, in cui, vanificando la mediazione del 12 febbraio, pare tornare alle antiche accuse, giudicando priva di «carattere di mendacità» ed anzi «facilmente verificabile» l’affermazione, che vorrebbe i «beni dell’Istituto» posti «nella disponibilità, tra gli altri, di alcuni familiari di Padre Manelli».
Ora, tecnicamente la risoluzione del documento sottoscritto di fronte al Mediatore del tribunale, quindi ad un ufficiale giudiziario, pare improbabile, per non dire impossibile. Nulla sembra imputabile ai familiari di Padre Manelli, quindi, rebus sic stantibus, salvo clausole o note in calce, difficilmente l’annunciato ritiro può sortire effetto alcuno. In ogni caso, resta la domanda di fondo: è vero o non è vero ciò che Padre Volpi ha dichiarato e firmato? Questo è l’unico aspetto da tener presente. Come spiega, padre Volpi, l’aver dichiarato sei giorni prima l’assoluta estraneità dei familiari di Padre Manelli da «qualsiasi operazione ritenuta illegittima, avente ad oggetto l’asserito trasferimento della disponibilità dei beni dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata», e, sei giorni dopo, l’aver dichiarato vero e verificabile che i «beni dell’Istituto» siano stati posti «nella disponibilità, tra gli altri, di alcuni familiari di Padre Manelli»? Trattandosi di versioni diametralmente opposte, a quale delle due ora si dovrebbe credere?
Padre Volpi ha tecnicamente ragione quando scrive di non esser stato «condannato per alcun reato, né sottoposto ad alcun procedimento penale». Ma semplicemente perché l’«accordo transattivo» di cui parla e da lui firmato aveva, come lui stesso ammette, «il solo scopo di evitare il prosieguo del giudizio civile dinanzi al Tribunale di Roma, con ulteriori spese a carico dell’Istituto», spese che, di contro, ora pare che l’Istituto sia chiamato a sostenere per una questione riguardante unicamente le dichiarazioni da lui scritte nel 2013 ed ora di nuovo passibili di spiacevoli conseguenze giudiziarie.
E’ davvero triste lo scenario proposto dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, quella che col decreto n. 52741/2012 esautorò i vertici dei Francescani dell’Immacolata ed impose Padre Volpi come commissario apostolico: il Segretario della Congregazione, l’Arcivescovo José Rodriguez Carballo, è rimasto coinvolto nel maxi-scandalo, che ha scosso l’Ordine dei Frati Minori, scandalo che ha comportato un’inchiesta da parte della Procura svizzera per traffici illeciti col sequestro di decine di milioni di euro, nonché verifiche sul passivo riguardante l’hotel “Il Cantico” di Roma. Ora Padre Volpi, che, prima scongiura un processo per diffamazione a suo carico firmando una mediazione, poi – con decisione forse un po’ troppo emotiva ed umorale – ritira tutto, ritenendola non più valida, come se quanto dichiarato ieri, non valesse più oggi.
Lo scorso 22 dicembre papa Francesco, negli auguri natalizi alla Curia Romana, auspicò una Chiesa «risanatrice» a fronte delle «malattie curiali» – come le definì, includendovi «chiacchiere, mormorazioni, pettegolezzi» tanto quanto «l’accumulare» e molto, molto altro ancora -. Non è forse giunto il momento di cominciare a far pulizia dai punti più in ombra, quelli dove meglio si annida la sporcizia? (M.F.)


Redazione

http://www.riscossacristiana.it/francescani-dellimmacolata-colpo-di-scena-padre-volpi-rigetta-laccordo-da-lui-sottoscritto/

LETTERA CIRCOLARE DEL COMMISSARIO APOSTOLICO
DEI FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA
A TUTTI I RELIGIOSI DELL’ISTITUTO

del 18 febbraio 2015



Pubblicata il 19 febbraio 2013 sul sito dei Francescani dell'Immacolata


La lettura di questa lettera di chiarimenti suscita diverse perplessità, per esempio sul perché non si è voluto arrivare ad un giudizio pur avendo ragione; ma prima di esprimere la nostra opinione aspettiamo di conoscere alcuni dati ulteriori.
Una Vox
Oggetto: Chiarimento in merito all’azione civile intrapresa contro il commissario Apostolico ed alcuni commenti pubblicati al riguardo.

Carissimi Confratelli,
PACE E BENE!

Mi rivolgo a voi con animo paterno, conscio delle inquietudini che può avere suscitato nel vostro animo di Religiosi la diffusione di notizie riferite alla mia persona con l’evidente scopo di  far venir meno lo spirito di fraterna comunione instaurato positivamente nell’Istituto, e che contraddistingue il nostro comune e solidale sforzo, volto a ripristinare tra i Francescani dell’Immacolata il carisma originario che ha contraddistinto il servizio reso alla Chiesa.
Vi prego dunque di seguire attentamente la  breve ricostruzione delle vicende che mi hanno coinvolto ed intorno alle quali si cerca maliziosamente di montare uno scandalo.
Il  Maestro disse: “Oportet ut eveniant scandala”, e questo principio vale certamente per noi tutti, a condizione che sappiamo discernere la verità dalla menzogna, e sappiamo trarre dai fatti in cui siamo coinvolti il giusto insegnamento.

