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giovedì 24 settembre 2015

Vexilla Regis non prodeunt?

Papa Francesco, "colpo di sonno" durante la messa negli Stati Uniti?

Papa Francesco,

















Una foto che ha subito fatto il giro del web. Protagonista è Papa Francesco, che negli Stati Uniti, come recita il sottopancia che potete vedere nella fotografia, celebra "la sua prima messa". Al suo fianco altri due porporati. Ma, fatto curioso, sembrano tutti e tre dormire: colpo di sonno o scarso entusiasmo?

La croce non è un vessillo

Leadership, coesione e metodo. Il fraterno scappellotto di Francesco ai vescovi degli Stati Uniti delinea una conversione delle strategie d’azione pastorale della chiesa americana

Papa Francesco (foto LaPresse)
Washington, dal nostro inviato. Accolto dalle note del “Tu es Petrus” di Palestrina – fatto ormai abbastanza raro anche in san Pietro –, il Papa ha parlato per oltre mezz’ora, in italiano e non in spagnolo come precedentemente annunciato, ai vescovi degli Stati Uniti riuniti nella cattedrale di San Matteo. “La mia voce si pone in continuità con quanto i miei predecessori vi hanno donato”, premette, chiarendo fin da subito che  non è lì per “tracciare un programma o delineare una strategia”: “Non sono venuto per giudicarvi o per impartirvi lezioni. Preferisco piuttosto ritornare ancora su quella fatica – antica e sempre nuova – di domandarsi circa le strade da percorrere, sui sentimenti da conservare mentre si opera, sullo spirito con cui agire”. Fa capire subito che conosce quella variegata e complessa realtà, cita passi dall’Antologia di Spoon River e afferma che “non mi è estranea la storia della fatica di impiantare la chiesa” in “un territorio spesso inospitale, dove le frontiere sono sempre provvisorie, le risposte ovvie non durano e la chiave d’ingresso richiede di saper coniugare lo sforzo epico dei pionieri esploratori con la prosaica saggezza e resistenza dei sedentari che presidiano lo spazio raggiunto”.

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Oggi, Francesco, dice a quegli stessi porporati, e alle centinaia di presuli convenuti a Washington, che “senz’altro è utile al vescovo possedere la lungimiranza del leader e la scaltrezza dell’amministratore, ma decadiamo inesorabilmente quando scambiamo la potenza della forza con la forza dell’impotenza”. E anche quando si tratta di lottare, di scendere in piazza per la conquista di un posto nello spazio pubblico, è necessario sì avere “la lucida percezione della battaglia tra la luce e le tenebre che si combatte in questo mondo”, ma tenendo sempre presente un monito perentorio: “Guai a noi, però, se facciamo della croce un vessillo di lotte mondane, dimenticando che la condizione della vittoria duratura è lasciarsi trafiggere svuotare di se stessi”. Il Papa sa bene la portata delle sfide poste davanti alla chiesa cattolica americana – a partire dalla difesa della libertà religiosa – è consapevole “che è spesso ostile il campo nel quale seminate”. Il problema è che “non poche sono le tentazioni di chiudersi nel recinto delle paure, a leccarsi le ferite, rimpiangendo un tempo che non torna e preparando risposte dure alle già aspre resistenze”. Il messaggio suona chiaro per buona parte della chiesa locale: il rischio è quello di erigere muri sempre più alti, difendere il proprio piccolo e sempre più asfittico orto con la motivazione che tutto ciò che è oltre lo steccato è in qualche modo contaminato dal peccato e quindi da evitare. E’ anche per questo che Francesco chiede a più riprese il dialogo, che “è il nostro metodo”, e non per “astuta strategia”. Basta con lo sbraitare fine a se stesso, insomma, visto che “il linguaggio aspro e bellicoso della divisione non si addice alle labbra del pastore, non ha diritto di cittadinanza nel suo cuore e, benché sembri per un momento assicurare un’apparente egemonia, solo il fascino durevole della bontà e dell’amore resta veramente convincente”. Chiede di lasciar perdere “la predicazione di complesse dottrine” e sottolinea che “l’essenza della nostra identità va cercata nell’assiduo pregare, nel predicare e nel pascere”. Per quanti, tra i presenti, non avessero colto il messaggio, ci avrebbe pensato il Papa, poco dopo, a ribadire il concetto: “Non pascere se stessi ma saper arretrare, abbassarsi, decentrarsi. Non guardare verso il basso della propria autoreferenzialità”, “sfuggire alla tentazione del narcisismo”. Bergoglio è consapevole di trovarsi dinanzi a un uditorio che a fatica ha mostrato di orientarsi lungo la rotta da lui tracciata una volta eletto vescovo di Roma, ed è per questo che avverte che la “chiesa non può lasciarsi dividere, frazionare o contendere. La nostra missione episcopale è primariamente cementare l’unità”. Francesco invita i vescovi “ad affrontare le sfide del nostro tempo”, e per sfide intende “le vittime innocenti dell’aborto, i bambini che muoiono di fame o sotto le bombe, gli immigrati che annegano alla ricerca di un domani, gli anziani o i malati dei quali si vorrebbe far a meno, le vittime del terrorismo, delle guerre, della violenza e del narcotraffico, l’ambiente devastato da una predatoria relazione dell’uomo con la natura”. Questi, ha detto il Pontefice, “sono aspetti irrinunciabili della missione della chiesa” e “abbiamo il dovere di custodirli e comunicarli, anche quando la mentalità del tempo si rende impermeabile e ostile a tale messaggio”.

