ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 11 aprile 2015

Ambasciatòr porta pen a

Ambasciatore gay in Vaticano? Non si può
Laurent Stefanini
Il 5 gennaio scorso il Consiglio dei Ministri lo aveva nominato per divenire Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, ma su quel nome il Vaticano ha risposto con un grande silenzio. Anzi, ad ascoltare i rumors che arrivano dalla stampa d'oltralpe sembra che ci sia stato un vero e proprio rifiuto. Fatto sta che il suo predecessore, Bruno Jouvert, ha fatto bagagli e burattini il primo marzo, ma dopo più di un mese i sacri palazzi non hanno ancora fatto sapere se accetteranno o meno la nomina.

Il diplomatico scelto dal governo Hollande è Laurent Stefanini, 55 anni, già conosciuto all'interno dei sacri palazzi: dal 2001 al 2005, infatti, è stato primo consigliere dell’Ambasciata presso la Santa Sede. Un curriculum di tutto rispetto, a cui va aggiunto che Stefanini è apertamente gay. Per questo la sua candidatura, proposta dal laicissimo governo Hollande, è stata definita “provocatoria”. Mentre vari siti e associazioni del mondo LGBT hanno già fatto partire la litania sull'omofobia della Santa Sede.
Eppure il cardinale di Parigi, André Vingt-Trois, nel Concistoro di febbraio avrebbe consegnato una lettera al Papa per sostenere la candidatura Stefanini, e lo stesso avrebbe fatto il cardinale camerlengo Jean-Louis Tauran. Insomma una cordata pro-Stefanini esiste anche in seno alla Chiesa, però non sembra aver ottenuto nulla. Secondo alcuni sarebbe proprio il Papa ad aver preso la ferma decisione di non accettare la proposta francese.
Già in un’altra occasione il Vaticano aveva rifiutato la candidatura di ambasciatore proposta dal governo francese: eravamo tra il 2007 e il 2008 all'epoca del governo Sarkozy e con papa Benedetto XVI. In quel caso il candidato era Kuhn-Delforge, un gay convivente in una unione registrata secondo i PACS previsti dalla normativa francese. Il quotidiano francese le JDDsottolinea che per uscire dall'impasse della candidatura Stefanini sarebbe già in circolazione una terna di nuovi nomi da sottoporre al Vaticano.
Contro questa candidatura si era mosso anche Ludovine de la Rochere, presidente della Manif pour Tous, che ai primi di febbraio era intervenuto direttamente con il Nunzio Apostolico per fargli sapere della contrarietà del suo movimento rispetto a questa proposta del governo francese.
Questa la cronaca. Intanto si sprecano i commenti su questo presunto rifiuto che verrebbe direttamente da parte del Papa del “chi sono io per giudicare” i gay. «Se una persona è gay – disse Francesco sull'aereo di ritorno da Rio - e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo...». Il primo punto da sottolineare è il richiamo al Catechismo: infatti basta leggerlo per capire cosa pensa la Chiesa sul tema, e Francesco ha sempre detto di essere in tutto «un figlio della Chiesa». 
Ma, forse, una chiave di lettura per comprendere la questione dell'ambasciatore francese, può venire dalla frase successiva di quella risposta del Papa. Anzi, è bene ricordare anche la domanda che fece la giornalista Ilza Scamparini: «Come Sua Santità intende affrontare tutta la questione della lobby gay?», chiese con un certo ardire. «Il problema - rispose il Papa - non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli (...) Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me».
Il silenzio di Francesco dunque pare indicare il timore in Vaticano che un ambasciatore omosessuale non porti solo le ambasciate del proprio governo ma anche quelle del mondo gay. Da una parte c’è sicuramente l’esigenza che il ruolo di ambasciatore sia ricoperto da una persona di specchiata virtù e dirittura morale. E su questo il Catechismo della Chiesa Cattolica, che vale ben di più di tutti i trattati internazionali messi insieme, parla chiaro in merito a chi asseconda le proprie pulsioni omosessuali. Su altro versante – ed è il versante più importante – accettare come ambasciatore un funzionario che approva la propria condizione omosessuale significherebbe per la Santa Sede avallare indirettamente l’omosessualità e le rivendicazioni delle lobby gay.

