ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 25 giugno 2015

Nessuno sa odiare Abele, più di suo fratello Caino.

Nuove accuse a padre Manelli e alle suore: soldi, suore “toccate”, cibi avariati, patti di sangue….

La passione di padre Stefano Manelli e dell’ordine da lui fondato, non sembra finire mai. Neppure dopo la morte del commissario Volpi, che, secondo molti osservatori, sarebbe stato l’esecutore di una linea dettata dal piccolo gruppo dei frati ribelli. I frati, ormai, sono stati distrutti con incriminazioni vaghe e indefinite, che hanno perso via via consistenza nel corso del tempo. Padre Volpi non potrà più rispondere delle accuse che ha fatto, ma neppure dovrà difendersi per i processi che gli sono stati intentati, e che lo hanno visto in enorme difficoltà.

Qualcuno ricorderà che padre Volpi,
il 12 febbraio 2015, si era dichiarato disponibile a patteggiare con la famiglia Manelli, lesa nell’onore, e quindi a risarcirla con 20.000 euro più le spese legali. Lo aveva fatto ammettendo “il non coinvolgimento dei ‘familiari’ di Padre Stefano Maria Manelli, ribadendo l’assoluta estraneità” dei medesimi “a qualsiasi operazione ritenuta illegittima e perciò contestata dallo stesso Commissario Apostolico, avente ad oggetto l’asserito trasferimento della disponibilità dei beni dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata”.
Poi, dopo la fuoriuscita della notizia, padre Volpi espresse “la volontà di non adempiere alla transazione sottoscritta, considerandola non più valida per grave inadempimento della controparte”.
Oggi, si diceva, padre Volpi non c’è più, ma le accuse contro il fondatore hanno ripreso il loro iter: non più interne, dal commissario ai commissariati, ma tramite i giornali. E soprattutto con un nuovo bersaglio privilegiato: le suore (che avevano sino ad ora fatto corpo compatto a difesa della loro congregazione, riuscendo a rimanere in vita).
L’accusa più forte viene da Il Fatto quotidiano (24/6/2015), giornale notoriamente non simpatizzante verso il mondo cattolico. Il quale riporta denunce di ex frati ed ex suore, secondo i quali Padre Stefano Manelli sarebbe “un traditore della Chiesa, artefice di terrorismo psicologico, atti di libidine, vessazioni e minacce ai danni di frati e suore”. In particolare si sarebbe arricchito con i soldi destinati alle missioni: soldi che “avrebbero alimentato il conto corrente personale di Padre Manelli mentre le suore missionarie erano costrette a mangiare cibo avariato”, a firmare patti di sangue, a pulire il pavimento con la lingua, a subire toccamenti da parte dell’anziano padre fondatore…. Non manca nulla: Dan Brown potrebbe scriverci un romanzo dei suoi. Bisognerebbe solo aggiungere qualche morto, ma probabilmente anche questo accadrà.
In attesa che la giustizia faccia il suo lentissimo corso (anche se non ci dovrebbe voler molto a vedere se veramente il contro di padre Stefano è così grasso e pingue come si racconta, senza scrupolo alcuno), per comprendere anche noi cosa stia succedendo, abbiamo fatto appello alle nostre personali esperienze e ci siamo rivolti ad alcune persone interne all’istituto, e ai genitori di alcune suore.
Che le accuse ci possano essere, infatti, non stupisce. Sono cose che sono sempre successe. Tanto più che la regola di vita di padre Manelli, è molto dura, e questo, come nell’ordine francescano, porta a forti entusiasmi, ma anche a profonde delusioni e rivolte. Chi abbraccia un ordine che fa davvero della povertà un principio fondamentale, non di rado si trova poi a respingere e a rifiutare ciò che ha liberamente deciso.
Povertà, obbedienza, rinuncia a tv, beni e comodità varie… non sono facili da sopportare a lungo, senza una intensa vita spirituale.
