ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 9 febbraio 2016

Agli amici turiferari in servizio permanente..

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NOTERELLE SU FRANCESCO, PADRE PIO., KIRILL, FAMILY DAY E ALTRO

In questi ultimi giorni si sono evidenziati alcuni dei maggiori aspetti della personalità di papa Francesco: in politica estera (incontro con il patriarca Kirill), nell’ambito della pietà popolare (padre Pio e padre Leopoldo Mandic a Roma), nel comunicare (vedi la lunga conversazione a Santa Marta con il ‘Corriere della Sera’). E qui entrano in scena i silenzi per il ‘Family Day’, la ‘nomination’ per Emma Bonino, poi il compiacimento di Ivan Scalfarotto alla Stampa Estera…
Se si guarda con occhio attento e non turiferario a quanto successo di importante in questi ultimi giorni in relazione ai comportamenti di papa Francesco, non è facile togliersi dalla testa un’impressione (che è più di un indizio): Jorge Mario Bergoglio è una persona in cui a un intuito pastorale di dimensioni universali, caratterizzato da un’ ‘apertura’, una ‘flessibilità’ e una ‘tenacia’ veramente eccezionali, si accompagnano giudizi e silenzi altrettanto singolari e molto sconcertanti per una parte consistente del cattolicesimo militante.

Qui si esagera? No, amici turiferari in servizio permanente: ricordiamo che cosa è accaduto negli ultimi giorni su stimoli provenienti da Santa Marta.