Gli affari privati di Stefanini giustamente acquisterebbero una dimensione pubblica. In questo caso l’ambasciator eccome se porterebbe pena. Mutatis mutandis proviamo a pensare ad un ambasciatore che avesse espresso opinioni velatamente xenofobe. Non solo il giorno dopo il suo governo gli avrebbe dato un calcio nelle terga, ma di certo anche il paese ospitante lo avrebbe imbarcato sul primo volo di linea in classe economica. Ma in questo caso, all’opposto, sarebbe la Santa Sede ad essere “razzista” nei confronti di Stefanini se non accettasse la sua nomina.
Questa vicenda diplomatica è buon microscopio per capire quali sono le cose importanti di cui dovrebbe essere fatta la politica, anche quella sovranazionale. L’omosessualità, come l’educazione, la tutela della vita, la famiglia, la libertà di espressione e religiosa, sono le questioni cruciali del vivere insieme. Non far entrare in Vaticano Laurent Stefanini significa non solo ribadire a livello internazionale un “No” deciso all’omosessualità, alla teoria del gender, ai “matrimoni” gay, ma anche e soprattutto un “Sì” alla famiglia, ai ruoli maschili e femminili e alla tutela dei bambini. Questo è il linguaggio diplomatico che il battezzato – cittadino della Chiesa cattolica – si aspetta che venga usato da chi sta ai piani alti in Vaticano.

