ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 1 maggio 2016

«Dici Maggio, dici Maria».

Non c’è Maggio, senza Maria
Si è giunti finalmente al mese di Maggio: 31 giorni dedicati alla Vergine Maria. Perché dedicare un mese, questo mese, a Maria? E cosa fare praticamente per approfittare delle grazie legate a questo tempo particolare?                   
Chi non conosce il noto aforisma di San Bernardo: «Dici Maria ed Ella ti risponde Dio»? Così si potrebbe, parafrasando liberamente questa verissima sentenza, dire: «Dici Maggio, dici Maria».
Il mese di Maggio è il mese più bello per la natura: il creato si risveglia dai rigori dell’inverno, si spoglia di ogni austerità e freddezza, per vestirsi di colori e di profumi. Tutto rinasce, parla di vita e di fecondità. Ma se il mese di Maggio è il mese della fecondità della natura, tanto più vuol essere il mese della fioritura spirituale. 
Quando si pensa alla fecondità non si può non pensare alla maternità: maternità e fecondità sono un binomio “indissolubile”. Così il bel mese di Maggio subito ci rimanda alla Madre. Prima di tutto uno sguardo alla Santa Chiesa, che davvero è Madre e il mese di Maggio è ancora un’occasione per ricordarci con immensa gratitudine di questa verità: non è infatti, il mese di Maggio, un altro premuroso appello materno da parte della Chiesa? Un appello al progresso, all’avanzamento spirituale. Sembrano ormai lontani i giorni in cui ci aveva invitati ad intraprendere un serio cammino di conversione con l’inizio della santa Quaresima, per prepararci a vivere il mistero della Risurrezione davvero “morti al peccato” e “risorti alla grazia”. E dopo questo periodo di penitenza, poi di gioia pasquale, eccola di nuovo sollecita per la nostra salute spirituale. Davvero una Madre amorevole, la Chiesa, fulgida immagine della Madre del Cielo, Maria.
È da secoli ormai che questo mese è consacrato alla Regina del Cielo. Il mese di Maggio è Suo, il compito di questa fioritura spirituale è affidato a Lei, così che non esiste progresso spirituale, rinnovamento dell’anima, conversione senza la Madonna.

Siamo figli della Mamma

Ma perché dedicare un mese a Maria?
È forse strano che un figlio onori la propria mamma? Così nulla di strano, anzi diremmo, nulla di più dovuto ad un figlio che l’onorare la propria mamma. Cosa poi non si dovrebbe fare per onorare la Madre del Cielo, la Madre divina che Gesù ci ha affidato sotto la croce e, ancor più, alle cui cure ci ha affidati. Una cosa è certa: è molto più quello che questa Madre farà per noi in questo mese mariano che non ciò che faremo noi per Lei. Non la onoreremo mai abbastanza per tutto il bene che Ella compirà nella nostra anima per un poco di attenzioni che le avremo rivolte.

Il mese delle rose

La primavera è poi la “stagione delle rose”, le quali si vedono sbocciare proprio nel mese di maggio, dedicato a Colei che è invocata nelle Litanie lauretane “Rosa Mistica”. E non è difficile scorgere nelle chiese qualche devoto fedele portare bellissime rose in questo mese, ad ornare i begli altari mariani.
Ma se la Madonna non disdegna, anzi gradisce, questo pio gesto affettuoso dei suoi figli, ancor più gradisce vedersi donare rose che non appassiscono: quelle rose preziose di “Ave Maria” che compongono il Santo Rosario. A ragione san Massimiliano M. Kolbe dice che la Madonna ama molto questa preghiera, anzi, che «questa è la sua preghiera preferita», difatti è la preghiera che Ella stessa ci ha insegnato, e raccomandato nelle Apparizioni di Lourdes, di Fatima, di Akita... Dunque, non c’è modo migliore per vivere bene e intensamente questo “mese delle rose” che recitando ogni giorno il bellissimo Rosario della Madonna.
Come non ricordare poi che a Lourdes l’Immacolata, con la Corona del rosario fra le mani, ripeté: «Penitenza, penitenza, penitenza»! Preghiera e penitenza vanno sempre insieme. «Orazione e trattamento delicato non vanno d’accordo» diceva santa Teresa d’Avila. E difatti quando si pensa al mese di Maggio, si pensa subito ai famosi “fioretti”, un po’ come in Quaresima: ossia a piccoli sacrifici e rinunce che si è pronti ad offrire alla Vergine, e che sono davvero preziosi perché ogni piccola mortificazione è sempre qualcosa della nostra natura alla quale “diamo la morte”, è qualcosa dell’«uomo vecchio» alla quale rinunciamo per permettere alla Madonna di far vivere in noi «l’uomo nuovo», ossia il suo Gesù alla cui configurazione Ella vuole condurci, riproducendo in noi suoi «figli i lineamenti spirituali del Figlio» (Marialis cultus, n. 57).