Anche negli ordini e nelle congregazioni religiose, accade come nei matrimoni: chi si è tanto amato, dopo la rottura, si odia. E accusa il coniuge con cui ha vissuto sino a ieri, di ogni nefandezza; ogni piccolo torto diventa mortale, e ogni azione passata viene vista in modo nuovo, così da essere demonizzata. Oggi sappiamo che dopo la rottura di molti matrimoni, scatta lo scontro per il possesso dei figli, e l’accusa più tipica che viene rivolta dalle mogli ai mariti, ma talvolta anche viceversa, è la più infamante: pedofilia! “I figli spettano a me, perché mio marito è un pedofilo!”; “I miei figli spettano a me, perché mia moglie….”.
Nessuno sa odiare Abele, più di suo fratello Caino. Chi abbia un po’ di esperienza nel campo, lo sa, e difficilmente crede a tutto. Non così chi sia digiuno di queste dinamiche tipicamente “fratricide”.
Ma torniamo ai fatti: ci ha colpito l’accusa riguardo ai soldi di padre Stefano, perché ci è assai difficile immaginare cosa possa farne di tanti soldi un uomo la cui vita è stata sempre sotto gli occhi di tutti. Allorché il regime nazista decise di eliminare la Chiesa, le intentò centinaia di processi proprio a base di sesso e di soldi. Non c’è miglior modo per mettere in cattiva luce il proprio avversario. Erano i gerarchi nazisti, però, i primi a vivere una vita sessualmente morbosa, e a desiderare di impadronirsi dei soldi della Chiesa.
Ora, una attività sessuale tanto intensa e morbosa, da parte dell’anziano Manelli, ci sembra piuttosto improbabile, per non dire assurda; tanto quanto il suo desiderio di accumulare di continuo soldi… ma per fare che?
Soldi per lui, si diceva, cibo avariato le suore… sarà pure, ma il cibo avariato dei frati e delle suore, lo abbiamo mangiato anche noi. Alcuni di noi ricordano bene come una sera, ospiti dei frati in una città del nostro paese: costoro apparecchiarono con pane, formaggio e alcune scatolette di tonno… il pane era un po’ vecchio, del giorno prima; il tonno in scadenza. Lo mangiammo insieme, non volentierissimo, per la verità, ma ci sembrò in perfetto accordo con lo stile di povertà dei frati. Sì, i francescani non sono propriamente cultori della tavola! Ricordiamo in tanti, poi, padre Serafino che la sera, con i suoi sandali, andava nei bar di Firenze a raccogliere le paste avanzate dalla giornata. Finivano poi, un po’ secche e dure, ma non certo avariate, sulla tavola, per la colazione dei frati e dei loro ospiti, all’indomani.
E tua figlia?”, chiediamo ad un amico, un uomo colto e intelligente, che ha la figlia suora con padre Stefano, “ha mai pulito il pavimento con la lingua, fatto i patti di sangue…?”.
Non sono un pazzo– ci risponde- e tengo ai miei figli più che a me stesso. Mia figlia è una suora contenta, come le altre suore che conosco. Vive una vita di fede e di preghiera, e queste sono tutte calunnie. Certamente ci sarà qualche suora che può sentirsi torteggiata (in qualche realtà ciò non avviene?), o qualcuna che fatica a vivere la regola francescana… ma quelle che conosco io sono suore felici… se mia figlia non fosse felice, farei l’impossibile per soccorrerla!”.
Anche noi abbiamo conosciuto tante suore, senza mai notare alcuna anomalia. Molte cose ci dicono che la verità non è questa. Non solo quanto già detto, ma un fatto ancora: sui siti dei “ribelli” interni, quelli cioè che hanno cominciato lo scontro contro il fondatore e ora tengono le redini di ciò che rimane della Congregazione, escono di continuo attacchi alle suore, ree di essere troppo legate al fondatore, e a padre Stefano, non solo su soldi e corruzione, ma anche contro le sue idee e la sua impostazione teologica (si è arrivati a paragonarlo a Osama Bin Laden!).
La quale impostazione dottrinale non è cambiata da un giorno all’altro, ma è rimasta sostanzialmente la stessa per decenni: andava bene, insieme alla “durezza” della regola, anni orsono, ma va denunciata, su tutta la linea, da chi la ha in qualche modo condivisa per tanto tempo, oggi? Quanto conta, per la diffusione di questi veleni, lo scontro ideologico?
Siti come questo, https://veritacommissariamentoffi.wordpress.com/, trasudanti odio, violenza verbale senza limiti, ed anonimato (ma le accuse anonime sono quanto di più dubbio ci sia), non depongono in favore degli accusatori di padre Stefano. C’è troppa cattiveria, troppa rabbia, troppo odio…..

