ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 19 marzo 2016

Orecchiette alla kiko

Kiko: aspetto di essere sgozzato.
Kiko Arguello si aspetta di essere sgozzato dai fondamentalisti islamici, prima, o poi. Lo ha confessato il fondatore e capo carismatico delle Comunità Neocatecumenali in un’intervista a ZENIT, di cui riportiamo qualche passo, rimandando al sito per chi volesse leggerla in integrale.

Kiko Arguello si aspetta di essere sgozzato dai fondamentalisti islamici, prima, o poi. Lo ha confessato il fondatore e capo carismatico delle Comunità Neocatecumenali in un’intervista a ZENIT di cui riportiamo qualche passo,rimandando al sito per chi volesse leggerla in integrale.   

L’intervistatore ha posto questa domanda a Kiko Arguello:  

Dall’annuncio del kerygma agli zingari nelle periferie di Madrid, dopo mezzo secolo, il Cammino bussa ora alle porte dell’Asia. Come procede l’opera di evangelizzazione? E lei come la vive?   

Come vivo? Aspettando di essere sgozzato… Perché queste missio ad gentes fanno tanto bene nel mondo, e hanno tanto successo anche presso i musulmani. Dico davvero! In tantissime parti dove mandiamo le missioni vengono dei musulmani che dicono di sentirsi davvero toccati. Nei paesi del Golfo abbiamo già tante comunità, e spesso dobbiamo agire di nascosto per la loro sicurezza. Io, guardando a tutto questo, ho detto in convivenza una specie di ‘profezia’ su di me: ‘Quando battezzeremo 100 musulmani, mi uccideranno’. D’altronde siamo destinati a quello, i cristiani sono per il martirio. E io sarei contentissimo perché essendo un tale peccatore, un indegno, un poveraccio, se muoio martire si risolve tutto! (ride)   

In attesa del martirio…   Il Cammino come applicherà concretamente le indicazioni che il Papa ha oggi espresso nel suo programmatico discorso?   

Faremo tutto quello che possiamo, in comunione con la Chiesa. Tutto quello che si è visto oggi è opera dei vescovi. Sono i vescovi che chiedono le missio ad gentes, non siamo noi. Sono contentissimi, perché molti paesi si stanno svegliando. Penso ad esempio alla Francia: al Sud è pieno di famiglie in missione e abbiamo anche cinque seminari. Sono una benedizione perché la situazione della Chiesa in Francia, come pure in tanti paesi dell’Europa, è una catastrofe: chiese chiuse, calo di vocazioni, società secolarizzate….   
Ha un aneddoto che l’ha particolarmente colpita di quelli riportati da queste famiglie in missione?   

Aneddoti ce ne sono davvero tantissimi… Se devo dirne uno in particolare è quello che mi ha raccontato una famiglia in missione in Cina con quattro figli piccoli. Un giorno in un parco due di questi bambini, uno di 6 e l’altro di 4 anni, hanno trovato dietro un cespuglio un feto morto, con il cuore fuori dal petto… Sono rimasti scioccati, hanno chiamato la mamma dicendo: ‘Mamma, ma perché qui fanno queste cose? Dobbiamo pregare, dobbiamo evangelizzare!’. Hanno deciso quindi di dare un nome a questo bimbo morto, lo hanno chiamato Matteo, e hanno fatto un piccolo fioretto di non mangiare la merenda per giorni perché non avvengano più queste cose in Cina. Mi sono commosso nel sentire questa storia, mi hanno ricordato i pastorelli di Fatima con la loro semplicità… E anche i loro genitori erano davvero colpiti nel raccontarlo e hanno capito quanto davvero ci sia bisogno di un annuncio in un paese come la Cina, dove le tragedie dell’aborto sono all’ordine del giorno, anche a causa della politica del figlio unico. Si figuri che un’altra famiglia, in un villaggio cinese, aveva 7 figlie femmine e quando andavano per strada un sacco di donne si fermavano a guardare, ad accarezzarle, spesso piangendo, perché gli hanno detto di essere state costrette ad abortire le loro figlie femmine. 
MARCO TOSATTI
  


http://www.lastampa.it/2016/03/19/blogs/san-pietro-e-dintorni/kiko-aspetto-di-essere-sgozzato-o5HhpW65FSdY8Xmn8ZWMLL/pagina.html

