ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 7 ottobre 2015

Per molti, non per tutti?

La misericordia vale anche per i pedofili?
La Diocesi di Trento ha sospeso da ogni incarico don Gino Flaim, l’anziano parroco che, dai microfoni de La7 nel corso del programma “L’Aria che Tira” ha rilasciato delle affermazioni giustificatrici della pedofilia.
Il collaboratore pastorale della chiesa di San Giuseppe e Pio X a Trento, davanti al microfono ha dichiarato: "La pedofilia posso capirla, l'omosessualità non so".
Richiesto di specificare meglio il concetto, don Flaim ha aggiunto: "Purtroppo ci sono bambini che cercano affetto perché non ce l’hanno in casa e magari, se trovano qualche prete può anche cedere. E lo capisco. Che ci sia omosessualità nella Chiesa – ha poi aggiunto - non mi fa meraviglia perché la Chiesa è comunità di peccatori. Chi vive queste situazioni, la pedofilia o l'omosessualità, penso che viva una certa sofferenza, cerca in tutti i modi di venirne fuori". Ha poi concluso: “ "Io ho fatto tanta scuola, certe cose le so, i pedofili sono peccatori e vanno accettati”.

Inevitabile la dissociazione della Curia di Trento e la condanna delle parole del sacerdote. Condanna giusta e doverosa, perché non si può in nessun caso giustificare la pedofilia, né tantomeno arrivare a sostenere che la causa possa essere del bambino bisognoso di affetto. Premesso ciò è però necessario tuttavia fare chiarezza su cosa è la misericordia e chi la merita realmente. Perché, se la misericordia è un diritto di tutti come Papa Francesco non si stanca mai di ripetere ogni giorno, allora questo diritto al perdono deve valere anche per i pedofili? 

Fra poco più di un mese inizierà l’Anno Santo straordinario dedicato proprio alla Misericordia e il Papa è arrivato addirittura ad estendere il potere di assolvere peccati gravi, primo fra tutti l’aborto, a tutti i sacerdoti. Se si chiede misericordia per tutti, affermando che le porte della Chiesa devono essere sempre aperte a chiunque, questo principio deve valere anche per i pedofili? Oppure tutti i peccatori meritano misericordia tranne i pedofili?

La pedofilia oltre che un atto riprovevole e mostruoso è prima di tutto un reato, ma se c’è il perdono per i ladri, per gli assassini, per gli stupratori, per i criminali più incalliti, deve esserci o no anche per i pedofili? Insomma, tutti i peccatori, indistintamente meritano il perdono? Oppure esiste una gerarchia di peccati, ossia peccati di serie A e peccati di Serie B, peccati che possono essere perdonati e altri invece che non hanno diritto alla misericordia? Ma se il perdono può essere concesso ad una donna che ha abortito o ad un medico che ha interrotto delle gravidanze, perché non dovrebbe spettare anche ad un pedofilo? Uccidere una vita in grembo o abusare di un bambino, non sono entrambi peccati orrendi per la morale cristiana? 

Fermo restando che la pedofilia è da condannare e che nessuna giustificazione può essere posta a fondamento di abusi compiuti a danno di minori, è forse il caso di capire una volta per tutte se la misericordia è davvero “di tutti” o è “per tutti” o è quella che decidono i media. 

Perché se è di tutti allora spetta anche al pedofilo, se è per tutti, allora può spettare “anche” al pedofilo, ma solo se consapevole del crimine commesso e pronto a riparare il male fatto agli altri. Una differenza molto sostanziale che però, di fronte a questa somministrazione quotidiana di “misericordia a buon mercato” rischia di far perdere sempre di più il senso del peccato. Ultima annotazione; don Flaim è stato sospeso, ma alla fine ha soltanto espresso un suo giudizio, discutibile quanto volete, ma ha commesso il fatto? Non ha detto che la pedofilia è giusta, né ha ammesso di aver abusato di minori. 

E’ stato inopportuno certo, ma la libertà di opinione, il garantismo, l’indulgenza per un errore commesso, valgono sempre e solo ad intermittenza?

