ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 21 aprile 2016

Stanno aprendo gli occhi..?

Cresce l'opposizione al modernismo

Nell'ultimo decennio c'è stata una poderosa avanzata delle forze che si oppongono alla tirannide modernista. Il movimento tradizionale è riuscito ad infliggere duri colpi al fronte progressista, i cui miliziani, sempre più vegliardi, stanno perdendo sempre più terreno e fanno sempre più fatica a reggere l'impeto dell'onda d'urto degli indomiti e intrepidi militi del “battaglione tridentino”. Varie barricate dei novatori sono state sfondate, e ai miliziani modernisti non è rimasto altro da fare che battere in disperata e rovinosa ritirata.

Sempre più cattolici stanno aprendo gli occhi di fronte alle devastazioni spirituali causate dalle orde moderniste.
Il movimento tradizionale ingrossa sempre di più le sue fila, sono soprattutto i giovani ad arruolarsi e a darsi da fare nell'immane lotta contro gli errori dottrinali e la desacralizzazione della liturgia. La testa d'ariete del vasto movimento antimodernista è costituita principalmente da fedeli laici, i quali stanno combattendo la battaglia in prima linea. Pensiamo alla liturgia tradizionale: sono principalmente i “Christifideles Laici” a farla conoscere tra amici e parenti, ad organizzare i pellegrinaggi e i convegni, a fare la propaganda sul web, e a spingere i preti a celebrare “more antiquo”. Ad esempio so che vari sacerdoti hanno imparato a celebrare la Messa tridentina grazie alle lezioni ricevute da giovani fedeli laici espertissimi di liturgia.

Siamo in guerra. Guerra spirituale, ma pur sempre guerra. I modernisti sono armati di soldi, giornali, riviste, case editrici, scuole, ecc., e hanno influenti amicizie negli ambienti politici, massonici, e del mondo dell'alta finanza. Noi non disponiamo di ingenti risorse economiche, le nostre armi sono essenzialmente la preghiera, la penitenza, l'apostolato e il buon esempio. È entusiasmante osservare l'ardimento dei valorosi legionari del “battaglione tridentino”, che con abnegazione e spirito di sacrificio affrontano aspri combattimenti spirituali in difesa della Tradizione Cattolica e per la propagazione della fede per la maggior gloria di Dio. Giovani cattolici di tutto il mondo, affratellati dal comune amore per il Corpo Mistico di Cristo, stanno immolando la propria giovinezza in difesa della civiltà cattolica, minacciata dalla vandalica barbarie delle orde moderniste.

Militia est vita hominis super terram (Iob 7,1). Non siamo stati messi su questa terra per “fare vacanza” e godere una vita comoda, ma per combattere la battaglia spirituale in difesa della Fede. Sono anni che i cattolici rimasti fedeli alla Tradizione subiscono ogni sorta di persecuzione a causa della propria fedeltà a Dio. Le innumerevoli sofferenze spirituali, lungi dall'indurre alla resa, hanno temprato al fuoco e alla lotta i soldati di Gesù Cristo. I veri seguaci del Redentore Divino non hanno nessuna intenzione di arrendersi all'apostasia che dilaga nel mondo. Al contrario, hanno un solo desiderio nel cuore: continuare a combattere fino alla vittoria!

Noi possiamo, noi vogliamo, noi DOBBIAMO continuare la buona battaglia! La liberazione del Corpo Mistico di Cristo dall'oppressione modernista non è una vana speranza, è un'incrollabile certezza fondata sulla fede in Colui che ha vinto il mondo. Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat! È proprio nei momenti difficili che la fede viene provata nel crogiolo. È adesso che bisogna dimostrare di avere fede nell'indefettibile promessa del Redentore Divino: le forze infernali non prevarranno mai sulla Chiesa Cattolica.

I fedeli laici stanno lottando come leoni, ma non possono fare tutto. C'è urgente bisogno di numerosi e santi sacerdoti. Per questo motivo bisognerebbe sferrare una vasta offensiva vocazionale per allestire un esercito di preti valorosi e zelanti che diano la spallata finale al barcollante fronte modernista rimasto disperatamente a corto di rincalzi.

La storia insegna che molte volte le eresie tentarono di demolire la Chiesa, basti pensare all'aggressiva eresia ariana che negava la divinità di Gesù. Il cattolicesimo sembrò sul punto di capitolare, ma ciò non accadde, perché la Chiesa è indefettibile, essendo stata istituita da Cristo. Alla fine il cattolicesimo vinse e l'arianesimo venne spazzato via. State certi che anche il modernismo, cioè “la sintesi di tutte le eresie”, prima o poi verrà estirpato. Il tirannico regime modernista non prevarrà!


