ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 2 giugno 2015

La confusione ecclesiale a colpi di follìa

LA TORRE DI BABELE
La confusione ecclesiale a colpi di follìa
   


Carissimi lettori ed amici: vogliamo, con una carrellata rapida ma chiara, dare notizia, a chi non avesse ancora preso cognizione di quanto, qua e là, nel territorio di questa Chiesa postconciliare ad opera di molti suoi uomini, si sta verificando in termini di apostasìa, di ribellione etica, di eversione dottrinaria, di revisionismo teologico e di rinuncia all’evangelizzazione.
Per coloro che, al contrario, sono al corrente di quanto andremo ad esporre, valga il nostro scritto quale rinforzo alle proprie ortodosse convinzioni e  conferma delle certezze nella santa fede. Perché il fine che ciascun cristiano-cattolico deve proporsi è quello di operare la diffusione della verità, cioè, la Parola di Cristo, senza tentennamenti ed ambagi, e a viso aperto.
E Dio sa quanto vivo si avverta, nella comunità dei fedeli, il bisogno di vescovi, di parroci, di laici che dispensino la buona novella nel filo del comando evangelico (Mt. 28, 20) e della Tradizione.

Talune notizie, di grido mondiale, sono state già ampiamente esaminate su questo sito per cui noi non ci soffermeremo con ulteriore indagine salvo che per nuove ed ultime risultanze pervenute in merito.
Diamo, allora, corso di svolgimento ai punti su cui abbiamo ritenuto di dover esercitare ed assolvere il nostro dovere di vigilanza in “questa ora dell’impero delle tenebre”(Lc. 22,53).


A – In nome del Papa i missionarî assolvono il peccato di aborto


In occasione del Giubileo straordinario “della misericordia” – atipico, inopportuno e specioso perché tautologico, e strumentale perché celebrativo del 50° del Concilio Vaticano II – il Papa ha sollecitato i missionarî all’uso del perdono e della misericordia per le donne che hanno abortito e per quanti – mariti, medici, persone varie -  vi hanno “collaborato” (sic).  A questi sacerdoti verrà conferita “l’autorità a perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato” (Il Giornale 6 maggio 2015).
Nulla da eccepire sennonché l’esortazione, così come è stata annunciata, sembra una sanatoria senza che ci sia stata una preliminare, precisa e severa ricognizione dello stesso delitto quale offesa a Dio Creatore e Padrone della vita. Ma anche su questo saremmo dell’idea di soprassedere se non fosse che alcune associazioni umanitarie cattoliche tedesche abbiano, da tempo, non solo desistito dal condannare a priori l’aborto, ma di averne dato l’avallo tramite taluni centri di assistenza.
«La Chiesa si è lasciata integrare nel sistema statale (tedesco) dell’aborto. La Chiesa cattolica tiene aperti 260 ufficî di consultazione (cfr. Corriere della sera 30 giugno 1995)che consegnano alle donne il certificato di consultazione necessario per un aborto “esente da pene”. Questo accade in tutte le diocesi, con la sola eccezione della Diocesi di Fulda, presso l’arcivescovo Johannes Dyba. Questo sviluppo, fatale per la credibilità della Chiesa, è stato diagnosticato con largo anticipo dal Santo Padre (GP II)… Perché, così come il Papa ha chiarito con precisione, il certificato di consultazione “ha, di fatto, funzione determinante per l’esecuzione di aborti esenti da pena”… I consiglieri nei consultorî divengono, contro la loro intenzione, implicati nell’esecuzione di una legge che porta alla morte persone innocenti creando uno scandalo per molti» (AA. VV.: Aborto – genocidio del XX secolo, ed.Effedieffe 2000, pag. 140).