di Lorenzo Bertocchi e Tommaso Scandroglio
L’ambasciatore gay, il Vaticano teme l’effetto boomerang 
 Corriere della Sera 
(Gian Guido Vecchi) Dietro il «no comment» vaticano sul caso Stefanini — l’ambasciatore designato da Parigi che per i  media francesi non avrebbe il gradimento della Santa Sede perché gay — c’è un caso che appare  senza precedenti e sta creando imbarazzo Oltretevere. In casi simili non c’è mai un «no» ma  un’assenza di risposta. 
Si dice comunque che la procedura «è ancora in corso».
La regola non scritta è che gli ambasciatori non siano in situazioni «irregolari» per la Chiesa o ne avversino le posizioni:  è capitato non arrivasse il «sì» perché divorziati, legati in un’unione civile gay, abortisti. Ma  Stefanini non è in situazione «irregolare». Cattolico praticante, sostenuto dal cardinale Vingt-Trois,  non ha contratto matrimoni o unioni e non è un attivista gay. All’esterno, come ostacolo, appare  solo l’«orientamento». Gli avevano chiesto un passo indietro, in Vaticano può aver giocato il timore di un uso politico della nomina. Ma ora, con il Giubileo della Misericordia, si rischia l’effetto  boomerang. E non sarà facile uscirne: «La cosa è precipitata, tutto diventa più difficile». 
Corriere della Sera, 11 aprile 2015
Il gelo della Santa Sede: “Questione chiusa” 
 La Repubblica 
- Il Vaticano non accetta l’ambasciatore gay. L’Eliseo va allo scontro “Il candidato è lui”
(Marco Ansaldo) «No comment». Un diniego secco. Così reagisce il Vaticano sull’accredito che ha negato, ormai 3 mesi fa, e senza alcuna intenzione di cambiare idea, all’ambasciatore francese designato, Laurent Stefanini. Un “no” che la dice in realtà lunga sui rapporti non facili tra Parigi e la Città del Vaticano. La Sala Stampa vaticana non diffonderà alcun comunicato, e non ci sarà alcuna dichiarazione ufficiale da parte del “governo” della Santa Sede.
Perché quel «no comment» dal sapore così tranciante, fanno capire tra le righe fonti pontificie, significa innanzitutto che la Santa Sede non intende prendere posizione su una vicenda che ritiene di avere già esaurito per vie interne: cioè il respingimento dell’accredito al diplomatico Stefanini. E non certo per una questione di sua incapacità professionale: Stefanini è ben conosciuto, ha svolto un ruolo di consigliere a Villa Bonaparte, e ha accompagnato il Papa in aereo lo scorso anno nella visita a Strasburgo. Quanto piuttosto per opportunità, viste le tendenze dichiaratamente omosessuali dell’ambasciatore, in un ambiente in cui il tema dell’apertura della Chiesa ai gay è uno degli argomenti di battaglia tra riformisti e conservatori al Sinodo dei vescovi. Stefanini, infatti, diverrebbe il primo ambasciatore gay in Vaticano. E sarebbe evidente l’imbarazzo della Santa Sede, nonostante le parole di Francesco sugli omosessuali («chi sono io per giudicare»).
Della vicenda in Vaticano si è occupata la Segreteria di Stato, nella sua seconda sezione, dedicata agli Affari internazionali. Ma è pur vero che Francesco ha avuto, in questi due anni di pontificato, due momenti di forte imbarazzo diplomatico di fronte a personalità internazionali. Da ultimo, lo scorso novembre, quando il Pontefice che predica la povertà si è visto costretto a non rifiutare l’invito ad Ankara dentro il fastoso palazzo presidenziale del Capo dello Stato turco, Recep Tayyip Erdogan. Ma la sua prima “maschera”, «un volto di pietra» come ricorda a Repubblica ancora con sorpresa un altissimo prelato che assistette al colloquio, il Papa argentino la indossò proprio con Hollande, quando nel gennaio 2014 il capo dell’Eliseo, già sulla bocca di tutti per la relazione extraconiugale con l’attrice Julie Gayet, arrivò in Vaticano reduce da posizioni fieramente laiche su temi scottanti in pieno dibattito a Parigi: aborto, eutanasia, matrimonio gay, suicidio assistito. Tutti giudicati come molto delicati dalla Chiesa.
In Curia c’è così chi considera questa nomina «una provocazione» di Hollande. Il quale, difatti, sembra ora impuntarsi sul nome di Stefanini. È chiaro che il Vaticano non recederà dai propri propositi. Siamo, insomma, al muro contro muro. Ma, come spiegano ancora nella Santa Sede, «l’ambasciatore Stefanini non verrà a Roma, non sarà accreditato in Vaticano».



