ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 maggio 2015

Piccoli sinodi pullulano

Il sinodo della chiesa di Vicenza 

Dall’ufficio di Pastorale per il Matrimonio e la Famiglia, Alla Caritas, all’Azione Cattolica (e tanti altri), tutti insieme appassionatamente per presentare il libro “L’amore omosessuale” =========

di Patrizia Fermani

zzzzlbrivtRoma chiama, la diocesi di Vicenza risponde. È’ alleato affidabile e servizievole. Da anni prepara il proprio fedele pubblico al nuovo corso del cattolicesimo, con i lussureggianti festival biblici aperti sui larghi orizzonti del pensiero debole ben rappresentato, facendo un nome a caso, da Michela Marzano. Molto significativo quello del 2013 intitolato “Fede e Libertà”, che riguardava propriamente la libertà dalla fede.
Ora la diocesi di Vicenza gioca di anticipo sul Sinodo della famiglia che qualche preoccupazione pare darla a Roma per una partita, contro l’ala conservatrice, che sembrava dovesse essere vinta già al primo tempo e forse dovrà essere giocata fino ai supplementari. Ecco allora questa alacre diocesi periferica che oltre ai festival biblici ora sponsorizza anche la pubblicazione di un libro dal titolo eloquente: ”L’amore omosessuale” (CLICCA QUI per leggere l’invito con l’elenco completo degli sponsorizzatori e dei relatori).
È evidente, anche indipendentemente dal contenuto di questo manufatto steso a quattro mani, come già il titolo intenda  trasmettere un’idea sublimata proprio di quel fenomeno omosessuale che   per la Chiesa   fino a poco tempo  stava  sotto il segno del peccato. Qui invece sembra si voglia subito suggerire  non solo l’idea  di una  normalità del fenomeno, ma anche quella di un  suo aspetto edificante. Infatti per affrontare il fenomeno dell’omosessualità dal punto di vista religioso, si fa solitamente riferimento alle  inclinazioni, agli  istinti, o addirittura alla devianza,   alludendo alle forze che allontanano l’individuo dall’ obbedienza alla ragione naturale e al disegno della creazione. Invece con l’amore si sposta tutto sul piano  delle facoltà superiori dell’uomo.
L’amore può essere considerato come sentimento individuale, o come legame reciproco e può declinarsi secondo forme, contenuti e significati diversi, ma impegna comunque il piano elevato dei sentimenti che coinvolgono la ragione. L’amore coniugale, quello materno e paterno, quello filiale, aderiscono comunque ad un progetto della natura che l’uomo può servire più meno bene a seconda delle proprie capacità e del proprio impegno personale, ma in un modo certamente più elevato ed elaborato di quanto richieda la biologia. Non per nulla dell’amore dell’uomo si interessava soprattutto la poesia prima che intervenisse la psicoanalisi. Di questa nuova sublimazione tra poesia e io profondo il libro sembra dunque farsi garante non solo col  titolo, ma anche con la illustrazione di copertina, dove figurano poeticamente appaiati due graziosi alberelli uguali in piena e leggera fioritura. Una raffigurazione idilliaca degna dei riferimenti botanici presenti nella poesia di Saffo e lontana ormai mille miglia dal senso dei “mal protesi nervi” di cui parlava Dante che conosceva bene la teologia cristiana.
 Ma l’interesse degli organizzatori è tutt’altro che letterario. E a fugare ogni dubbio sulle loro intenzioni promozionali, ecco una nota esplicativa nella locandina di presentazione  del libro, scritta nello stile del perfetto ecclesialese cattoprogressista, involuto più per ipocrisia spontanea che per turgore speculativo, e che merita una lettura attenta.
Nell’incipit è contenuto il messaggio chiave:  l’interesse del libro è dato anzitutto dal fatto che esso si occupa di un tema” al centro del Sinodo”.   Anzitutto non è chiaro se questo tema che sarebbe centrale per il Sinodo sia l’omosessualità o l’amore omosessuale. La differenza non sarebbe da poco perché lo “studio” della omosessualità non implica ancora di per sé alcun giudizio di valore sul comportamento omosessuale, non pregiudica  cioè la sua  valutazione dal punto di vista della dottrina della Chiesa. Quando invece si parla di “amore omosessuale”, viene data per scontata quella sublimazione del rapporto di cui si parlava sopra. Ma in un caso e nell’altro l’affermazione secondo cui il fenomeno omosessuale è un  tema al centro del sinodo della famiglia, oltre ad essere  falsa è sicuramente  tendenziosa. È falsa perché la relatio sinodi, con  delusione cocente di qualcuno, e grazie alla ribellione di molti altri, ha relegato il tema al numero 52 dove viene rifiutata energicamente la prospettiva dei famosi matrimoni omosessuali e ci si limita a raccomandare  attenzione pastorale per le famiglie in cui ci sono persone con tali inclinazioni nei confronti delle quali deve essere espulso ogni atteggiamento irrispettoso e ostile. È dunque evidente che l’intento è quello di far passare artatamente l’idea, attraverso un riferimento  falso, della avvenuta normalizzazione del fenomeno da parte della Chiesa.. E poiché il Sinodo è ufficialmente dedicato alla famiglia il cui modello è  per i cristiani  unico e irreformabile, il gioco di elevare surrettiziamente la omosessualità a tema centrale del Sinodo sulla famiglia,  è solo un modo volgarmente truffaldino per inserire nella famiglia le unioni omosessuali. Siamo di fronte, nella perfetta sincronia con la politica laicista, ad una stessa operazione a tenaglia, quella che si propone  di stritolare l’intera società, non senza il contributo di associazioni e alleanze sedicenti cattoliche.