Venerdì pomeriggio ad esempio una folla commossa ha accompagnato le spoglie di padre Pio e di padre Leopoldo Mandic: dalla Chiesa di San Salvatore in Lauro, attraversato il Tevere sul ponte Sant’Angelo, per giungere in via della Conciliazione, infine in San Pietro, diverse decine di migliaia di devoti hanno recitato il Rosario, intonato con le lacrime agli occhi l’Eccomi di Frisina, colloquiato soprattutto con lo spirito del santo frate di Pietrelcina. Come è emerso recentemente per bocca di padre Marciano Morra, per lunghi anni segretario dei gruppi di preghiera di padre Pio, l’arcivescovo e cardinale Bergoglio si interessò seriamente di padre Pio solo in occasione della canonizzazione del 2002: dalle ‘esplorazioni’ dei suoi inviati a San Giovanni Rotondo e dalla successiva ‘trasferta’ in Argentina di padre Morra e monsignor Giuseppe Ruotolo (vicedirettore generale dei gruppi di preghiera), l’arcivescovo di Buenos Aires trasse la convinzione dell’esemplarità di padre Pio nell’ambito della preghiera, della misericordia e della carità. Da Papa, Francesco fino a poco fa non aveva mai citato pubblicamente padre Pio. E tuttavia, l’indizione dell’Anno Giubilare della Misericordia, è stata l’occasione per far riemergere dal profondo la personalità del frate di Pietrelcina. Che l’intuizione sia stata di Francesco o che invece gli sia stata suggerita (magari per motivi di contabilità numerica) dall’arcivescovo Fisichella, poco cambia: la decisione di ‘premiare’ il santo (insieme con l’altro santo cappuccino, molto diverso, padre Leopoldo Mandic) e il filone della religiosità popolare spesso disprezzata dai ‘sapienti’, è stata certo del Papa. E, per quanto ci riguarda, la riteniamo felice, sebbene le espressioni di tale religiosità non sempre siano automaticamente comprensibili da chi è cresciuto in ambienti connotati da un approccio razionale al cattolicesimo. In ogni caso le folle che abbiamo osservato da vicino sia a San Lorenzo fuori le Mura che in via della Conciliazione meritano grande rispetto, anche in quei comportamenti che possono sembrare ‘eccessivi’: se l’albero si giudica dai frutti, quelli dell’apostolato di padre Pio indubbiamente arricchiscono la quotidianità del cattolicesimo.
Lo stesso venerdì 5 febbraio, ma a mezzogiorno e dieci, padre Lombardi (in contemporanea con Mosca) ha dato l’annuncio del prossimo incontro tra papa Francesco e il patriarca Kirill. Un evento certo storico, che avvalora la strategia dell’incontro personale perseguita con volontà dirompente da Jorge Mario Bergoglio. Incontro personale che ha in primo luogo un grande significato simbolico, a breve ancora più importante dei contenuti che durante l’incontro verranno affrontati. In secondo luogo l’incontro rinsalderà il fronte internazionale in difesa dei cristiani perseguitati e sarà probabilmente foriero di passi avanti di qualche consistenza nei rapporti bilaterali – ancora spinosi ad esempio sulla questione ucraina - tra Roma cattolica e Mosca ortodossa. E’ noto che fin da subito il Papa si è dichiarato disponibile all’incontro con Kirill, senza porre nessuna condizione: al momento in cui è maturata la possibilità concreta in tal senso, l’ha subito accettata con gioia. Che sia stato Kirill a proporre la data e la sede (tenendo conto del viaggio papale in Messico e della prossimità del Sinodo panortodosso) non cambia la sostanza: la consolidata ‘diplomazia’ planetaria di Bergoglio (affiancata dalla pazienza e dall’efficienza della Segreteria di Stato) ha ottenuto un nuovo successo (anche se – si deve pur notare -  l’anfitrione cubano non è un campione di democrazia e calpesta quella dissidenza anche cattolica, del resto ignorata dal Papa in occasione della visita apostolica del 2015 per motivi ‘superiori’, comprensibili diplomaticamente ma non pastoralmente).
