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sabato 20 giugno 2015

Miopia

L’inganno sulla Legge 40 è duro a morire 

Quale miopia, quale sbaglio di prospettiva, quale decadimento della ragione conducono a pensare che  una pratica inumana come la fivet possa difendere la famiglia  naturale?

di Marisa Orecchia
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Sul quotidiano Avvenire di domenica 14 giugno Assuntina Morresi commemora il decennale  dell’esito del referendum promosso da quanti volevano abbattere le già fragili barriere che la legge 40 poneva, in tema di fecondazione artificiale, a difesa del concepito, e che fallì per mancato raggiungimento  del quorum  dei votanti.
In questi  dieci anni- spiega Morresi – sono stati abbattuti  per via giudiziale, a colpi di sentenza,  tutti quei pilastri che  il legislatore aveva posto a difesa dell’embrione. Con la sentenza 162 dell’anno scorso, che ha introdotto la fivet  eterologa, che permette  l’utilizzo  di gameti estranei alla coppia, aperta  di fatto anche agli omosessuali, la Consulta ha introdotto una nuova idea di genitorialità,  una vera e propria  mutazione antropologica.

Fin qui tutto vero e condivisibile.
Abbiamo infatti sotto gli occhi la devastazione culturale, etica, sociale,  morale  che sta sommergendo la nostra società e che mira ad annientare, assieme al concetto di natura, l’antropologia personalista su cui si regge la civiltà occidentale, attraverso l’attacco  della più stravagante e perniciosa ideologia, quella del gender, che in questo momento storico pare inarrestabile. E  purtroppo questa nuova  marea gnostica, che odia la natura e il suo Creatore, monta  in assenza  di  un vero ed efficace  contrasto anche da parte  della quasi totalità  di  coloro che, per ministero e ruolo, dovrebbero difendere il gregge dalle cattive dottrine  e dai lupi. Né si intravedono  quelle  grandi figure – penso a San Domenico, Sant’Antonio-  che a suo tempo seppero combatterla e fermarla.
E’ indubbio  che la fecondazione in vitro eterologa, con l’insita possibilità di produrre il figlio come e quando si vuole, con modalità e combinazioni genitoriali, le più fittizie e  innaturali, offra a tale teoria un supporto fondamentale, ne divenga anzi principio di legittimazione.
Ma  è la conclusione dell’articolo in questione, laddove l’autrice sostiene che “la legge 40 […] era stata laicamente costruita a difesa  della famiglia naturale” a mettere in luce il grossolano errore, l’illusoria  e gravemente  equivoca convinzione che accomuna  Morresi e chi, a suo tempo, si è adoperato, dentro e fuori le aule  parlamentari, per circoscrivere la fivet all’interno della  famiglia,  credendo con ciò di tutelare vita e famiglia. Di salvare cioè capra e cavoli. Cosa che evidentemente  non è possibile  in bioetica, dove valgono principi solidi  e non contrattabili.
Quale famiglia sarebbe stata difesa con la fivet omologa? Quella che si fabbrica i figli in laboratorio,  incurante  della strage di figli insita nella tecnica? Quella che per avere il ”bambino  in braccio” accetta di sacrificarne i fratelli in altissimo numero? Quella cui non importa la riduzione del figlio  a oggetto  fabbricato e selezionato ?
Questo è stato il grave equivoco, il marchiano errore, la bomba  a orologeria collocata dentro  la famiglia  che adesso deflagra. Altro che difesa della famiglia.  Nella ricerca del male minore e del maggior compromesso  si è voluto limitare la fivet – pratica iniqua e uccisiva –  alla famiglia naturale, farne un suo appannaggio. In questo modo si è consegnata alla famiglia un’arma di autodistruzione,  indebolendo e minando  il concetto stesso di famiglia.
Perché se la famiglia naturale diventa quella che si fabbrica i figli, quella del “decisionismo procreativo” dello “scelgo io se e quando voglio”, del “tu sì, ad ogni costo” con la fivet,  può diventare allo stesso modo  anche quella del “tu no” con l’aborto,  perché  fivet e aborto non sono che due facce della stessa medaglia. E infine anche quella del “tu no” con l’eutanasia. Può diventare  tutto quel che si voglia, anche la famiglia omosessuale. Può diventare  qualunque formazione, qualunque  gruppo, qualunque convivenza il cui  collante  altro non sia che l’interesse del momento.  Una volta caduti i principi, al piano inclinato non si può  resistere.
Ben altro invece è la famiglia. Icona dell’Amore Trinitario per i credenti – per questo così  attaccata e osteggiata oggi – è il luogo dell’amore gratuito che sa farsi servizio e sacrificio, dell’apertura vera   alla vita e alla solidarietà, della scuola di umanità, dell’assistenza al debole e all’anziano,   dell’accoglienza, anche quando è faticosa, di un figlio non programmato o “difficile”, dell’assenza sofferta ma piena di senso del figlio desiderato che non arriva.
Quale miopia, quale sbaglio di prospettiva, quale decadimento della ragione conducono a pensare che  una pratica inumana come la fivet possa difendere la famiglia  naturale?

 –  di Marisa Orecchia


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