QUANDO ATANASIO SI RITROVÒ SOLO IN «UN MONDO ARIANO». E VINSE CON LA FORZA DELLA FEDE E DELLA VERITÀ

Quando Atanasio si ritrovò solo in «un mondo ariano». E vinse con la forza della fede e della verità

L’epoca in cui visse sant’Atanasio fu di grande crisi della ortodossia, cioè della dottrina autentica. Siamo intorno al 360. In quel periodo (così come oggi) la verità cattolica rischiava di scomparire. Celebre è la frase di san Girolamo che descriveva quei tempi: «E il mondo, sgomento, si ritrovò ariano».
In tale contesto, sant’Atanasio non si piegò. Egli era un giovane vescovo di Alessandria d’Egitto. Rimase talmente solo a difendere la purezza della dottrina che per quasi mezzo secolo la sopravvivenza della fede autentica in Gesù Cristo si trasformò in una diatriba tra chi era per e chi non per Atanasio.
Qualche cenno biografico. Egli nacque ad Alessandria nel 295. Nel 325 presenziò al celebre Concilio di Nicea, in qualità di diacono di Alessandro ch’era vescovo di Alessandria. Concilio famoso quello di Nicea perché fu lì che venne solennemente proclamata la fede nella divinità di Cristo in quanto consustanziale al Padre. Fu lì che fu stabilita la definizione per intendere l’uguaglianza del Figlio con il Padre: homoousius, che vuol dire “della stessa sostanza”. Attenzione a questa definizione (homoousius) perché questa sarà la sostanza del contendere. 
Torniamo alla vita di sant’Atanasio. Il 17 aprile del 328 morì il vescovo Alessandro e il popolo di Alessandria d’Egitto chiese a gran voce Atanasio come vescovo. Fu vescovo per ben 46 anni, ma furono 46 anni durissimi, 46 anni di lotta contro l’eresia ariana e contro gli ariani. Questi ovviamente rifiutavano proprio ciò che il Concilio di Nicea aveva detto di Gesù, il termine homoousius, che, come ho già ricordato, vuol dire: della stessa sostanza del Padre.
Il comportamento degli ariani di quel tempo è indicativo per capire quanto le vicende che toccarono a sant’Atanasio siano straordinariamente attuali. Sant’Ilario di Poitiers (315-367) racconta che gli ariani ebbero sempre la scaltrezza di rifiutare ogni scontro dogmatico in merito alla questione della natura di Gesù perché sapevano che le loro tesi non potevano essere fondate sulla Tradizione né sul magistero definito. Si limitavano a fare ciò che solitamente fa chi non sa controbattere in una discussione: invece di rispondere sugli argomenti, calunnia. La discussione dottrinale veniva spesso trasformata in conflitto su questioni personali. Il povero sant’Atanasio fu accusato delle più grandi nefandezze: di aver imbrogliato, di aver violentato una donna, di aver ucciso, di minare all’unicità della Chiesa. Una tecnica che non passa mai di moda. D’altronde il demonio è sempre lo stesso e ha sempre la stessa monotona fantasia.
Gli ariani però non si limitarono a questo. Operarono anche con grande astuzia. Prima di tutto cercarono di occupare quante più sedi episcopali e poi lanciarono quello che successivamente è stato definito come semiarianesimo. Altra tecnica tipica delle eresie: una volta condannate, riemergono proponendo un compromesso tra la verità e l’errore. Gli ariani propagandarono la necessità di sostituire il termine stabilito dal Concilio di Nicea, homoousion, con il termine homoiousion. Differenza di una sola lettera, minimale, ma che cambiava tutto. Infatti, il primo termine (homoousion) significa “della stessa sostanza”, il secondo termine (homoiousion) significa “simile in essenza”. Traducendo si capisce quanto la differenza non sia di poco conto.
Mentre molti vescovi si lasciarono convincere da questo compromesso terminologico, che era cedimento sulla Dottrina, sant’Atanasio tenne fermo, resistette come un leone. Subì l’esilio per almeno cinque volte, ma non cedette. E – come si suol dire – non era tipo che la mandasse a dire né che parlasse alle spalle. Si sentiva il dovere di difendere le anime per cui non lesinò un linguaggio polemico per mostrare a tutti quanto fossero in errore e quanto fossero pericolosi i semiariani, che invece agli occhi di molti sembravano innocui.
