ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 18 marzo 2016

In coena Juda


Siamo in guerra (ma abbiamo già vinto)

Corrupti sunt, et abominabiles facti sunt in iniquitatibus (Sal 52, 2).
Giovedì prossimo, nella santa Messa in Coena Domini, per la prima volta nella bimillenaria storia della liturgia cristiana i sacerdoti potranno lavare i piedi anche alle donne. È evidente che si è completamente persa la percezione del senso originario del rito: il mandato apostolico. Fino alla cosiddetta riforma liturgica, peraltro, questo gesto veniva compiuto al di fuori del santo Sacrificio, come tutte le azioni che non hanno valore sacramentale, ma puramente didattico. Ancora una volta, si ripeterà ciò che è accaduto in tanti altri casi: un’iniziativa che costituiva un abuso diventerà la norma (come già la comunione sulla mano, che in molti luoghi, da meramente lecita, è divenuta praticamente obbligatoria). La novità, in quest’ultimo caso, sta nel fatto che l’abuso – benché meno grave – non è stato semplicemente concesso dalla suprema autorità della Chiesa con il paravento delle conferenze episcopali; al contrario, esso è stato dapprima praticato proprio da essa con grande pubblicità mediatica. Immaginatevi come si daranno da fare quei poveri parroci che, smaniosi di emergere, lo scorso 13 marzo hanno celebrato con enfasi il terzo anniversario della grande sciagura, giungendo perfino ad invitare i fedeli – come mi è stato riferito da un lettore – a scambiarsi il segno di pace immaginando di dare una carezza al caro papa Francesco…


Nel carcere minorile di Casal del Marmo, dove il Vescovo di Roma appena eletto si inginocchiò davanti a una musulmana per baciarle i piedi (quando non lo fa mai davanti a nostro Signore), ho svolto qualche anno fa un breve apostolato che mi ha fatto un gran bene, nonostante l’ostracismo dei volontari cattocomunisti e del locale cappellano, nostalgico del massone cardinal Casaroli, che a suo tempo aveva frequentato quel luogo. La stragrande maggioranza degli ospiti era costituita da zingari e immigrati slavi o maghrebini più o meno irregolari. I giovani delinquenti italiani vi transitano infatti soltanto per pochi giorni, per esser poi affidati alle cure di non meglio specificate “comunità educative”. Fu così che, una domenica, per poco non mi imbattei in due adolescenti romani che, tanto per divertirsi, avevano ammazzato un ciclista a calci e pugni. Correva l’anno 2008; quanto di recente accaduto a Roma, purtroppo, non è una novità, salvo per il clamore mediatico che quella volta, per i misteriosi meccanismi dell’informazione, non ci fu.


In comunità, quei due rampolli di “normalissime” famiglie nostrane saranno stati certamente assistiti da valenti psicologi che li avranno aiutati ad elaborare il lorodisagio. In questo modo, però, si son persi un’occasione irripetibile per farsi lavare i piedi nientemeno che… dal Papa! Un’eventualità del genere – mi vien da pensare – avrebbe senz’altro cambiato per sempre la loro esistenza, così inaspettatamente raggiunta dal mistero della misericordia divina. Non mi risulta però che Alì Agca si sia fatto cattolico dopo la visita di Giovanni Paolo II; di lì a poco si diede piuttosto a inquietanti farneticazioni messianiche. Il fatto è che, per quanto ci si ostini oggi a negarlo, ci sono persone che scelgono lucidamente e deliberatamente… il male. Poiché la volontà umana è libera (e non può essere annullata da nessun disagio o povertà di sorta), prima di svelare ai rei il volto misericordioso di Dio occorre mostrare loro – come ha fatto Egli stesso nel rivelarsi – la Sua giustizia e il Suo giudizio; altrimenti nessuno prenderà mai sul serio la Sua misericordia.


