ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 novembre 2015

Prophetia docet?

Attentati in Francia: le profezie sulla distruzione di Parigi e Roma


La fine di Roma è segnata? E anche quella di Parigi? Almeno così fanno intuire numerose profezie del passato. Proprio nella città eterna dovrebbe avere infatti inizio il conflitto finale tra le forze del bene e del male e questo secondo illuminati, mistici, santi, sensitivi. Le elenchiamo in sintesi 

I SANTI - San Giovanni Bosco (1815-1888): Delle sue visioni informò papa Pio IX il 12 febbraio1870. Parlò circa gli avvenimenti futuri della Chiesa e del mondo. Scrisse egli stesso ciò che vide e udì. È una profezia che, come tutti i vaticini, ha i suoi punti oscuri. Ma sostanzialmente il problema era «la Parola di Dio accomodata alla parola dell’uomo».
L’esposizione comincia con una affermazione esplicita: «Mi trovai alla considerazione di cose soprannaturali », difficili da comunicare. Segue la profezia, distinta in tre parti: 1 su Parigi: sarà punita perché non riconosce il suo Creatore; 2 sulla Chiesa: afflitta da discordia e da divisioni interne. La definizione del dogma della infallibilità pontificia vincerà il nemico; 3 sull’Italia e su Roma in particolare, che superbamente disprezza la legge del Signore. Per tale causa sarà vittima di grandi flagelli. Ecco le parole esatte: "E di te, O Roma, che sarà? Roma ingrata, Roma effeminata; Roma superba. (…) Roma! Io verrò a te quattro volte. Nella prima percuoterò le tue terre e i suoi abitanti la Prima guerra mondiale, 1915-1918?). Nella seconda porterò la strage e lo sterminio fino alle tue mura (si riferisce alla Seconda guerra mondiale?). Non apri ancora l’occhio? Verrò la terza volta, abbatterò le difese e i difensori ed al comando del Santo Padre subentrerà il regno del terrore, dello spavento, della desolazione. Ma i miei savi fuggono. La mia legge è tuttora calpestata. Perciò farò la quarta visita. Guai a te se la mia legge sarà ancora un nome vano per te. Succederanno prevaricazioni nei dotti e negli ignoranti. Il tuo sangue ed il sangue dei tuoi figli laveranno le macchie che tu fai alla legge di Dio. E ancora viene riportato: "Roma, come Parigi, sarà distrutta. Su questo punto concordano decine di profezie. La distruzione non sarà però subitanea, immediata. Ci saranno ‘dei segni’. In questo messaggio si dice difatti: ‘Io verrò quattro volte a te’. Il primo ‘segno’ sarà dato probabilmente dal terremoto (ma si tratterà di una serie di mini-sismi, che ‘gireranno per i colli romani, come caproni imbizzarriti’)…". 

Santa Brigida, la monaca di Dresda vide "Maometto ritornare a Roma, portando una lunga spada e seminando ovunque la discordia…". E poi racconta: "Da poco mi ero addormentata quando una mano mi prese e mi sollevò. Mi trovai come su un poggio e ai miei piedi c’era la città benedetta, ma di questa riuscivo a distinguere solo il Colosseo… ho visto uscire una processione di vescovi e di cardinali che, al posto di pregare, litigavano fra di loro. ‘Riportano la Chiesa a Gerusalemme’, diceva qualcuno. E qualcun altro: ‘Hanno stipulato un patto con Satana’. Quando riaprii gli occhi, al posto del Colosseo c’era un piccolo lago e sopra un angelo con una scritta in fronte: ‘Questa è la seconda prova. Ma prima che il larice rinverdisca per la terza volta una grandinata ben peggiore si abbatterà sulla città santa, ridotta ormai ad una spelonca di ladri, dove la pestilenza e il vizio saranno pane quotidiano e dove i vescovi mangeranno nella stessa scodella dei malfattori, mentre i giusti periranno in carcere. Ed ora, mi disse ancora la voce, voglio farti vedere la prima prova che verrà mandata alla città santa. Ho visto allora una fiamma di fuoco cadere sibilando sulla terra e andare a incunearsi tra le case, poco lontano dalla Basilica… E un’enorme voragine si aprì inghiottendo case, strade e persone…".

