ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 26 marzo 2016

Stabat Mater dolorosa

 
                                           L’ora della Madre

Al termine dell’Ufficio delle Tenebre, l’ultima candela non viene spenta, ma nascosta agli occhi dei fedeli e poi ricollocata, in segno di speranza, in cima al grande candelabro a quindici braccia. Le altre candele sono state spente ad una ad una alla fine dei singoli salmi. La Luce del mondo, nella Sua morte e sepoltura, si è nascosta al mondo in attesa di sfolgorare il mattino del terzo giorno. In quel lasso di tempo che intercorre tra l’istante della Sua morte e quello della Sua risurrezione la fede della Chiesa nascente è parsa irrimediabilmente estinta. Eppure una fiammella ha continuato ad ardere nel Cuore più puro e credente che sia mai esistito e mai esisterà, in quello – immacolato – della Vergine Madre. Tutta la fede dei cristiani, in quelle ore, si è concentrata in Lei sola, l’unica che ancora una volta, come già all’Annunciazione, ha creduto oltre ogni umana credenza e sperato contro ogni speranza, come il Suo antenato Abramo (cf. Rm 4, 18). Come, grazie alla sua fede, egli divenne padre di molti popoli (Gen 17, 5), così Maria, grazie alla Sua fede, meritò di diventare Madre della Chiesa.
Parliamo della fede che opera mediante la carità (Gal 5, 6), non della contraffazione luterana di questa virtù teologale indispensabile alla salvezza. Abramo ebbe fede fino ad obbedire all’ordine divino che gli chiedeva, apparentemente, di immolare suo figlio; Maria ebbe fede fino ad offrire il Frutto del suo seno effettivamente immolato sulla croce. «Ella fu che, immune da ogni macchia, sia personale sia ereditata, e sempre strettissimamente unita col Figlio suo, Lo offerse all’eterno Padre sul Golgota, facendo olocausto di ogni diritto materno e del suo materno amore, come novella Eva, per tutti i figli di Adamo contaminati dalla sua miseranda prevaricazione. Per tal modo, Colei che quanto al corpo era la madre del nostro Capo, poté divenire, quanto allo spirito, madre di tutte le sue membra, con nuovo titolo di dolore e di gloria» (Venerabile Pio XII, Enciclica Mystici Corporis, alla fine). Ecco la vera fede: obbediente al di là di ogni umana ragionevolezza e feconda al di là di qualsiasi umana previsione.
In quest’ora così buia per la Chiesa e per l’umanità, questa stessa fede deve rimanere accesa nei nostri cuori come in quello di Colei che, congiunta a Gesù in un unico Sacrificio, ci ha rigenerati alla vita eterna. Non importa se siamo in pochi o in molti: la Madonna è stata interiormente del tutto sola durante la Sua incrollabile attesa davanti al sepolcro, sebbene avesse accanto il discepolo prediletto, che rappresentava, quale primizia dei Suoi figli, tutti noi che avremmo creduto. Stiamo con Lei in attesa di veder rotolata la pietra che, in questo momento, tiene prigioniero il Corpo di Cristo. È la pietra dell’incredulità pervenuta fino all’apice della Chiesa terrena, quell’incredulità per la quale non c’è più nulla che debba resistere alla mentalità nichilista di questo mondo corrotto e perverso, ma tutto deve essere adattato a ciò che l’uomo d’oggi ancora può credere – cioè nulla, da quando gli stessi Pastori e maestri gli hanno dichiarato che non c’è bisogno della fede cristiana per salvarsi, perché in realtà si salvano indistintamente tutti… Ma da che cosa? – vien da domandarsi.

Se non c’è l’Inferno, la Passione e la Croce non hanno più senso, oppure si trasformano in pretesto per parlare di migranti e di drogati. Se non c’è il Paradiso, la Risurrezione diventa perfettamente superflua. D’altronde, secondo un tizio di nome Kasper che chiamano cardinale, essa non sarebbe mai avvenuta, sarebbe solo un artificio letterario per esprimere la fede dei discepoli… Ma non abbiate paura: lo abbiamo già affermato e lo ribadiamo senza alcun timore di smentita: chi nega la fede cattolica è apostata; pertanto è fuori della comunione ecclesiale e non detiene legittimamente alcun ufficio nella Chiesa – in altre parole, è un signor nessuno. Più spinoso il problema diventa se il suo immediato superiore lo appoggia e pubblicizza in qualità di “teologo”; ma questo è affar suo, ne risponderà direttamente a Colui che dovrebbe rappresentare. Per quanto ci riguarda, la grazia ci ha resi ormai insensibili alla sua squallida commedia; l’unica questione ancora aperta è decidere, per quanto riguarda i sacerdoti, se accettare ancora incarichi pastorali nei quali saranno posti inevitabilmente davanti a gravi dilemmi di coscienza; per i fedeli, se continuare o meno a prender parte a liturgie in cui i sacrilegi diventeranno la norma.

È giunto il momento di formare dei focolai di resistenza: piccoli cenacoli, stretti intorno alla Madre, in cui si conservi la fede e si curi la vita di grazia sotto la guida di sacerdoti disposti a correre dei rischi. Abbiamo gloriosi esempi storici in Francia, Russia, Messico, Spagna… La differenza è che, ora, i persecutori sono ai posti di comando della Chiesa. Non importa: continuiamo a chiedere un intervento dal Cielo con la fede di Maria. Il tempo del sepolcro sta per terminare: presto il masso sarà ribaltato e potremo uscire allo scoperto come membra di Gesù risorto – veramente risorto nella Sua carne crocifissa, di cui ha mostrato le piaghe gloriose, quelle piaghe che non sono più causa di sofferenza e di morte, bensì segno irrefutabile della verità che salva. Colei che ha ricevuto nell’anima ogni singolo colpo inferto al Figlio ci aiuti a portare la croce con coraggio, dandoci la certezza che ogni nostra sofferenza, fisica o spirituale, porterà come la Sua frutti inimmaginabili di santità e di grazia per una Chiesa veramente rinnovata.

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