Evidente schizofrenía babelica e trasgressiva di un episcopato, quello tedesco, che, al traino del modernismo, si preoccupa solo dei diritti dell’uomo/donna abolendo, di fatto e consapevolmente, quelli di Dio. Infatti, a noi non pare che i consiglieri “cattolici”, che rilasciano certificati pro-aborto, svolgano questo ufficio sanguinario “contro la loro intenzione” perché innanzi tutto non si applicano a qualche attività di svago e di passatempo, che so, come collezionare farfalle o pettinar bambole, e perché in un angoletto interiore la voce della coscienza parla, eccome!
A questo scandalo si deve porre fine perciò Papa Bergoglio, nel sollecitare la misericordia e il perdono per le donne colpevoli, pentite s’intende, dovrebbe chiudere quei tanti ufficî di cui abbiamo parlato. Ma è noto come la severità del Pontefice si eserciti più sui soggetti umili, obbedienti e silenziosi – vedi i Frati Francescani dell’Immacolata – che su quelli protervi, eversori e  solidificati politicamente.
Ma questa è la sua pastorale, tessuta quasi per intero da sentimentalismo con che egli mette in non cale la ragione teologica e, rendendo prioritaria la cosiddetta “esperienza religiosa”, delega i cómpiti proprî e le prerogative esclusivamente del magistero papale, a semplici preti con una decisione che, posta come “una tantum” diverrà, state sicuri, “una semper”, col risultato che il crimine dell’aborto perderà lentamente e fatalmente la terribile connotazione  di assoluta gravità stante la quotidiana mattanza a cui l’uomo si sta assuefacendo.
Sembra, cioè, che la pratica comune di comportamenti trasgressivi faccia, di questi, elemento di cui tener conto addivenendo alla loro accettazione supina.
Non è l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, che, in riferimento al sacrilego referendum pro-matrimonio omosessuale, ha detto che “la Chiesa dovrà fare i conti con questa realtà?”. Non sarà una sorpresa se, nel prossimo Sinodo dell’ottobre 2015, constatata la disinvoltura generale con cui i concubini, e i divorziati risposati, accedono alla Santa Comunione, verrà estesa una sanatoria anche per questo peccato mortale rivalutato come virtù.

B -  La Chiesa apre l’ufficio che aiuta a separarsi



Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi (Mt. 19, 6)

«Il cardinal Scola istituisce la prima “accoglienza dei fedeli che vogliono sciogliere il matrimoni”. Un modo per non abbandonare nessuno». (Il Giornale, 7 maggio 2015, pag. 16). Commentiamo immediatamente: un modo per favorire la diaspora matrimoniale. E tale sospetto è legittimato dall’essere, questa iniziativa, derivazione gemmata direttamente dall’infausto recente Sinodo sulla Famiglia.

Obiettivo di questo “Ufficio separati” (!) è, «prima, di tutto, risolvere le crisi e tentare una riconciliazione, “se si intravede la possibilità di un buon esito”. Se i coniugi sono decisi, l’Ufficio li aiuterà a capire che cosa e come fare, se procedere con una richiesta di nullità o accettare la separazione, e garantirà l’accompagnamento spirituale a tutti, a prescindere dalle decisioni e dallo stato di vita».
Capite? Prescindendo da una prefigurata virtuale riconciliazione che si dà come remota ipotesi, l’Ufficio procederà ad illustrare e proporre ai coniugi, decisi a svincolarsi reciprocamente, se convenga la Sacra Rota – come se questa opzione sia, di fatto, un puro e semplice meccanismo a portata di mano e di uso corrente,  da adottare su due piedi  disattendendo i famosi motivi dirimenti – o la separazione vera e propria, nel qual ultimo caso si provvederà a scortarli verso la scissione del vincolo, quella scissione condannata da Cristo (Mt. 19, 6) e di cui, analogamente ai sopra citati Ufficî di Consultazione pro aborto, tutti – coniugi e consultori - saranno consapevolmente responsabili.
Sarà difficile, per tutti gli operatori coinvolti, dichiararsi fuori dalla colpa  di corresponsabilità. Un reato, potremmo definirlo, di “associazione esterna” a scopo di separazione. Tra gli obblighi che ricadono sugli uomini di Chiesa - i pastori del gregge di Cristo – non sono previsti interventi o ufficî con cómpiti di mallevería pro-divorzio.
Sotto la patina di espressioni turgide di pathos e di carità, cosparsa di untuosa e mielosa pastorale, si nasconde la viltà di una Gerarchìa che, incapace di assolvere al proprio magistero in termini di integrale ed austera dottrina, si adegua al mondo compiacendolo con l’assumersi un incarico che contrasta e confligge con lo statuto evangelico.

Col suo decreto, il cardinale Scola prevede di offrire, come si è detto, la  consulenza non solo ai fedeli “che vivono la prova della separazione”(!), ma si rivolge anche ai non cattolici, battezzati e non, sposati con fedeli cattolici, condizione che è, peraltro, contemplata dal CDC nel solco del “privilegio paolino” in cui si spera venga sostenuto e difeso il “favor fidei”, sia chiaro.
La consulenza sarà gratuita e si avvarrà della collaborazioni dei Consultorî, del Tribunale ecclesiastico e di esperti esterni tra i quali un ruolo particolare avranno gli psicologi. E ti pareva che non vi entrasse lo junghiano/freudiano, professionista portatore di una pseudoscienza atea e priva di carità!
Ma non è sorprendente solo se si pensi allo sfratto che la Gerarchía, secondo il  neoterico dettato conciliare, ha, da un cinquantennio, messo in atto nei confronti del confessore e del direttore spirituale. Apertura, quindi, alle “scienze” socio-antropologiche  e reclutamento in massa dei sostituti dello Spirito Santo: psicologi nei seminarî, psicologi nei consultorî ed ora psicologi nell’Ufficio Separati. Non c’è che dire: un bel salto di squalificazione, vero e proprio misconoscimento del sacramento della Penitenza che, mediante il confessore o il direttore spirituale, regolarmente risolveva, digroppava seppur con dolore - peraltro accettato dal soggetto – ogni problema.

