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giovedì 18 febbraio 2016

Mexico y Nubes

MESSICO, LE OMBRE SULLA VISITA DI PAPA FRANCESCO

L'incontro negato ai genitori degli studenti scomparsi. E all'anti-narcos Mireles. I poveri allontanati. Il silenzio sui femminicidi. Le ombre sul viaggio in Messico.
di Alberto Spiller | 17 Febbraio 2016 Lettera43 da Guadalajara (GettyImage. Il pontefice per le via di Chiapas)

La prima visita pastorale di papa Francisco in Messico sarà ricordata con diversi chiaroscuri.
Il pontefice è sceso nell’“inferno”, visitando luoghi colpiti da violenza e povertà, come Ecatepec, Michoacán, Chiapas e Chihuahua.
Ma se da una parte, con le dichiarazioni fatte, ha confermato il suo spirito combattivo e la vicinanza alla gente, parlando di corruzione, immigrazione e disuguaglianza, dall’altra i suoi messaggi, per molti, sono stati deboli e a tratti opachi, vista la situazione del Paese.
STRADE 'RIPULITE' DA POVERI E PROSTITUTE. La “discesa” è cominciata il 14 febbraio, ad Ecatepec, una città non lontana dalla capitale e che è parte dello Estado de México, uno dei più popolati e violenti del Paese, straziato da femminicidi e soprusi ai danni dei migranti centroamericani.
Ma il papa di questa realtà ha visto poco: associazioni civili e attivisti denunciano che già nei giorni precedenti al suo arrivo, le forze dell’ordine (almeno 10 mila agenti che hanno accompagnato il percorso di 9 chilometri del papa nella città) hanno realizzato retate per “ripulire” le strade da vagabondi, migranti, prostitute, bambini di strada e venditori ambulanti.
5 MILA AGENTI PER PROTEGGERE IL PAPA. La scena si è ripetuta negli altri luoghi visitati dal pontefice, come in Chiapas, lo stato più povero e con meno cattolici del Messico, e a Ciudad Juárez, famosa per essere stata per diversi anni la città più pericolosa del mondo, dove Bergoglio ha terminato il 17 febbraio la sua visita protetto da almeno 5 mila agenti.
I poveri sono stati fatti sparire o nascosti dietro le transenne.
Estrada: «È mancato un messaggio forte per le famiglie dei desaparecidos»
L’attesa per la visita del primo pontefice latinoamericano in Messico, il secondo Paese al mondo per numero di cattolici (80% della popolazione) era grande. E Francesco da subito non ha tradito le aspettative.
Ha denunciato la corruzione, la violenza e il narcotraffico di fronte alla classe politica riunita nel Palazzo di governo.
E nella sua omelia, nella cattedrale di Città del Messico, ha dato una tirata di orecchie ai membri della curia locale - «La Chiesa Cattolica vive dentro la bolla dell’élite politica e sociale messicana» - invitandoli ad avvicinarsi alla «periferia umana» e smetterla di comportarsi come «principi».
IL SILENZIO SULLE DONNE SCOMPARSE. D’altro canto c’è chi, come Maria de la Luz Estrada, presidente dell’Osservatorio cittadino nazionale sul femminicidio, ha detto che il papa si è soffermato su temi molto generali di fronte a problemi concreti, «e questo è ciò che vogliono le autorità».
In particolare a Ecatepec, dove ha parlato davanti a più di 300 mila persone, ha condannato la vanità e la superbia del potere e i danni che narcotraffico e corruzione provocano alle famiglie, ma, sottolinea l’attivista, s'è 'dimenticato' di parlare delle 1.500 donne scomparse dal 2005 a oggi e delle 150 uccise negli ultimi tre anni.
«Purtroppo non c’è stato un messaggio forte di solidarietà per le famiglie delle vittime di femminicidio e desapariciones, né un cenno alla discriminazione verso le donne», ha detto Estrada.
L'INCONTRO NEGATO A MIRELES. Il papa, poi, c'è recato in Michoacán, uno Stato in “guerra”, ma non ha acconsentito a visitare in carcere José Manuel Mireles, capo delle autodefensas (cittadini insorti contro i gruppi del narcotraffico e la violenza), né a ricevere i padri dei 43 studenti scomparsi nel 2014 ad Ayotzinapa (nel vicino stato del Guerrero).
Al riguardo, il portavoce del Vaticano Federico Lombardi s'è limitato a dire: «Il papa parla con grande comprensione e vicinanza con tutti quelli che patiscono la violenza. È cosciente della tragedia dei 43 e di molte tragedia di altre persone che soffrono».
UN VIAGGIO COSTATO 15 MILIONI. Il viaggio in Messico del papa, complessivamente, ha avuto un costo di 300 milioni di pesos (circa 15 milioni di euro), coperto sia dal governo del Messico (un Paese con 50 milioni di poveri) sia da imprese private.
Tra i 'generosi', spicca l’uomo più ricco del mondo, Carlos Slim, magnate della telefonia messicana (presente in un incontro a Ciudad Juárez tra il papa e 300 imprenditori e 400 operai) che ha sostenuto il costo delle telecomunicazioni e delle istallazioni per la stampa.
Chrysler ha fabbricato le cinque “papamobili” con cui sua Santità ha viaggiato per le strade, mentre Aeromexico ha offerto i voli interni e quello che da Ciudad Juárez ha riportato Francesco a Roma.

1 commento:

  1. Padre Lombardi qualche volta dovrebbe ricordare che, se la parola è d'argento, il silenzio è d'oro. Invece poverello continua a mettere pezze sulla condotta papale tentando di scusare l'inescusabile. Se è reale che papa Bergoglio "è cosciente della tragedia dei 43 e di molte tragedia di altre persone che soffrono" perché non ne ha parlato? e perché non ha neppure sfiorato la tragedia della Cristiada?
    Per lo stesso motivo per cui all'Avana ha incontrato i dittatori Castro senza neppure un flebile accenno a tutti gli oppositori del regime castrista che marciscono in galera; e per lo stesso motivo per cui, facendo gli auguri alla Cina per il suo capodanno in un'intervista, alla precisa domanda su cosa pensasse dei macigni morali che su di essa pesano (milioni di morti dai tempi di Mao, milioni di aborti ecc.) si è avvitato in un discorso che di tutt'altro parlava, qualcosa di surreale che un insegnante di italiano avrebbe qualificato come: 'Assolutamente fuori tema'.
    E questo motivo sarebbe?
    Il disperato bisogno di essere amato da tutti, il cui prezzo da pagare è quello di 'aggiustare' la verità, o di tacerla del tutto?
    Magari potessimo saperlo.
    Marisa

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