I VESCOVI - Il vescovo irlandese Malachia (1094-1149): suoi i 112 motti coi quali profetizza altrettanti papi, da Celestino II fino al Papa della fine del mondo. Profezie originali e molto inquietanti. Ad esempio Papa Giovanni Paolo I è designato col motto De Medietate Lunae (della metà della luna). Petrus Romanus non sarebbe il motto di un papa dunque (l’ultimo per il vescovo irlandese ma non necessariamente il successore dell'ultimo in lista) ma la descrizione del pontificato di Benedetto XVI conclusosi con le dimissioni e la salita al soglio Pontificio di un nuovo Pietro (per questo due Pietri e non Pietro II, che ieri erano perfettamente visibili al popolo d Dio). Ma ecco di seguito, i motti relativi a 37 pontefici successivi al 1590 e i loro abbinamenti per sequenza di elezione, senza addurre alcuna interpretazione che risulterebbe arbitraria e soggettiva. Indovinate chi è l'ultimo? Ex antiquitate Urbis ("Dall'antichità della città")Gregorio XIV (1590-1591) Pia civitas in bello ("Pia cittadinanza in guerra") Innocenzo IX(1591-1591) Crux Romulea ("Croce di Romolo”) Clemente VIII (1592-1605) Undosus vir ("Uomo ondoso") Leone XI (1605-1605) Gens perversa ("Stirpe perversa”)Paolo V (1605-1621) In tribulatione pacis ("Nella tribolazione della pace") Gregorio XV (1621-1623) Lilium et rosa ("Il giglio e la rosa") Urbano VIII (1623-1644) Jucunditas crucis ("Giocondità della croce") Innocenzo X (1644-1655) Montium Custos ("Custode dei monti")Alessandro VII (1655-1667) Sydus olorum ("Stella dei cigni") Clemente IX (1667-1669) De flumine magno ("Del grande fiume") Clemente X (1670-1676) Bellua insatiabilis ("Bestia insaziabile") Innocenzo XI (1676-1689) Poenitentia gloriosa ("Penitenza gloriosa") Alessandro VIII (1689-1691) Rastrum in porta ("Il rastrello nella porta") Innocenzo XII ( 1691-1700) Flores circumdati ("Circondati dai fiori") Clemente XI (1700-1721) De bona religione ("Della buona religione") Innocenzo XIII (1721-1724) Miles in bello ("Soldato in guerra") Benedetto XIII (1724-1730) Columna excelsa ("Colonna eccelsa") Clemente XII (1730-1740) Animal rurale ("Animale di campagna") Benedetto XIV (1740-1758) Rosa Umbriae ("Rosa dell'Umbria") Clemente XIII (1758-1769) Ursus velox ("Orso veloce") Clemente XIV (1769-1774) Peregrinus apostolicus ("Pellegrino apostolico") Pio VI (1775-1799) Aquila rapax ("Aquila rapace") Pio VII (1800-1823) Canis et coluber ("Cane e serpente") Leone XII (1823-1829) Vir religiosus ("Uomo religioso") Pio VIII (1829-1830) De balneis Ethruriae ("Dei bagni dell'Etruria") Gregorio XVI (1831-1846) Crux de cruce ("Croce dalla croce") Pio IX (1846-1878) Lumen in coelo ("Luce nel cielo") Leone XIII (1878-1903) Ignis ardens ("Fuoco ardente") Pio X (1903-1914) Religio depopulata ("La religione devastata") Benedetto XV (1914-1922) Fides intrepida ("Fede coraggiosa") Pio XI (1922-1939) Pastor angelicus ("Pastore angelico") Pio XII (1939-1958) Pastor et nauta ("Pastore e navigante") Giovanni XXIII (1958-1963) Flos florum ("Fiore dei fiori") Paolo VI (1963-1978) De medietate Lunae ("Della metà della luna") Giovanni Paolo I (1978-1978) De labore solis ("Della fatica del sole") Giovanni Paolo II (1978-2005) Gloria olivae ("Gloria dell'ulivo") Benedetto XVI (2005-2013) L'ultimo Papa, è designato come Gloriae Olivae ( e come non potrebbe esserlo “Benedetto” dato che alcuni benedettini sono chiamati anche “monaci olivetani“. E poi il 26 aprile 2009 Benedetto ha proclamato santo Bernardo Tolomei, proprio il fondatore dell’ordine degli Olivetani). 

