ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 8 ottobre 2015

Non ce ne eravamo accorti..!?

Italia Oggi
(Goffredo Pistelli) «Il Sinodo non è un parlamento, non si cercano maggioranze»: papa Francesco è stato piuttosto netto, nel primo giorno dell' assise dedicata alla famiglia. Esprime nuovamente un concetto che era stato chiaro, già un anno fa, alla fine della prima parte dello stesso Sinodo quando, con un discorso piuttosto duro, aveva bacchettato equanimemente buonisti e rigoristi, precisando che in ogni caso avrebbe deciso lui.

Non passa giorno, però, che Jorge Bergoglio dimostri d' essere pontefice deciso e decisionista, al cui confronto san Karol Wojtyla, che fu un papa volitivo, risulta un mistico contemplativo altomedievale. «Parlando ai fedeli, il Papa ha usato molte volte la parola "vescovo"», annotavano infatti le cronache del 13 marzo 2013, sera in cui l' ex arcivescovo di Buenos Aires si affacciò al balcone di Piazza S. Pietro. L' insistenza sull' espressione «vescovo di Roma», a cui nessuno era abituato nelle elezioni del secolo scorso, né in quella di Benedetto XVI in questo, aveva spinto curia e conferenza episcopali a leggere in quelle parole la premessa di un papato all' insegna della collegialità, alle scelte delle chiese locali, esaltando la responsabilità degli episcopati, nello spirito del Concilio. Un' attitudine che, però, si era volatilizzata nel giro di poche settimane, forse giorni, anche se il fatto è stato singolarmente ignorato dai media generalisti, storditi da un low profile fatto di croci di ferro, scarponi, dimore a S. Marta e pranzi alla mensa. Silenti, però, anche i vaticanisti, forse timorosi di appannare l' immagine di pontefice progressivo e aperto di Francesco che invece dirige senza patema alcuno. Ne sanno qualcosa alla Conferenza episcopale italiana che, un tempo, era abituata a proporre al Soglio una terna di nomi per ogni sede vacante: come ha rivelato a ItaliaOggi un cardinale, oltretutto di chiare simpatie bergogliane, «Francesco ha sempre creato vescovo chi pensava lui». E il vertice del verticismo, ci si passi il gioco di parole, si è raggiunto col motu proprio con cui ha imposto alla Chiesa di semplificare le procedure rotali per dichiarare nulli i matrimoni. Di fatto, dicono i tradizionalisti, introducendo il divorzio cattolico e bypassando le resistenze di moltissimi padri sinodali, specialmente quelli africani, che ogni giorno fanno i conti con la bigamia, e quelli americani, che fronteggiano un relativismo etico senza pari. Un gesto perfettamente legittimo, dal punto di vista del diritto canonico, che però stride politicamente con l' iniziale impostazione «democratica». Oltretevere c' è un Papa re progressista, anche se non si può dire.
Sinodo pilotato, l' accusa di 13 prelati. Il Papa replica: basta logiche cospirative. Secondo i tradizionalisti, la segreteria spingeva per le aperture
La Stampa 
(Andrea Tornielli) La giornata di apertura del Sinodo sulla famiglia, lunedì scorso, è stata caratterizzata dal pressing di lobby esterne e interne che hanno fatto prevalere logiche «cospirative». A definirle così, un giorno dopo, a sorpresa, davanti a tutti i padri sinodali, è stato papa Francesco. Che cosa è davvero accaduto nelle prime 24 ore del Sinodo, nonostante Bergoglio avesse invitato a uno sguardo di fede, evangelico, spiegando che il confronto tra i vescovi non doveva assomigliare a un dibattito parlamentare?