Il comportamento di papa Bergoglio in altri campi suscita però anche smarrimento in vaste cerchie del popolo cattolico militante in Italia (già era successo riguardo alle enormi Manif  pour tous francesi, la cui presidente Ludovine de la Rochère per poter anche solo salutare il Papa aveva dovuto intrupparsi nel piccolo gregge mattutino di santa Marta): sono in tanti a essere amareggiati e a sentirsi profondamente feriti dai silenzi di Francesco in relazione alla grande manifestazione del Family Day del 30 gennaio. Nell’occasione precedente del 20 giugno 2015 il Papa si era astenuto non solo dall’incoraggiare, ma anche dal citare pubblicamente la testimonianza di centinaia di migliaia di cattolici a piazza San Giovanni (e si era limitato all’ultimo momento a chiedere al card. Vallini di contattare i vescovi laziali perché ‘spingessero’ la partecipazione). Per l’appuntamento di popolo del 30 gennaio – nel pieno della discussione in Senato del disegno di legge Cirinnà dalla cui approvazione deriverà de facto il riconoscimento dei ‘matrimoni omosessuali’ con tutti i ‘diritti’ connessi – il Papa ha vietato a Kiko Arguello di partecipare, ha richiamato all’ordine il card. Bagnasco per le sue esternazioni pro-Family Day e ancora una volta non ha dedicato neanche una virgola alle centinaia di migliaia di cattolici in piazza. C’è chi dice – non a torto – che questo Papa eccelle sia nelle relazioni internazionali bilaterali che nella demotivazione di larga parte del popolo cattolico. Predica misericordia e dà udienza a tutti, anche a noti esponenti di quel capitalismo da lui deprecato (ma non riceve i cattolici del Family Day… e saremmo lieti di essere smentiti); benedice qualsiasi gruppo, marce (salvo quella per la Vita del maggio 2015) e marcette di ogni genere compreso quello ambientalista, ma le centinaia di migliaia di cattolici in piazza non hanno diritto neanche a una citazione nemmeno alla fine di un Angelus. Niente: forse per lui essi sono come il fratello maggiore della nota parabola, che viene penalizzato dal padre.
Una conversazione curiosa con Massimo Franco per il ‘Corriere della Sera’. Oggi, lunedì 8 febbraio, sotto il titolo in apertura di prima pagina su “Il Papa e i muri che cadranno uno dopo l’altro/le scelte di Francesco, gli ortodossi, l’Europa” , è apparso un lungo resoconto (occupa anche le pagine 2 e 3) di Massimo Franco su “un incontro all’insegna dell’informalità”, avvenuto “nella quiete pomeridiana di Santa Marta”, dopo l’annuncio ufficiale “del faccia a faccia storico” Francesco-Kirill. Nella cronaca - in cui si evoca anche la frase del card. Koch nella nostra recente intervista (vedi www.rossoporpora.org “Card. Koch su visita Sinagoga, ortodossi, luterani e anglicani”) sul “semaforo non più rosso ma giallo” – si riportano dapprima alcune considerazioni peraltro condivisibili sulle ‘primavere arabe’. Ad esempio: “Sulle primavere arabe e l’Iraq si poteva immaginare prima quello che poteva succedere”. Oppure: (sulla Libia) “prima di Gheddafi ce n’era uno solo, ora ce ne sono cinquanta”. A pagina tre però un intertitolo virgolettato ha attirato la nostra attenzione: “Tra i grandi dell’Italia di oggi, Giorgio Napolitano e Emma Bonino”. Sul primo si potrebbe aprire un intero capitolo. Ma è la seconda che ci interessa maggiormente. Della Bonino il papa loda l’impegno ‘africano’ e soggiunge (il tutto tra virgolette): “Mi dicono: è gente che la pensa in modo molto diverso da noi. Vero, ma pazienza. Bisogna guardare alle persone, a quello che fanno”. Qui francamente la giustificazione per lanomination della Bonino appare un vero boomerang: la Bonino non è (e non è stata) la paladina dell’aborto (tanto è vero che si è spesso vantata pubblicamente di averne procurati