ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 gennaio 2016

Dal fumo all'arrosto?

Il fumo di Satana nella Chiesa – di Mario Palmaro


Esattamente due anni fa, già vittima di una gravissima malattia che lo avrebbe strappato alla vita di lì a due mesi, lo scrittore e giornalista cattolico Mario Palmaro inviava al Direttore della Nuova Bussola Quotidiana, Riccardo Cascioli, la magistrale lettera che pubblichiamo. Da sempre impegnato nella difesa della vita, era stato docente presso la facoltà di bioetica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma e di Filosofia teoretica all’Università Europea di Roma. Inoltre, a seguito dell’approvazione della legge 40/2004 sulla fecondazione artificiale, nel 2004 aveva istituito il Comitato Verità e Vita,  di cui era presidente.
La sua lucidissima analisi socio-politica sui temi bioetici e sulla deriva che stava prendendo la Chiesa di fronte all’offensiva omosessualista è ancor oggi attualissima e merita di essere riletta per gli spunti di riflessione che tuttora offre. Perché Mario Palmaro aveva toccato tutti i temi “sensibili” ed era stato incredibilmente lungimirante e profetico.
Caro direttore, 
ho letto il tuo editoriale del 3 gennaio – “Renzi, se questo è il nuovo che avanza” – e non posso che condividere la tua analisi sulla figura del nuovo segretario del Pd, sulla sua furbizia disinvolta, sul suo trasformismo, sulle contraddizioni inevitabili tra il suo dirsi cattolico e il promuovere cose che contrastano non solo con il catechismo ma con la legge naturale. Aggiungo i miei complimenti per quello che fai da tempo con la Bussola su questa frontiera dell’offensiva omosessualista e non voglio rimproverarti nulla.
Però avverto la necessità di scrivere a te e ai lettori ciò che penso. In tutta sincerità: ma il nostro problema è davvero Matteo Renzi? Cioè: noi davvero potevamo aspettarci che uno diventa segretario del Partito democratico, e poi si mette a difendere la famiglia naturale, la vita nascente, a combattere la fecondazione artificiale  e l’aborto, a contrastare l’eutanasia?
Ma, scusate lo avete presente l’elettorato del Pd, cattolici da consiglio pastorale, suore e parroci compresi? Secondo voi, quell’elettorato che cosa vuole da Renzi? Ma è ovvio: i matrimoni gay e le adozioni lesbicamente democratiche.
Ma, scusate, avete mai ascoltato in pausa pranzo l’impiegato medio che vota a sinistra? Secondo voi, vuole la difesa del matrimonio naturale o vuole le case popolari per i nostri fratelli omosessuali, così orribilmente discriminati?
Smettiamola di credere che il problema siano Niki Vendola o i comunisti estremisti brutti e cattivi, e che l’importante è essere moderati: qui i punti di riferimento dell’uomo medio sono Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, le coop e Gino Strada, Enzo Bianchi ed Eugenio Scalfari.
Renzi mette dentro nel suo frullatore questi ingredienti essenziali del suo elettorato, miscelandoli con dosi omeopatiche di don Ciotti e don Gallo, e il risultato è il beverone perfetto che tiene insieme la parrocchietta democratica e l’Arcigay. Aspettarsi qualche cosa di diverso da lui sarebbe stupido.
Lo scandalo, scusate, è un altro. Di fronte a Renzi che fa il Segretario del Pd e strizza l’occhio ai gay, lo scandalo è ascoltare gli esponenti del Nuovo Centro Destra che dicono: “Le unioni civili non sono delle priorità del governo”.
Capite bene? Non è che l’NCD salta come una molla e intima: noi queste unioni non le voteremo mai. No: dice che non sono una priorità. Uno incontra Hitler che dice: voglio costruire le camere a gas, e che cosa gli risponde: “Adolf, ma questa non  è una priorità”. Facciamole, facciamole pure, ma con calma.
Ho visto al Tg1 il cattolico ministro Lupi che spiegava la faccenda. Volto imbarazzatissimo, l’occhio terrorizzato di uno che pensa (ma posso sbagliarmi): mannaggia, mi tocca parlare di principi non negoziabili e di gay, adesso mi faranno fare la stessa fine di Pietro Barilla, mi toccherà lasciare il mio ministero così strategico e così importante, con il quale posso fare tanto bene al mio Paese. E al mio movimento.