Fin dal primo briefing con i giornalisti, è stato detto che alcuni padri sinodali avevano messo in discussione il metodo di lavoro stabilito per l' assemblea. In realtà, apprende La Stampa, si è trattato di un' accusa ben più pesante. In sostanza tredici padri, cardinali e vescovi, hanno lasciato intendere che il Sinodo fosse in qualche modo «pilotato» dalla Segreteria generale (e in ultima analisi dal Papa) in modo da fargli prendere una direzione aperturista. Due nel concreto le contestazioni: l' ipotesi che i moderatori e i relatori dei circoli minori venissero designati dalla Segreteria, con scelte in grado di indirizzare il dibattito; e la mancata elezione dei membri della commissione incaricata di scrivere il documento finale, che invece sarebbe regolarmente avvenuta al Sinodo dell' anno scorso. Dall' esterno dell' assemblea già da settimane altri ecclesiastici e ambienti giornalistici a loro strettamente legati ripetevano il refrain del Sinodo «pilotato» per «mettere a rischio» la «dottrina tradizionale» sul matrimonio. I tredici padri sinodali, tra i quali il cardinale George Pell, il più duro in aula su questo, si sono dunque appellati a Francesco. La risposta è arrivata la mattina di martedì 6 ottobre. È intervenuto innanzitutto il cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario generale, il quale ha confermato che i moderatori e i relatori dei circoli minori sarebbero stati eletti dai padri sinodali come l' anno scorso, e non indicati dall' alto. In secondo luogo, ha precisato che la redazione del testo finale era tradizionalmente affidata a un gruppo ristretto di tre-quattro persone. Proprio Francesco, già un anno fa, aveva voluto ampliarlo, associandovi anche un padre sinodale per Continente e portando a dieci i suoi componenti. E questo accadrà anche ora. Anche nel 2014 nessuno aveva votato per questa commissione: i sostenitori della teoria cospirativa hanno infatti confuso questa commissione con il comitato incaricato di redigere il messaggio al mondo del Sinodo, un breve testo, che nulla ha a che fare con il ben più corposo documento finale. Insomma, nessun complotto. Dopo le smentite di Baldisseri, ha preso la parola il Papa. Che ha parlato proprio dell'«ermeneutica cospirativa», definendola quella «sociologicamente più debole» e «teologicamente» più divisiva. Come dire: basta con la mentalità che vede trame e complotti dappertutto. 
http://ilsismografo.blogspot.com/2015/10/vaticano-sinodo-pilotato-l-accusa-di-13.html 


Papa Francesco, i vescovi e gli indizi: chi vuole uccidere la Chiesa

Papa Francesco, i cardinali e gli indizi: chi vuole uccidere la Chiesa










Nella Chiesa è saltato il tappo. Se un prete va in tv a dire di «poter capire la pedofilia, perché a volte sono i bambini a cercare l’affetto che non trovano in famiglia» significa che negli ambienti ecclesiastici regna una grande confusione. E se questo avviene tre giorni dopo l’outing di un monsignore di rango vaticano che dichiara di vivere da anni con il suo innamorato significa che siamo a un passo dal “liberi tutti”. O quantomeno che il messaggio rivoluzionario del Papa è male interpretato da ampie fasce delle gerarchie e del clero comune, quando non è non capito o, peggio, strumentalizzato.

Il Sinodo che si è aperto è sulla famiglia e vede la Chiesa confrontarsi con la crisi del modello tradizionale di coppia, una fragilità del matrimonio che sfiora l’inconsistenza, le rivendicazioni, sempre più vibranti, del mondo omosessuale. Temi che Francesco ha scelto fin dall’inizio del suo Pontificato di affrontare con un approccio pastorale più che dottrinale. Ma qualcosa non sta funzionando e la misericordia che il Papa predica verso i gay, i peccatori, i divorziati, gli ritorna indietro come assoluzione preventiva. Perfino nel caso della pedofilia, che pure questo Pontefice ha combattuto più di ogni altro. Il clero è spaccato tra gli alfieri della tradizione, che rimpiangono Ratzinger e rimproverano a Bergoglio di essere il nuovo leader della teologia della Liberazione, di impronta sudamericana e marxista, e i riformisti-progressisti, che vorrebbero portarlo dove lui non ha mai detto di voler portare la Chiesa. Bergoglio non se ne cura, impegnato in un’opera di evangelizzazione portata avanti con parole che mescolano precetti dottrinali a buonsenso ma la sensazione dall’esterno è che sia solo.