L’ultimo Papa, secondo Malachia, si chiamerà Petrus Romanus. Ecco quanto dice la celebre profezia: "Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano che pascerà il suo gregge tra mille tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dei sette colli sarà distrutta e il giudice temibile giudicherà il suo popolo"


Al tempo di Gesù lo Stato romano assorbiva la religione, ma Gesù avanzò una distinzione fra le due sfere che non coincidono. Finalmente arriva Costantino che riconosce che lo Stato è neutrale verso la religione pur dimostrando con i fatti che allo Stato conviene dare un certo favore alla religione cristiana. I cristiani successivamente rivendicano di essere un corpus, una società organica, e rivendicano un ordinamento autonomo da quello dello Stato, pur assicurando una integrazione armoniosa di servizio dello Stato.
Di seguito lo Stato riconobbe l’autonomia del corpo ecclesiale, ma Carlo Magno attribuì allo Stato un compito sacro, cristiano, armonico con la Chiesa.
Lo Stato carolingio andò in frantumi, ma gli Stati nazionali, suoi eredi, assunsero la divisa confessionale cristiana finché con il prevalere dell’ideologia liberale lo Stato ritornò ad una esplicita neutralità religiosa, ma stabilì un concordato che riconosceva l’autonomia dell’ordinamento ecclesiastico.
La Chiesa, da parte sua, insisté per un coordinamento armonico che parzialmente ha ottenuto.
Anzi in Russia l’attuale Stato di tipo liberale riconosce alla Chiesa russa una funzione di salvaguardia dell’identità del popolo russo.
L’Italia, a dire il vero, pur registrando un notevole pluralismo religioso, che ha indotto lo Stato a concordati analoghi a quello accordato alla Chiesa, non si trova per ora in condizioni tali da veder minacciata la propria identità culturale e storica. I musulmani, infatti, sono ancora una piccola minoranza; se dovesse servire, l’esempio russo potrebbe valere, con qualche adattamento anche per l’Italia.
Don Ennio Innocenti

Se Luigi XIV avesse consacrato la Francia al S. Cuore di Gesù forse oggi non piangeremmo i loro morti e non temeremmo di dover piangere anche i nostri.