Ed eccolo rifugiarsi, Lupi come tutti gli altri cuor di leone del partito di Angiolino e della Roccella, nella famosa faccenda delle priorità: no, le unioni civili non sono una priorità. Palla in calcio d’angolo, poi dopo vediamo.
Ovviamente poi c’è il peggio: allo stesso Tg1 c’era Scelta Civica che intimava: dobbiamo difendere i diritti delle persone omosessuali.
Scelta civica… credo si tratti di quello stesso partito che fu costruito a furor di Todi 1 e Todi 2, e che i vescovi italiani avevano eretto a nuovo baluardo dei valori non negoziabili dietro la cattolicissima leadership di Mario Monti.
Poi c’è il peggio del peggio, e nello stesso Tg c’era una tizia di Forza Italia che trionfante annunciava che loro avrebbero miscelarlo le loro proposte sui diritti dei gay con quelle di Renzi. Ho udito qualche rudimentale rullo di tamburo contro le unioni civili dalle parti della Lega di Salvini, flebilmente da Fratelli d’Italia. Punto.
No, caro direttore, il mio problema non è Matteo Renzi. Il mio problema è la Chiesa cattolica.
Il problema è che in questa vicenda, in questo scatenamento planetario della lobby gay, la Chiesa tace. Tace dal Papa fino all’ultimo cappellano di periferia.
E se parla, il giorno dopo Padre Lombardi deve rettificare, precisare, chiarire, distinguere.
Prego astenersi dal rispolverare lettere e dichiarazioni fatte dal Cardinale Mario Jorge Bergoglio dieci anni fa: se io oggi scopro mio figlio che si droga, cosa gli dico: “vai a rileggerti la dichiarazione congiunta fatta da me e da tua madre sei anni fa in cui ti dicevamo di non drogarti”? O lo prendo di petto e cerco di scuoterlo, qui e ora, meglio che posso?
Caro direttore, in questa battaglia, dov’è la conferenza episcopale, dove son i vescovi? Silenzio assordante. Anzi, no:  monsignor Domenico Mogavero – niente meno che canonista, vescovo di Mazara del Vallo ed ex sottosegretario della Cei – ha parlato, eccome se ha parlato: “La legge non può ignorare centinaia di migliaia di conviventi: senza creare omologazioni tra coppie di fatto e famiglie, è giusto che anche in Italia vengano riconosciute le unioni di fatto”.
Per Mogavero, “lo Stato può e deve tutelare il patto che due conviventi hanno stretto fra loro. Contrasta con la misericordia cristiana e con i diritti universali – osserva – il fatto che i conviventi per la legge non esistano. Oggi, se uno dei due viene ricoverato in ospedale, all’altro viene negato persino di prestare assistenza o di ricevere informazioni mediche, come se si trattasse di una persona estranea”.
Conclude il vescovo: “Mi pare legittimo riconoscere diritti come la reversibilità della pensione o il subentro nell’affitto, in virtù della centralità della persona. E’ insostenibile – sottolinea Mogavero – che per la legge il convivente sia un signor Nessuno”.
E per la Chiesa, sul cui tema è stata già invitata a riflettere da papa Francesco, in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia, “senza equipararle alle coppie sposate, non ci sono ostacoli alle unioni civili”. Amen.
Capisci, caro direttore? Fra poco prenderanno mio figlio di sette anni e a scuola lo metteranno a giocare con i preservativi e i suoi genitali, e la Chiesa di che cosa mi parla? Dei barconi che affondano a Lampedusa, di Gesù che era un profugo, di un oscuro gesuita del ‘600 appena beatificato.
No, il mio problema non è Matteo Renzi.
Caro direttore, dov’è in questa battaglia l’arcivescovo di Milano Angelo Scola? Fra poco ci impediranno di dire e di scrivere che l’omosessualità è contro natura, e Scola mi parla del meticciato e della necessità di comprendere e valorizzare la cultura Rom.