Il Giubileo è la prova di questo immenso sforzo, che non guarda più solo (ma il rimprovero è che in realtà non guardi affatto) ai fedeli e ai Paesi tradizionali. Bergoglio sposta il baricentro della Chiesa dall’Europa e parla all’Africa, alla Cina, ai gay, ai divorziati. Ma è tutto molto difficile. La sua popolarità è massima, ma da tempo in piazza ha meno fedeli di Ratzinger. La sinistra lo applaude ma poi non va in chiesa. Molti credenti italiani ed europei sono disorientati, non hanno la forza di seguirlo intimamente. Si sentono bastonati in continuazione, addirittura abbandonati, e hanno il sospetto che questo Papa «venuto dalla fine del mondo» si curi più degli immigrati che di loro. E d’altronde il Vaticano è anche un’istituzione temporale e di fronte a un’Europa sterile e atea ma che ha la pretesa, tanto in tema d’accoglienza quanto di omosessualità o fede, di essere ideologica e di stabilire cosa è cristiano e cosa no, non tenta come faceva Ratzinger una rievangelizzazione che parte dalle origini del pensiero cattolico ma volge il suo sguardo, e un pizzico di marketing, a lidi più umili, accoglienti e fecondi.

La famiglia è in crisi, è il tema del Sinodo. Ma sembra che la Chiesa lo sia ancora di più. Francesco è l’uomo indicato dalla Divina Provvidenza e dipenderà da lui che questa sia una crisi di crescita e non mortale. La sfida è gravosa e i nemici più pericolosi sembrano concentrarsi intorno alla sua veste bianca. Gli rimproverano di non essere in linea con il suo ruolo, di essere ancora un vescovo peronista. Ma sono i primi a non rispettare questo ruolo.
di Pietro Senaldi

Sinodo, la trasparenza non voluta
Sinodo, la trasparenza è meglio. Queste prime giornate di lavori del Sinodo sulla Famiglia fanno pensare che in realtà una totale trasparenza sugli interventi dei Padri avrebbe reso un miglior servizio alla Chiesa, e soprattutto ai fedeli.
Sinodo, la trasparenza è meglio. Queste prime giornate di lavori del Sinodo sulla Famiglia fanno pensare che in realtà una totale trasparenza sugli interventi dei Padri avrebbe reso un miglior servizio alla Chiesa, e soprattutto ai fedeli.  

C’è chi ha parlato di lobbying; c’è chi ha parlato di cospirazioni; ma di tutto questo, ahimè, chi è fuori viene informato a pezzetti; un’indiscrezione qui, un accenno là, un’altra informazione ancora più in là. E naturalmente conoscendo mondo e Chiesa non può non nascere il sospetto che le une e le altre possano essere pilotate o indirizzate, o fornite in maniera tale da poter servire qualche cosa o qualcuno.  

Non a caso è uscito proprio in queste settimane il libro di Edward Pentin, un collega che scrive sul Nationa Catholic Register, e che è tutto fuorché una testa calda, intitolato “The rigging of the Synod”, che potremmo tradurre “Il Sinodo manovrato”. Si riferiva a quello straordinario del 2014, e di cui quello in corso è un prolungamento.  

Che ci siano posizioni diverse, fra chi vuole in generale aperture e passi nuovi della Chiesa, e chi è più attento a non staccarsi dall’insegnamento finora trasmesso è evidente. E se si vedono i nomi dei 45 (un numero molto alto) di invitati personali del Papa al Sinodo, su un totale di 270; e quelli sempre di nomina pontifica incaricati di stendere la relazione finale credo si possa osservare una netta prevalenza degli aperturisti.  
Un vaticanista di lungo corso, e sospetto di tutto, fuorchè di impeti controrivoluzionari, don Antonio Pelayo, scriveva sul suo profilo Twitter: “El Sínodo cambia métodos de trabajo y abre alguna ventanilla a la información.Insuficiente si se quiere transparencia y comunicación real”. Il Sinodo cambia metodi di lavoro e apre qualche finestrella all’informazione. Insufficiente se si chiede trasparenza e comunicazione reale”.  
Solo la trasparenza effettiva e completa, praticata fino al 2014 in tutte le precedenti edizioni del Sinodo, per una ventina di anni, in un organismo come questo, e i cui risultati saranno totalmente nelle mani e nelle decisioni del Numero Uno, se quando e come vorrà, avrebbe potuto evitare che l’anno prossimo l’ottimo collega Pentin abbia materiale per un seguito al primo volume…. 
MARCO TOSATTI


SINODO, SE IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO. IL CONTENUTO DEI DIBATTITI FILTRATO DAI PORTAVOCE

Sinodo, se il buon giorno si vede dal mattino. Il contenuto dei dibattiti filtrato dai portavoce

Ieri (martedì ndr) al briefing quotidiano del sinodo, gli addetti stampa per i vari gruppi linguistici hanno evidenziato una serie di temi che sono emersi nei primi dibattiti.

