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giovedì 8 ottobre 2015

Fratelli coltelli?

Al Sinodo è l’ora delle lobby: ai briefing tedeschi rispondono gli africani

Secondo alcuni padri l’Instrumentum laboris non “presenta i fatti in modo comprensivo” e che dà risalto solo a quel che si pensa nell’Europa occidentale



foto LaPresse
Roma. Al Sinodo è il tempo di fare lobbying, di dividersi in gruppi e congreghe per spingere determinate posizioni. E’ la storia dei Concili e dei Sinodi, niente di nuovo. L’ha detto con leggerezza l’arcivescovo di Philadelphia, il cappuccino Charles J. Chaput, durante il consueto briefing con i giornalisti.
C’è sempre il clima fraterno e d’amicizia tra i padri; nessuno mette in dubbio che lo spirito di collaborazione e di gioia spiri veemente tra gli scomodi banchi lignei dell’Aula nuova. Poi, però, ci s’organizza per far prevalere la propria posizione. E uno dei temi del contendere, oggi, è l’Instrumentum laboris. Sarà anche la traccia ufficiale di lavoro per questo Sinodo ordinario, ma diversi padri hanno chiesto la parola in Aula per dire che quel documento non “presenta i fatti in modo comprensivo” e che dà ampio risalto solo a quel che si pensa nell’Europa occidentale.

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Con il lavoro nei tredici gruppi ristretti, in plenaria si parla solo a sera, quando ciascuno può dire la sua. Qualche padre ha scelto di pubblicare il proprio intervento, altri preferiscono mandare messaggi su Twitter. Magari anche rivelando al mondo quel che il Pontefice ha detto martedì mattina, visto che non è stato diffuso un testo ufficiale, al di là della ricostruzione fornita da Padre Lombardi ai giornalisti sul Papa che ha assicurato l’intangibilità della dottrina sul matrimonio. Netto, sul tema, è stato il giudizio di Chaput circa la possibilità di devolvere poteri dottrinali alle conferenze episcopali locali: “Non penso sia cosa opportuna”.
di Matteo Matzuzzi | 07 Ottobre 2015
 

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