ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 1 dicembre 2015

La congiura contro la Chiesa dei precursori dell'Anticristo

Vorrei tornare su un punto molto importante cui ho accennato nel mio articolo A grandi passi verso la religione universale bergogliana. Invito i miei lettori a leggerlo con la massima attenzione, perché temo che si tratti di un argomento cruciale per comprendere i fatti presenti. 

Nel commentare l'omelia tenuta da padre Raniero Cantalamessa a Westminster, avevo trovato a dir poco interessante la ricorrenza del riferimento alla profezia di Aggeo, che era stata utilizzata anche da Kiko Arguello in occasione dell'incontro con Benedetto XVI il 3 Giugno 2006. 

Mi era parso quantomeno strano che il capo dei neocatecumenali avesse scelto un passo così specifico, presentandolo come se esso avesse un qualche rapporto con il Salmo 146 (Laudate Dominum, quoniam bonus est psalmus) appena cantato ai Vespri di Pentecoste. E mi era parso ancor più strano che proprio quel passo facesse parte della liturgia celebrata all'apertura del Sinodo Anglicano. Vi prego quindi di aver pazienza e di seguire il mio pensiero, perché credo meriti di esser meditato  e condiviso in tutta la sua gravità.

Il contesto storico della profezia di Aggeo

Aggeo, il decimo dei profeti minori. Un profeta dallo stile più vicino alla prosa che alla poesia, privo di splendori. Dopo settant'anni di esilio, autorizzato dall'editto di Ciro, era tornato in patria. Il primo gruppo di cinquantamila reduci, guidato dal capo dalla famiglia davidica Zorobabele e dal sommo sacerdote Iosedec, giunse a Gerusalemme e ristabilì nell'antico luogo l'altare degli olocausti e il doppio sacrificio quotidiano ed iniziò la ricostruzione del tempio. Ma i Samaritani, intrigando alla corte persiana, fecero sospendere i lavori. Il secondo anno del re Dario, Dio ispirò il profeta Aggeo a stimolare lo zelo dei Giudei perché il tempio fosse in breve completato, e Aggeo adempì l'incarico con le sue profezie, fatte tutte il secondo anno di Dario, in mesi diversi. La fabbrica del tempio fu ripresa nel 520 a.C. che, per le esortazioni di Aggeo e Zaccaria, fu compiuto nel 515, anno sesto di Dario. La datazione è certa, perché ha un riscontro incrociato con la storia persiana. 

Gli oracoli di Aggeo sono quattro: quello che ci interessa è in particolare il secondo (Ag 2, 1-10), che è il più importante di tutti. Per consolare quelli che piangono vedendo l'inferiorità del nuovo tempio paragonato all'antico, annunzia che il nuovo tempio sarà più glorioso dell'antico, perché accoglierà nelle sue mura il Messia. L'oracolo è del 21 del settimo mese del 520, secondo anno di Dario. 

Curiose coincidenze

1. La celebrazione dell'inizio del Sinodo della Chiesa d'Inghilterra prevede come prima lettura il primo oracolo di Aggeo (Ag 1, 1-8):

L'anno secondo del re Dario, nel sesto mese, il primo del mese, il Signore parlò per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele, figlio di Salatiel, principe di Giuda, e a Giosué figlio di Iosedec sommo sacerdote dicendo: Queste cose dice il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: Il tempo di riedificare la casa del Signore non è ancora venuto. Ma la parola del Signore è venuta per mezzo del profeta Aggeo e dice: Per voi dunque è il tempo di abitare in case con bei soffitti, mentre questa casa è deserta? Or dunque così dice il Signore degli eserciti: Considerate attentamente il vostro modo di procedere: avete seminato molto e raccolto poco; avete mangiato, ma senza saziarvi; avete bevuto, ma senza rallegrarvi; vi siete coperti senza riscaldarvi; e chi ha accumulati risparmi li ha messi in una tasca rotta. Così dice il Signore degli eserciti: Considerate il vostro modo di procedere, andate al monte, portate il legname, riedificate la casa: mi sarà gradita, e sarò glorificato - dice il Signore.  