lutto nel mondoLa Francia è sempre stata un Paese di grandi intelligenze e di un esagerato senso di sé. Sì, diciamo la verità, la Storia ha dimostrato che i francesi sono autoreferenziali, amano dominare i popoli e la scena politica e, fino al secolo scorso, si sono imposti come i detentori delle ideologie moderne, della cultura più avanzata e delle raffinatezze mondane. Ne hanno sempre avuto – come universalmente riconosciuto – tutte le ragioni, ma questa loro capacità di dominanza ideologica e politica, quando è stata mal indirizzata, ha prodotto sconvolgimenti storici e sociali di cui oggi possiamo constatare le funeste conseguenze per tutto il mondo occidentale.
Se rileggiamo la storia alla luce dell’apologetica cristiana ci rendiamo conto che Dio, pur lasciandoci nella nostra libertà di figli, non ha mai fatto mancare i suoi interventi provvidenziali per proteggerci dalle nostre devianze e dalle nostre errate scelte ideologiche. E comprendiamo che, se avessimo accolto i suoi inviti, nel corso degli ultimi secoli ci saremmo evitati un’infinità di sofferenze e di lutti.
Ben sapeva Gesù in quali errori filosofici e settari sarebbe caduta la Francia – ottenebrando con la sua supremazia dialettica le migliori intelligenze d’Europa – quando chiese al Re Sole di sottomettere se stesso e il suo regno al culto del suo Divin Cuore.
Si era alla fine del XVII secolo e Luigi XIV per le sue mire espansionistiche aveva preferito scendere a patti segreti con l’Impero ottomano piuttosto che unirsi alla cristianità che fronteggiava l’avanzata dei turchi nella città di Vienna. E con la battaglia del 1683, dopo averli sconfitti per mare a Lepanto nel 1571 – ma anche allora la Francia si astenne dal partecipare alla Lega Santa – parve all’Europa di essersi definitivamente liberata dalle invasioni mussulmane.
Fu proprio in quegli anni che Nostro Signore, attraverso la mistica Margherita Maria Alacoque, monaca visitandina del convento di Parey Le Monial, invitò quel gran sovrano a consacrare se stesso e il suo regno al suo sacratissimo Cuore, chiedendogli di “… regnare sul suo palazzo, essere dipinto sui suoi stendardi, stampato sulle insegne, per renderlo vincitore su tutti i nemici, abbattendo ai suoi piedi le teste orgogliose e superbe, per farlo trionfare su tutti i nemici della Santa Chiesa…” (cfr. Le apparizioni della Madonna e la storia d’Europa)
Quel prevedibile rifiuto non poté impedire che da lì a qualche decennio la Francia diventasse il ricettacolo e la divulgatrice di teorie ideologiche e filosofiche tanto più anticattoliche quanto più fondate su falsità e negazione delle verità storiche, scientifiche e culturali.
Basti pensare che Voltaire, pseudonimo di uno dei più venerati profeti di quel periodo definito Illuminismo, da un lato dava alle stampe un Trattato sulla tolleranza e dall’altro aveva come motto – sistematicamente riportato in calce ad ogni sua lettera – “Écrasez l’infâme”, schiacciate l’infame, e l’infame era il cattolicesimo.
In nome della triade libertà, fraternità ed uguaglianza durante la Rivoluzione iniziata nel 1789 – un secolo esatto dopo l’inascoltato invito di Gesù – in tutta la Francia sono stati commessi i più atroci soprusi e delitti. E ancora oggi ogni 14 luglio perdura attraverso Parigi la sfilata della falsità: nella prigione della Bastiglia non c’era nessun condannato politico ma solo qualche ladro di polli, e il povero inerme custode fu il primo martire della follia popolare.
Dopo l’intermezzo napoleonico, che altri inutili lutti e sofferenze provocò al resto d’Europa con un’ennesima ondata di persecuzione alla Chiesa, ci fu un altro rigurgito rivoluzionario nel 1830, una sanguinosa sommossa popolare che, scalzato dal trono Carlo X, ultimo re cattolico, elesse il giacobino, liberal-massone e anticlericale, Filippo d’Orleans con il nome di Luigi Filippo.
Qualche giorno prima, a Parigi, la Madonna aveva cominciato ad apparire ad una novizia della Congregazione delle Suore della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli il cui nome era Caterina Laburé, invitandola a far coniare una medaglia, che le mostrò, con la sua effigie e la giaculatoria “O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a voi”
Accolta con molto favore dal popolo, la medaglia procurò tante grazie e protezioni da essere poi denominata miracolosa, a dimostrazione che le persone semplici comprendono le verità celesti meglio dei grandi uomini.
Ma i danni ormai erano fatti e la Francia, da quegli anni in poi, sarebbe diventata un Paese completamente laicizzato, con la religione parificata ad un mero fatto culturale più che ad una fede nel trascendente.
La dimostrazione di ciò sarebbe arrivata nel 2001, quando come presidente della Convenzione europea, incaricata di stendere la carta costituzionale dell’Unione, fu nominato Valerì Giscard D’Estaing, ex presidente della Repubblica e massone che, nonostante i solleciti e frequenti richiami di Papa Giovanni Paolo II, si oppose con tutte le sue energie a far inserire nella Costituzione Europea i riferimenti a Dio e alle radici cristiane come fondamenti religiosi, culturali e sociali degli Stati Membri.
Va innanzitutto ricordato che tutti gli Stati dell’Europa centrale ed occidentale, dal 962 d.C. all’anno 1806, hanno fatto parte del Sacro Romano Impero e che in quei mille anni non vi è campo del sapere che non si sia sviluppato grazie alla Chiesa Cattolica: dalle scienze alle tecniche agricole, da ogni branca dell’arte alla filosofia, dalla matematica all’astronomia, dal diritto alle scienze finanziarie, dalle università alle opere assistenziali, dall’abolizione della schiavitù al principio di uguaglianza sociale.
Quindi l’aver omesso nella Carta costitutiva dell’Unione europea delle verità documentate è di una gravità assoluta, in quanto la Costituzione che riguarda un intero Continente non può avere forza morale se si fonda su falsi storici così palesi.
Però il 14 luglio 2003, giorno seguente all’approvazione ufficiale della Costituzione europea, con un bell’editoriale sul Corriere della sera lo scrittore Vittorio Messori ci informava che la bandiera con le dodici stelle d’oro in campo blu erano proprio quelle raffigurate nell’immagine della Medaglia miracolosa.
La Madonna quindi ha trionfato ancora una volta, come a Lourdes, nonostante la sua immagine fosse stata sbeffeggiata su un carro di letame e poi bruciata (cfr. Perché la Madonna è apparsa proprio a Lourdes), e in tutt’Europa il suo simbolo ora è imprescindibile in ogni luogo pubblico, atto comunitario e persino autovetture.
Questo consiglio vorremmo dare ai francesi: il prossimo 14 luglio, in luogo della consueta esibizione della grandeur della Francia, sfilino i vessilli della grandezza di Dio e della sua provvidenza, perché l’unico che può custodire saldamente e nella pace una città è il Signore (Salmo 127)
Paola de Lillo

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