personalmente migliaia) e di tutti i cosiddetti ‘diritti’ libertari? Per caso non è schierata per l’eutanasia e per il ‘matrimonio gay’? E’ lecito supporre che la nomination della Bonino abbia fatto rivoltare nella tomba papi impegnati contro l’aborto come Paolo VI e Giovanni Paolo II, mentre papa Ratzinger può tacere solo con un eroico sforzo di fedeltà alla parola data (di ritirarsi “sul monte” in preghiera). Un’ultima chicca: l’esternazione su Emma Bonino è avvenuta sabato 7 febbraio, a poche ore dall’inizio dell’annuale “Giornata per la vita” indetta dalla Conferenza episcopale italiana. Un tempismo veramente sconcertante.
Scalfarotto e Paola Concia lodano Francesco. Nel tardo pomeriggio di oggi, lunedì 8 febbraio, il viceministro Ivan Scalfarotto (‘padre’ della controversa legge “contro l’omofobia”) e l’ex-deputata Paola Concia (attivista della nota lobby) hanno incontrato un gruppo di giornalisti presso la Stampa estera. E’ stata un’ora assai movimentata, in cui – tra l’altro – gli ospiti sono stati richiesti di un parere sulla nominationpapale di Emma Bonino. Così Paola Concia: “Il Papa è un gran furbacchione. Però è in ogni caso una persona molto lungimirante e si è dato il compito di riavvicinare più persone possibili alla Chiesa. Egli sa che cosa rappresenta  Emma Bonino” e la sua nomination “non stupisce, perché si muove nella direzione dell’apertura. Il Papa riapre le porte della Chiesa, anche se all’interno del cattolicesimo c’è chi le vuole richiudere”. Così Ivan Scalfarotto: “La Bonino, al di là di posizioni politiche diverse, ha tracciato un percorso politico alto, ha una grande umanità. Il Papa non l’ha certo voluta santificare, ma ha dimostrato ancora una volta di avere una mente molto aperta”. Per quanto riguarda l’iter del disegno di legge Cirinnà, Scalfarotto spera che si possa chiudere positivamente in Senato entro il 18 febbraio e ha definito il ‘cattolico’ Renzi “uno statista che ha compreso, al di là delle sue posizioni personali, che l’Italia va modernizzata”. Ancora Scalfarotto: “Il disegno di legge Cirinnà rappresenta un punto di svolta per il Paese, poiché questa legge fa cultura e proietta l’Italia nella modernità”. Certamente, passato lo scoglio delle ‘unioni civili’, si rimetterà in moto tutto il carrozzone: legge sull’eutanasia, legge “contro l’omofobia”, ecc… come ha detto il viceministro. Da Scalfarotto un pensiero grato anche per la ministra ‘cattolica’ Maria Elena Boschi: “Senza di lei, senza il suo impegno, non saremmo mai arrivati dove siamo oggi”. Infine: “E’ vero che il Governo ha dichiarato di ritirarsi sul disegno di legge, lasciando campo libero al Parlamento… però Renzi non è solo presidente del Consiglio, ma anche segretario del maggior partito, quello su cui si fonda la maggioranza. E allora…”. 
Ancora su padre Pio. Ci piace infine segnalare un libretto interessante (a firma di Raffaele Iaria, Tau editrice) dal titolo “Padre Pio – ‘Quei’ giorni a Pietrelcina. ‘Quei’ giorni ovvero il lasso di tempo dal 10 agosto 1910, quando Francesco Forgione fu ordinato sacerdote, al settembre dello stesso anno, quando il frate ricevette le prime stimmate, tanto invisibili quanto dolorose. Nel testo di Iaria si ricostruiscono poi la partenza da Pietrelcina (17 febbraio 1916) e i rapporti tra padre Pio e i Papi (qui si scivola un po’ sulle persecuzioni di cui il frate fu oggetto a più riprese, anche ai tempi di Giovanni XXIII). Preziose le indicazioni sui ‘luoghi’ di padre Pio a Pietrelcina, dove nacque il 25 maggio 1887.
NOTERELLE SU FRANCESCO, PADRE PIO, KIRILL, FAMILY DAY  e ALTRO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 8 febbraio 2016
http://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/564-noterelle-su-francesco-padre-pio-kirill-family-day-e-altro.html