Immagini dal sito: https://veritacommissariamentoffi.wordpress.com/
manelli 1


manelli 2
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2015/06/nuove-accuse-a-padre-manelli-e-alle-suore-soldi-suore-toccate-cibi-avariati-patti-di-sangue/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=nuove-accuse-a-padre-manelli-e-alle-suore-soldi-suore-toccate-cibi-avariati-patti-di-sangue

SESSO, SANGUE E SOLDI: LE TRE “S” IN CONVENTO – LA PROCURA DI AVELLINO INDAGA SUI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA E SUL LORO FONDATORE, PADRE STEFANO MANELLI – AGLI ATTI DECINE DI DENUNCE DI EX SUORE ED EX FRATI CHE PARLANO DI PLAGI, VIOLENZE, GIURAMENTI COL SANGUE E MOLESTIE

La cosa incredibile è che le prime denunce sono del 1998 ed erano arrivate al Vaticano nel 2001. Ma non furono presi provvedimenti. Qualcosa si è mosso con papa Benedetto XVI e nel 2013 è arrivato il commissariamento della congregazione. Due settimane fa, l’avvocato dell’ordine ha portato le carte in Procura…

Antonella Mascali per il “Fatto Quotidiano

Per i suoi fedelissimi è più santo di Padre Pio, per alcuni frati e tanti ex frati ed ex suore che sono fuggiti dall’istituto dei Francescani dell’Immacolata (almeno 100 negli ultimi 10 anni) il fondatore della comunità religiosa, Padre Stefano Manelli è un traditore della Chiesa, artefice di terrorismo psicologico, atti di libidine, vessazioni e minacce ai danni di frati e suore.
PADRE STEFANO MANELLIPADRE STEFANO MANELLI

Ci sono un paio di testimonianze su suore che sarebbero state costrette a stare con uomini che pagavano l’istituto, altre che parlano del divieto di curarsi, con gravi conseguenze per la salute: “È contro la povertà prendere i medicinali”. Secondo una ex suora, padre Manelli avrebbe anche costretto delle consorelle a fare un giuramento di fedeltà assoluta con una lettera scritta con il sangue.

Una montagna di soldi destinati alla carità, soprattutto alle missioni in Africa e in Brasile sono tornati in Italia e il sospetto è che avrebbero alimentato il conto corrente personale di Padre Manelli mentre le suore missionarie erano costrette a mangiare cibo avariato. Le denunce sulle presunte devianze nelle varie sedi di questo istituto, nato a Frigento, in Campania, sono cominciate nel ’98 quando sette persone hanno scritto alla Congregazione dei religiosi, l’organismo in Vaticano che si occupa di indagare sul giusto operato delle comunità cattoliche.

PADRE STEFANO MANELLIPADRE STEFANO MANELLI
Hanno puntato il dito contro i vertici, gli unici artefici di presunti abusi a danno dei religiosi comuni. Ma tutto è rimasto nei cassetti fino a quando non è arrivato Papa Benedetto XVI, che ha mandato un visitatore apostolico. La svolta c’è stata, però, con Papa Francesco che ha commissariato l’istituto. In mano al Vaticano ci sono decine di testimonianze su quanto sarebbe accaduto nelle sedi dei Francescani dell’Immacolata.

Ora quei dossier, che Il Fatto ha potuto leggere, sono da un paio di settimane anche in mano alla Procura di Avellino che deve vagliare la loro veridicità e rilevanza penale. A consegnare la corposa documentazione, piena di racconti sconvolgenti, tutti da riscontrare, è stato l’avvocato Giuseppe Sarno, legale dell’Istituto e del commissario apostolico del Vaticano, padre Fidenzio Volpi, morto improvvisamente il 7 giugno scorso.

Ecco che cosa ha scritto un frate su padre Manelli, ascoltato da un parroco che ha raccolto diverse testimonianze all’esame del Vaticano e ora anche dei magistrati: “Erano evidenti i metodi di plagio sui ragazzi. Parlava di inferno e di dannazione se non fossero entrati nell'Istituto”. Il frate aveva già denunciato, inascoltato, a metà degli anni 90 i “soprusi”.