(a cura Redazione "Il sismografo")
Un Papa che si racconta mentre 
alcuni provano a interpretarlo
 (Luis Badilla) Ieri, poco dopo il suo arrivo a Washington, Papa Francesco con due importanti e solide allocuzioni, nella Casa Bianca e davanti  a oltre 300 vescovi, si è indirizzato sia all'intero popolo degli Stati Uniti d'America sia alla chiesa cattolica pellegrina in questa nazione. I due interventi sono ora sotto la lente d'ingrandimento di buona parte della stampa, in particolare USA. 
Le prime analisi e i primi commenti sono molto positivi e da quanto abbiamo potuto leggere, per ora, incuriosiscono due questioni: il tono con cui il Papa si è rivolto al Paese e alla gerarchia cattolica: "semplice, lineare, chiaro, senza parlare mai dall'alto, senza condanne e sentenze..." 
Poi, la stampa sottolinea la "trasparenza" dei discorsi poiché "contegono nei due casi tutte le problematiche attuali e pressanti". "Il Papa di Roma non ha mai fatto ricorso al linguaggio diplomatico ed ecclesiastico e ogni cosa, ogni problema, ogni sfida e urgenza, è stata chiamata con il suo nome".
I racconti giornalistici di queste ore, in particolare le cronache, insistono spesso sul fatto che Papa Francesco "sa farsi ascoltare, prima perché parla chiaro - senza codici ed eufemismi- e poi perché non ha tabù e dunque affronta anche le questioni più scomode nella vita della Chiesa di Roma".
Certo, come abbiamo già detto, negli USA attendevano "due Papi" e perciò in queste ore si leggono su Francesco altre cose, come per esempio: "E' venuto a inaugurare la convention dei Democratici" (sic) o è venuto a "propagandare la ostilità gesuita nei confronti del capitalismo" (sic).
Se questi articoli si leggono più di una volta, cercando anche di andare oltre le parole, non è difficile scoprire il motivo di quest'astio di alcuni opinion-maker, e non solo statunitensi: a loro, nel fondo, dà fastidio che Papa Francesco sia capace di farsi ascoltare e soprattutto che sia capace di farsi capire da tutti e non solo dai cattolici o cristiani, e senza mediazioni, senza guru dell'ermeneutica, senza oracoli mediatici.
La sua voce, il suo messaggio, oltrepassa ogni confine e siccome la struttura narrativa è chiara e semplice lo capiscono tutti. Non occorre decodificare quanto va dicendo, e chi crede di essere esperto in materia si sente spogliato del suo piccolo potere, e perciò dopo aver sciorinato i desueti "il Papa ha detto, ha osservato, ha sottolineato, ha aggiunto, ha precisato, ha concluso" ..., si esercitano in ogni tipo di critica inconsistente (nessuna dottrinaria): "è un Pontefice politicizzato", "non ama le virtù del capitalismo", "parla su materie tecnico-scientifiche fuori dalle sue competenze" ... e via discorrendo.
A questo punto va detto che Francesco sta cambiando anche il modo di “raccontare il papato” e il suo stile e modo di agire tolgono di mezzo gli “interpreti autorevoli”, in particolare quelli che da troppo tempo hanno preteso di essere gli unici in grado di spiegare al popolo ciò che dicevano i Papi.

1 commento:

  1. Non essendovi più il Sacrificio, dopo la cena di Montini, come dopo qualsiasi altra cena profana...SI DORME!!! Buonanotte ai sognatori.....auguratevi che non arrivi il Padrone!!!!

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