Kiko Argüello: “Grato al Papa! Le missio ad gentes? Una ‘bomba’ in Cina e Europa”

L’iniziatore del Cammino Neocatecumenale esprime i suoi sentimenti dopo l’udienza con il Papa e racconta l’opera compiuta dalle famiglie missionarie. Poi, rivela una ‘profezia’ su sé stesso…
“Grato al Santo Padre e grato alle famiglie”. Risponde di getto Kiko Argüello alla domanda su quali siano i suoi sentimenti subito dopo la grande udienza di oggi con Papa Francesco, in Aula Paolo VI, un appuntamento che il Pontefice concede ormai ogni anno al Cammino Neocatecumenale. Intervistato da ZENIT, l’iniziatore di questo itinerario per la riscoperta delle promesse battesimali – come ha ricordato oggi il Santo Padre – racconta l’opera che ormai da 50 anni “lo Spirito Santo compie attraverso di noi”, specie attraverso queste famiglie missionarie che stanno portando un annuncio di fede in tutti i cinque continenti, in zone difficili dove si consumano quotidianamente tragedie come l’aborto e dove la famiglia e la Chiesa sono “sotto attacco”. Di seguito l’intervista.
***
Kiko, ancora una volta il Papa ha incontrato il Cammino Neocatecumenale e ha incoraggiato l’opera di evangelizzazione che compie da anni. Come si sente?
L’incontro è andato bene. Mi hanno colpito molto le parole che il Santo Padre ha aggiunto alla fine, a braccio: ‘Io rimango qui, ma vi accompagno con il cuore’. Ci ha dimostrato ancora una volta che ci vuole bene e mi ha poi detto anche delle cose bellissime in privato, aggiungendo che nei prossimi giorni vuole parlare con me. Sono contento… E lo sono anche per le famiglie, davvero uno spettacolo. Ci consolano queste famiglie, sono piene di generosità, vanno piene di allegria… È una cosa impressionante, veramente!
Quest’anno, tra l’altro, si è registrato un numero ancora più alto di famiglie disposte a partire per la missio ad gentes…
Sì, 270 famiglie per 54 missio ad gentes. Ripeto, è uno spettacolo! Abbiamo avuto una convivenza meravigliosa a Porto San Giorgio: 300 famiglie presenti e tutte hanno accettato di andare per il mondo a evangelizzare e che la loro destinazione si scegliesse a sorte. Immaginate voi! Mettevano in un cesto il nome e in un altro la nazione. Quindi, ad esempio, veniva estratta la Cina e io domandavo: ‘Joaquim, Maria, con i vostri 8 figli, accettate di andare in Cina?’. ‘Sì’. ‘Benissimo’. E poi un’altra famiglia, un’altra e un’altra ancora. E così cinque famiglie che neanche si conoscono si trovano a formare una missione per l’Asia. Si è creato davvero un ambiente soave, di amore meraviglioso. Ho pensato al Salmo che dice: ‘Che bello i fratelli uniti… è come unguento che scende sulla barba’.
Dall’annuncio del kerygma agli zingari nelle periferie di Madrid, dopo mezzo secolo, il Cammino bussa ora alle porte dell’Asia. Come procede l’opera di evangelizzazione? E lei come la vive?
Come vivo? Aspettando di essere sgozzato… Perché queste missio ad gentes fanno tanto bene nel mondo, e hanno tanto successo anche presso i musulmani. Dico davvero! In tantissime parti dove mandiamo le missioni vengono dei musulmani che dicono di sentirsi davvero toccati. Nei paesi del Golfo abbiamo già tante comunità, e spesso dobbiamo agire di nascosto per la loro sicurezza. Io, guardando a tutto questo, ho detto in convivenza una specie di ‘profezia’ su di me: ‘Quando battezzeremo 100 musulmani, mi uccideranno’. D’altronde siamo destinati a quello, i cristiani sono per il martirio. E io sarei contentissimo perché essendo un tale peccatore, un indegno, un poveraccio, se muoio martire si risolve tutto! (ride)