2. Nella sua omelia al Sinodo anglicano, padre Cantalamessa elogia il dialogo ecumenico ed incoraggia la chiesa d'Inghilterra a farsi intermediaria con i protestanti, citando il secondo oracolo:
Ma su, fatti coraggio, o Zorobabele - dice il Signore - fatti animo, Giosuè figlio di Iosedec, sommo sacerdote, coraggio, o popolo tutto quanto - dice il Signore - lavorate; perché io sono con voi - dice il Signore degli eserciti - E' un impegno che ho preso con voi fin da quando usciste dall'Egitto: il mio spirito sarà in mezzo a voi: non temete. (Ag 2, 5-6). 
3. Arguello, nel rivolgersi a Benedetto XVI, cita il versetto 2 del salmo 146:
Il Signore che riedifica Gerusalemme, Raduna i dispersi d'Israele.
ma si ricollega immediatamente ad Aggeo che esorta Zorobabele e Giosuè a ricostruire il tempio:
Abbiamo ascoltato il Salmo 146 nel quale siamo invitati a lodare Dio perché “Il Signore ricostruisce Gerusalemme”. Gerusalemme e soprattutto il suo tempio, è stato ricostruito da Zorobabele e Giosuè, un laico e un sacerdote.
Con questo riferimento egli attribuisce presuntuosamente a se stesso il ruolo di novello Zorobabele, presentandosi comecarisma non per esser vagliato dall'autorità della Chiesa, ma per svolgere un ruolo profetico: 
Lo Spirito Santo ha già dato la risposta. Sta dando la risposta: eccoci Santo Padre, ecco i nuovi carismi, le nuove realtà che lo Spirito Santo suscita in aiuto ai preti, alle parrocchie, ai vescovi, al papa. “Il Signore ricostruisce Gerusalemme”.
E continua: 
In definitiva è l’attuazione del Concilio Vaticano II che ci urge oggi più che mai. [...] Abbiamo bisogno che si attui l'ecclesiologia del Vaticano II, un'ecclesiologia di comunione, della Chiesa come corpo.

Il filo di Arianna che unisce i congiurati

Non possiamo non rilevare il filo che unisce Arguello al Sinodo: padre Cantalamessa, portavoce delle istanze neocatecumenali (versante Arguello) ed ecumeniche (versante Sinodo) nella loro applicazione più devastante. 

Da un lato, egli si adopra per sopprimere il Sacrificio rendendone invalida la parte essenziale (la consacrazione della vittima divina) ed assimilarlo alla Cena anglicana e luterana; dall'altro egli impone come ineluttabile, attribuendolo all'ispirazione delcuore o dello spirito, il superamento delle divisioni dottrinali con gli acattolici. Entrambe sono poi facce di una stessa medaglia: l'ecumenismo conciliare può essere perseguito solo rinnegando la Verità custodita dalla Chiesa di Cristo e cancellando l'elemento più inviso a Satana e ai suoi seguaci: la Messa cattolica. 

Questi due elementi, tra loro inderdipendenti e complementari, devono portare alla creazione di una controchiesa di matrice massonica, simboleggiata dal tempio di Zorobabele. All'interno di esso, in una empia parodia delle promesse escatologiche, dovrà esser accolto il messia della nuova chiesa universale, che altri non è se non l'Anticristo. 

Non pare lontano dal verosimile identificare questa deriva dottrinale, per le sue implicazioni immediatamente legate alla liturgia ed alla celebrazione del principale atto di culto della Religione, come l'abominazione della desolazione di cui parla il profeta Daniele. 

E come Satana tentò Nostro Signore nel deserto a colpi di citazioni della Sacra Scrittura, così costoro si appropriano delle profezie di Aggeo pervertendone il significato in chiave luciferina. 

Il linguaggio iniziatico

L'oracolo prosegue così:
Ecco infatti quanto dice il Signore degli eserciti: Ancora un poco, ed io metterò in movimento il cielo e la terra, il mare, il mondo, metterò in movimento tutte le nazioni, perché verrà il Desiderato da tutte le genti; e riempirò di gloria questa casa - dice il Signore degli eserciti - Mio è l'argento, mio è l'oro - dice il Signore degli eserciti - grande sarà la gloria di questa casa, e di quest'ultima più che della prima: in questo luogo io darò la pace - dice il Signore degli eserciti. (Ag 2, 7 - 10)
Si noti che nel quarto oracolo Zorobabele è chiaramente tipo del Messia:
In quel tempo - dice il Signore degli eserciti - io ti prenderò, o Zorobabele, figlio di Salatiel, mio servo - dice il Signore - e ti terrò come anello da sigillare, perché ti ho eletto - dice il Signore degli eserciti. (Ag 2, 24)

Ma qui il Desiderato da tutte le genti dev'essere il falso Messia che sedurrà le nazioni.

