ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 novembre 2015

Beatificati o cacciati?

La beatificazione di Don Milani e la curiosa inversione di ruoli tra la Chiesa e il mondo  

Su un giornale autorevole come Il Sole 24Ore compare oggi un articolo in cui, oltre all’ormai monotona e scontata esaltazione di Bergoglio, si propone anche la beatificazione di Don Milani. Ma perché ognuno non fa il suo mestiere? E rinfreschiamoci la memoria sul prete di Barbiana…

di Paolo Deotto
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zzzz2sncDi questi tempi le inversioni vanno molto di moda, tant’è che quelli che una volta si chiamavano “invertiti” ormai pretendono di essere considerati “normali”. Non dovremmo quindi stupirci più di tanto assistendo a un’inversione, questa volta di ruoli e non – diciamo così – di “gusti”, tra la Chiesa e il mondo, tra ciò che dicono gli uomini di chiesa e ciò che dicono i laici, se non laicisti.
La Chiesa, attraverso i suoi organi di informazione “cattolici” e attraverso le dichiarazioni dei suoi esponenti (su, su, fino all’esponente per eccellenza) è molto occupata nella lotta contro la corruzione, nella scrupolosa osservanza della “legalità”, nell’ecologia e anche nella diffusione delle buone maniere (vedi ad esempio i consigli autorevoli per una vita familiare serena; una volta si consigliava la preghiera comune, l’educazione cattolica dei figli. Oggi si consigliano le parole magiche tipo “scusa”, “grazie”…).
Ancora ieri, a Prato, l’esponente per eccellenza della Chiesa ha tuonato contro “il cancro della corruzione e il veleno dell’illegalità (clicca qui)”. Cose giustissime, perbacco. Però sarebbe grazioso sentire, almeno ogni tanto, qualche cosa “di cattolico”. Che so, parlare di peccato, di Fede, di salvezza dell’anima, e così via.
Ma poiché Natura abhorret a vacuo, c’è chi riempie questo vuoto e ci parla delle cose spirituali. Naturalmente il primo posto spetta alla voce ufficiale del matrimonio d’amore chiesa-società (in)civile, Eugenio Scalfari, che ormai più volte ha pubblicato corpose omelie domenicali in cui ci ha spiegato più o meno tutto lo scibile in materia religiosa. Tra l’altro ci ha anche spiegato in un memorabile articolo che Bergoglio non è il vicario di Cristo, bensì di Dio.
Ma, dato a Eugenio quel che è di Eugenio, parliamo ora di un autorevole organo di stampa, Il Sole 24Ore, sul quale oggi compare l’articolo che riproduciamo qua sotto. Un osservatore frettoloso potrebbe dire che è un articolo in cui non c’è nulla di nuovo, perché ormai l’apologia di Bergoglio è scontata e, francamente, un tantino monotona. Si parla della “svolta”, che nessuno nega. Si omette di spiegare cosa ci sia al di là della curva; però, dal momento che la “svolta” è una parola magica, queste sono domande oziose e forse anche reazionarie. Nulla di nuovo, insomma? No, c’è una novità: l’articolo dell’autorevole quotidiano economico-finanziario si chiude con una domanda che di sicuro angoscia da tempo la cristianità: perché non si è ancora avviato il processo di beatificazione di Don Lorenzo Milani? Una domanda senza dubbio molto interessante e che rientra in pieno in quell’inversione di ruoli di cui parlavamo sopra. L’articolista non si spinge fino a chiedere che la postulazione sia affidata al direttore del Sole 24Ore, ma questi in fondo sono dettagli.
Noi di Riscossa Cristiana non possiamo certo competere in autorevolezza e diffusione con il giornalone della Confindustria. Però, essendo testardamente attaccati alla Fede e al buon senso, ci limitiamo a formulare un’altra domanda: e perché mai si dovrebbe avviare il processo di beatificazione di Don Lorenzo Milani? Ci sembra utile ricordare un paio di articoli – tra i tanti – pubblicati su Riscossa Cristiana, nei quali si parla di questo prete: Benvenuto a Firenze! Un saluto al Papa, di Vinicio Catturelli e La testimonianza di Don Mario Faggi su Don Milani, di Pucci Cipriani. Rileggerli potrà essere utile per rendersi ben conto, pur con tutti i dovuti parce sepulto, di chi era Don Milani.
Nell’articolo di Pucci Cipriani leggiamo le parole di un pio sacerdote, Don Mario Faggi, che riporta, tra gli altri, il giudizio di un insospettabile, Giovanni XXIII (all’epoca ancora Patriarca di Venezia), su don Milani: “Ha letto, eccellenza, la “Civiltà Cattolica” del 20 settembre, circa il volume “Esperienze Pastorali”? L’autore del libro deve essere un pazzerello scappato dal manicomio. Guai se si incontra con un confratello della sua specie! Ho veduto anche il libro. Cose incredibili!”.
Comunque, vista l’inversione dei ruoli, tutto va bene così. E non resta che proporvi le lettura dell’articolo del Sole 24Ore. Eccolo:
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zzzzDon Milani santo subito!