In attesa del martirio… Il Cammino come applicherà concretamente le indicazioni che il Papa ha oggi espresso nel suo programmatico discorso?
Faremo tutto quello che possiamo, in comunione con la Chiesa. Tutto quello che si è visto oggi è opera dei vescovi. Sono i vescovi che chiedono le missio ad gentes, non siamo noi. Sono contentissimi, perché molti paesi si stanno svegliando. Penso ad esempio alla Francia: al Sud è pieno di famiglie in missione e abbiamo anche cinque seminari. Sono una benedizione perché la situazione della Chiesa in Francia, come pure in tanti paesi dell’Europa, è una catastrofe: chiese chiuse, calo di vocazioni, società secolarizzate….
Ha un aneddoto che l’ha particolarmente colpita di quelli riportati da queste famiglie in missione?
Aneddoti ce ne sono davvero tantissimi… Se devo dirne uno in particolare è quello che mi ha raccontato una famiglia in missione in Cina con quattro figli piccoli. Un giorno in un parco due di questi bambini, uno di 6 e l’altro di 4 anni, hanno trovato dietro un cespuglio un feto morto, con il cuore fuori dal petto… Sono rimasti scioccati, hanno chiamato la mamma dicendo: ‘Mamma, ma perché qui fanno queste cose? Dobbiamo pregare, dobbiamo evangelizzare!’. Hanno deciso quindi di dare un nome a questo bimbo morto, lo hanno chiamato Matteo, e hanno fatto un piccolo fioretto di non mangiare la merenda per giorni perché non avvengano più queste cose in Cina. Mi sono commosso nel sentire questa storia, mi hanno ricordato i pastorelli di Fatima con la loro semplicità… E anche i loro genitori erano davvero colpiti nel raccontarlo e hanno capito quanto davvero ci sia bisogno di un annuncio in un paese come la Cina, dove le tragedie dell’aborto sono all’ordine del giorno, anche a causa della politica del figlio unico. Si figuri che un’altra famiglia, in un villaggio cinese, aveva 7 figlie femmine e quando andavano per strada un sacco di donne si fermavano a guardare, ad accarezzarle, spesso piangendo, perché gli hanno detto di essere state costrette ad abortire le loro figlie femmine.
Restringendo il campo all’Europa, lei ha detto che siamo in un momento in cui si rasenta “l’apostasia”, anche a causa dei continui attacchi a vita e famiglia. In questo panorama, quale contributo offrono queste famiglie che lasciano tutto e partono per evangelizzare?
Un contributo enorme! Dobbiamo evangelizzare l’Europa, perché ne ha bisogno. Io penso in particolare al mio paese, la Spagna, dove si registrano oltre 600 divorzi al giorno e dove ci sono dinamiche politiche che mirano a distruggere l’istituzione familiare. Per non parlare di tante altre nazioni al nord dove la religione è bandita dalle scuole, dove si chiudono e si vendono le parrocchie e così via. Con tutto quello che sta accadendo la gente sperimenta una profonda solitudine, un fallimento, per questo rimangono profondamente colpite quando magari le invitiamo alle catechesi, trovano un ambiente di comunione, conoscono una famiglia unita con figli, e non vogliono andare più via! Gli piace quell’ambiente… Allora la famiglia cristiana, piena di amore, è una bomba in tutta Europa!

