ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 9 aprile 2015

La prelatura personale già accordata segretamente da Roma a Mons. Fellay?

Miele e fiele a Menzingen


Dalla stessa bocca colano il fiele e il miele, ma non nella stessa direzione.
Verso Mons. Williamson e Mons. Faure, è tutto fiele. Verso la Roma conciliare, tutto miele.

Il comunicato di Menzingen sulla consacrazione del 19 marzo offre un contrasto veramente impressionante

I – Tutto fiele!

I fratelli di Giuseppe non potevano dirgli una sola parola pacificamente, tanto ne erano gelosi (Gn 37, 4). Non ci si attenda da Menzingen una sola parola di benevolenza, di riconoscenza, di carità, verso Mons. Williamson o Mons. Faure, dopo che per decenni questi hanno reso dei buoni e leali servizi. Menzingen pensa solo a denunciarli. «La FSSPX denuncia la consacrazione episcopale di Don Faure». Questo almeno è chiaro.
Ma perché questa denuncia? In che cosa questa consacrazione è reprensibile? Questo è molto più oscuro.
Si sente un’animosità molto forte, ma non si colgono molti argomenti razionali. Ancora più imbarazzante è questo gusto di profondere fiele!
Menzingen sembra incapace di parlare obiettivamente dei due vescovi, rispettando molto semplicemente i fatti; bisogna a tutti i costi deformare, travisare le intenzioni, nuocere alle persone. La tendenza sembra irrefrenabile.

1 - «Contro ogni relazione»

Primo esempio: le relazioni con Roma. Ognuno sa che Mons. Williamson e Mons. Faure su questo punto sono in contrasto con Menzingen. Il primo ritiene (a torto o a ragione, non è questa la questione) che Menzingen manchi della forza necessaria per opporsi francamente – faccia a faccia – agli errori delle autorità romane: invece di scuotere i suoi interlocutori – come Mons. Lefebvre – ricordando loro frontalmente le verità scomode, si lascia influenzare da esse.

Cosa fondamentale: l’opposizione contro Menzingen riguarda la finalità dei colloqui. Per Mons. Williamson lo scopo dovrebbe essere: che le autorità romane abiurino gli errori modernisti e liberali, così tutto sarebbe risolto. Mentre Mons. Fellay sogna un riconoscimento canonico prima che le autorità romane si siano convertite.

Tutto ciò è pubblicamente notorio. La questione non è sapere se bisogna o no discutere con Roma, ma come e a quale scopo condurre queste discussioni.

Menzingen avrebbe potuto facilmente dirlo in due parole: Mons. Fellay e Mons. Williamson divergono riguardo ai colloqui con Roma. Sarebbe stato chiaro, semplice, vero, perfettamente obiettivo.

Ebbene, no! Menzingen non è riuscito a decidersi a dire le cose come sono. Il bisogno di nuocere era troppo forte.
A dispetto dell’evidenza, Menzingen dichiara che Mons. Williamson e Mons. Faure sono “contro ogni relazione con le autorità romane”. E tuttavia i due hanno esplicitamente dichiarato il contrario – anche alla vigilia della consacrazione – ma questo non sarebbe importante.
Apparentemente, Menzingen sa meglio di loro cos’è che essi pensano!

2 - «Non sono comparabili»

Secondo esempio: il paragone tra le consacrazioni del 1988 e la consacrazione del 2015.

Differenze e somiglianze possono essere oggetto di interminabili discussioni; ma sembra quantomeno indiscutibile che la natura degli atti sia la stessa.
È innegabile che vi sia una continuità, visto che attraverso Mons. Williamson, Mons. Lefebvre è senz’altro il nonno nell’episcopato di Mons. Faure.
È innegabile che fu lo stesso Mons. Lefebvre a prendere in considerazione la consacrazione di Don Jean-Michel Faure.
È innegabile che lo “stato di necessità” nella Chiesa non è venuto meno rispetto al 1988.

