ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 maggio 2015

Se famo dù spaghi? (Barilla bien sûr !)

Disgelo tra Vaticano e Francia, vicino il sì al diplomatico gay 
 Il Messaggero 
La frittata francese, anzi l'omelette, è avviata a soluzione. Se tutto va come dovrebbe andare, i rapporti diplomatici tra Vaticano e Francia, alla fine di questo garbuglio, ne usciranno migliorati. Per entrambe le parti, da come si erano messe le cose, si tratta di una dignitosa uscita, praticamente il disgelo. Il Papa è pronto a riconsiderare la nomina dell'ambasciatore gay, davanti a gesti distensivi di particolare importanza compiuti in questi giorni dal presidente Hollande. 
L'affaire riguardante Laurent Stefanini in questi 3 mesi aveva sollevato preoccupazioni, interrogativi, malcontento così come non pochi dubbi. La nomina inizialmente era stata declinata dal Vaticano più per le modalità impositive portate avanti dall'Eliseo, che non per la vita privata dell'ambasciatiore (che peraltro non ha mai ostentato la sua omosessualità). Ad avere irrigidito la Santa Sede è stato l'atteggiamento dei francesi che davano per scontato il gradimento papale, come se fosse un atto dovuto, senza tenere conto della prassi internazionale che, invece, prevede sempre il passaggio del gradimento. A fare da sfondo, naturalmente, la diffidenza prodotta dalle politiche del leader socialista in materia di famiglia e bioetica.
TESSITURA
Il piglio di Hollande, forse per accaparrarsi le simpatie dell'elettorato gauchista, era stato percepito come un guanto di sfida. Il Papa c'era rimasto male. Nel frattempo l'Eliseo si arroccava ancora di più. "Da parte nostra non ci sono altri nomi oltre a quello di Stefanini". A completare la frittata il settimanale Le Canard Enchainé che pubblicava la notizia del veto posto a Stefanini perché gay, senza raccontare che dietro era in corso un braccio di ferro sul rispetto delle regole. Come ogni valanga anche questa ha avuto origine da una palla di neve. Infine l'incontro a Santa Marta tra il Papa e l'ambasciatore Stefanini. Un lungo colloquio, la preghiera, la riflessione e, in ultima analisi, il coraggio di un ripensamento. Francesco da una parte, ma anche Hollande, dall'altra, qualcosa di speciale si è mosso. La scintilla umana, chissà. Fatto sta che si sono messe in moto dinamiche distensive. Ora non mancano che pochi tasselli. Probabilmente si dovrà attendere ancora un po' prima di vedere pubblicata la nomina di Stefanini, cattolico convinto, diplomatico di spessore ma l'orientamento pare proprio proprio questo. Si gira pagina.
SEGNALI
Hollande nel frattempo a Cuba ha conferito la Legione d'Onore - la massima onorificenza prevista dalla République - al cardinale Ortega. Gli uomini di Chiesa che vantano questo onore si contano sulle dita. Un segno di apprezzamento per il lavoro nell'avvicinare l'Avana agli Usa. Poi c'è stata la visita nella cattedrale di Reims, simbolo della cristianità, dove fu incoronato Clodoveo, del ministro Fabius che ha inaugurato le nuove vetrate. Infine, ultimo segnale, la presenza a san Pietro, domenica prossima, di una delegazione guidata dal ministro dell'Interno, Cazeneuve, dal quale dipendono le relazioni con i culti. Prenderà parte alla canonizzazione di Jeanne Emilie de Villeneuve. Insomma, un ottimo viatico per procedere in questo cammino dove la buona volontà per sbrogliare la matassa ha avuto la meglio. Del resto la Francia è sempre stata considerata dalla Chiesa la figlia prediletta, e i rapporti sono sempre stati più che buoni. Papa Francesco, spazzato in un primo momento, ha preferito concentrarsi sull'orizzonte, guardando lontano. In fondo Parigi val bene una messa, senza dimenticare il peso della Misericordia. Difficile poi scordare le parole sugli omosessuali. "Se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà chi sono io per giudicarla? (...)E se una persona laica ha commesso un peccato e poi si convertita, e si è confessata, il Signore perdona, dimentica. Altrimenti, se non lo facciamo anche noi, rischiamo che il Signore non dimentichi i nostri peccati"
(Franca Giansoldati)
Il Messaggero, 15 maggio 2015

fonte 
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/05/vaticano-disgelo-tra-vaticano-e-francia.html#more