PADRE STEFANO MANELLIPADRE STEFANO MANELLI
“Oltre alle due lettere che inviai alla Congregazione, incontrai Padre… mi rivelò con un dispiacere immenso che qualcuno non voleva che si mandasse il visitatore apostolico, anche se per lui era assolutamente urgente. Riporto qui solo alcuni insegnamenti –certamente suggeriti da lui diffusi da alcuni frati e suore: Padre Manelli ha le stimmate invisibili; Padre Manelli ha ricevuto da Padre Pio tutti i suoi carismi e per questo scomparvero al Santo le stimmate alcuni giorni prima di morire. Solo chi obbedisce ciecamente a Padre Manelli sta nella verità”.
Un’altra testimonianza: “Le suore hanno messo su, in modo arbitrario, un sistema lager. Madre… per punizione fa pulire il pavimento strisciando con la lingua, cioè fa leccare la stanza”.

   L’ex suora che ha raccontato di giuramenti con il sangue ha scritto al Vaticano nel 2001 ma non è successo nulla. Il prefetto della Congregazione dei religiosi era il cardinale Eduardo Martinez Somalo.
PADRE STEFANO MANELLIPADRE STEFANO MANELLI

Quando c’è stato il commissariamento, nel 2013, ha testimoniato nuovamente su Manelli: quando si trovava a Montecassino, secondo la sua versione dei fatti, padre Manelli avrebbe chiesto obbedienza con il sangue a lei e a poche altre consorelle: “Il Padre Abate di Montecassino era contrario alla presenza del Manelli nella vita delle suore, così ci fu riferito da Padre Stefano. La notte del nostro arrivo a Frattocchie il Manelli ci disse che avremmo dovuto scrivere una formula con il sangue con cui avremmo dovuto affermare la nostra obbedienza ai Padri Fondatori, specie a lui e di offrirci vittime per qualcuno. Io offrii la mia vita per lui. Tutto doveva essere svolto in gran segreto nella cappellina della baracca”.

PADRE STEFANO MANELLIPADRE STEFANO MANELLI
   E ancora: “Finite le lezioni ci chiamava quasi tutti i giorni nella sua stanza da sole per fare direzione spirituale, così diceva lui. Una mattina, dopo la lezione, fui chiamata io, ma appena entrata si avvicinò a me con un atteggiamento per nulla spirituale e che mi fece ritrarre infastidita e confusa. Cercò di tranquillizzarmi dicendomi che non dovevo vergognarmi ma che dovevo considerarlo come il mio sposo. A queste parole risposi in modo fermo e nauseato che il mio sposo era Gesù e Lui solo, e andai via sconvolta.

A Pietrelcina per un ritiro spirituale, P. Stefano mi metteva la mano in petto e la muoveva in senso rotatorio, alla mia sorpresa a quel gesto insolito disse che poiché ero piena di Gesù e dell’Immacolata nel mio cuore lui in quel modo li sentiva, era come accarezzare loro”.

Papa Francesco ha fatto chiudere anche il seminario interno dei frati francescani dell’Immacolata, il cui rettore, Settimio Manelli, nipote del fondatore, ha proibito la partecipazione all’insediamento del Pontefice il 19 marzo 2013. Nel seminario veniva persino censurata la lettura dell’Osservatore Romano, considerato “troppo di sinistra”.
FRANCESCANI DELL'IMMACOLATAFRANCESCANI DELL'IMMACOLATA

Al Pontefice, il 30 agosto 2014, ha scritto il papà di una suora, tra coloro che presentarono denuncia già nel lontano’98: “Se queste ultime testimonianze hanno una valenza grave per la Chiesa e forse anche rilevante dal punto di vista penale, Santo Padre, in ginocchio, come un figlio, Le chiedo: perché l'efficace macchina da Lei messa in moto per far piena luce su questi fatti, sembra oggi che si sia in un certo modo quasi fermata? Perché non si fa piena giustizia a tante persone che hanno sofferto e soffrono e sono (o sono state) vittime dì tanti abusi e soprusi in quell'Istituto? Solo per questo grido di dolore profondo, mi sono permesso di importunarla, per supplicarla di dare compiuta e rapida soluzione, oltre che risposta adeguata, alla gravità dei fatti, riferita, ormai, da centinaia di testimonianze”.

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