Dice ancora la istruttiva nota di presentazione del libro, che questa è una occasione per esaminare i risultati presinodali (cioè gli esiti dei famosi questionari inviati alle diocesi) che interpellano la nostra Chiesa: il che, tradotto, significa “ dei quali la Chiesa deve prendere atto secondo il principio democratico che, come è noto, costituisce il precomandamento della chiesa postconciliare. Lo scopo è, fuori di metafora, quello indicato dallo stesso Bergoglio : la verità sui fenomeni ancora oggi “controversi e ignoti” (vedi rapporti omosessuali!), deve essere ricercato uscendo ad ascoltare le opinioni che circolano. Insomma la verità per questa nuova chiesa politicamente sensibile, è legata a dinamiche locomotorie. Verità e giudizio non sono tratti dalla Scrittura e dai suoi comandamenti, ma dalle opinioni formatesi dialetticamente. È la chiesa che abdica al proprio compito e lo rimette democraticamente al popolo. Un popolo, oltre tutto, che è stato debitamente manipolato da anni da mezzi di comunicazione telecomandati dai potentati omosessualisti sovranazionali e nazionali che dominano la politica.
 Ma non basta. È molto istruttivo analizzare anche la ricchissima messe delle fonti alle quali si rinvia per ogni possibile approfondimento.
Come è ormai noto a tutti la promozione dell’omosessualismo e il suo inserimento in una nuova paideia, ruota ora , oltreché sull’amore che tutto purifica, sulla violenza verso le donne e da ultimo sul gender. Tempo fa si puntava anche sul valore della diversità promossa a risorsa culturale a prescindere, ma essa presenta l’inconveniente di avvalorare per contrasto l’idea della normalità, e di compromettere perciò la pretesa della uguaglianza di trattamento..
L’amore è il ritrovato invece che va bene per tutto e per tutti, e giustificando tutto soddisfa l’esigenza propria della chiesa nuova di abolire il peccato e chiudere definitivamente le porte dell’inferno con quelle del confessionale. Il gender che sostituito al sesso consente una scelta identitaria da opporre alla destinazione naturale, è la trovata che serve a dare una base per così dire “ideale” alla liberazione moderna dalla schiavitù di una natura che non ha più nulla a che vedere col disegno provvidenziale di Dio.
 Ma nei testi consigliati e richiamati ad hoc dalla locandina , la fa da padrone la violenza sulle donne. Un tema che proprio quando sembrava essere stato accantonato per decenza, ha ripreso nuovo vigore in ossequio al precetto marxista leninista secondo cui anche realtà inesistenti a forza di essere ripetute diventano vere e sono poi credute da tutti. Infatti di questo passo scopriremo presto che anche da noi le vedove vengono bruciate vive sulla pira del marito morto. La violenza sulle donne insieme alla restante paccottiglia femminista è di nuovo impiegata come cavallo di battaglia per attivare la lotta di classe contro la virilità e per lanciare con l’invocata ed egualitaria indistinzione sessuale anche la indifferenza della scelta sessuale. .
Quanto basta dunque perché questa presentazione si risolva in un potente strumento propagandistico che ha lo scopo ormai scoperto di spogliare le pratiche omosessuali di ogni connotazione morale negativa e avviare le contigue relazioni nell’alveo di rapporti famigliari, con il concomitante allargamento,  del concetto di famiglia. Nel suo insieme la sola locandina che pubblicizza “L’amore omosessuale” per conto della diocesi di Vicenza, contiene un vero e proprio programma politico, una esposizione di intenti, un po’ come la  Promissione ducale, il piano di governo della Serenissima  che il  nuovo Doge stilava per i sudditi. Essa riproduce alla perfezione una parte significativa del piano di governo della nuova chiesa bergogliana.  Una  chiesa che si allea con i radicali a Roma e con i Soros  oltreoceano,  in vista di quella  perfetta  pianificazione famigliare alla quale lo “sviluppo sostenibile”, al centro di una  enciclica di cui tutti sentivamo ansiosi la mancanza,  potrà conferire il rigor mortis.   Ma a chi dovrà rispondere questa chiesa che fu cattolica e che ha cambiato il contenuto del proprio mandato? A potenti sponsor? A quelli che si sono sentiti tanto forti da poter sostituire il comandante in capo?
Tutti ricordano il drammatico commento che il cardinale Ratzinger fece alla via crucis del 2005 e il famoso riferimento alla “sporcizia” nella Chiesa. Di quale sporcizia si trattasse si capiva. E si capiva la preoccupazione per lo scandalo verso i più piccoli che Nostro Signore ha indicato come irredimibile. Ora la musica è tanto cambiata da essersi trasformata in un linguaggio  insidioso che offende l’intelligenza mentre cerca di oscurare  il senso della fede e della ragione cristiane.
Il Vangelo affidato a questi “nuovi” uomini di Chiesa, ricorda tristemente la storia di Amleto, che viene accompagnato verso l’ Inghilterra dai due “amici” latori della sua condanna a morte. Lo salverà la tempesta che li farà naufragare tutti . Ed è forse proprio soltanto in una tempesta purificatrice che alla fine  possiamo cominciare a confidare.

