ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 19 marzo 2016

P di Papa

Il signor Enzo Bianchi e una “p” di troppo  

Ci sono modi sottili per alimentare un equivoco, fino a far credere cose che non esistono. Oppure si tratta di sviste… che sembrano francamente difficili da parte dell’agenzia Zenit e di una diocesi. In questi tempi di caos servirebbe seminare chiarezza e non ulteriore confusione.

di Paolo Deotto
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zzzzenz1Il sig. Enzo Bianchi, come i nostri lettori ben sanno, è un privato cittadino che ha fondato una comunità della quale è tuttora priore. Naturalmente ognuno è liberissimo di fondare tutte le comunità che vuole e nominarsene priore. Nel caso specifico del sig. Bianchi e della comunità da lui fondata, nasce già una prima situazione equivoca, perché fin troppo spesso si parla di comunità monastica, ma è difficile capire cosa abbia a che fare con questa definizione una comunità che raccoglie uomini e donne, e cattolici insieme a protestanti appartenenti alle diverse sette in cui si è frantumata – inevitabilmente – l’eresia luterana.
Però c’è una parola magica: ecumenismo. E allora ecco che abbiamo la comunità ecumenica o interreligiosa, o chiamatela come volete. Ma da qui a “monastica”, ce ne corre…
Comunque basta leggere la biografia del sig. Bianchi (clicca qui), pubblicata sul sito di Bose, per saperne di più. Da questa stessa biografia possiamo evincere che il sig. Bianchi è un discepolo di quella famosa “Scuola di Bologna” che in quanto a semina di confusione si è data molto da fare.

Sta di fatto che il sig. Bianchi si è dato molto da fare, è diventato membro di importanti organi ecclesiastici, ha scritto libri, predica di qua e di là, e questo ha fatalmente fatto sorgere un altro equivoco: il sig. Bianchi è un sacerdote, visto che predica e questa facoltà spetta a un consacrato. Ergo, lo si dovrebbe chiamare Don Enzo Bianchi, se sacerdote secolare, o Padre Enzo Bianchi, se religioso che ha ricevuto il sacramento dell’Ordine.
Invece, come dicevamo sopra, il sig. Enzo Bianchi è il sig. Enzo Bianchi, punto e basta. È anche ragioniere, e forse laureato in Economia e Commercio. Scrivo “forse” perché dalla sua biografia non si capisce se abbia portato a termine gli studi universitari. È chiaro che gli studi fatti dal sig. Bianchi non sono di alcun interesse. È invece importante che sia chiaro che il sig. Bianchi è un privato qualsiasi.
E veniamo al titolo di questo articolo. Perché scriviamo che c’è una “p” di troppo? Perché in questi giorni l’agenzia Zenit ha pubblicato una notizia sul sig. Bianchi (potete leggerla integralmente cliccando qui) in cui a un certo punto si scrive (il sottolineato è nostro):
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ora, è scusabile il giornalista qualunque, digiuno di cose religiose, che scrive frettolosamente “Padre Enzo Bianchi”. Non è scusabile Zenit, agenzia cattolica, voce quasi ufficiale della Chiesa.
Poi capita che addirittura una diocesi, quella di Padova, per una “Lectio divina” che si terrà in Cattedrale (ossia in luogo consacrato) si affidi al sig. Bianchi e esponga un manifesto (lo riportiamo qui di seguito, ma potete anche scaricarlo in pdf,cliccando qui – il sottolineato è nostro) con una scritta equivoca, “p. Enzo Bianchi”. In ambito religioso la lettera “p” che precede il nome sta per “padre”, ergo per sacerdote non secolare, bensì appartenente a un ordine religioso. Sembra davvero strano che una diocesi cada in simili errori.
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E allora viene il legittimo dubbio: per caso non si vuole alimentare l’equivoco? Equivoco che peraltro anche il sig. Bianchi a modo suo alimenta, ad esempio con strani abbigliamenti. Nella foto qua sotto lo potete vedere in visita da Bergoglio.
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Perché parlare di queste cose? Molto semplicemente per mettere in guardia. Il sig. Bianchi può essere facilmente scambiato per un sacerdote, per come si atteggia e per come viene presentato non solo dalla stampa “laica”, ma anche, come abbiamo visto, da organi “cattolici” autorevoli.
Invece è bene che sia chiaro a tutti che il sig. Bianchi è un privato cittadino che esprime pareri, opinioni. Che, se ancora le regole fossero almeno vagamente seguite, non potrebbe assolutamente predicare in chiesa. Ha la stessa autorevolezza e autorità che potrebbe avere chiunque di noi, privati cittadini, che domani volesse entrare in chiesa e predicare. Con una sola differenza. A noi toglierebbero subito la parola (giustamente, peraltro). Il sig. Bianchi, per motivi che non ci interessa qui indagare, invece trova ovunque accoglienza e ascolto. È comunque molto interessante rileggere due articoli di Sandro Magister (clicca qui e qui). Il secondo contiene anche un parere del prof. Pietro De Marco. Sono due articoli che ci fanno meglio capire il singolare fenomeno del “priore di Bose”.

–  di Paolo Deotto



Redazione

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