Identità d'intenti con la Massoneria

Non va tralasciato un altro elemento importante: l'insistenza sulla costruzione del tempio, che lungi dal voler essere un limpido riferimento alla Santa Chiesa, richiama viceversa il linguaggio proprio della Massoneria, votata a costruire il tempio dell'umanità riscattata dalla superstizione sotto l'occhio del Grande Architetto dell'Universo. 

Ed è istruttivo scoprire - se mai ve ne fosse stato bisogno - che il richiamo ad Aggeo ricompare ancora una volta nel saluto che il Sommo Sacerdote dei Liberi Muratori dell'Arco Reale ha rivolto, lo scorso Febbraio 2015, alla cerimonia di insediamento delle cariche di Capitoli, Commende e Concili del Rito di York della Calabria:
Mi sento fortunato nel poter affermare e testimoniare la gioia provata di insediare, per la prima volta nella storia del nostro Rito, i Gran Sacerdoti dei Capitoli che nelle loro dignità rappresentano Giosuè, Aggeo,  Zorobabele. È il segno della svolta, è il segno del cambiamento, è il segno della unità. Abbiamo lasciato alle spalle falsi profeti, abbiamo compiuto la rivoluzione culturale che è la strada più forte per avviarsi sulla via di un dialogo che porterà solo successi e ricchezze iniziatiche sia personali che nella comunione che nel nostro Rito di York. La emozione è la parte del sensibile dell'Uomo, non la si governa, è come il pensiero: arriva, si impossessa di te, ti costringe a viverla nella sua pienezza. L' emozione ti aiuta a capire che sei vivo e che non sei solo,  che tanti in silenzio ti guardano e ti aiutano... anche se tu non lo sai... puoi solo percepirlo. Ma quando, come nella Alchimia, si compie la Grande Opera, una nuova  luce ed una nuova materia appare ed il cuore e la mente iniziano a viaggiare verso nuove frontiere, quelle della consapevolezza e dell'amore degli iniziati, dei fratelli. 
E non è un caso ritrovare Zorobabele, che nella tradizione massonica avrebbe meritato da Ciro, nonostante il rifiuto di svelargli il segreto dell'Ordine di re Salomone, d'essere insignito del Collare d'oro dell'Ordine dei Medi e dell'anello con lo stemma regale. E se Hiram cade sotto i colpi dei congiurati e non può terminare la costruzione del tempio, Zorobabele, nato in schiavitù, rende la libertà al suo popolo e ricostruisce il tempio. 

Anche la Massoneria, come Arguello, identificano nella Corte di Zorobabele il mondo profano, ossia il primo ambiente del tempio massonico (il Cortile dei Gentili?), laddove la Corte di Dario simbolizza invece il mondo dello Spirito del secondo ambiente. Il XVI grado, Cavaliere di Gerusalemme o Grande Eletto della Volta Segreta, risale alla costituzione della LoggiaParfait d'Ecosse fondata nel 1745 (Angelo Sebastiani, La luce massonica, vol. IV, L'arte speculativa del Rito Scozzese Antico e Accettato, Hermes edizioni, Roma, 1992, pagg. 83). 

Nella leggenda del rituale massonico Zorobabele, considerata l'impossibilità di riportare una vittoria sui Samaritani che si opponevano alla ricostruzione del tempio, inviò una delegazione alla corte di Dario e chiese aiuto ad Assuero, re gli Assiri, il quale sconfisse i Samaritani e li obbligò a pagare un tributo a Zorobabele. Dario emanò un decreto che comminava la morte per crocifissione a chiunque si opponesse alla costruzione del tempio. 
Nella filosofia del grado si rileva come il tempio della libertà politica e religiosa di un popolo non può essere completato se uno spirito forte ed una indipendenza virtuosa non vengano in aiuto al coraggioso lavoro del popolo (Angelo Sebastiani, ibidem, pagg. 83-84). 
A questo punto si comprendono ancor meglio le parole di Arguello a Benedetto XVI, che arriva ad utilizzare impunemente anche il termine massonico iniziazione:
Noi dovremmo capire che solo l’Agnello sgozzato vince la bestia e perché i cristiani diventino questo agnello hanno bisogno dei carismi, hanno bisogno di una fede adulta, della iniziazione cristiana: ecco la missione del Cammino neocatecumenale.
Questa fede adulta, ottenuta tramite un'iniziazione, altro non è che la nuova religione della setta conciliare. 

