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giovedì 9 aprile 2015

Gite permesse e no*

Preti e suore visitano la Grande Sinagoga di Roma


Suore in visita nella Grande Sinagoga
SUORE IN VISITA NELLA GRANDE SINAGOGA

L’iniziativa dell’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede: gruppi di sacerdoti, suore, seminaristi e seminariste vengono portati a visitare il Museo Ebraico, la Sinagoga Spagnola e la Grande Sinagoga nel Quartiere Ebraico della capitale

Un nuovo progetto è stato recentemente intrapreso per iniziativa dell’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede: gruppi di sacerdoti, suore, seminaristi e novizie vengono portati a visitare il Museo Ebraico, la Sinagoga Spagnola e la Grande Sinagoga nel Quartiere Ebraico di Roma.

Fino ad ora tre gruppi hanno aderito  a questa iniziativa, per un totale di 200 persone.

 Gli ospiti, in questo modo, scoprono il patrimonio della cultura ebraica e conoscono la comunità Ebraica di Roma che è una delle più antiche al mondo.

I preti e le suore coinvolti nel progetto studiano nelle Università Pontificie di Roma e provengono da molti paesi tra cui: Argentina, Australia, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Capo Verde, Cina, Repubblica Democratica del Congo, El Salvador, Ecuador, Guatemala, India, Corea, Madagascar, Malesia, Messico, Nigeria, Peru, Romania, Repubblica del Congo, Tanzania, Togo, Stati Uniti, Vietnam, Zambia, e altri ancora.
  
Dopo la visita del Museo e delle sinagoghe, i gruppi sono portati al ghetto ebraico dove visitano alcuni siti, incluso il luogo dove gli Ebrei furono radunati dai Nazisti il 16 ottobre 1943 per essere portati ad Auschwitz.
  
Questo progetto è stato accolto con grande entusiasmo e molti altri gruppi hanno prenotato una visita.

REDAZIONE
ROMA

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I terroristi dello Stato Islamico massacrano i palestinesi nel campo di Al-Yarmuk in Siria su mandato dei servizi israeliani