Lo sceicco Hollande: la Francia nuovo partner privilegiato dei "bancomat del terrorismo"

Lo sceicco Hollande: la Francia nuovo partner privilegiato dei bancomat del terrorismo
 

Parigi sta discutendo con l'Arabia Saudita progetti per "decine di miliardi di euro"


Mentre tra gli Stati Uniti e gli Stati del Golfo Persico la spaccatura si approfondisce, la Francia sta forgiando lucrativi accordi economici con l'Arabia Saudita e il Qatar, ha scritto il New York Times questa settimana .
 
Le ire degli Stati del Golfo vanno dall'accordo sul nucleare di Teheran, il principale rivale regionale,al rifiuto del presidente americano di firmare un trattato di difesa con il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), che richiederebbe agli Stati Uniti di intervenire se l'Iran dovesse attaccare uno dei suoi membri.
 
E la Francia ne sta approfittando.
 
Giorni prima che i leader di Arabia Saudita, Bahrein, Oman ed Emirati Arabi Uniti - 4 dei 6 dei membri del GCC invitati da Obama a Camp David, il ministro degli Esteri francese ha annunciato che Parigi sta discutendo con l'Arabia Saudita progetti per "decine di miliardi di euro".
 
E il presidente francese Francois Hollande ha recentemente partecipato ad una riunione del Consiglio di cooperazione del Golfo a Riyadh, in Arabia Saudita, dove ha supervisionato ad un accordo da 7 miliardi dollari per vendere aerei da combattimento in Qatar. La partecipazione di Hollande è stata la prima di un leader occidentale ad una riunione del GCC dalla sua fondazione nel 1981.
 
La Francia ha a lungo messo in dubbio l'opportunità e l'efficacia di un accordo sul nucleare iraniano. Nel novembre 2013, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius disse ai giornalisti che non sarebbe stato parte di quello che definì un "affare di stupido", un commento che ha innescato le critiche da parte degli iraniani e in seguito ha raffreddato i rapporti di Parigi con Teheran.
 
"Mostrandosi un pò più scettici sull'accordo nucleare rispetto al resto della coalizione occidentale, i francesi hanno trovato una finestra di opportunità", spiega Dominique Moïsi, politologo specializzato in affari internazionali e uno dei fondatori dell'Istituto Francese di Internazionale Relazioni, al Nyt. "E facendo affari con i francesi, i sauditi stanno mostrando il loro disappunto nei confronti gli americani." 

Ma la Francia si è guadagnata il rispetto dei capi di Stato del Golfo anche per aver assunto una posizione dura nei confronti di uno dei più grandi alleati dell'Iran, la Siria di Assad.
 
Detto questo, la Francia è parte della coalizione occidentale ed è probabile che firmerà l'accordo nucleare con l'Iran. E gli Stati Uniti sono ancora il principale fornitore di armi ai sauditi ed è improbabile che possano essere sostituiti come superpotenza occidentale di riferimento per il Golfo. 
 
"Gli Stati del Golfo sanno molto bene che i francesi non sostituiranno gli Stati Uniti", commenta François Heisbourg, consigliere speciale presso la Fondazione per la ricerca strategica di Parigi. "Non abbiamo il peso politico, economico o strategico."
 
Per il momento, però, la Francia sarà lieta di vendere i propri beni agli Stati del Golfo che - nel tentativo di esprimere ulteriormente il loro disappunto agli Stati Uniti - saranno lieti di continuare a comprarli.

1 commento:

  1. in primis è il solito cerchiobottismo clericale . In secundis,la Francia è esttamente come l' Italia : per due lire venderebbero la loro madre. jane

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.