Il Vaticano non accetta l’ambasciatore gay L’Eliseo va allo scontro “Il candidato è lui”
Laurent Stefanini è stato nominato il 5 gennaio ma non ha mai ottenuto il gradimento della Conferenza episcopale
(Anais Ginori) «Non cambieremo candidato». L’Eliseo fa sapere che non ci saranno ripensamenti sulla scelta di nominare Laurent Stefanini come ambasciatore alla Santa Sede. «È uno dei nostri migliori diplomatici e ha tutte le qualità necessarie per ricoprire quel ruolo», spiega una fonte vicina a François Hollande al giornale cattolico La Croix. Nominato da quattro mesi, Stefanini non si è ancora mai insediato perché il Vaticano non ha dato il gradimento che richiede normalmente la procedura. L’ex capo del protocollo del ministero degli Esteri ha già lavorato all’ambasciata francese presso la Santa Sede, ma è anche un omosessuale dichiarato, dettaglio che ha messo in crisi la procedura di insediamento.
Si profila insomma un nuovo, pesante scontro con il Vaticano e il mondo cattolico per il governo francese, dopo le dure proteste contro la legge che ha autorizzato i matrimoni gay. Stefanini, 54 anni, cattolico fervente, celibe senza figli, è stato nominato il 5 gennaio scorso da Hollande in consiglio dei ministri per succedere a Bruno Joubert nella sede diplomatica di Villa Bonaparte. Doveva insediarsi il primo marzo ma è rimasto bloccato a Parigi anche se la nomina di Stefanini ha ricevuto ufficialmente l’approvazione della Conferenza episcopale, e in particolare dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois. Il diplomatico aveva già frequentato la Santa Sede tra il 2001 e il 2005 riscontrando, dicono persone a lui vicine, l’apprezzamento della gerarchia vaticana. Stefanini avrebbe anche il sostegno esplicito del cardinale francese Jean-Louis Tauran.
La rivolta è venuta da esponenti del movimento della “Manif pour tous”, che ha organizzato i cortei contro l’approvazione delle nozze gay. Alcuni dirigenti della “Manif pour tous” si sarebbero mobilitati in forze contro la scelta di Hollande, considerata come «una provocazione». Il leader socialista era già stato accolto con un’inedita freddezza da parte di Papa Francesco durante la sua prima visita in Vaticano, l’anno scorso. Ora la scelta di mandare Stefanini come ambasciatore presso la Santa Sede rischia di riaprire le polemiche tra Parigi e Vaticano.
«La sessualità è una questione strettamente privata, ci asteniamo da ogni commento», puntualizzano a Parigi, spiegando che in questo genere di dossier «non c’è mai un niet», quanto piuttosto «un’assenza di risposta» sulla proposta di candidatura. «In ogni caso — dicono dal Quai d’Orsay — la procedura è ancora in corso». Un caso analogo si era già verificato nel 2008, sempre per l’incarico di ambasciatore francese in Vaticano. Allora la sede rimase vacante per quasi un anno e tra i candidati non graditi figuravano un luterano, un divorziato e anche allora un omosessuale dichiarato. Dopo l’iniziale ritardo del gradimento da parte della Santa Sede, il governo francese avrebbe cominciato a pensare a nomi alternativi a Stefanini. Hollande però ha fermato qualsiasi ipotesi di cambio: il candidato è uno solo. Dall’entourage del Presidente, ricordano che il Pontefice aveva detto nel 2013 a proposito delle persone omosessuali: «Chi sono io per giudicare?». Ora quel giudizio è sospeso.
La Repubblica, 10 aprile 2015
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/04/vaticano-il-gelo-della-santa-sede.html#more

Così il Vaticano ha cercato di risolvere il caso Stefanini


Laurent Stefanini
LAURENT STEFANINI

Lo stallo sul gradimento all'ambasciatore di Francia indicato come omosessuale dalla stampa d'Oltralpe. Il nunzio apostolico gli ha chiesto ufficiosamente di fare un passo indietro. Ma Hollande mantiene la sua candidatura

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
  
Il mancato gradimento alla nomina di Laurent Stefanini quale nuovo ambasciatore di Francia presso la Santa Sede è una vicenda dai risvolti imbarazzanti, innanzitutto Oltretevere. Il consiglio dei ministri francese l'ha indicato lo scorso 5 gennaio, il suo nome è diventato di dominio pubblico nelle settimane successive. Ma ad oltre tre mesi dalla designazione non è ancora arrivato il necessario gradimento da parte della Santa Sede. Nei giorni scorsi, su alcuni organi di stampa francesi, ha iniziato a circolare la notizia che il mancato «via libera» sarebbe motivato dall'omosessualità di Stefanini.

Il Vaticano è solito utilizzare, per la concessione del gradimento diplomatico, regole ferree e consolidate: l'ambasciatore che arriva presso la Santa Sede non può avere situazioni matrimoniali «irregolari» o comportamenti che contrastano con gli insegnamenti della Chiesa. Dunque no a divorziati in seconde nozze, persone omosessuali che convivono o attivisti che si battono per le nozze gay. Il caso di Stefanini appare però più complicato rispetto ad altri che anche in tempi recenti hanno provocato un «no» da parte della Segreteria di Stato vaticana.