E’ sempre l’arcivescovo di Milano che qualche settimana fa ha invitato nel nostro duomo l’arcivescovo di Vienna Schoenborn: siccome in Austria la Chiesa sta scomparendo, gli hanno chiesto di venire a spiegare ai preti della nostra diocesi come si ottiene tale risultato, qual è il segreto. Del tipo: questo allenatore ha portato la sua squadra alla retrocessione, noi lo mettiamo in cattedra a Coverciano.
E guarda la coincidenza, fra le altre cose: Schoenborn – che veste il saio che fu di San Domenco e di Tommaso d’Aquino – è venuto a spiegare ai preti ambrosiani che lui è personalmente intervenuto per proteggere la nomina in un consiglio parrocchiale di due conviventi omosessuali.
Li ha incontrati e, dice Shoenborn, “ho visto due giovani puri, anche se la loro convivenza non è ciò che l’ordine della creazione ha previsto”. Ecco, caro direttore, questa è la purezza secondo un principe della Chiesa all’alba del 2014.
E il mio problema dovrebbe essere Matteo Renzi e il Pd? Prenderanno mio figlio di sette anni e gli faranno il lavaggio del cervello per fargli intendere che l’omosessualità è normale, e intanto il mio arcivescovo invita in duomo un vescovo che mi insegna che due gay conviventi sono esempi di purezza?
E vado a finire. Matteo Renzi che promuove le unioni civili è il prodotto fisiologico di un Papa che mentre viaggia in aereo si fa intervistare dai giornalisti e dichiara: “Chi sono io per giudicare” eccetera eccetera.
Ovviamente, lo so anche io che non c’è perfetta identità fra le due questioni, che il Papa é contrario a queste cose e che certamente ne soffre, e che è animato da buone intenzioni. Però i fatti sono fatti.
A fronte di quella frasetta epocale in bocca a un papa – “chi sono per giudicare”  - ovviamente si possono scrivere vagonate di articoli correttivi e riparatori, cosa che le truppe infaticabili di normalisti hanno fatto e stanno facendo da mesi per spiegare che va tutto ben madama la marchesa.
Ma tu ed io sappiamo bene, e lo sa chiunque conosca i meccanismi della comunicazione, che quel “chi sono io per giudicare” è una pietra tombale su qualunque combattimento politico e giuridico nel campo del riconoscimento dei diritti degli omosessuali.
Se fossimo nel rugby, ti direi che ha guadagnato in pochi secondi più metri a favore della lobby gay quella frasetta di Papa Francesco, che in decenni di lavoro tutto il movimento omosessualista mondiale.
Ti dico anche che vescovi come Mogavero, all’ombra di quella frasetta sul “chi sono io per giudicare” possono costruire impunemente castelli di dissoluzione, e a noi tocca solo tacere.
Intendiamoci: sarebbe da stolti imputare al Papa o alla Chiesa la colpa che gli stati di tutto il mondo stiano normalizzando l’omosessualità: questa marea montante è inarrestabile, non si può fermarla.
La ragione è semplice: Londra e Parigi, New York e Roma, Bruxelles e Berlino sono diventate una gigantesca Sodoma e Gomorra. Il punto però è se questo noi lo vogliamo dire e lo vogliamo contrastare e lo vogliamo denunciare, oppure se vogliamo fare i furbi e nasconderci dietro il “chi sono io per giudicare”.
Il punto è se anche Sodoma e Gomorra planetari debbano essere trattati con il linguaggio della misericordia e della comprensione. Ma allora, mi chiedo, perché non riservare la stessa misericordia anche ai trafficanti di armi chimiche, agli schiavisti, agli speculatori finanziari? Sono poveri peccatori anche loro? O no? O devo chiedere a Schoenborn di incontrarli a pranzo e di valutare la loro purezza?
Caro direttore, la situazione ormai è chiarissima: qualsiasi politico cattolico o intellettuale o giornalista che anche volesse combattere sulla frontiera omosessualista, si troverà infilzato nella schiena dalla mistica della misericordia e del perdono.
Siamo tutti totalmente delegittimati, e qualsiasi vescovo, prete, teologo, direttore di settimanale diocesano, politico cattolico-democratico può chiuderci la bocca con quel “chi sono io per giudicare”. Verrebbe impallinato da un Mogavero qualsiasi come un fagiano da allevamento in una battuta di caccia.