–  di Paolo Deotto


«Cacciateli via! Cacciateli via!». Padre Pio contro l’aurea mediocritas dei preti e dei religiosi “modernizzati”

Estratto del libro “Padre Pio nella sua interiorità. Figlio di Maria, francescano, stigmatizzato, sacerdote, apostolo, guida spirituale”, di Don Attilio Negrisolo, Don Nello Castello, Padre Stefano Maria Manelli (Edizioni San Paolo, Roma, 1997).

Un episodio del 1966. Il padre generale era venuto da Roma prima del Capitolo speciale per le Costituzioni, allo scopo di chiedere preghiere e benedizioni a Padre Pio. Incontrandolo nel corridoio del convento, gli disse: «Padre, sono venuto a raccomandarle il Capitolo speciale per le nuove Costituzioni».
Appena il Padre sentì “capitolo speciale… nuove Costituzioni…” ebbe un gesto violento ed esclamò: «Tutte chiacchiere e rovine».
«Ma, Padre, che volete… le nuove generazioni… i giovani come vengono su adesso… ci sono esigenze cambiate, Padre…»
«Manca testa e cuore: mancano queste cose, cervello e amore». Poi andò avanti fino alla cella, si girò, puntò il dito e continuò:
«Non ci snaturiamo. Al giudizio di Dio, san Francesco non ci riconoscerà per suoi figli!».
Nel 1967, un giorno, alcuni confratelli di Padre Pio, presente il Definitore Generale, parlavano dei problemi dell’Ordine, quando il Padre assunse un atteggiamento impressionante. Guardando lontano gridò: «Ma che state facendo a Roma? Ma che state combinando? Questi vogliono toccare perfino la Regola di san Francesco!». Il Definitore: «Padre, si fanno questi cambiamenti perché i giovani non vogliono saperne di tonsura, abito, piedi nudi…».
«Cacciateli via! Cacciateli via! Ma… che son loro che fanno un favore a san Francesco a prendere l’abito e la sua forma di vita, o è san Francesco che fa un dono a loro?».
Ascoltando e meditando Padre Pio e guardando a tanti che hanno abbandonato in questi ultimi decenni viene da pensare: quale guadagno non sarebbe per la vita religiosa se l’anelito ardente alla santità neutralizzasse e sostituisse l’aurea mediocritas che fa adagiare l’anima nelle mezze misure e in tanti piccoli compromessi? Quale recupero di vitalità non apporterebbe l’anelito ardente alla santità in tanti consacrati e in tante comunità religiose — maschili e femminili — che anziché vivere, crescere e moltiplicarsi, vivacchiano, invecchiano e soffrono di sterilità in ogni senso? Non vale forse di più un Padre Pio da solo che molti e molti religiosi messi insieme, accomunati tutti dalla piatta mediocrità?
Relativamente al grande problema della crisi nel campo della formazione religiosa e sacerdotale, della direzione spirituale e della vita interiore, la terapia che Padre Pio proporrebbe oggi per la ripresa della vita religiosa sta in questi due testi della Parola di Dio: «Soltanto i violenti rapiscono il Regno dei cieli». Testo che Padre Pio ricordava spesso ai religiosi.
«Dimentico del passato, proteso verso il futuro, corro verso la meta» (Fil 3,13): rinnegare le passioni per correre verso la meta della santità è stato l’input e l’iter di ogni santo.

3 commenti:

  1. Caro amico Brontolo , con le lacrime agli occhi per la rovina della nostra amatissima Chiesa Cattolica , ho solo un pensiero: non ci rimane che piangere sulle rovine e chiedere all' Immacolata che ci aiuti tutti e che non ci abbandoni ai nemici. jane

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    1. Cara Jane, non solo lacrime, ma anche sangue e tanta preghiera.
      Per questo continuo a pubblicare su Fatima anche testi che lasciano perplesso qualcuno..
      Ma sono convinto che solo da Lei, dopo le lacrime e il sangue, ci verrà il conforto!

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    2. Ti abbraccio in Gesù e Maria. jane

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