07 ottobre 2015, Americo Mascarucci

Krzysztof Charamsa e il dolore dei cattolici – una lettera di Carla D’Agostino Ungaretti

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Caro Direttore,
ancora una volta le tasche mi si sono riempite di lacrime alla lettura delle picconate che sta ricevendo quella Chiesa di Cristo di cui sia tu che io ci sentiamo figli al cento per cento. E tutto ciò non a causa dell’ “outing” di qualche nuovo scervellato esponente pansessualista della teoria del gender o delle altre (pericolosissime) amenità che dominano il nostro mondo confuso, ma per opera di un sacerdote, di una persona consacrata che fece a suo tempo a Dio il voto di celibato e di conseguenza, essendo cattolico, anche il voto di castità per potersi dedicare totalmente a Lui e al servizio dei fratelli.
Sono rimasta allibita, (ma si sa: io sono solo una povera cattolica“bambina“) a leggere l’intervista rilasciata al Corriere della Sera da Monsignor Krzysztof Charamsa – sacerdote polacco da diciassette anni residente a Roma e docente di teologia in ben due prestigiose Università ecclesiastiche, nonché segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale Vaticana – nella quale egli si è detto deciso a fare il “coming out“, con la disinvoltura di un attore di Hollywood, dichiarando la propria omosessualità e la presenza accanto a lui di un “compagno” che  lo ha aiutato “a trasformare le ultime paure nella forza dell’amore“. Tutto ciò al fine  di indurre la Chiesa ad aprire gli occhi e a raccogliere la sfida dei tempi. In altre parole Mons. Charamsa vorrebbe che la Chiesa si adeguasse allo spirito perverso dei tempi che viviamo; vorrebbe che il Papa proclamasse dalla loggia di S. Pietro: “Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Non è più vero niente! Duemila anni di dottrina ed esegesi cristiane sulla sessualità umana sono ormai superati perché nel XX secolo abbiamo avuto alcuni importanti Soloni – come i geniali Simone de Beauvoir, John Money e   Umberto Veronesi – che hanno spiegato a tutti noi, poveri ignoranti, che essere dotati di organi sessuali maschili  o femminili, avere cromosomi di un tipo o dell’altro non ha alcuna importanza perché l’amore fisico può essere liberamente praticato con chi ci pare”. Del resto non è stato Papa Francesco a dire “chi sono io per giudicare i gay”? Se lo ha detto lui …!
Che tristezza! Non sa Monsignore che da ben duemila anni la Chiesa “ha  aperto occhi” sul problema dell’omosessualità (data la leggerezza con la quale questo fenomeno era considerato nel mondo antico) e che è stato lo stesso Cristo ad aprirglieli con la sua Parola eterna e immodificabile, avvalorata dalla Resurrezione? Certamente un professore del suo calibro lo sa bene e allora non si rende conto   dell’effetto dirompente e destabilizzante che possono avere quelle sue parole, rilasciate, poi, al più prestigioso quotidiano italiano che non aspetta altro che queste occasioni per inzupparci il pane? Non si rende conto dell’effetto altamente diseducativo che possono avere le sue parole su bambini e ragazzi, già abbondantemente fuorviati  dalle nuove teorie educative, come la cosiddetta “Buona Scuola” in Italia e le scuole come “Equalia” in Europa? Per età (43 anni) egli potrebbe essere mio figlio e allora vorrei potergli dire da madre: ” Figlio mio, io non condanno certo la tua tendenza della quale non sei responsabile, anche se la ritengo  contraria alla legge di Dio, ma se fin dall’adolescenza eri consapevole di non poter fare a meno dell’amore umano e fisico perché ti sei fatto prete? Tu dici che la regola che esclude dal sacerdozio i gay è stata introdotta nel 2005 quando tu eri già prete e allora perché non hai chiesto la riduzione allo stato laicale, come hanno fatto molti prima di te? Perché non ti sei confidato col tuo Vescovo che sicuramente sarebbe stato capace di aiutarti? Non sarebbe stata ipocrisia, questa, ma obbedienza alle parole di Gesù che, senza mezzi termini, condannò chi dava scandalo alle anime più semplici e ingenue. Come fai ora a celebrare la S. Messa, se vivi in queste condizioni? Perché non hai pregato Dio con tutte le tue forze perché ti aiutasse a portare la tua Croce? Io non posso credere che Dio ti avrebbe abbandonato”.
Ricordo un intelligentissimo sacerdote, don Gianni Baget Bozzo – che per il suo anticonformismo ebbe vari guai con la Chiesa istituzionale rappresentata dal suo Vescovo, il grande Cardinale Siri di Genova – il quale dichiarò una volta di avere tendenze omosessuali ma, in quanto prete e uomo consacrato, aveva pienamente accettato di vivere in castità e, con l’aiuto di Dio, ci riusciva.
Ma che effetto potrebbero avere queste mie povere parole? Sarei accusata di ergermi a giudice, quindi la reproba sarei io. Ma come si fa a discernere il Bene dal Male se non giudichiamo i comportamenti concreti? Ormai il mondo è infettato da quelle nefande e nefaste teorie antiumane che stanno riuscendo perfino a convincere gli uomini di Chiesa che i tempi sono cambiati e bisogna piacere al “mondo” che non vuole essere giudicato e perciò impone il buonismo ad ogni livello.  Lo stesso Papa Francesco, a volte, mi sembra che si arrampichi sugli specchi nel tentativo di mostrarsi equidistante tra gli estremismi ideologici opposti. Ma non è stato lo stesso Pietro a dire, davanti al Sinedrio, che bisogna preoccuparsi di piacere a Dio piuttosto che agli uomini?
Pare che Mons. Charamsa abbia già abbandonato i suoi incarichi accademici e sia volato a Barcellona dove crede forse di poter vivere più felicemente la sua condizione, ma cosa lascia dietro di sé? Il dolore di tantissimi cattolici “bambini” come me che guardano alle persone consacrate come a fortunati particolarmente toccati dalla Grazia, cui si possono sempre affidare i propri dubbi spirituali più profondi nella certezza di ricevere quel conforto e quel sostegno che ci aiutino a andare avanti nel nostro cammino di fede. E invece … !
Caro Direttore, ancora una volta ho pianto sulla tua spalla, ma so di potermelo permettere, altrimenti che fratelli in Cristo saremmo?
Grazie, come sempre, per avermi letto.
Carla D’Agostino Ungaretti