Caro direttore, il nostro problema non è Matteo Renzi. Il nostro, il mio problema è che l’altro giorno il Santo Padre ha detto che il Vangelo “non si annuncia a colpi di  bastonate dottrinali, ma con dolcezza.”
Anche qui, prego astenersi normalisti e perditempo: lo so anche io che effettivamente il Vangelo si annuncia così –  a parte il fatto che Giovanni il Battista aveva metodi suoi piuttosto bruschi, e nostro Signore lo definisce “il più grande fra i nati di donna” – ma tu sai benissimo che con quella frasetta siamo, tu ed io, tutti infilzati come baccalà.
Tu ed io che ci siamo battuti e ci battiamo contro l’aborto legale, contro il divorzio, contro la fivet, contro l’eutanasia, contro le unioni gay, e contro i politici furbi come Matteo Renzi che quella roba la promuovono e la diffondono.
Ecco, tu ed io siamo, irrimediabilmente, dei randellatori di dottrina, della gente senza carità, degli eticisti, degli “iteologi” dice qualche giornalista di cielle. E fenomeni come La Bussola e come Il Timone sono esemplari anacronistici di questa mancanza di carità, di questo rigore morale impresentabile.
E non basteranno gli sforzi quotidiani e titanici dei normalisti per sottrarre queste testate alla delegittimazione da parte del cattolicesimo ufficiale, perché tutti gli esercizi di equilibrismo e di tenuta dei piedi in due staffe si concludono sempre, prima o poi, con un tragico volo nel vuoto.
Penso anche che il problema – scusa il fatto personale - non siano Gnocchi e Palmaro, brutti sporchi e cattivi, che sulFoglio hanno scritto quello che hanno scritto: io lo riscriverei una, dieci, cento mille volte, perché purtroppo tutto si sta compiendo nel modo peggiore, molto peggiore di quanto noi stessi potessimo prefigurare.
Ecco, caro direttore, perché il mio problema, e il problema tuo, dei cattolici e della gente semplice, non è Matteo Renzi. Il problema è nostra Madre la Chiesa, che ha deciso di mollarci nella giungla del Vietnam: gli elicotteri sono ripartiti e noi siamo rimasti giù, a farci infilzare uno dopo l’altro dai vietcong relativisti. Per me, non mi lamento, per le ragioni che sai.
E poi perché preferisco mille volte essere rimasto qui, ad aspettare i vietcong, piuttosto che salire su quegli elicotteri. Magari con la promessa in contropartita di uno strapuntino in qualche consulta clericale tipo Scienza e Vita, o con l’illusione di tessere la tela dentro nel palazzo del potere ufficiale insieme a tutti gli altri movimenti ecclesiali.
O con la pazza idea – scritta nero su bianco – che, sì, Gnocchi e Palmaro magari c’hanno ragione ma non dovevano dirlo, perché certe verità non vanno dette, anzi vanno addirittura negate pubblicamente per confondere il nemico.
No, io non mi lamento per me. Mi rimane però il problema di quel mio figlio di sette anni e di altri tre già più grandi, ai quali io non voglio e non posso dare come risposta i barconi che affondano a Lampedusa, i gay esempio di purezza del cardinale Shoenborn, il meticciato e l’elogio della cultura rom del cardinale Scola, il disprezzo per le randellate dottrinali secondo Papa Francesco, Mogavero che fa l’elogio delle unioni civili. A questi figli non posso contare la favola che il problema si chiama Matteo Renzi. Che per lui, fra l’altro, bastano dieci minuti ben fatti di Crozza.
Caro direttore, caro Riccardo, perché mai ti scrivo tutte queste cose? Perché questa notte non ci ho dormito. E perché io voglio capire – e lo chiedo ai lettori della Bussola – che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione.
Attenzione: io mi rivolgo ai singoli cattolici. Non alle associazioni, alle conventicole, ai movimenti, alle sette che da anni stanno cercando di amministrare conto terzi i cervelli dei fedeli, dettando la linea agli adepti. Che mi sembrano messi tutti sotto tutela come dei minus habens, eterodiretti da figure più o meno carismatiche e più o meno affidabili. No, no: qui io faccio appello alle coscienze dei singoli, al loro cuore, alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo tardi.