Rapporti tra Massoneria e Anglicanesimo

Re Giorgio VI d'Inghilterra (1895-1952), oltre ad essere capo della chiesa anglicana, era Gran Maestro della Gran Loggia Unita: venne iniziato alla Naval Lodge nº 2612 nel dicembre del 1919 (si legga qui).

Il massone Joannis Corneloup afferma:
In Inghilterra, la triplice alleanza non scritta - ma reale - tra la dinastia, la chiesa anglicana e la Massoneria, non ha mai smesso di essere effettiva fino ai nostri giorni (Universalisme et Franc-maçonnerie, Vitiano, 1963).

Solo due anni fa, nel Settembre 2013, nella Cattedrale di Canterbury si sono radunati un migliaio di massoni per la celebrazione del bicentenario della Gran Massoneria dell’Arco Reale..

Il massone Stefen Kinght conferma:
Per oltre duecento anni, la chiesa anglicana è stata un bastione della Massoneria. Tradizionalmente, il fatto di affiliarsi alla Massoneria e di salire di Grado è sempre stata la chiave per far carriera in questa chiesa (S. Knight, The Brotherhood, Ed. Granada, Londra, 1984, pagg. 240 e 242).
Ci troviamo quindi davanti ad uno scambio di amorosi sensi, ancorché in codice: Zorobabele è il messaggio massonico con cui si chiamano a raccolta i fratelli per il conseguimento del piano di dissoluzione del Cristianesimo in una religione universale. 

La Massoneria non solo pretende dalla Chiesa di rinnegare se stessa; essa impone anche alle sette evangeliche di desistere da ogni forma di apostolato che abbia come scopo quello di convertire i Cattolici, diffondendo lo spirito ecumenico anche nelle altre confessioni cristiane.

D’altronde il noto massone e satanista Albert Pike, 18° Principe Rosa Croce, ha affermato che la missione della Massoneria è di invitare tutti gli uomini di tutte le religioni a riunirsi, sotto le sue bandiere [Libertà, Uguaglianza e Fratellanza], nella guerra contro il male, l’ignoranza e l’ingiustizia (Albert Pike, Morals and Dogma, Edizione Italiana, Vol. 2, pag. 289). 

L'ecumenismo come strumento della Massoneria

Il movimento neocatecumenale ed il Rinnovamento nello Spirito sono legati a filo doppio con le sette pentecostali sin dagli anni Settanta, grazie all'opera dei massoni card. Bea e Suenens, che ricoprirono ruoli strategici in seno alla chiesa conciliare. 

Agostino Bea nel 1960 fu nominato presidente del nuovo Segretariato per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, carica che ricoprì fino alla morte e che lo rese una figura chiave nello sviluppo dell’ecumenismo, ma anche nei rapporti con gli Ebrei su pressione della Massoneria ebraica. Nel 1962 Bea invitò come unico osservatore pentecostale al Concilio il predicatore David Du Plessis delle Assemblee di Dio. In seguito, dopo alcune discussioni preliminari iniziate nel 1970, nel 1972 iniziarono i dialoghi internazionali tra Cattolici e Pentecostali. 

Leo Suenens fu il grande elettore di Paolo VI, che lo nominò tra i moderatori del Concilio. Nel 1970 Suenens patrocinò a Bruxelles il Congresso Internazionale dell’Alta Massoneria ebraica del ‘B’nai B’rith’ e nel 1974 partecipò alla Seconda Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace tenutasi a Lovanio. Dopo che nel 1967 sorse il Rinnovamento carismatico cattolico, fu incaricato da Paolo VI di guidare il rinnovamento carismatico in tutto il mondo e questo mandato fu confermato a Suenens anche da Wojtyla. Fu proprio sotto la spinta di Suenens che i Carismatici cattolici in Italia nel 1992 si aprirono al dialogo ecumenico con i Pentecostali (all’estero da anni sotto la guida di Suenens i Carismatici cattolici erano già coinvolti in iniziative ecumeniche con Pentecostali), e precisamente con e tramite la Chiesa Evangelica della Riconciliazione (una setta pentecostale di Caserta) con a capo il pastore evangelico Giovanni Traettino. Dal 1992 si cominciarono a tenere in Italia degli incontri ufficiali tra Carismatici cattolici e Pentecostali. Paradossalmente, un allarme di questo tipo è partito anche da alcune comunità pentecostali, che considerano inaccettabile l'ecumenismo, in quanto mette in discussione la fedeltà al Vangelo.