Riecco le tre tirate d'orecchie (più la quarta) al Cammino Neocatecumenale

Ieri (18 marzo 2016) alle 11:45 papa Francesco ha ricevuto in udienza migliaia di aderenti al Cammino Neocatecumenale in occasione delle 50 nuove missioni neocatecumenali.

Il Santo Padre ha sostanzialmente ribadito le tre "tirate d'orecchie" del suo stesso discorso ai neocatecumenali del 18 febbraio 2014, quando disse:


  1. «...camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte...»;

  2. «...la necessità di una speciale attenzione al contesto culturale... Tanto più importante sarà il vostro impegno ad "imparare" le culture che incontrerete...»
  3. «La libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore».
Stavolta il Papa ha addirittura rincarato la dose. In breve, come diceva Lino:
Udienza assolutamente sottotono. Kiko silenziato. Occorrerà leggere il discorso ma mi è parso evidente che i (doverosi) saluti e incoraggiamenti alle persone in procinto di partire abbiano assorbito una minima parte del discorso. L'accento è stato posto sull'unità e sul rispetto delle culture locali: non si esportano modelli! Non da poco il riferimento al carisma che si perde quando si sposta l'attenzione sulla gloria umana.
Fossi un neocatecumenale, rileggerei il discorso trenta volte. C'è poco da esserne allegri.
Ed ecco il discorso di ieri (tratto dal Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede): notate come ha rincarato la dose rispetto al discorso di due anni fa.



Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Sono contento di incontrarvi e vi ringrazio, perché siete venuti così numerosi. Un saluto speciale a quelli che stanno per partire! Avete accolto la chiamata ad evangelizzare: benedico il Signore per questo, per il dono del Cammino e per il dono di ciascuno di voi. Vorrei sottolineare tre parole che il Vangelo vi ha appena consegnato, come un mandato per la missione: unità, gloria e mondo.

Unità. Gesù prega il Padre perché i suoi siano «perfetti nell’unità» (Gv 17,23): vuole che siano tra loro «una sola cosa» (v. 22), come Lui e il Padre. È la sua ultima richiesta prima della Passione, la più accorata: che ci sia comunione nella Chiesa. La comunione è essenziale. Il nemico di Dio e dell’uomo, il diavolo, non può nulla contro il Vangelo, contro l’umile forza della preghiera e dei Sacramenti, ma può fare molto male alla Chiesa tentando la nostra umanità. Provoca la presunzione, il giudizio sugli altri, le chiusure, le divisioni. Lui stesso è “il divisore” e comincia spesso col farci credere che siamo buoni, magari migliori degli altri: così ha il terreno pronto per seminare zizzania. È la tentazione di tutte le comunità e si può insinuare anche nei carismi più belli della Chiesa.

Voi avete ricevuto un grande carisma, per il rinnovamento battesimale della vita; infatti si entra nella Chiesa attraverso il Battesimo. Ogni carisma è una grazia di Dio per accrescere la comunione. Ma il carisma può deteriorarsi quando ci si chiude o ci si vanta, quando ci si vuole distinguere dagli altri. Perciò bisogna custodirlo. Custodite il vostro carisma! Come? Seguendo la via maestra: l’unità umile e obbediente. Se c’è questa, lo Spirito Santo continua a operare, come ha fatto in Maria, aperta, umile e obbediente. È sempre necessario vigilare sul carisma, purificando gli eventuali eccessi umani mediante la ricerca dell’unità con tutti e l’obbedienza alla Chiesa. Così si respira nella Chiesa e con la Chiesa; così si rimane figli docili della «Santa Madre Chiesa Gerarchica», con «l’animo apparecchiato e pronto» per la missione (cfr S. Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 353).