Questo ti dovevo, carissimo Riccardo. Questo dovevo a tutti quelli che mi conoscono e hanno ancora un po’ di stima per me e per quello che ho rappresentato, chiedendoti scusa per aver abusato della pazienza tua e dei lettori.
Mario Palmaro
http://www.lamadredellachiesa.it/il-fumo-di-satana-nella-chiesa-di-mario-palmaro/

Anticristo, si avvera la profezia di Soloviëv?


Buonismo, pacifismo, ecologismo, sincretismo religioso, spiritualismo, ecc., sono termini odierni che ovviamente Soloviëv non ha usato nel suo monumentale I tre dialoghi e i racconti dell’Anticristo, ma la descrizione delle caratteristiche del “presidente degli Stati Uniti d’Europa” (la figura dell’Anticristo che dominerà il mondo, nonché nella Chiesa) rimandano a queste ideologie.
Se c’è un fatto indiscutibile a riguardo di questo Pontificato è che un Papa sta distruggendo letteralmente la Tradizione della Chiesa, magari anche con tante buone intenzioni (la cui strada però conduce nei baratri tenebrosi che la storia sovente ci insegna), ma senza dubbio si stanno stravolgendo gli insegnamenti di ben duemila anni di faticose evangelizzazioni.
Di cosa stiamo parlando? Dell’ennesima bergoglionata, la prima per l’anno 2016, anno della misericordia e del giubileo, un flop senza precedenti, scaturita dalle “buone intenzioni” di Papa Francesco El gesuita.
Per il cristiano deve essere solo Gesù Cristo!
L’unica certezza del cattolico è Gesù Cristo! Il suo Vicario dovrebbe essere il primo a saperlo.
Dovete sapere che L’apostolato della preghiera (AdP) nasce a Vals presso Le Puy, in Francia, il 3 dicembre 1844 per iniziativa del padre gesuita Francesco Saverio Gautrelet. L’attività ha avuto inizio come proposta di una spiritualità apostolica per un gruppo di scolastici (seminaristi) della Compagnia di Gesù, e si è diffusa subito a macchia d’olio nei vari strati della Chiesa. In Italia fu introdotto ben presto dai Barnabiti.  In particolare a Napoli ebbe una grande diffusione ad  opera della Beata Caterina Volpicelli. (vedi qui).
Tutti i Papi, e maggiormente da Pio XII, hanno amato sempre questa iniziativa tanto da “iscriversi” all’AdP e dare essi stessi dei riferimenti precisi per l’intenzione di Preghiera mese dopo mese.
Tanto per fare un esempio, e dare a voi materia per delle ricerche, segnaliamo tre delle Intenzioni che il Santo Padre Benedetto XVI affidò all’Apostolato della Preghiera per l’anno 2011:
Gennaio
Generale: Perché le ricchezze del creato siano preservate, valorizzate e rese disponibili a tutti, come dono prezioso di Dio agli uomini.
Missionaria: Perché i cristiani possano raggiungere la piena unità, testimoniando a tutto il genere umano la paternità universale di Dio e la sua redenzione.
Aprile
Generale: Perché la Chiesa sappia offrire alle nuove generazioni, attraverso l’annuncio credibile del Vangelo, ragioni sempre nuove di vita e di speranza.
Missionaria: Perché i missionari, con la proclamazione del Vangelo e la testimonianza di vita sappiano portare Cristo a quanti ancora non lo conoscono.
Settembre
Generale: Per tutti gli insegnanti, affinché sappiano trasmettere l’amore alla verità ed educare agli autentici valori morali e spirituali.
Missionaria: Perché le comunità cristiane sparse nel continente asiatico proclamino il Vangelo con fervore, testimoniando la bellezza della conversione con la gioia della fede.
Questi esempi per sottolineare la direzione e lo scopo di queste intenzioni di Preghiera da parte dei Papi. Che cosa ha fatto invece El Gesuita diventato Papa? Da quest’anno ha deciso di trasmettere un messaggio video per ogni intenzione del mese e, fin qui, tutto bene, ciò che sconvolge è il contenuto di questo primo video che non promette nulla di buono, potete vederlo integrale cliccando qui, la fonte è ufficiale, il video è ufficiale, mentre cliccando qui troverete una pacata e serena riflessione (con una bella raccolta di testi magisteriali) di Socci sull’argomento, così tanto per capire che laddove non una sola persona ma “tante persone” che iniziano a “sentire” che qualcosa non va, non significa che sbagliano queste persone ma al contrario, nella vita del Vangelo e della primitiva Chiesa significa proprio che il “piccolo gregge” tiene ragione.