Vorremmo ricordare al cardinale che Dio, legislatore del matrimonio di cui ha proibito la rottura, non è causa della stessa e, pertanto, parlando di “prova” così come è stato detto, si vuol far credere che la crisi matrimoniale, vissuta dai coniugi che conseguentemente ne sono vittime incolpevoli, è voluta dal Signore. Un ragionamento che tenta di giustificare, in modo disinvolto e irresponsabile, scelte sballate e decisioni egoistiche nonché la cancellazione del senso di colpa.
Una bestemmia, detto fuor dai denti.

Leggiamo, inoltre, che l’Ufficio, gratuitamente, predisporrà le carte e gli atti, e confezionerà l’istruttoria relativa alla dichiarazione di nullità per quei matrimonî che  - si prevede saranno una fiumana - si presentano con i segni di nullità ab origine, compresi quelli viziati da “mammismo”(?). Ma per gli altri? «Chi arriva potrà chiedere: faccio bene a separarmi? In alcuni casi la risposta è sì, quando continuare nella convivenza potrebbe determinare un danno al bene fisico o spirituale della persona o dei figli, perché il deterioramento dei rapporti e la conflittualità sono più dannosi della separazione».
In pratica, Santa Rita da Cascia – al cui santuario ci siam recati, sabato scorso 30 maggio, per un salutare pellegrinaggio - se avesse avuto a disposizione tale Ufficio, non avrebbe mai pensato né tanto meno accettato di sopportare i soprusi del marito, e non avrebbe mai chiesto al Signore di prendersi i figli perché probabili futuri assassini per sete di vendetta. Insomma, non sarebbe mai stata così sempliciotta da preferire il bene spirituale al bene fisico, così come diversamente esprime la prosa del decreto scoliano.

Spariscono, in pratica e per decreto, il senso del sacrificio, l’esercizio della pazienza, del silenzio, del pianto, della preghiera, il ricorso a Dio, la mutua assistenza, ma appaiono la categoría primaria del benessere materiale, le figure degli avvocati, dei consultori, degli psicologi e degli ostiarî diocesani, i portieri che spalancheranno la porta al divorzio con annesso certificato di “coscienza in pace”.

La verità è un’altra, e affatto opposta a quanto recita il proclama: nelle famiglie che sperimentano le turbolenze della discordia coniugale incombe tetra, e domina, l’assenza di Dio mandato fuori per far posto all’edonismo e all’egoismo, per affermare i diritti personali dell’hic et nunc. E, così, questo pomposo Ufficio, spalmato di gelatinosa pellicola di sollecitudine pseudocristiana, riuscirà, ne siamo sicuri, a rendere cosa ovvia e normale non solo il ricorso alla separazione ma la separazione stessa. Come dire: dare una spinta a chi sta cadendo.

Come, poi, si applicherà l’accompagnamento spirituale ai soggetti separati che, detto chiaramente, vivono uno stato di consapevole disordine, è tutto da verificare, così come sono da verificare i casi di quanti, divorziati e risposati o conviventi, accedono alla Santa Eucaristía senza remore o dubbî di sorta.

In conclusione: a noi sembra che siffatta iniziativa, in filantropica concorrenza alla recente legge laica del “divorzio breve”, tenda a facilitare le separazioni proprio perché, riservando agli interessati un percorso agevole e una soluzione finalizzata alla nullità, rende del matrimonio l’idea di un qual che sia rapporto che, nel caso crei malessere, non importa di quale intensità, deve essere sciolto, e senza complessi di colpa ché, a tale bisogna, c’è sempre disponibile uno psicologo, e senza timori economici ché a questo ci penserà l’avvocato.


C -  Castro vede il Papa “Con Francesco tornerei cattolico


Il lìder cubano ringrazia il Pontefice per il ruolo nel disgelo con gli USA. Pressing sui diritti umani” (Il Giornale 11 maggio 2015).
L’articolista definisce questo incontro «un nuovo miracolo di Papa Francesco, o, almeno, per il momento un mezzo miracolo perché ci vorrà un bel po’ di tempo prima che il presidente cubano Raul Castro possa abbandonare il partito comunista per convertirsi, “ritornando” alla Chiesa cattolica».

