ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 14 aprile 2015

Qualcuno dovrà prima o poi risponderne?


Celestino V e Benedetto XVI. Pietro e Pietro

«Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale.»  [Celestino V – 13/12/1294]

«Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.» [Benedetto XVI – 10/02/2013]

celestino
Questi i testi dei casi delle più clamorose abdicazioni papali, con quella più recente di Benedetto XVI e quella di Celestino V alla quale sempre si fa riferimento. Con tante analogie e una, a mio pare sostanziale, differenza. Le analogie vertono, come nota il saggio di E. Perucchietti e L. L. Zagami L’ultimo Papa (edizioni Sì), sul fatto che entrambi i pontefici “si sono dimostrati più votati all’ascetismo, alla contemplazione e alla solitudine che alla guida del gregge cristiano”; entrambi “erano intenzionati ad abbandonare la vita clericale per dedicarsi alla vocazione ascetica”; entrambi “sono stati schiacciati dal peso della burocrazia vaticana e dalle trame e dai veleni della Curia e costretti a desistere”. Entrambi, ed è quello che più conta, hanno abdicato. La differenza, importantissima, è riassunta nelle parole di Celestino V: “rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta”. Parole che Benedetto XVI non ha mai pronunciato. Anzi. “La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata. […] Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro.” [Benedetto XVI, Udienza Generale, 27/02/2013] Tanto che continua a firmarsi con il nome da Papa, a vestirsi di bianco e a usare l’inedita e insolita definizione di ‘Papa emerito’. La stragrande maggioranza dei commentatori (probabilmente commossi ed entusiasti di essersi tolti di torno Ratzinger) ha sempre accolto questo fatto come ‘normale’ (tanto da essere definiti ‘normalisti’), tacciando di ignoranza tutti coloro che, legittimamente, si sono interrogati (e continuano a farlo) su questa anomalia. La differenza, dicevamo, è però sostanziale e grave; Celestino torna Pietro da Morrone, Benedetto non torna Joseph ma rimane Benedetto e in quanto tale Pietro. Qualcuno dovrà prima o poi risponderne, magari passata la sbronza del pontificato che gli è succeduto.

by Daniele Di Geronimo

http://latina.biz/celestino-v-e-benedetto-xvi-pietro-e-pietro/12/04/2015/2929.html
http://infinito-quotidiano.blogspot.it/2015/04/celestino-v-e-benedetto-xvi-pietro-e.html

4 commenti:

  1. San Celestino era stato messo al soglio di Pietro da persone che volevano usarlo per i loro scopi, e quando san Celestino se ne accorse diede le dimissioni, e si ritirò ancora a vita eremitica. jane

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    1. Non credo proprio cara signora. S. Celestino fu vero papa e diede le dimissioni anche per motivi da lei citati, ma non cambia che fu vero papa e che accettò di esserlo!!!

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  2. dalla A alla Z14 aprile 2015 10:41

    Un articolo del quale non si capisce cosa si voglia dire. Dunque chi tra i due Celestino V e BXVI ha commesso abuso contro il Primato di Pietro che DEVE essere solo e sempre di un sol Pietro? Lo dice pure il termine Primato...

    Lo vogliamo capire o no che BXVI è colpevole d'aver distrutto il Primato e quindi si è contrapposto al Dogma Pastor Aeternus? In questo solo consiste l'anomalia delle sue pseudo dimissioni. Che dire poi che si è fatto più volte immortalare assieme al papa legittimo, quindi due papi assieme.

    Altro che povero Ratzinger, qui siamo proprio ad un livello di elucubrazioni mentali che non ha pari nella storia della Chiesa.

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  3. Ringrazio Brontolo Sauro. Un saluto.

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