Infine, è innegabile che Mons. Williamson ha fatto oggi lo stesso discorso che Mons. Lefebvre fece allora.

Si può sempre discutere delle altre circostanze di tempo, di luogo o di modo, ma Menzingen non vi ha neanche provato. Il suo comunicato dichiara molto semplicemente che “la consacrazione episcopale di Don Faure… non si apparenta minimamente alle consacrazioni del 1988”. Si legge proprio così: “non si apparenta minimamente”.

Tra tutte le maniere con cui avrebbe potuto criticare la consacrazione del 2015, Menzingen ha scelto la più sbrigativa, la più estremista, la più insostenibile: negare tutto in blocco. “non si apparenta minimamente”. Un negazionismo integrale.

3 - «tutte le dichiarazioni…»

E arriviamo al colmo: “tutte le dichiarazioni di Mons. Williamson e di don Faure [si noti il “tutte”] provano con evidenza  [senza ombra di dubbio] che essi non riconoscono più le autorità romane.”

È l’accusa che uccide: sedevacantismo! 
Accusa categorica, avanzata senz’ombra di dubbio e senza alcuna sfumatura.

Siamo molto lontani dalle formule interrogativo-negative o dalle allusioni velate usate da Mons. Fellay quando si è trattato di emettere delle riserve su Papa Francesco (“non si riesce a capire…” “si ha l’impressione…”). Qui Menzingen capisce benissimo, ha la certezza. E tale ammissione non sarebbe stata fatta una volta, a sorpresa e a mezze parole, bensì in “tutte le dichiarazioni” dei due vescovi malintenzionati.
Sì “tutte”! Parola di Menzingen!

Tuttavia Menzingen si rende conto che tra i lettori del comunicato potrebbero esserci dei lettori di Mons. Williamson, che finirebbero col rimanere un po’ sorpresi, e magari pensare che il buon Mons. Fellay menta, o quantomeno racconta quello che gli pare. Così la profusione di fiele continua.

Per premunirsi contro ogni domanda imbarazzante, basta accusare Mons. Williamson e Mons. Faure di mentire a loro stessi! 
Tutte le loro dichiarazioni affermano che essi riconoscono le autorità romane? Poco importa!Il fatto è che molto semplicemente essi non pensano ciò che dicono. Pronunciano solo parole vuote, formule di facciata, giri retorici.
Quindi Menzingen, che sa benissimo quel che pensano realmente i due, completa: “tutte le dichiarazioni di Mons. Williamson e di don Faure provano con evidenza che essi non riconoscono più le autorità romane se non in maniera puramente retorica”.
È quello che in buon francese [e italiano] si chiama “processo alle intenzioni”. La tattica preferita dai sovversivi (comunisti, massoni, ecc.), poiché essa è difficile da controbattere:l’accusato può rispondere ciò che vuole, poco importa, perché per principio si è stabilito che egli non pensa veramente ciò che dice!Si ha voglia di ripetere decine di volte che si riconoscono le autorità romane, si ha voglia di confutare le argomentazioni dei sedevacantisti: si continuerà a rispondere che l’insistenza su questi punti è sospetta e conferma una volta di più che non si riconoscono le autorità romane “se non i maniera puramente retorica”.

Una semplice domanda a Mons. Fellay: in coscienza, davanti a Dio, è davvero certo che questi procedimenti polemici siano pienamente conformi al Vangelo?

II – Tutto miele!

Ma il più impressionante è il contrasto.

Dopo tutto, Menzingen è possibile che soffrisse di mal di denti o avesse passato una mala nottata quando ha redatto il suo comunicato. E questo potrebbe spiegare il fiele.

Ma il miele?

In effetti, a leggere con attenzione: non è evidente che in questo comunicato sia stata volutamente evitata ogni espressione che avrebbe potuto costituire il minimo rischio di dispiacere alla Roma conciliare?