Prendiamo la strumentalizzazione della “figliolanza divina” come esempio, qui il Socci lo spiega bene e cattolicamente, anzi, con il catechismo alla mano dice il vero. Si nasce CREATURE DI DIO, ma figli si diventa per adozione quando, appunto, l’uomo si converte a Cristo e si fa battezzare.
Abbiamo una sola ed unica paternità, verissimo! Abbiamo infatti un solo Dio – distinto e non diviso – in Tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo, ma nel video il Papa fa intendere ben altro.
Siamo al sincretismo religioso!
Non è un caso se accceniamo all’imperatore Alessandro Savero il quale, regnando nel 222 e il 235 d.C. adorava all’alba nel suo “larario” i ritratti dei suoi lari antenati, le immagini di alcuni imperatori, la figura di Apollonio di Tiana, ma anche le icone di Cristo, Abramo e Orfeo. Un sincretismo – nei primi secoli del cristianesimo – assai diffuso (basti leggere la storia del Pantheon) però non certo per dispute teologiche dottrinali, ma piuttosto per questioni politiche-culturali, multietniche, sociali che vedevano nell’espandersi dell’impero Romano una vera integrazione che sfocia, alla fine, nella conversione alla religione che più si dimostrava vera e autentica: il Cristianesimo. È infatti questo il tempo più propizio alla sua irradiazione nel mondo.
L’aspetto che ci interessa è però che non era il Cristianesimo ad adorare divinità pagane o altre fedi, non era il Cristianesimo a fare sincretismo al contrario, tanto più esso si irradiava nel mondo, tanto più venivano abbandonati gli altri culti. L’era dei Severi fu segnata da un clima di tolleranza religiosa, ben diverso dall’atmosfera che subentrerà con Decio e Valeriano e le loro pesanti repressioni anticristiane del 250 e del 258. Non erano i Papi a mettere sullo stesso piano Cristo e Orfeo…. anzi, questi Papi morivano martiri per negare simili accostamenti.
In questo video Papa Francesco non invita certo ad adorare altre fedi, questo è chiaro! Tuttavia IMPONE ai fedeli cattolici una visione normale e naturale il pregare insieme ad altre fedi e ciò che rende inaccettabile per noi le immagini che si susseguono nel video è quel Bambinello sottoposto ad un sincretismo con le altre fedi, diventando non più IL SEGNO, ma un simbolo di fede come altri.
Il Divino Bambinello infatti non è un “simbolo” come lo è il candelabro, la corona musulmana dei 99 Nomi di Allah o persino la statuetta di Budda (questo si vede nel video), nel Vangelo si parla di SEGNO, come anche la Croce è segno. Il simbolo è qualcosa di più anonimo che può esprimere diverse cose (la croce vuota è anche un simbolo che indica la morte, la sofferenza di Gesù, ma anche la sua gloriosa vittoria e risurrezioine), il segno invece è qualcosa di tangibile, di unico: “giunta la pienezza del tempo Dio mandò il Suo Figlio NATO DA DONNA…” «nei tempi passati Dio parlò molte volte ai nostri padri per mezzo dei profeti; ora invece, in questi tempi che sono gli ultimi, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). Le aspettative messianiche si concentrano in questi «ultimi tempi», espressione che nel linguaggio del Nuovo Testamento indica compimento delle promesse, pienezza, conclusione (Mc 1,15; Gal 4,4; Ef 1,10). Così la professione di fede degli scritti del NT manifesta come lo stesso Gesù Cristo «è» la pienezza dei tempi, colui nel quale si compiono tutte le speranze messianiche contenute nelle antiche tradizioni.
Nel video invece ci viene trasmesso un vangelo diverso (Gal.1,6-10), anzi ci viene imposta una visione diversa: Gesù Cristo è uguale alle altre fedi, è messo sullo stesso piano di Budda il quale, attenzione, non è neppure un dio, non è una divinità, non è una fede!