Le bergoglionate e «l’epoca dello scatascio» (San Pio)


Una pia tradizione  ama  accostareaffettuosamente  i Sacerdoti agli Angeli.

Per fortuna ci sono gli angeli/sacerdoti che hanno la bontà di consolarmi, volgendo il mio cuore e la mia mente alle cose celesti con la speranza e la preghiera ogni qualvolta vengo trafitto e ferito dalle "bergoglionate" quasi quotidiane, amplificate e falsamente osannate dalla stampa mondana e mondialista.
Ieri dall'estero dove si trova  un angelo/sacerdote dopo aver appreso la devastante bergoglionata quotidiana contenuta nell'intervista al Corriere della Sera (che non linko) mi ha prontamente chiamato dicendomi: "Coraggio, la Madonna aiuterà la Chiesa ad uscire da questa situazione. Bisogna pregare!"
Sono sicuro che altri angeli/sacerdoti assistono con celestiale premura anche i loro Confratelli, gli Unti del Signore nel sacro Ministero dell'Ordine Sacro :  Sacerdoti, Vescovi e Cardinali apparentemente silenti ma assai attivi nella sofferta preghiera.
Dalla Basilica Vaticana dove sono esposti i corpi dei Santi Cappuccini Pio da Pietrelcina e Leopoldo da Castelnuovo il Papa il 6 febbraio scorso ha esortato i fedeli a perseverare nella preghiera che è «la più grande forza della Chiesa», che mai va lasciata. 

Altrimenti «si rischia di appoggiarsi altrove: sui mezzi, sui soldi, sul potere; poi l’evangelizzazione svanisce e la gioia si spegne». 
La preghiera, «come amava dire Padre Pio, è “la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il cuore di Dio”»
Gli innamorati della Chiesa  lacerati dalle bergoglionate quotidiane hanno difatti imparato la lezione raddoppiando, triplicando e quintuplicando il dosaggio della loro preghiera personale.
"Coraggio, la Madonna aiuterà la Chiesa ad uscire da questa situazione. Bisogna pregare!" 
Una cara amica, che darebbe la vita per la Chiesa, ha poi scritto:
"Santità, l’abbiamo chiamata di proposito con il suo cognome perché le sue parole nell’intervista al Corriere di oggi, non ci rappresentano affatto, né non sono magistero cattolico, perciò preferiamo dissociare le sue parole dal suo supremo magistero ecclesiale, anche perché sono per noi offensive....