Come gli Apostoli nel Cenacolo

Un’ultima riflessione. Potremmo paragonare questo periodo di particolare preghiera e penitenza mariana al periodo “tutto mariano” che gli Apostoli hanno vissuto proprio con la Madonna, dopo l’Ascensione di Gesù, in attesa del «Consolatore» che Gesù aveva promesso. La Chiesa ci propone la figura di Maria Santissima, che, quale Madre e Maestra, preparava gli Apostoli alla venuta dello Spirito Santo. È Lui che ci dona la Grazia meritataci da Gesù Cristo; ma Lui non la dona se non attraverso Maria, perché «Dio l’ha scelta per tesoriera, economa e dispensatrice di tutte le grazie; di modo che tutte le sue grazie e tutti i suoi doni passano per le mani di Lei» (San Luigi M. Grignion, Il Segreto di Maria, n. 10).
Il mese di Maggio è ancora una volta, dunque, il tempo unico e prezioso in cui possiamo e dobbiamo davvero impegnarci ad una totale fioritura della nostra anima sotto la protezione della Madonna, anzi, da vivere con Lei, per Lei e in Lei. Se la nostra devozione mariana scarseggia, poi, è giunto il momento di vivificarla, di iniziare a rivolgerci a Lei come a nostra Madre.
Il mese di Maggio è dunque il tempo in cui bisogna rispondere alla chiamata di Dio, cioè alla vera devozione mariana, la devozione al suo Cuore Immacolato, che la stessa Suor Lucia di Fatima ci fa sapere essere l’ultima “ancora di salvezza” in questi tempi di tenebre.
Viviamo, dunque, questo mese di Maggio non solo sotto il Manto di Maria, ma nel Suo stesso Cuore, che è Cuore Immacolato, tutto grazia e niente peccato, capace di rendere anche il nostro altrettanto “tutta grazia e niente peccato”, che significa il Paradiso!

dal Numero 17 del 1 maggio 2016
Di Raimondo Giuliani
Vergine, Custode dei vergini.
dal Numero 17 del 1 maggio 2016
di Paolo Risso
Nella santa Casa di Nazareth ha inizio il miracolo stupendo della “verginità cristiana”. Gesù, Maria Santissima e san Giuseppe si amano di un amore esclusivamente consacrato a Dio, e offrono al mondo e ai secoli l’esempio più pieno di carità teologale.
Dolce parola greca è “parthenos”. Stava a indicare la vergine, la fanciulla limpida e pura che non conosceva uomo, illibata nella sua carne e nel suo cuore, così come la divinità l’aveva generata. Dire “parthenos” nel mondo antico, era dire una realtà grande ed eccezionale, una creatura bella e forte, cara agli dèi, capace di intercessione con la sua purezza e il suo sacrificio, quello del cuore, senza escludere quello del corpo, per gli uomini peccatori.
“Parthenos”, la vergine. Profumo di giglio, olezzo di olocausto che sale dall’altare.
Ma greci e romani, nella loro concupiscenza, a volte scatenata, non ebbero un gran ritegno verso la vergine. I loro scritti sono spesso maleodoranti del peccato e del vizio della lussuria. “Parthenos”, la vergine, era l’eccezione. I romani faticavano a trovare poche vergini – le Vestali – per conservare acceso il fuoco della dea Vesta. Qualcuno dice che quando le avevano trovate, le facevano custodire dai soldati, ciò che è tutto dire.
Uomini e donne, rotti a tutti i vizi, poco per volta, erano diventati la regola, se non codificata, tuttavia accettata da molti, quasi come oggi, in cui rifiutato Dio, si è tornati pagani nella degradazione putrescente. Eppure, quasi nostalgia di una mitica età dell’oro, era rimasto il fascino della vergine: “parthenos”, “virgo”, ecco il fiore, il giglio, la rosa, la viola, il profumo dell’altare.