“Ha coperto pedofilo”, ma Papa difende vescovo cileno: “Non credete ai sinistrorsi”

Infuria ormai da una settimana in Cile la polemica per un video diffuso dalla testata cilenaAhora Noticias e riguardante papa Francesco. Il breve filmato, risalente allo scorso maggio, mostra il pontefice mentre, a margine di un’udienza in Vaticano, difende strenuamente la nomina di Juan Barros Madrid come vescovo della diocesi di Osorno, nel sud del paese, rispondendo alla richiesta di due donne che gli raccontano come la Chiesa “soffra” della designazione del prelato. Monsignor Barros, eletto vescovo il 21 marzo scorso, è infatti tacciato da gran parte dei fedeli cileni di aver insabbiato le accuse di abusi sessuali contro l’ottantaquattrenne sacerdote Fernando Karadima, di cui era molto amico. Karadima nel 2011 fu riconosciuto colpevole di pedofilia dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e condannato, al termine di un processo canonico, a ritirarsi a una vita di preghiera e penitenza, con pubblico divieto di qualsiasi esercizio di ministero. La nomina di Barros, accolta con contestazioni anche fisiche nella diocesi di Osorno, è stata formalmente appoggiata dalla conferenza episcopale cilena, ma è tuttora afflitta da una rovente polemica dentro e fuori alla Chiesa: un sacerdote di Osorno ha chiesto pubblicamente al papa di sospendere la sua decisione, richiesta rilanciata da oltre 20 deputati del Parlamento di Santiago. Il pontefice, dal suo canto, ha sempre affermato di aver analizzato tutti i precedenti e di non avere avuto alcun motivo oggettivo per non assegnare la diocesi a Barros, così come confermò il 31 marzo il vicedirettore della Sala Stampa vaticana padre Ciro Benedettini, che dichiarò: “Prima della recente nomina di S.E. Mons. Juan de la Cruz Barros Madrid a Vescovo di Osorno (Cile), la Congregazione per i vescovi ha studiato attentamente la candidatura del presule e non ha trovato ragioni oggettive che ne ostacolassero la nomina”. La tesi è ribadita da papa Francesco nelle sue rassicurazioni alle due fedeli cilene, come attesta il video divulgato da Ahora Noticias: “La Chiesa ha perso la libertà, lasciandosi riempire la testa dai politici e accusando un vescovo senza avere nessuna prova, dopo vent’anni di servizio. Quindi, pensate con la testa e non vi lasciate prendere per il naso da tutti i sinistrorsi che hanno messo in piedi questa cosa”. Poi papa Francesco spiega: “L’unica accusa contro questo vescovo è stata screditata dalla Corte di Giustizia. Quindi, per favore non perdete la serenità. Voi soffrite sì, ma perché siete sciocche, perché non aprite il vostro cuore a quello che dice Dio e vi lasciate trasportare da questi spropositi che dice tutta questa gente”. E chiosa: “Io sono il primo a giudicare e castigare chi è accusato di reati simili, ma in questo caso non c’è neanche una prova. Di cuore ve lo dico. Non vi lasciate prendere per il naso da questi che cercano scontri” di Alessia Grossi e Gisella Ruccia

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