1 - «Stato di necessità» senza causa definita.

La Fraternità San Pio X riafferma che l’attuale stato di necessità nella Chiesa legittima il suo apostolato nel mondo”. – Ma in cosa consiste tale stato di necessità? Esso sembra fluttuare nell’aria, senza causa né spiegazione, se non la sventura dei tempi. Menzingen ne parla come fosse la pioggia o il sole, e non una sola volta ricorda che il male viene innanzi tutto dal Papa e dalla Santa Sede, che da cinquant’anni spargono degli errori mortali per le ánime.

- Zitti! Zitti! Attenzione! State offendendo Roma!

2 – Vescovi limitati all’amministrazione dei sacramenti.

Mons. Lefebvre consacrò quattro vescovi perché potessero ordinare dei sacerdoti; senza dubbio; ma anche per difendere la fede e combattere gli errori attuali; soprattutto gli errori modernisti e liberali diffusi dalla gerarchia conciliare.

Apparentemente non sarebbe più così. Per Menzingen i vescovi non dovrebbero più combattere gli errori. Il comunicato spiega che nel 1988, Mons. Lefebvre consacrò dei vescovi al “solo scopo di permettere ai fedeli di ricevere i sacramenti tramite il ministero dei sacerdoti che avrebbero ordinato”.

L’unico scopo, lo stato di necessità nella Chiesa, si limiterebbe ai sacramenti. E la crisi dottrinale? E gli errori della Roma conciliare, a tendenza neo-modernista e neo protestante, così spesso denunciati da Mons. Lefebvre?

- Zitti! Zitti! Attenzione! State offendendo Roma!

3 – Errori che vengono non si sa da dove.

E tuttavia vi sarebbero degli errori. Menzingen indica anche che bisogna opporvisi. Nel suo impeto marziale, il comunicato dichiara coraggiosamente che la Fraternità deve opporsi agli errori “da qualunque parte essi provengano”.
Ohibò! Come suona bene questo “da qualunque parte essi provengano”. Ma, a proposito: da dove provengono? Non lo si sa più.

- Zitti! Zitti! Attenzione! State offendendo Roma!

Accusato da Mons. Williamson di cedere di fronte alla Roma conciliare, Mons. Fellay avrebbe potuto approfittare dell’occasione per provare che non è così. Qualche parola contro la Roma neo-modernista e neo-protestante sarebbe stata particolarmente adatta. La situazione sembrava esigerlo. Ebbene, no! Niente. Neanche una parola! Mons. Williamson e Mons. Faure sono vilipesi, ma la Roma modernista non è minimamente denunciata.

E allora, delle due l’una:
(sospetto complottista) il nuovo responsabile delle comunicazioni di Menzingen è un segreto alleato di Mons. Williamson e lavora perfidamente per screditare Mons. Fellay pubblicando, a suo nome, dei comunicati a fattura liberale (mielati per i nemici della fede, velenosi per i suoi difensori);
o egli esprime realmente il pensiero di Mons. Fellay; e allora si comprendono le felicitazioni che Mons. Pozzo ha subito indirizzato alla Fraternità per questo bel comunicato.

PS – Considerazioni accessorie.

È curioso che Menzingen si esprima sempre come se lo stato di necessità diffuso nella Chiesa fosse una sua riserva di caccia o una sua proprietà privata. Solo la Fraternità sembra poterlo invocare per giustificare il suo apostolato.

In definitiva, Menzingen sembra attribuirsi una suprema giurisdizione straordinaria quasi come il Papa esercita la suprema giurisdizione ordinaria. Questo spiegherebbe perché Menzingen si creda autorizzato a “denunciare” la consacrazione di Mons. Faure: essa attenta al suo monopolio.

E se non è questo, cos’è dunque? 
La prelatura personale già accordata segretamente da Roma a Mons. Fellay?



Articolo pubblicato sul sito dei Domenicani di Avrillé

di Amicus Romanus

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