Gesù, il Cristo 
Mentre i generali arroganti e lussuriosi di Roma avevano finito di costruire l’Impero sui sette colli del Tevere, nella terra di Giudea a Betlemme nacque Gesù, il Cristo. Era il Figlio di Dio venuto nel mondo, attraverso il seno della Vergine Maria profetata da Isaia (cf. 7,14) e persino da certi sapienti della terra. Maria di Nazareth, la Tutta Bella, la Tutta Santa, l’Immacolata fin dal primo istante del suo concepimento, libera da ogni macchia di peccato originale, la Piena di Grazia, la Vergine tutta consacrata a Dio.
Lui stesso, Gesù, il Vergine, l’Uomo tutto di Dio, anzi l’Uomo-Dio, il Figlio di Dio fatto uomo. «Chi mi convincerà di peccato?» (Gv 8,46), griderà un giorno ai suoi nemici. «Io vivo per il Padre» (Gv 6,57) affermerà con forza Lui, Gesù, l’Uomo di un solo Amore, l’Uomo tutto Amore, fatto Olocausto per Dio e per la salvezza degli uomini.

Una perla di ragazzo

Alla Madre sua, Vergine resa feconda dallo Spirito dell’Altissimo, a Gesù, Vergine e Martire, Dio ha dato un custode: Giuseppe di Nazareth, il Custode dei Vergini.
In mezzo alla gioventù della Galilea negli anni prossimi alla venuta di Gesù sulla terra, c’erano giovani ebrei, timorati di Dio, senza dubbio, i quali appena ventenni, come era usanza allora, cercavano la sposa e si facevano la loro famiglia. Ma c’erano pure giovani pagani, fenici, greci, romani e orientali – non per nulla la terra si chiamava “Galilea delle genti” – che di “connubi”, nella legalità e fuori della legalità, la sapevano lunga. Tra questi giovani, ebrei e pagani, viveva Giuseppe di Nazareth, di stirpe davidica, proveniente da Betlemme.
Da tutta l’eternità, Dio l’aveva scelto e preparato per farlo lo sposo verginale della più santa delle vergini, Maria, la Vergine per eccellenza, e il padre putativo di Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, il loro Custode davanti alla Legge d’Israele e davanti al mondo.
Si scrivono e si dicono molte cose spesso confuse e lontane dalla Verità, sullo sposalizio tra Maria e Giuseppe, sul turbamento di Giuseppe quando apprende che la sua castissima Sposa è diventata madre (cf. Mt 1,18-19). C’è chi arbitrariamente afferma che Dio “ha cambiato le carte in tavola” a Giuseppe, il quale, secondo costoro, avrebbe sposato Maria con l’intento di tutti i giovani del suo tempo: quasi che Dio si sia preso gioco di lui.
La verità su Giuseppe la spiega Maria Santissima stessa, all’Angelo che le ha annunciato che sarebbe diventata Madre del Figlio di Dio. Maria gli domanda: «Come può avvenire questo, se io non conosco uomo?» (Lc 1,34). Maria conosce con sguardo purissimo le leggi della trasmissione della vita. La sua domanda all’Angelo obbliga a pensare, anzi ad affermare che tra Lei e il suo Sposo, c’era un’intesa, un patto di reciproco rispetto, di verginità per entrambi, di consacrazione a Dio, di amore reciproco sì, ma nella carità teologale più alta in cui Dio è l’unico Amato e l’altro è amato soltanto in Lui.
La prima parola che l’umanità risponde a Dio nel Nuovo Testamento, tramite Maria, è questa parola di consacrazione totale a Lui, non soltanto sua, ma del suo Sposo, Giuseppe di Nazareth: parola di verginità, di purezza, di sovrumano candore, mirabile grazia dello Spirito Santo, in vista di Lui, Gesù, il Figlio di Dio incarnato, il più bello tra i figli degli uomini, il Santissimo per eccellenza.
Nessuno sorrida ironico: la Grazia di Dio, in ogni luogo e in ogni tempo, può compiere – ha compiuto – un miracolo così grande che nella “Galilea delle genti”, una ragazza quindicenne, Maria Santissima, e un giovane poco più che ventenne, Giuseppe, innamorati di Dio, possano offrirsi vero amore di carità nella verginità, nell’unico Amore che è Dio.
Così affermano gli esegeti più sicuri: «La parola di Maria all’Angelo [“Come può avvenire questo se io non conosco uomo?”] sono indice sicuro che Ella aveva deciso di rimanere vergine e lo aveva promesso a Dio e, che essendo fidanzata, su questo suo proposito era in pieno accordo con il fidanzato Giuseppe» (1).
Allo stupore di Maria, al nostro stupore, l’Angelo a nome di Dio, risponde: «Non temere... tutto è possibile a Dio» (Lc 1,30-37). Al turbamento di Giuseppe che, vergine e sposo di una vergine, vede in Lei i segni della maternità, l’Angelo risponde rassicurandolo: «È da Dio» (Mt 1,20).
Giuseppe ha il compito di introdurre legalmente il Figlio di Dio nel mondo. Egli è, nel mondo, non il genitore di Gesù, ma “l’ombra del suo Eterno Padre”, davanti agli uomini e alla Legge di Israele. Il Fiore più bello – che è il Figlio di Dio fatto uomo –, il Fiore più bello dell’eternità e dell’umanità, può nascere nel mondo soltanto in mezzo ai due fiori più belli preparati per Lui: Maria Santissima e san Giuseppe.
Questo insegna il Magistero della Chiesa, al quale ci atteniamo, nonostante e proprio davanti alle altre, spesso aberranti interpretazioni umane di oggi. Ci basta citare l’Enciclica Quamquam pluries di Leone XIII (1889) e la Redemptoris custos (1989) di Giovanni Paolo II che affermano e illustrano quanto noi abbiamo narrato.
Bestemmie abbiamo letto e sentito su questo punto, e con questo scritto come professione di fede nella divina Rivelazione, vorremmo riparare, almeno un poco, con un atto di amore: a Gesù, a Maria Santissima e a san Giuseppe. È una perla di giovane san Giuseppe, davvero un tesoro di ragazzo, un angelo in carne, davvero “l’uomo giusto”, cioè Santo, come lo definisce il Vangelo di Matteo (cf. 1,13). Nella sua casa di Nazareth, dove lui è il capofamiglia, comincia il miracolo stupendo della verginità cristiana. Quel miracolo continua da duemila anni nella storia.