Laurent Stefanini è infatti un credente, nel suo cammino di fede è stato seguito dal cardinale arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois, che lo ha in qualche modo «raccomandato» garantendo per lui in vista della nomina all'ambasciata presso il Vaticano. Nato a Neuilly-sur-Seine nell'agosto 1960, battezzato, ha ricevuto la cresima nel 1998 proprio da Vingt-Trois, allora vescovo ausiliare. Nel marzo 2005, alla sua partenza dalla sede diplomatica presso la Santa Sede, è stato insignito da Giovanni Paolo II dell'ordine di San Gregorio. Ha sempre vissuto da celibe, non si è mai sposato né religiosamente né civilmente. Non ha mai negato il suo orientamento sessuale, che, spiega agli amici «mi ha impedito di formarmi una famiglia e di avere dei figli». È un cattolico praticante.


Il candidato ambasciatore non è mai stato un attivista gay, non ha mai fatto lobbing, si è sempre distinto per la sua personale riservatezza. Conosce bene il mondo vaticano, per essere stato dal 2001 al 2005 il numero due dell'ambasciata francese presso la Santa Sede e, anche se questa rappresenterebbe la sua prima nomina come ambasciatore, sa muoversi bene nell'ambiente diplomatico. C'era lui ad accogliere Papa Francesco a nome del presidente all'aeroporto di Strasburgo durante la visita dello scorso novembre.

Lo scorso 5 febbraio Stefanini è stato invitato a un incontro con il nunzio apostolico a Parigi, l'arcivescovo Luigi Ventura, il quale gli ha chiesto in via ufficiosa, di fare un passo indietro, rinunciando lui stesso alla candidatura ad ambasciatore a motivo del suo orientamento sessuale. Il fatto che la richiesta sia stata avanzata direttamente alla persona durante un colloquio informale sta a indicare come il caso sia molto più delicato rispetto ad altri che si sono presentati nel recente passato, come quello del 2007, quando la Santa Sede non diede il gradimento al candidato ambasciatore francese Jean Loup Khun-Delforge, dichiaratamente omosessuale e convivente con il compagno. Stefanini ha risposto che non se la sentiva rinunciare di propria iniziativa, perché a designarlo era stato il governo francese. Il profilo del candidato ambasciatore e l'irritualità della richiesta del nunzio lasciano aperta la possibilità che la reale motivazione del mancato gradimento non sia in realtà legata alle tendenze sessuali di Stefanini, ma da altre motivazioni.

Il presidente François Hollande, che stima Stefanini, ha detto ieri che il candidato per l'ambasciata francese presso la Santa Sede rimane lui. Ufficialmente il Vaticano si trincera dietro un «no comment». La richiesta di fare un passo indietro è stata rivolta ufficiosamente a Stefanini dal nunzio apostolico, senza coinvolgere le autorità francesi.

Nelle ultime ore si è aggiunto un altro significativo tassello: Ludovine de la Rochère, presidente della francese "Manif pour Tous", intervistata da "Le Figaro", ha seccamente smentito che la sua associazione abbia fatto pressioni, attraverso i propri appoggi romani, per contrastare la candidatura di Stefanini. E ha definito «estremamente grave» la presunta notizia riportata da alcuni organi di stampa, «totalmente in contraddizione con il nostro lavoro, le nostre prese di posizione e il nostro messaggio. Uno dei nostri portavoce è omosessuale. Noi siamo contrari ad ogni omofobia e al rifiuto di una persona per il suo orientamento sessuale... Noi combattiamo il matrimonio omosessuale in particolare nell'interesse del bambino che deve avere un padre e una madre».

Nelle prossime settimane si vedrà come la Segreteria di Stato uscirà dall'empasse.