– di Patrizia Fermani

http://www.riscossacristiana.it/il-sinodo-della-chiesa-di-vicenza-di-patrizia-fermani/

Venezia kaputt. “Finalmente” una moschea…

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Mentre a Vicenza la Diocesi e le principali istituzioni cattoliche si adoperano per presentare al pubblico “L’amore omosessuale” (vedi l’articolo di Patrizia Fermani pubblicato oggi), a Venezia si segnala un’altra tappa nel cammino di delirio autodistruttivo della cristianità e della civiltà. Come ci informa Il Mattino di Padova (vedi sotto), da domani la città lagunare avrà “finalmente” una moschea.
Non abbiamo ben capito perchè sia intervenuta l’Islanda, facendo grazioso dono di una moschea alla comunità islamica di Venezia. Se l’Islanda è tanto ansiosa di dare spazio agli islamici, perchè non lo fa in casa propria?
Non sappiamo nemmeno se ci sia stata qualche presa di posizione da parte della Chiesa di Venezia, ma in questi spensierati tempi di dialogo interreligioso, ovvero di sincretismo cieco e masochista, è legittimo pensare che “tutto va ben, Madama la Marchesa”.
Accade così che una chiesa, seppur chiusa al culto da diversi anni, venga trasformata in luogo di raduno per i seguaci di una falsa religione. Già, perchè, en passant, ne approfittiamo per ricordare che esiste una sola Vera Fede, e che “chiunque vuol essere salvo deve anzitutto mantenersi nella Fede cattolica”. L’ha detto Sant’Atanasio…
Comunque questi sono i tempi che ci tocca vivere: mentre i musulmani non perdono occasione per mostrare con concrete stragi come intendono il dialogo interreligioso, noi siamo sempre più ansiosi di fornir loro spazi adeguati in casa nostra. Forse si potrebbe parlare di “sindrome del lemming”. Preghiamo per Venezia… come per tutta la cristianità
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