Sottolineo questo aspetto: la Chiesa è nostra Madre. Come i figli portano impressa nel volto la somiglianza con la mamma, così tutti noi assomigliamo alla nostra Madre, la Chiesa. Dopo il Battesimo non viviamo più come individui isolati, ma siamo diventati uomini e donne di comunione, chiamati ad essere operatori di comunione nel mondo. Perché Gesù non solo ha fondato la Chiesa per noi, ma ha fondato noi come Chiesa. La Chiesa non è uno strumento per noi: noi siamo Chiesa. Da lei siamo rinati, da lei veniamo nutriti con il Pane di vita, da lei riceviamo parole di vita, siamo perdonati e accompagnati a casa. Questa è la fecondità della Chiesa, che è Madre: non è una organizzazione che cerca adepti, o un gruppo che va avanti seguendo la logica delle sue idee, ma è una Madre che trasmette la vita ricevuta da Gesù.

Questa fecondità si esprime attraverso il ministero e la guida dei Pastori. Anche l’istituzione è infatti un carisma, perché affonda le radici nella stessa sorgente, che è lo Spirito Santo. Lui è l’acqua viva, ma l’acqua può continuare a dare vita solo se la pianta viene ben curata e potata. Dissetatevi alla fonte dell’amore, lo Spirito, e prendetevi cura, con delicatezza e rispetto, dell’intero organismo ecclesiale, specialmente delle parti più fragili, perché cresca tutto insieme, armonioso e fecondo.

Seconda parola: gloria. Prima della sua Passione, Gesù preannuncia che sarà «glorificato» sulla croce: lì apparirà la sua gloria (cfr Gv 17,5). Ma è una gloria nuova: la gloria mondana si manifesta quando si è importanti, ammirati, quando si hanno beni e successo. Invece la gloria di Dio si rivela sulla croce: è l’amore, che lì risplende e si diffonde. È una gloria paradossale: senza fragore, senza guadagno e senza applausi. Ma solo questa gloria rende il Vangelo fecondo. Così anche la Madre Chiesa è feconda quando imita l’amore misericordioso di Dio, che si propone e mai si impone. Esso è umile, agisce come la pioggia nella terra, come l’aria che si respira, come un piccolo seme che porta frutto nel silenzio. Chi annuncia l’amore non può che farlo con lo stesso stile di amore.

E la terza parola che abbiamo ascoltato è mondo. «Dio ha tanto amato il mondo» da inviare Gesù (cfr Gv 3,16). Chi ama non sta lontano, ma va incontro. Voi andrete incontro a tante città, a tanti Paesi. Dio non è attirato dalla mondanità, anzi, la detesta; ma ama il mondo che ha creato, e ama i suoi figli nel mondo così come sono, là dove vivono, anche se sono “lontani”. Non sarà facile per voi la vita in Paesi lontani, in altre culture, non vi sarà facile. Ma è la vostra missione. E questo lo fate per amore, per amore alla Madre Chiesa, all’unità di questa madre feconda; lo fate perché la Chiesa sia madre e feconda. Mostrate ai figli lo sguardo tenero del Padre e considerate un dono le realtà che incontrerete; familiarizzate con le culture, le lingue e gli usi locali, rispettandoli e riconoscendo i semi di grazia che lo Spirito ha già sparso. Senza cedere alla tentazione di trapiantare modelli acquisiti, seminate il primo annuncio: «ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 35). È la buona notizia che deve sempre tornare, altrimenti la fede rischia di diventare una dottrina fredda e senza vita. Evangelizzare come famiglie, poi, vivendo l’unità e la semplicità, è già un annuncio di vita, una bella testimonianza, di cui vi ringrazio tanto. E vi ringrazio, a nome mio, ma anche a nome di tutta la Chiesa per questo gesto di andare, andare verso l’ignoto e anche soffrire. Perché ci sarà sofferenza, ma ci sarà anche la gioia della gloria di Dio, la gloria che è sulla Croce. Vi accompagno e vi incoraggio, e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me. Io rimango qui, ma col cuore vengo con voi.

[00431-IT.02] [Testo originale: Italiano]

[B0198-XX.02]
http://neocatecumenali.blogspot.it/2016/03/riecco-le-tre-tirate-dorecchie-al.html 

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