Oggi la misericordia non è più nemmeno capita, per il semplice fatto che non se ne vede la necessità. Se addirittura chi dovrebbe fungere da supremo garante della verità asserisce che «ciascuno di noi ha una sua visione del bene e del male» e che «noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il bene», mentre qualsiasi giudizio morale costituirebbe un’intollerabile «ingerenza spirituale nella vita personale», tutto diventa lecito. Ci sono gruppi e individui che da decenni si battono per la legalizzazione della pedofilia, la quale – a detta loro – rappresenterebbe un bene per il bambino, in quanto lo aiuterebbe a liberarsi dalle deprecabili inibizioni con cui l’educazione soffocherebbe la sua naturale sensualità e voglia di vivere. In diversi Paesi europei questo genere di “rieducazione” pansessista è già obbligatoria e, se un padre cerca di sottrarle il figlio, finisce in galera come un criminale (e là non c’è nemmeno un papa che vada a lavargli i piedi come a Roma, al massimo ci sarà un arcivescovo Koch che gli farà la ramanzina a difesa dei sodomiti). Che cosa obiettare a codesti apostoli dell’infanzia, che possono ormai appellarsi al pensiero della più alta autorità morale al mondo? Sono talmente corrotti da esser diventati abominevoli nelle loro iniquità.


L’angelo «aprì il pozzo dell’Abisso e dal pozzo salì un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera» (Ap 9, 2). La lotta è umanamente impari, ma le nostre armi spirituali sono più potenti. Confesso che, in questo momento, l’unica cosa che mi dà forza è la santa Messa tradizionale, che non mi farò strappare da nessuno per nessuna ragione. Ogni mattina, come primo atto della giornata, scendo in cappella con lo stato d’animo di un generale di corpo d’armata che si accinge a sferrare battaglia con la certezza assoluta di riportare vittoria sul nemico. Al termine, a vittoria ottenuta, provo una sensazione di forza sovrumana che mi assicura che anche la guerra è vinta. Ma ogni fedele può trarre dalla Messa antica il medesimo vigore, fin da quando, con il sacerdote ai piedi dell’altare, recitando il Confiteor si presenta al cospetto della corte celeste per esserne giudicato, al fine di esservi ammesso come un intimo amico: «Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei Santi e familiari di Dio» (Ef 2, 19). Grande, sublime, temibile condizione del cristiano! Un sacro tremore tempera l’esultanza perché non degeneri in iattanza.


Celebriamo la Settimana Santa come la nostra vittoria sulle orde infernali, che si sono sparse su tutta la terra e che neanche il paolino katéchon trattiene più (cf. 2 Ts 2, 6-7). Sebbene il mysterium iniquitatis si sia scatenato come non mai, Dio già regna dal legno della Croce – e noi siamo partecipi della Sua regalità. Esercitiamola dunque sotto la guida di Colei che più di chiunque altri la possiede dopo Suo Figlio, Lei che è «bella e terribile come schiere a vessilli spiegati» (Ct 6, 4). Abbattiamo le fortezze del nemico con la corona del santo Rosario; ogni singola Ave Maria recitata con fede, risuonando nel Suo Cuore immacolato e doloroso come il grido di un figlio, che non può rimanere inascoltato, La muoverà a scacciare un demonio. Unendo la nostra passione a quella che, sul Calvario, ha fatto di Lei un tutt’uno con la Vittima uscita dal Suo grembo, Ella ci renderà imbattibili. Sia questo il mio augurio pasquale a tutti i fedeli della Parrocchia virtuale, che ogni mattina presento al Signore nel canone della santa Messa, nominando ad uno ad uno quelli che mi hanno affidato le loro intenzioni. Prende un po’ di tempo, ma è tempo ben speso nel cuore del Sacrificio della nostra redenzione, nel quale il trionfo della Chiesa è già un fatto compiuto.


San Giuseppe, sposo dolcissimo di Maria, padre putativo di Gesù, padre della divina Provvidenza e custode della santa Chiesa, a te ricorriamo per essere rivestiti delle tue virtù: della tua fede, della tua umiltà, della tua obbedienza, della tua pazienza, del tuo silenzio adorante e del tuo spirito di abbandono. Difendici da tutti gli assalti del maligno e provvedi alle nostre necessità spirituali e materiali, affinché possiamo cercare unicamente il Regno di Dio e servire al trionfo del Cuore immacolato di Maria, tua santissima Sposa. Amen.
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1 commento:

  1. Caro don Elia, mi faccia sapere come posso mettermi "privatamente" in contatto con lei, perché vorrei anch'io affidarmi alla sua intercessione presso NSGC, entrando a far parte della sua "parrocchia virtuale" (ne ho un gran bisogno, sia fisico che sirituale). Grazie di cuore. Mi può contattare all'indirizzo provvisorio quotanovatnta@yopmail.com

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