E NON SI DICA CHE NON C'è RISPETTO PER IL PAPA confesso che mi sento offesa ad avere come TESTIMONIAL la Bonino.

Il testo dell'intervista non è comparso neppure nei siti ufficiali del Vaticano e c'è silenzio di ghiaccio su tutti i fronti ufficiali....
è evidente che questa intervista non è buona..." (Aspetta prima di affermare questo cara , generosa ed addolorata amica N.d.R.)
***

La bergoglionata è frutto di svista????
E' generata da parziale ed incompleta informazione (=disinformazione) ???
E' provocata da abbagli ???

Poco ci interessa la genesi dell'abbaglio ma ci preoccupano invece i conseguenti danni.

Preghiamo per il Papa, la Santa Chiesa Cattolica e soprattutto per le vocazioni . 
Maria, Madre della Chiesa, prega per noi! 


La nostra lettera a Jorge Bergoglio: “No, la Bonino non è una grande!”


Un nostro editoriale sotto-forma di lettera a Jorge Mario Bergoglio riguardo la sua ultima, scandalosa “bergoglionata”. Non possiamo accettarla, né come cattolici, né come italiani.
No, Bergoglio! La Bonino non ci rappresenta affatto.
Santità,
l’abbiamo chiamata di proposito con il suo cognome perché le sue parole nell’intervista al Corriere di oggi, non ci rappresentano affatto, né non sono magistero cattolico, perciò preferiamo dissociare le sue parole dal suo supremo magistero ecclesiale, anche perché sono per noi offensive.
Nei mass-media di oggi è riportata in virgolette questa frase attribuita a lei:
«Emma Bonino è una grande d’Italia. Non la pensa come la Chiesa? Pazienza! Ma bisogna guardare a quello che le persone fanno»
Santità, qui non si tratta di “pensarla diversamente dalla Chiesa”, ma di femminismo allo stato puro, di aborti mai abiurati, di politiche radicali anti-umane; il partito radicale, in Italia, non è mai stato positivo per la Chiesa, per i cristiani, per le famiglie e per i nascituri.
Emma Bonino non ha mai chiesto perdono a nessuno per gli aborti procurati e per la propaganda a favore di questo olocausto: non è affatto una “grande d’Italia”. Definendola tale, Lei ha offeso non solo noi, ma tutta l’Italia.
Inoltre, le sue parole hanno gettato ora un fiume in piena di fango, confusione e contraddizione. Non è stato forse Lei, in un discorso ufficiale, a condannare la “cultura della morte”? Ci permetta di rammentarle le sue parole:
«(…) “Ma, dimmi, perché la Chiesa si oppone all’aborto, per esempio? È un problema religioso?” – “No, no. Non è un problema religioso” – “È un problema filosofico?” – “No, non è un problema filosofico”. È un problema scientifico, perché lì c’è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. “Ma no, il pensiero moderno…” – “Ma, senti, nel pensiero antico e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!”. Lo stesso vale per l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta. Ma, anche c’è l’altra. E questo è dire a Dio: “No, la fine della vita la faccio io, come io voglio”. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo (…)» (Discorso del 15-11-2014).
Come fa ad elogiare chi, peccando contro Dio, non si è ancora pentita di ciò che ha fatto e continua ad essere favorevole all’aborto ed alla eutanasia?
Vogliamo guardare a quello che ha fatto? Guardi la Famiglia come è ridotta in Italia, è frutto – anche – delle politiche diffuse e propagandate dalla Bonino, dal suo partito radicale. Noi cattolici italiani abbiamo combattuto contro la “cultura della morte” e la propaganda anti-cattolica della Bonino & Co., mentre Lei, ci consenta, a Buenos Aires ha combattuto altre battaglie, sempre in difesa della Famiglia.
Santità, ci consenta ancora: lei parla troppo e a sproposito. Lei spesso esprime pareri su cose che non conosce affatto. Ci offende, come cattolici e italiani, che una donna del genere venga elogiata e sostenuta da un papa regnante.
Lei spiega che ha stima della Bonino perché «ha offerto il miglior servizio all’Italia per conoscere l’Africa».
D’accordo, come ministro degli affari esteri si è comportata meglio di altri, ma questo è davvero sufficiente per elogiarla e definirla addirittura una “grande”?
La battaglia della signora Bonino contro l’infibulazione è assolutamente giusta, ma questo rende ancora più inaccettabili le politiche in favore della contraccezione e dell’aborto che vuole diffondere proprio in Africa.
Proprio quelle politiche della “cultura della morte” che Lei stesso ha denunciato e aborrito nel discorso ufficiale che abbiamo citato in precedenza:
«Il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che “vede”, “ha compassione”, si avvicina e offre aiuto concreto (cfr Lc 10,33)» (Discorso del 15-11-2014).
Politicamente – e umanamente – parlando, caro papa Francesco, la Bonino è stata proprio una delle dirigenti più attive di questa falsa compassione. Lei ha bruciato in poche parole ben 50 anni di battaglie in difesa della vita umana e della famiglia! Non si tratta di moralismo, bensì di morale.
Santità, rileggiamo e meditiamo il brano del Vangelo in cui Giuda rimprovera per i soldi spesi nel costoso profumo per il Signore, anziché darli ai poveri. Non è nostra intenzione fare una lezione di catechismo ad un papa regnante, ma speriamo che la conclusione dell’esempio le sia ben chiaro.
Durante il messaggio Urbi et Orbi del Natale 2014 lei disse che «il mio pensiero va a tutti i bambini oggi uccisi». Ovviamente le abbiamo creduto, e le crediamo ancora, ma proprio per questo non riusciamo a capire la sua lode ad Emma Bonino.
Lei giustissimamente afferma, sempre nel suo discorso ufficiale del 15 novembre 2014, che «non esiste una vita umana più sacra di un’altra: ogni vita umana è sacra! Come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori». Allora come può elogiare, nel febbraio 2016, una donna che per tutta la vita ha fatto esattamente l’opposto?
Paragoni non se ne fanno mai ma…. se tirati per i capelli come lei oggi ci costringe, forse cominciamo a capire perchè lei, Santità, ha commissariato le Suore dell’Immacolata: queste le affossa, non le riceve e ne parla male, la Bonino ce la canonizza! Ma in che Chiesa stiamo vivendo?
Qualcuno disse che “a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca”. Adesso forse possiamo capire il motivo del commissariamento, da Lei voluto, delle Suore Francescane dell’Immacolata: sono l’esatto opposto di Emma Bonino! Per quest’ultima lei ha parole di elogio, per queste piccole grandi suore solo bastonate!
Santità, pare che per essere “canonizzati”, secondo i suoi standard personali, occorra:
  • non pensarla come la Chiesa,
  • sostenere il divorzio e ogni politica contro la famiglia;
  • sostenere la contraccezione, l’aborto e l’eutanasia;
  • battersi per la legalizzazione della droga.
Abbiamo dimenticato qualcosa? Ma in quale “Chiesa” stiamo vivendo?