Per esempio l’addetto stampa per la lingua inglese, padre Thomas Rosica, ha posto una speciale enfasi sul bisogno di superare un «linguaggio che esclude», facendo riferimento all’intervento di un padre sinodale (o di più  padri sinodali?) secondo cui la Chiesa dovrebbe «abbracciare la realtà così com’è e non aver timore di nuove e complesse situazioni».

Padre Rosica si è focalizzato su «omosessuali o gay», dicendo che «non dobbiamo avere pietà di loro, ma avere rispetto per quello che sono  - sono i nostri figli e le nostre figlie, i nostri fratelli, vicini e colleghi».

Più tardi è tornato sul punto degli omosessuali, dicendo che questo «è uscito diverse volte» e che un padre sinodale si è chiesto «come parlare di loro e come tendere loro una mano».

Non era chiaro chi avesse detto cosa, così come non era chiaro quanti padri sinodali avessero davvero sollevato i temi che padre Rosica e gli altri addetti stampa menzionavano.

Il risultato è che al pubblico è stata data un’interpretazione deformata di quello che era uscito nel dibattito di apertura, come è accaduto nello scorso sinodo.

Grazie a fonti affidabili che  hanno condiviso con me quanto detto da altri padri sinodali, ho potuto ricostruire in modo più preciso ciò di cui si è effettivamente parlato:

-    Un certo numero di padri sinodali si è espresso a favore della relazione introduttiva al cardinale Erdo. Uno di loro ha sottolineato l’importanza della fedeltà alla verità del matrimonio, della famiglia e dell’Eucaristia.

-    Un padre sinodale ha detto: «Cosa stiamo facendo qui?», sottolineando il fatto che il sinodo è sulla famiglia, non su altre relazioni come quelle omosessuali.  Ha poi rimarcato che se la Chiesa accetta la Comunione per divorziati risposati, di fatto si pone «a favore del divorzio».

-    Un altro ha detto che l’enfasi dovrebbe essere posta sul sacramento del matrimonio, affinché risplenda la bellezza spirituale del matrimonio stesso. Spesso la Chiesa non è unita nel proporre una visione positiva del matrimonio e della famiglia.

-    Un padre sinodale ha citato sant’Agostino, dicendo che alcuni battezzati che vivono in «situazioni irregolari» non vogliono accostarsi al sacramento della Riconciliazione. Ha aggiunto che la crisi della famiglia è una crisi di fede. E ha citato la seconda lettera di san Paolo a Timoteo 4,2-5.

-    In un altro intervento è stato fatto notare come i credenti sono pochi e bisognerebbe avere rispetto per le famiglie che lottano e cercano di rimanere fedeli, in particolare quelle che cercano di rimanere fedeli alle promesse matrimoniali pronunciate di fronte a Dio, nonostante tutte le difficoltà.

-    In un altro intervento ancora è stato sottolineato che la Chiesa deve difendere quanto rivelato da Dio sul matrimonio e sulla famiglia, e che il compito dei pastori è di stare vicino alle famiglie sane. Un pericolo per le famiglie sono «certe correnti culturali» così come un certo approccio sociologico. Per servire davvero la famiglia bisogna prendere come punto di partenza la Parola di Dio.

Questi sono alcuni dei contenuti di cui i giornalisti non hanno saputo nulla dal riassunto che padre Rosica ha fatto dei 72 interventi tra lunedì pomeriggio e martedì mattina.

Anche gli altri addetti stampa hanno tagliato in buona misura queste voci. Quelli di lingua francese e tedesca, come abbiamo riportato ieri, hanno almeno riportato il fatto che alcuni padri sinodali hanno sottolineato l’importanza della Scrittura, della tradizione e della verità nel dibattito in corso.

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