ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 1 ottobre 2015

Il cattocomunismo non muore?

La sinistra che massacra il “traditore” Ferretti…

Giovanni Lindo Ferretti, foto di Francesca Brusori http://www.francescabrusori.com/
Giovanni Lindo Ferretti, foto di Francesca Brusori http://www.francescabrusori.com/
Niente da fare. La maturazione espressiva ed umana non piace proprio a tutti. Che passi per i contenuti o per i luoghi in cui prende vita. Quasi al tramonto del 2015, ubriaca di deliri da modernità e progresso, illuminata da una gentile aurea dorata di accoglienza e solidarietà, la sinistra nostrana, in versione radical – non necessariamente chic – , nonostante tutto, aborre chi l’abbandona.

L’espressione, la ricerca, la dedica artistica e culturale è mera prerogativa dei suoi lidi o non è. Ne sa bene qualcosa Giovanni Lindo Ferretti, passato dal bandierone rosso dei CCCP e CSI sullo sfondo, dalla capigliatura alla Kraftwek alle sonorità armoniose del cattolicesimo. Passato, oltre tutto, anche per l’ultima edizione di Atreju, la festa nazionale di Fratelli d’Italia-AN . Maturazione espressiva che transita in significati e luoghi non sempre confacenti al sinistro pensiero. Il divenire è una cura, non una malattia: “Mi sento in debito con tanta gente che c’è qui e che è stata costretta a vedere i miei concerti alla festa dell’Unità” – così parlò Ferretti nel contesto di Atreju – “non mi faccio influenzare da queste menate, non mi interessano […] il pubblico può essere intelligente e apprezzare una persona anche se le idee non combaciano” poi l’affondo fatale per le sinistre coronarie: “C’è un diritto dell’umanità a vivere in pace nella sua terra, ma lo straniero è straniero, uno Stato che non protegge i confini e non pensa ai suoi compatrioti non è uno Stato, mi fanno molta impressione le persone che mettono i propri cari all’ospizio per dedicarsi ai poveri del terzo mondo”. 
Gogna. Dai social in poi, fino alla secca dichiarazione del consigliere comunale Dario De Lucia, amico di Mimmo Spadoni nume tutelare del Ferretti – come ricorda il sito 7per24.it –  che così ha così postato su Facebook: “Giovanni Lindo Ferretti quest’anno ad Atreju (dopo l’apparizione del 2013 ndr), la convention dei giovani fascisti, tra il commento sui migranti e il lecchinaggio a Giorgia Meloni e Matteo Salvini ha vinto nuovi livelli del fare schifo”.
“Nuovi livelli del “fare schifo”, nell’assoluta eleganza che si accompagna all’occhialetto tondo con lente verde bottiglia e pashmina multicolore d’ordinanza, nuove frontiere della disconoscenza attraversati anche da altri artisti. Dall’arte, alla musica.
Ogni riccio un capriccio, avranno pensato i nuovi inquisitori sinistri, un capriccio che va condannato. Simone Cristicchi, uno di quelli che la sinistra pensava “suo”, dopo aver messo in scena “Magazzino 18”, spettacolo dedicato al dramma delle Foibe e degli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, ne ha viste delle belle. Gogna, anche qui. Barriere mentali dure a morire ed ignoranza sconfinata, si sono unite a minacce ricevute sui social e ad accoglienze non propriamente eleganti come nel caso di Pola. Città tappezzata di manifesti contro “lo spettacolo fascista” e gomme tagliate al Tir che trasporta l’allestimento di scena. “Siete relitti di una ideologia sepolta”, il controfuoco di Cristicchi su Facebook.
Giampaolo Pansa
Giampaolo Pansa
Dalla musica alle storiografia, come nel caso di Giampaolo Pansa, improvvisamente considerato di destra, frettolosamente traditore della sinistra, sempre per cause di elevata professionalità, di certo non per rincoglionimento senile fulmineo. Giornalista, saggista dalla chiara fama, Pansa è stato disconosciuto dai ‘compagni’ in quanto considerato revisionista, ohibò, della parte sbagliata, soprattutto dopo pubblicazioni come  ‘La grande Bugia’, ‘I gendarmi della memoria’ e, su tutti, ‘Il sangue dei vinti’, saggio storico che racconta delle esecuzioni e dei crimini compiuti da partigiani e da altri individui dopo il 25 aprile 1945, a liberazione ormai compiuta. Pansa miscredente, Pansa eretico – senz’accezione di stima alcuna -, Pansa fascio, traditore dei valori della resistenza. 
Poi una miriade di casi e microcasi tra cui, noti, quelli di Lino Banfi e Lando Buzzanca, il primo “colpevole” di aver fatto outing troppo tardi, il secondo, storicamente ‘già di destra’ “boicottato” per questo da produttori e registi di sinistra. Alla domanda “Esiste davvero la discriminazione contro chi non e’ di sinistra?”, Banfi – che più volte ha ammesso di essere anche amico di Berlusconi – arrivò ad ammettere: “Eccome se c’ e’ . Io negli anni ho perso una marea di lavoro. A Raitre per esempio non mi hanno mai voluto. Chi fa umorismo di sinistra invece viene sempre e comunque elogiato”. Entrambi criticati più e più volte, entrambi nel mondo dello spettacolo, quello che non può e non deve proprio essere dall’altra parte. Non ci si può proprio dimenticare di chi dà lavoro…
Compagni! La professionalità, la maturazione, la verità – in certi casi – non deve prevalere. Avanti novelli Torquemada! Tra un taglio netto, l’ideologizzazione di qualsiasi cosa si muova e lo stereotipo, buffo e bislacco, che l’espressione artistica e, quasi sempre culturale, sia di sinistra!
 

DON GALLO IN SPIRITO E DON CIOTTI IN PERSONA AL FUNERALE DI INGRAO. IL CATTOCOMUNISMO È VIVO

Don Gallo in spirito e don Ciotti in persona al funerale di Ingrao. Il cattocomunismo è vivo
"Bella ciao", bandiere rosse, falci e mertello ai funerali di Pietro Ingrao. Tra quei segni dell'odio e della violenza compare anche don Luigi Ciotti che tiene una concione appassionata in memoria del defunto.
Sulla bara del leader comunista spunta la sciarpa rossa che don Andrea Gallo sfoggiava assieme al suo famoso pugno chiuso.
Eppure Ingrao  è l'uomo che, da direttore del quotidiano l'Unità, salutò il mostro Stalin tributandogli «gloria eterna» perché «più di tutti ha fatto per la liberazione e il progresso dell'umanità». Come per esempio il massacro degl'insorti anticomunisti rivoltatisi nel 1956 contro la tirannia aregia sovietica, massacro cui Ingaro diede pieno e totale appoggio...


 
La sciarpa rossa don Andrea Gallo sul feretro di Pietro Ingrao,
depostavi dal disegnatore Vauro

Don Andrea Gallo, la sua sciarpa rossa e il suo pugno chiuso


 
 La prima pagina de l'Unità in morte di Stalin quando Pietro Ingrao ne era direttore

1 commento:

  1. Quando eravamo bambini cantavamo questo ritornello : Avanti popolo alla riscossa, bandiera rossa bandiera rossa , bandiera rossa la trionferà sui cessi pubblici della città ! A quanto pare non avevamo sbagliato, ora dai cessi sono passati ancora più in basso.

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