 In occasione della Solennità dell’Immacolata del 2013, celebrando la nostra Celeste Patrona e ProtettrDivinoice, scrissi una  lettera circolare indirizzata a tutti voi, riepilogando le vicende trascorse a partire dalla mia nomina a Commissario Apostolico.
In tale documento non potevo prescindere dal trattare una delle più difficili prove da noi solidalmente affrontate e superate, con spirito francescano ed illuminati dalla celeste protezione di Maria Santissima: mi riferisco alla sottrazione all’Istituto della disposizione delle temporalità ad esso conferite, necessarie per l’espletamento della nostra missione.

Riferendomi alle modifiche apportate agli Statuti delle due Associazioni, munite di personalità giuridica di Diritto Civile, titolari della proprietà dei beni dell’Istituto, affermavo che questi beni erano stati posti nella disponibilità, tra gli altri, di alcuni familiari di Padre Manelli.
Questa affermazione non aveva nessun carattere di mendacità, ed era facilmente verificabile.
Tuttavia, i fratelli e le sorelle carnali del Fondatore, insieme con un suo cognato, ritenendosi offesi da quanto asserito nella mia lettera circolare, promuovevano nei miei confronti una azione civile, volta ad ottenere il risarcimento del danno da costoro presuntamente sofferto.

In base alle vigenti norme processuali civili, ogni azione può dare luogo ad un giudizio soltanto dopo che sia stato esperito un tentativo di mediazione tra le parti.
In tale sede, “pro bono pacis” e nello spirito di fraternità del Serafico, sono addivenuto il 12 febbraio scorso ad un accordo transattivo con la controparte che, senza nulla riconoscere se non un evidente chiarimento, aveva il solo scopo di evitare il prosieguo del giudizio civile dinanzi al Tribunale di Roma, con ulteriori spese a carico dell’istituto.
In base a questo accordo, mi impegnavo tra l’altro a pubblicare sul sito ufficiale dell’Istituto  una precisazione, concordata con la controparte.

Mi accingevo a dare esecuzione a quanto concordato, quando, il 15 febbraio scorso, appariva su di una pubblicazione elettronica un articolo, la cui “unica fonte” – a detta del suo redattore – era tale “don Camillo”, qualificato come “vicino alla famiglia Manelli”.
In tale scritto si affermava testualmente quanto segue:
“Padre Volpi, dopo avere ammesso il suo reato di calunnie e menzogne, il 12 febbraio è stato condannato …”
Risultava evidente l’intenzione dell’estensore, dichiaratosi espressamente legato alla famiglia di Padre Stefano Maria Manelli, di menomare presso voi tutti, cari Confratelli, il mio prestigio e l’autorità a me conferita.

Non sono stato infatti condannato per alcun reato, né sottoposto ad alcun procedimento penale, né mai ho ammesso in alcuna sede, giudiziale o extra giudiziale, di aver commesso un reato, né di avere espresso calunnie o menzogne”.
Ho dunque dato mandato ai miei legali di predisporre querela per il reato di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dei responsabili,  ed ho comunicato ai familiari di Padre Manelli la mia volontà di non adempiere alla transazione sottoscritta il 12 febbraio 2015, considerandola non più valida per grave inadempimento della controparte.

Cari Confratelli,
So di contare sulla vostra “sapientia cordis” ritenendovi partecipi del mio sentimento, che mi induce a considerare la campagna di diffamazioni nuovamente intrapresa nei miei confronti, approfittando dello spirito francescano con cui avevo deciso di porre fine alla controversia con i familiari di Padre Manelli, come un tentativo di minare la concordia da cui fino ad ora siamo stati tutti animati nel promuovere il bene dell’Istituto e della Chiesa.

Vi invito dunque a stringere ulteriormente questo legame di solidarietà che ci unisce con il Santo Padre e con tutta la Chiesa militante, così come ci unisce tra noi, sotto il manto protettore della Vergine, Madre e Patrona dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, cui eleviamo la nostra comune preghiera, propiziatrice di  celesti grazie, in un momento tanto difficile della nostra vicenda.

Abbraccio voi tutti, ricordandovi il motto evangelico: “NON PREVALEBUNT!” e vi benedico.

Roma, 18 febbraio 2015
                                                                                                                                             Padre Fidenzio Volpi OFMCapp.
                                                                                                                                                      Commissario Apostolico
http://www.unavox.it/Documenti/Doc0829_Circolare_del_Commissario_ai_FFII_18.02.15.html

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