Ovviamente la Massoneria ha le sue potenti pedine anche in seno alle sette evangeliche per spingerle al dialogo e alla collaborazione con Roma: queste importanti pedine sono soprattutto in seno alle sette protestanti storiche (valdesi, battiste, metodiste, luterane), le quali più di tutte spingono all’ecumenismo e che hanno trascinato con sé anche altre sette pentecostali.

In questa compagine va annoverato anche il card. Carlo Maria Martini, il quale secondo il Grande Oriente Democratico volle essere iniziato libero muratore. Lo stesso Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia, Gustavo Raffi, pronunciò il suo rivelatore elogio funebre:
Ha creduto nell’ecumenismo e nel dialogo con la società civile e con le altre religioni a cominciare dall’ebraismo e mancherà a credenti e non credenti la sua grande umanità e l’esempio di una riflessione che ha affrontato i grandi temi della vita umana. 
Martini iniziatore del movimento carismatico cattolico in Italia, alla Università Pontificia Gregoriana, sin dal 1971, insieme ad altri confratelli e colleghi gesuiti. Tra tutti padre Francis Sullivan sj, professore emerito della Gregoriana, sostenitore del sacerdozio femminile ed animatore dei primi gruppi romani di lingua inglese, italiana, francese, tedesca e spagnola che trovarono impianto e prima accoglienza ecclesiale proprio nell'Ateneo romano (vedi qui). Lo stesso Ateneo, giova ricordare, che ospitò lo scorso 23 Maggio l'incontro clandestino di Prelati ultraprogressisti decisi a far sì che il Sinodo della Famiglia si pronunciasse per un'apertura alle coppie omosessuali.

Il pastore evangelico Giovanni Traettino

Il pastore Traettino era tra i partecipanti dell'incontro carismatico di Buenos Aires del 2006 in cui Bergoglio si inginocchiò per ricevere lo spirito e il 19 Giugno 2013 ha incontrato papa Francesco a Santa Marta, intrattenendosi con lui e pregando per l'unità. La visita è stata poi restituita da Bergoglio il 26 Luglio 2014.

Repubblica, organo ufficiale della chiesa bergogliana, così commenta lo storico incontro:
Il pastore della Chiesa evangelica della Riconciliazione dall’inizio degli anni Novanta è impegnato in un dialogo con i cattolici. Traettino ritiene che il dialogo ecumenico tra cattolici e protestanti vada incentrato sull’idea che la dottrina divide, mentre l’azione unisce. Una tesi sostenuta anche da Bergoglio.
e cita le parole di Bergoglio:
E' una tentazione dire: io sono la Chiesa tu sei la setta. Gesù ha pregato per l’unità. Lo Spirito Santo fa la diversità nella Chiesa. Lui fa la diversità. Ma poi lo stesso Spirito Santo fa l’unità e la Chiesa è una nella diversità. Una diversità riconciliata per lo Spirito Santo. 
Queste frasi non sono altro che la spiegazione particolareggiata di quanto già espresso all'incontro carismatico di Buenos Aires:
Quanto al vento, è lui che ci stringe nell’unità e ci unisce come chiese riconciliate nella diversità.
E qui abbiamo la conferma che Bergoglio condivide l'eresia trinitaria di padre Cantalamessa, che considera lo Spirito Santo ispiratore e motore di un'azione contro il Padre e il Figlio.

Prima del saluto del Papa, Traettino tiene un lungo intervento, nel quale non manca di ricordare:
Tempo fa, padre Raniero Cantalamessa, parlando degli evangelici, li aveva definiti “cristiani col carisma dell’essenzialità”. Una definizione che mi piace molto. [...] Il cardinale Kasper, invece, che so essere suo amico, ha parlato di “un ecumenismo fondamentale e di un ecumenismo spirituale”: anche qui siamo in linea.
Ecco ancora Cantalamessa, cui si aggiunge l'altro amico comune Kasper. Per non parlare di Jorge Himitian (che quivediamo in buona compagnia), pastore evangelico, attivista ecumenico, nonché intrinseco di Bergoglio e di Cantalamessa, guarda caso presente all'incontro di Caserta e già ricevuto a Santa Marta assieme ad altri membri della setta protestante nel 2013.

Traettino osa affermare: Non c’è niente di organizzato. E' un incontro pentecostale.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.