Se la prendeva anche con chi voleva accettare il compromesso dottrinale. Sentite cosa diceva a riguardo: «Volete essere figli della luce, ma non rinunciate ad essere figli del mondo. Dovreste credere alla penitenza, ma voi credete alla felicità dei tempi nuovi. Dovreste parlare della Grazia, ma voi preferite parlare del progresso umano. Dovreste annunciare Dio, ma preferite predicare l’uomo e l’umanità. Portare il nome di Cristo, ma sarebbe più giusto se portaste il nome di Pilato. Siete la grande corruzione, perché state nel mezzo. Volete stare nel mezzo tra la luce e il mondo. Siete maestri del compromesso e marciate col mondo. Io vi dico: fareste meglio ad andarvene col mondo ed abbandonare il Maestro, il cui regno non è di questo mondo».
Nel 335 a Tiro, in Palestina, fu convocato un sinodo per dirimere la controversia e dunque per decidere quale atteggiamento avere nei confronti di ciò che affermava sant’Atanasio. Il concilio definì il vescovo di Alessandria con questi termini: “arrogante”, “superbo” e “uomo che vuole la discordia”. Il papa Giulio I (?-352) cercò di difenderlo, ma poi di lì a non molto morì e il povero sant’Atanasio fu nuovamente attaccato.
Intanto anche il potere politico si accaniva contro di lui: l’imperatore Costanzo l’odiava. Fu convocato un concilio ad Arles e qui si costrinsero i vescovi a sottoscrivere una condanna di sant’Atanasio. Chi si opponeva difendendolo veniva mandato in esilio, fu il caso di Paolino di Treviri. Stessa sorte toccò anche al Papa legittimo Liberio (?-366), che venne sostituito da un antipapa, Felice.
Fu allora che accadde ciò che viene ricordato come “caduta” di un Papa. Liberio, per ottenere il potere e tornare a Roma come papa legittimo, decise anch’egli di accettare l’ambigua definizione semiariana, eppure fino ad allora si era distinto per una convinta definizione dell’homoousius del Concilio di Nicea.  
Altri concili segnarono il trionfo dell’eresia: quelli non ecumenici di Rimini e di Seleucia, siamo nel 359. Ma era prevedibile che per come era stato trattato sant’Atanasio e soprattutto per come era stata rinnegata la vera Fede il castigo fosse alle porte. All’imperatore Costanzo, morto nel 360, successe Giuliano detto “l’apostata” (330-363), che arrivò a ripudiare il battesimo cercando di restaurare il paganesimo.
Non passò molto tempo e il nuovo imperatore Valente, così come il nuovo Papa Damaso, capirono che sant’Atanasio aveva ragione e lo riabilitarono. L’intrepido difensore della fede cattolica morì il 2 maggio del 373.
Ancora due cose vanno messe in rilievo. La prima: ai tempi di sant’Atanasio a difendere la fede ci fu solo lui e una piccola comunità, i vescovi dell’Egitto e della Libia. Solo loro seppero mantenere accesa la luce della fede.
La seconda: è significativo che colui che combatté da solo contro l’eresia ariana, non fu mai un teologo. La sua grande sapienza teologica, più che dagli studi, gli venne dall’incontro con i suoi maestri cristiani che testimoniarono il martirio durante le persecuzioni di Diocle­ziano; e soprattutto dall’incontro con il grande sant’Antonio.
Ario, invece, raccoglieva grande consenso per la sua grande preparazione biblica e teologica. Era insomma come tanti teologi che oggi vanno per la maggiore nei dibattiti, nelle prime pagine dei quotidiani e nei talk-show televisivi. Atanasio però sapeva quanto qui stesse l’insidia del demonio. Nella sua celebre Vita di Antonio egli riporta un insegnamento del suo grande maestro: «[...] i demoni sono astuti e pronti a ricorrere ad ogni inganno e ad assumere altre sembianze. Spesso fingono di cantare i salmi senza farsi vedere e citano le parole della Scrittura. [...]. A volte assumono sembianze di monaci, fingono di parlare come uomini di fede per trarci in inganno mediante un aspetto simile al nostro e poi trascinano dove vogliono le vittime dei loro inganni».

1 commento:

  1. Finchè ci sarà il conciliabolo tra i piedi non si andrà da nessuna parte... Altro che "tradizionalisti" combattivi, ma pericolosissimi illusi! Niente è più pericoloso di un malato che, credendo di essere sano, diffonde il suo stesso morbo spacciandolo per virtù!

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