«Una certa proliferazione di percorsi religiosi di piccoli gruppi o addirittura di singole persone, e il sincretismo religioso possono essere fattori di dispersione e di disimpegno. Un possibile effetto negativo del processo di globalizzazione è la tendenza a favorire tale sincretismo, alimentando forme di “religione” che estraniano le persone le une dalle altre anziché farle incontrare e le allontanano dalla realtà» (Benedetto XVI, Caritas in veritate).
«La Chiesa, inviata alle genti per essere “sacramento universale di salvezza”, all’inizio del terzo millennio – tertio millennio ineunte – continua a percorrere le mille strade del mondo per annunziare ovunque il Vangelo di Gesù, “Via, Verità e Vita” (Gv 14,6). Ammaestrando tutte le nazioni (cfr Mt 28, 19), essa immette nelle culture del mondo il sale della verità e il fuoco della carità con la novità e la salvezza recate da Cristo» (San Giovanni Paolo II, 08-11-2001).

Diciamocelo! Comprendere questo Pontefice non è per nulla facile, la sua doppiezza confonde e disperde, se non ci credete accostate il video a queste parole pronunciate dal Papa un anno fa e dite voi se non c’è confusione, ambiguità:
«Vi è la necessità di un’adeguata formazione affinché, saldi nella propria identità, si possa crescere nella conoscenza reciproca. Bisogna fare attenzione a non cadere nei lacci di un sincretismo conciliante ma, alla fine, vuoto e foriero di un totalitarismo senza valori. Un comodo approccio accomodante, che dice sì a tutto per evitare i problemi, finisce per essere un modo di ingannare l’altro e di negargli il bene che uno ha ricevuto come un dono da condividere generosamente» (Papa Francesco, 24-01-2015)
Tra queste parole e il video c’è un punto in comune: ricevere da chi non è cristiano, dei “doni da condividere” e su questo possiamo anche essere d’accordo ma in forza del Battesimo il Cristiano ha ricevuto TUTTI i doni necessari per far fronte alle necessità di questa vita umana intraprendendo quella trascendentale e dunque, alla vita eterna. Al Cristiano autentico non serve affatto un’altra religione per confrontarsi.
È vero che il mondo laicista usa il concetto di religione per imporre la negazione di Dio e dunque è del tutto ragionevole che un Papa cerchi alleanze tra chi pratica una fede per difendere, appunto, la libertà religiosa di tutti, ma le intenzioni del video vanno molto oltre. Pietro non è stato costituito per difendere “tutte le religioni”.
Le parole di Paolo VI contraddicono le imposizioni di Francesco:
«L’arte dell’apostolato è rischiosa. La sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione, in una diminuzione della verità. Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all’impegno verso la nostra fede. L’apostolato non può transigere con un compromesso ambiguo rispetto ai principi di pensiero e di azione che devono qualificare la nostra professione cristiana. L’irenismo e il sincretismo sono in fondo forme di scetticismo rispetto alla forza e al contenuto della Parola di Dio, che vogliamo predicare. Solo chi è pienamente fedele alla dottrina di Cristo può essere efficacemente apostolo. E solo chi vive in pienezza la vocazione cristiana può essere immunizzato dal contagio di errori con cui viene a contatto… (…) Dobbiamo ritornare allo studio non già dell’umana eloquenza, o della vana retorica, ma della genuina arte della parola sacra» (Beato Paolo VI, Ecclesiam Suam).
Ma sì, facciamoci la canzonetta, noi cristiani siamo famosi per l’umorismo nostrano di stampo — ma che caso strano di coincidenza — gesuitico. Chiudiamo con le parole usate da Socci che ci stanno assai bene: «Nel video sopra citato i diversi appartenenti alle varie religioni — il prete cattolico è solo uno fra i tanti e come tutti gli altri — alla fine passano dalla credenza nelle loro rispettive divinità alla professione di fede in un generico ed equivoco “amore” che non si sa cosa voglia dire precisamente… è forse quello delle canzonette di Sanremo? Orietta Berti cantava: “L’amore è come l’edera / s’attacca dove muore / quel giorno senza dirmelo / mi hai presa come un fiore…”.».

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