Diciamo subito che bene ha fatto l’autore della cronaca a frenare sulla certezza di una futura conversione del cubano, e ad ingranare una mezza retromarcia  ammaestrato, forse, dai precedenti di Scalfari, Marino, Hollande, Pannella, Bonino che, tócchi anch’essi dalla taumaturgìa bergogliana, stentano, anzi resistono gagliardamente, a convertirsi per la semplice ragione che, oggi, così come il Vaticano II ha sentenziato, sanno che non serve ripensare la propria vita alla luce del Vangelo sufficienti essendo la “buona fede”, il vaglio onesto della propria coscienza (Intervista a papa Francesco - La Repubblica, 1 ottobre 2013) e quel vago sentimento religioso affogato nel sentimentalismo che ritiene l’avere “Dio nel cuore” sia di valore superiore all’avere “Dio nella mente”.

Noi non vogliamo, in modo assoluto, affermare l’impossibilità che costoro possano, un giorno, convertirsi attraverso il riconoscimento, il pentimento e l’espiazione dei personali crimini – che i lettori ben sanno collegare e attribuire a questi personaggi  - in quanto “nulla è impossibile a Dio” (Lc. 1, 37), ma siamo piuttosto scafati dall’esperienza per covare qualche dubbio su certe operazioni che sanno più di scenario politichese e di ipocrisía che di forza evangelica. Quanto serve, cioè, per accaparrarsi una pagina di Time o di Vanity Fair.

«Il Papa, molto delicatamente, avrebbe anche fatto presente a Castro la necessità di una svolta nel Paese, per portarlo fuori dall’ideologìa e dai metodi utilizzati nel passato. Il lìder cubano, a sua volta, ha chiesto che la comunità internazionale non “utilizzi i diritti umani come arma politica”. “Noi – ha aggiunto – non avremmo mai dovuto essere inclusi nella lista dei paesi terroristi”».

Questo passaggio evidenzia due cose:
1) la perentoria affermazione di un regime che non intende e non permette di essere disturbato nell’esercizio della tirannìa col negare, a questo scopo, financo la palese e nota tragedia di un popolo vittima del mai scomparso comunismo marxista e ateo, e dichiarandosi non responsabile di terrorismo (come se il Che Guevara o le carceri di Cuba sìano invenzioni della bieca borghesìa);
2) la politica bergogliana del silenzio, dell’azione felpata o dell’attenuazione con cui si ammoniscono “con delicatezza” uomini e nazioni criminali – come la mai menzionata violenza islamica o l’oppressione cinese – politica che viene salutata dai massmedia internazionali quale segno di alto e fine senso politico e uso paterno dello strumento della carità verso l’iniquo.

Una strana gestione della storia che ha visto Papa Pio XII, benemerito per aver salvato migliaia di ebrei dalle fauci del nazismo e, per questo, ringraziato dalla stessa ministra israeliana Golda Meir che così, l’8 ottobre 1958 giorno precedente la morte di Papa Pacelli, parlò:
Il mio parere è che il pensare che Pio XII potesse esercitare un influsso su un minorato psichico qual era Hitler poggi sulla base di un malinteso. Se il Papa avesse solo aperto bocca, probabilmente Hitler avrebbe trucidato molti di più dei sei milioni di ebrei che eliminò, e forse avrebbe assassinato decine di milioni di cattolici, solo se si fosse convinto di aver bisogno di un tale numero di vittime. Siamo prossimi al 9 novembre, giorno in cui ricorre il 25° anniversario della Notte dei Cristalli; in tal giorno noi ricorderemo la protesta fiammeggiante che Pio XII elevò a suo tempo. Egli divenne intercessore contro gli orrori che a quel tempo commossero il mondo intero” (19 dicembre 2008 By admin  0 4) 
e tuttavia crocifisso, diffamato ed accusato di viltà dalla stampa massonica come “uomo nongiusto” indegno, perciò, di figurare nel Yad Vashem di Gerusalemme, il museo che conserva il ricordo degli orrori antisemiti.

Noi confidiamo, comunque, che per Castro, come per Pannella – a cui il Papa ha rivolto, tempo fa’ l’esortazione a desistere dal digiuno, e a vivere per continuare il “lavoro” (!) – così come per la Bonino, per Scalfari, per Ignazio Marino possa  verificarsi un accecamento sulla via di Damasco con il recupero della vera vista.
segue

 - Se la sofferenza dei bambini lascia il Papa senza parole
E -  “Io vescovo cattolico insegno il Corano per salvare i bambini
 -  Pannella si inginocchia a Papa Francesco. “Non mi ha sgridato, è l’unico che mi ha capito
 -  Nozze gay: le opinioni dell’arcivescovo di Dublino e di Mons. Galantino;
 -  “Il sì alle nozze omosessuali, una sconfitta per l’umanità”;
 -    Le perle de “La Domenica”.


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.