ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 11 maggio 2015

Ghostwriter

E questo sarebbe il teologo di fiducia del papa?

tucho
Nel “cerchio magico” degli intimi di papa Francesco il numero uno è sicuramente Víctor Manuel Fernández, rettore della Universidad Católica Argentina di Buenos Aires nonché arcivescovo titolare dell’estinta sede metropolitana di Tiburnia.
O almeno, numero uno lo è stato fino a ieri. Perché l’intervista che ha dato al “Corriere della Sera” di domenica 10 maggio potrebbe segnare l’inizio della sua rovina.

Basta vedere come nell’intervista egli liquida la curia romana e i cardinali tutti, vagheggiando un papa commesso viaggiatore:
“La curia vaticana non è una struttura essenziale. Il papa potrebbe pure andare ad abitare fuori Roma, avere un dicastero a Roma e un altro a Bogotá, e magari collegarsi per teleconferenza con gli esperti di liturgia che risiedono in Germania. Attorno al papa quello che c’è, in un senso teologico, è il collegio dei vescovi per servire il popolo. […] Gli stessi cardinali possono sparire, nel senso che non sono essenziali”.
Oppure come si scaglia a testa bassa contro il cardinale Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede:
“Ho letto che alcuni dicono che la curia romana fa parte essenziale della missione della Chiesa, o che un prefetto del Vaticano è la bussola sicura che impedisce alla Chiesa di cadere nel pensiero light; oppure che quel prefetto assicura l’unità della fede e garantisce al pontefice una teologia seria. Ma i cattolici, leggendo il Vangelo, sanno che Cristo ha assicurato una guida ed una illuminazione speciale al papa e all’insieme dei vescovi ma non a un prefetto o ad un altra struttura. Quando si sentono dire cose del genere sembrerebbe quasi che il papa fosse un loro rappresentante, oppure uno che è venuto a disturbare e che dev’essere controllato. […] Il papa è convinto che quello che ha già scritto o detto non possa essere punito come un errore. Dunque, in futuro tutti potranno ripetere quelle cose senza la paura di ricevere sanzioni”.
Il bello è che per distillare dal Rio de la Plata questa sua “summa” Fernández ha scomodato l’intervistatore del “Corriere” facendogli trasvolare due volte l’Atlantico.
Perché lui passa come grande teologo, anzi, come il teologo di riferimento di papa Francesco, il suo consigliere più insigne, il suo ghostwriter sin da quando era arcivescovo di Buenos Aires. Nell’estate del 2013 si stabilì a Roma per scrivere con Francesco la “Evangelii gaudium”; e poi ancora vi si è stanziato lo scorso marzo nella settimana che il papa s’era ritagliata per scrivere la prossima enciclica sull’ecologia. Da Santa Marta è trapelato però che Francesco abbia cestinato la bozza che Fernández gli aveva confezionato, forse presago, il papa, che il cardinale Müller l’avrebbe poi comunque demolita, una volta avutala tra le mani.
In effetti, se si va a curiosare nella produzione libraria del teologo Fernández, c’è da convenire che anni fa la congregazione per l’educazione cattolica aveva più che ragione nel bocciare la sua candidatura a rettore della Universidad Católica Argentina, salvo poi doversi inchinare, nel 2009, al volere dell’allora arcivescovo di Buenos Aires.
Il primo libro che rivelò al mondo il genio di Fernández è “Sáname con tu boca. El arte de besar“, edito nel 1995 da Lumen con questa presentazione al lettore fatta dall’autore stesso:
“Ti chiarisco che questo libro non é stato scritto sulla base della mia personale esperienza quanto della vita della gente che bacia. In queste pagine voglio riassumere il sentimento popolare, quello che la gente prova quando pensa a un bacio, quello che sentono i mortali quando baciano. Per questo ho parlato a lungo con tante persone che hanno molta esperienza in materia, e anche con tanti giovani che imparano a baciare alla loro maniera. Inoltre ho consultato tanti libri e ho voluto mostrare come i poeti parlano del bacio. Così, nell’intento di sintetizzare l’immensa ricchezza della vita sono venute queste pagine a favore del bacio, che spero ti aiutino a baciare meglio, che ti spingano a liberare in un bacio il meglio del tuo essere”.
Poi sono venuti altri libri più consoni al suo ruolo di teologo e chierico, come ad esempio, nel 2006, per i tipi della San Pablo, le 300 pagine di “Teología espiritual encarnada“.
Eppure anche questa sua opera magna è incappata nelle settimane scorse in una disavventura boccaccesca.
In una telenovela a puntate dal titolo “Esperanza mía”, in onda sul canale 13 della tv argentina, con protagonista un giovane prete che seduce una suora e inizia con lei una storia d’amore, a far da galeotto della seduzione è stato proprio il citato volume del dotto Fernández, ripetutamente sfogliato e letto nelle sue pagine più tentatrici.
È questo lo sfondo della sfrontata intervista di Fernández al “Corriere”, con tiro ad alzo zero contro il cardinale Müller.
Il quale Müller, per aver detto di voler “strutturare teologicamente” il papato, come da suo ruolo statutario, è ormai diventato il bersaglio numero uno degli ultrabergogliani del “cerchio magico” e di “Vatican Insider”, da qualche tempo piuttosto nervosi.
Uno di questi, Gianni Valente, ha fatto di tutto per strappare una condanna del cardinale prefetto al rinomato teologo domenicano Benoît-Dominique de La Soujeole, intervistato come fosse un inquisitore, senza peraltro cavare un ragno dal buco neppure dopo l’ennesima domanda a tesi:
D. – L’idea di un papato carente dal punto di vista della “strutturazione teologica” contiene un riverbero delle vecchie teorie medievali sull’ipotesi del “papa eretico”?
R. – Non penso. La strutturazione teologica di cui parla il cardinale Müller, per come io comprendo l’espressione, è una collaborazione attiva al ministero proprio del papa.
E papa Francesco? Dovesse scegliere tra Fernández e Müller sa già lui con chi stare, senza che nessuno glielo insegni.

Settimo Cielodi Sandro Magister


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