Non possono più esserci dei dubbi circa chi siano i patrocinatori dello Stato Islamico, dopo che questi sono stati fugati da quanto avviene attualmente in Siria nel campo palestinese di Al-Yarmuk: i palestinesi, inclusi donne e bambini, vengono massacrati dai mercenari jihadisti armati dall’Arabia Saudita, dal Qatar, dalla Turchia e dagli USA con il sostegno di Israele che aveva un vecchio “conto da regolare” con i palestinesi.
Da ambienti ben informati arriva la notizia che sia stata la stessa centrale di comando saudita ad impartire l’ordine ai gruppi dell’ISIS di entrare nel campo di Al-Yarmuk ed uccidere quanti più palestinesi possibile. Tra i gruppi dei terroristi sembra certo che vi sia un commando israeliano del Mossad infiltrato fra gli jihadisti che è in possesso dei nomi e dell’identità dei capi di Hamas e dell’FPLP da eliminare.
D’altra parte era ormai di dominio pubblico che Israele appoggia e sostiene i gruppi terroristi che operano in Siria per rovesciare il governo di Bashar al-Assad, tanto che sono state pubblicate le foto dei soldati israeliani che fraternizzano con i miliziani sul valico del Golan e i capi dei gruppi terroristi, in contatto con il comando israeliano, avevano esplicitamente chiesto, pochi giorni fa, un nuovo intervento dell’aviazione israeliana a sostegno delle posizioni dei terroristi che ultimamente erano stati messi in difficoltà dalla controffensiva dell’Esercito siriano.
Palestinos en fuga
I crimini che vengono commessi dai terroristi takfiri del gruppo dell’ISIS (stato Islamico) nel campo dei rifugiati palestinesi di Al-Yarmuk, al sud di Damasco, sono azioni confacenti agli interessi del regime di Israele, ha assicurato l’ufficio politico del Movimento di Resistenza Islamica della Palestina (HAMAS).
Nelle dichiarazioni fatte il Martedì ai media da un alto funzionario dell’ufficio politico di Hamas,Ezat al-Rashq, questi ha chiesto alla comunità internazionale di mobilitarsi contro le atrocità commesse dagli elementi dell’ISIS contro i rifugiati palestinesi che si trovano ad Al-Yarmuk.
Nel qualificare come disastrosa la situazione in cui si trovano i palestinesi residenti in questo campo, il politico palestinese ha richiesto la fine degli attentati contro i rifugiati ed la rimozione totale dell’assedio contro Al-Yarmuk imposto dai terroristi dello Stato Islamico.
Al-Rashq ha affermato che, dopo aver cessato queste azioni violente contro i palestinesi, il mondo deve cercare di trovare una soluzione definitiva per porre fine alle sofferenze dei rifugiati di questa nazionalità.
Nello stesso contesto, il vice comandante della direzione politica di Hamas, Ismail Hanie, si è messo in contatto con il primo ministro malese, Nayib Razak, e gli ha chiesto che faccia di tutto nelle sue possibilità per far terminare lo spargimento di sangue dei palestinesi.
Zakaria al-Aqa, un membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), ha chiesto il Martedì al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di adoperarsi per adottare una risoluzione di carattere urgente per salvare dal genocidio gli abitanti di Al-Yarmuk.
Campo de Al Yarmuk profughi
Al-Aqa ha proseguito dicendo che l’OLP si è messa in contatto con il Governo di Damasco ed ha ottenuto di far aprire un corridoio sicuro di fuga nel nord di Al-Yarmuk per trasferire i feriti e circa 500 famiglie. Ha aggiunto che i terroristi dell’ISIS ancora non hanno potuto occupare tutto il campo e che i palestinesi residenti nella parte nord stanno resistendo davanti agli attacchi di questo gruppo ultraviolento.
Il politico palestinese ha messo in chiaro che soltanto i palestinesi stanno combattendo contro i terroristi dello Stato Islamico e nessun altro gruppo armato non palestinese si trova presente in questo campo. Contrariamente a quanto pubblicato dai media occidentali, l’Esercito siriano non è mai entrato nel campo e si trova attestato a distanza  a presidio delle vie di ingresso a Damasco. Allo stesso modo il segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Jaled Abdolmayid, ha indicato al network libanese Al-Mayadeen che i combattenti palestinesi continuano a combattere contro i terroristi ed hanno già riconquistato molte posizioni in tutto il campo palestinese.
Gruppi militari palestinesi hanno iniziato lo scorso giovedì. le operazioni per respingere gli attacchi dei takfiri e liberare il campo. In vari commenti simili fatti la domenica, un dirigente di Hamas, Mohamad Abu Askar, ha assicurato che gli ultimi avvenimenti a Al-Yarmuk, beneficiano il regime di Israele ed ha indicato come una “catastrofe umanitaria” la situazione nel campo.
Il Ministero degli Esteri iraniano, da parte sua, ha espresso il Martedì la sua preoccupazione per la drammatica situazione che si vive nel campo dei rifugiati palestinesi in Siria.
I componenti dell’ISIS avevano fatto irruzione lo scorso Mercoled’ a Al-Yarmuk, dove ancora vivono 18.000 rifugiati dei 160.000 che abitavano in questo accampamento prima dell’inizio della crisi siriana nel 2011.
Il giorno successivo all’attacco, la Cancelleria siriana ha richiesto l’aiuto dell’ONU e del Consiglio di Sicurezza per obbligare i paesi patrocinatori del terrorismo a far uscire i terroristi dal campo di Al-Yarmuk.
Negli ultimi 4 anni, diverse regioni della Siria sono state l’obiettivo degli attacchi di un esercito di mercenari e di terroristi, venuti dall’estero e spalleggiati dai paesi occidentali e da quelli regionali che hanno cercato di rovesciare il Governo legittimo di Damasco. Questo ha fatto precipitare il paese in una dura guerra di resistenza che è costata fino ad oggi, si calcola oltre 220.000 vittime e milioni di rifugiati.
Fonti:     HispanTv         Al Manar
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

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