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Possibile che per un papa regnante ciò che è essenziale siano l’ambientalismo, il climatismo, il pacifismo, tutte battaglie storiche della Bonino & Co.? Lei abitava in Argentina, Santità, ma noi abbiamo lottato – ancora lottiamo – contro queste diaboliche ideologie anti-cristiane. Delitti che avremo perdonato alla signora Bonino se si fosse pentita e convertita. Ma non lo ha fatto, non pubblicamente, almeno.
Oh! Naturalmente ci asteniamo nel commentare sulla sua canonizzazione equipollente anche di Giorgio Napolitano, più che altro perché è stato Presidente della Repubblica italiana e quindi ci fermiamo un attimo in rispetto alle Istituzioni, tuttavia vogliamo solo ricordarle che questo sig. Presidente, appoggiò con enfasi comunista i carri armati sovietici a Praga del 1956… senza mai chiedere perdono per quelle stragi avvenute.
E poi dice che Napolitano fece “un gesto di eroicità patriottica“, quando ha accettato l’incarico per la seconda volta ??? e per questo sarebbe “un grande?”
Gesù il termine “GRANDE” lo usa per tutt’altra cosa….
Insomma, Santità, a questo punto, ci dia davvero un motivo per cui valga la pena essere, oggi, cattolici; ci dica perché dovremo restare con la Chiesa e con lei, Sommo Pontefice, che sta facendo di tutto per disprezzare il cattolicesimo italiano.
Noi ci siamo astenuti fino ad oggi nel commentare certe sue affermazioni, riprendendole solo da un punto di vista dottrinale, ma qui stiamo andando oltre, Santo Padre.
Forse a lei piace essere “padre Bergoglio” ma sta usando il suo ruolo per disprezzare la Chiesa Italiana. Infatti la sua intervista non rientra affatto nel magistero dottrinale e avremo potuto ignorare quanto ha detto, come abbiamo ignorato molte altre frasi da lei pronunciate o a lei attribuite, ma mai smentite dagli organi ufficiali della Sede petrina.
Non si rovini con la politica, non in questo modo ideologico, lei non deve compiacersi nessuno, almeno in questo ci ascolti! Le proponiamo un passo della Lettera di santa Ildegarda ad un suo predecessore il quale, politicamente parlando, stava facendo dei pessimi accordi e stava facendo delle pessime scelte, ecco cosa le dice Ildegarda, Dottore della Chiesa a Papa Anastasio IV:
«O uomo accecato dalla tua stessa scienza, ti sei stancato di por freno alla iattanza dell’orgoglio degli uomini affidati alle tue cure, perché non vieni tu in soccorso ai naufraghi che non possono cavarsela senza il tuo aiuto? Perché non svelli alla radice il male che soffoca le piante buone?… Tu trascuri la giustizia, questa figlia del Re celeste che a te era stata affidata.
Tu permetti che venga gettata a terra e calpestata…
Il mondo è caduto nella mollezza, presto sarà nella tristezza, poi nel terrore…
O uomo, poiché, come sembra, sei stato costituito pastore, alzati e corri più in fretta verso la giustizia, per non essere accusato davanti al Medico supremo di non aver purificato il tuo ovile dalla sua sporcizia!… Uomo, mantieniti sulla retta via e sarai salvo. Che Dio ti riconduca sul sentiero della benedizione riservata ai suoi eletti, perché tu viva in eterno!».
Va bene che lei, P. Bergoglio, è un gesuita, e come tale sta lavorando ma c’è un limite a tutto, non può imporre una immagine di Chiesa fatta sul suo pensiero che offre e vende al miglior offerente sulla piazza mediatica attraverso queste interviste a ruota libera, schizofreniche e senza controllo (per schizofrenia intendiamo questa doppiezza quando parla nelle interviste e quando parla nei messaggi ufficiali, dalla quale ne deriva una grave confusione per il gregge), non può imporre personaggi discutibili e dovrebbe sacrificare un poco più le sue opinioni personali e ricordarsi, qualche volta, che il Papa:
«Non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo. Lo fece Papa Giovanni Paolo II, quando, davanti a tutti i tentativi, apparentemente benevoli verso l’uomo, di fronte alle errate interpretazioni della libertà, sottolineò in modo inequivocabile l’inviolabilità dell’essere umano, l’inviolabilità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. La libertà di uccidere non è una vera libertà, ma è una tirannia che riduce l’essere umano in schiavitù. Il Papa è consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa. Così, il suo potere non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, così che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode» (Benedetto XVI, Omelia del  7-5-2005).
Se ancora la parola dei pontefici suoi predecessori vale qualcosa… A questa ci appelliamo e a questa obbediamo!

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