Ecco perché il Vaticano ha detto no all’ambasciatore francese Stefanini

10 - 04 - 2015Matteo Matzuzzi
Ecco perché il Vaticano ha detto no all'ambasciatore francese Stefanini

“In curia c’è chi considera questa nomina una provocazione di Hollande. Il quale, difatti, sembra ora impuntarsi sul nome di Stefanini. E’ chiaro che il Vaticano non recederà dai propri propositi”, scrive Marco Ansaldo oggi su Repubblica a proposito del mancato accredito da parte della Santa Sede di Monsieur Laurent Stefanini, l’uomo che l’Eliseo aveva deciso di destinare alla prestigiosa sede diplomatica d’oltretevere.
IL NO DELLA SANTA SEDE
Un accredito negato già da tempo (tre mesi), ma che solo ora ha fatto accendere sul caso i riflettori. Merito del Canard Enchainé, che per primo ha portato alla luce lo strano caso di questo apprezzato uomo di cultura che s’è visto sbattere in faccia la porta da parte della seconda sezione della Segreteria di Stato, quella per i Rapporti con gli Stati. Il motivo sarebbe da cercare nella tendenza sessuale di Stefanini, gay dichiarato. Il che farebbe di lui il primo ambasciatore omosessuale nei Sacri Palazzi.
LA DIFESA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE FRANCESE
Il problema è che da Parigi fanno sapere – scrive La Croix – che il candidato è quello e non cambierà, con la prospettiva di andare a un imbarazzante muro contro muro, non solo tra Curia ed Eliseo, ma anche all’interno della stessa chiesa cattolica, se è vero che diversi cardinali hanno già manifestato il loro pieno appoggio a Stefanini. E’ il caso dell’arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, che lo scorso febbraio è venuto a Roma a perorare davanti al Papa la causa dell’ambasciatore (a quanto pare senza successo). Ma anche il camerlengo e presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, scrive ancora Repubblica, il cardinale Jean-Louis Tauran, sarebbe favorevole alla nomina.
IL PROBLEMA E’ IL SOSTEGNO ALLE NOZZE GAY
La Sala stampa non commenta. Non sono attesi comunicati né dichiarazioni ufficiali, visto che si tratta di procedure tutte interne agli uffici della Segreteria di Stato. Scrive sulla Stampa Giacomo Galeazzi che “in curia si ammette che il problema esiste e che riguarda non tanto la condizione personale dell’ambasciatore indicato da Parigi, quanto il suo profilo di sostenitore delle nozze gay”. A ogni modo, la decisione definitiva non sarebbe stata ancora presa, visto che sul dossier si sarebbe messo direttamente mons.Paul Richard Gallagher, il segretario per i Rapporti con gli stati, che da pochi mesi ha sostituito il francese (neocardinale) Dominique Mamberti.
I DELICATI RAPPORTI TRA PARIGI E VATICANO
E’ la riprova dei delicati rapporti che intercorrono tra il Vaticano e la Francia di Hollande.Aveva fatto il giro del mondo la foto scattata in occasione dell’udienza concessa dal Papa, lo scorso anno, al presidente transalpino. Francesco, severissimo e scuro in volto, guardava l’interlocutore chiaramente imbarazzato. E il comunicato diffuso al termine dell’incontro, pur come da tradizione edulcorato nei toni, non faceva mistero di tutti i problemi messi sul tappeto: dalle nozze tra persone dello stesso sesso all’aborto, fino all’eutanasia. Tutti temi sui quali il mondo cattolico (laico) francese s’è fatto sentire, con manifestazioni di piazza e sfilate.
IL PRECEDENTE DEL 2008
Non è la prima volta che la Francia si vede ricevere un no dal Vaticano. Nel 2008, Sarkozy aveva proposto come ambasciatore Jean-Loup Kuhn Delforge, anch’egli omosessuale dichiarato. Davanti alla ferma opposizione della Segreteria di Stato, Parigi allora tornò sui suoi passi, e ora Kuhn Delforge è rappresentante diplomatico ad Atene. Anche sette anni fa si parlò di “provocazione”, visto che nella short-list presentata dall’Eliseo figuravano pure un luterano e un divorziato.

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