Vergine e martire

 Nel mondo antico, “parthenos”, il vergine era eccezione. Nel mondo cristiano, anche immerso nel paganesimo di oggi, il vergine è norma, è regola, è ideale di vita. Ho pianto tutte le mie lacrime – di gioia – quando a un giovane trentenne, che quasi senza volerlo rivelava tutto il suo candore, ho detto: «Ma tu non ti sei mai smentito, sei sempre stato così, come il giorno del tuo Battesimo, della tua Prima Comunione», mi sono sentito rispondere: «Oh, sì, non sono mai stato cattivo, sono sempre stato buono... è Gesù che ci fa buoni... come un bambino».
Questo avviene anche oggi, 2016, in questo mondo definito da Papa Paolo VI «sfrenato nella carne e folle nello spirito» (25.11.1970) ed è un vero miracolo di Gesù vivo, operante nella storia. Gesù, Figlio della Vergine e Sposo dei vergini: sai dire quanti, affascinati da Lui, nei secoli, hanno lasciato l’amore umano per consacrarsi a Lui, primo ed ultimo Amore, unico Amore? Sapresti contare la schiera innumerevole di ragazzi e di giovani che per Lui non solo hanno consacrato la verginità, ma hanno sacrificato la vita?
È la schiera senza fine – schiera gloriosa che comincia con Giovanni il Discepolo vergine, il prediletto, con Stefano il proto-martire, e si snoda via via con Lucia, Agnese, Pancrazio, Tarcisio per giungere fino a noi, con i giovani Martiri dell’Uganda, immolato per non aver ceduto alle voglie insane di un re da foresta, con Maria Goretti, Pierina Morosini, Teresa Bracco, Clementina Anuarite... Rolando Rivi...
Di questi vergini, di questi Martiri, Gesù è il Modello supremo, Maria Santissima è la prima, Giuseppe è il custode: “custos virginum”, lo invocano le sue litanie. Verginità, martirio del cuore per Gesù, “il martirio bianco” per Gesù che per noi sul Golgota si è immolato. Vergini, miracolo stupendo, segno di Dio, che grida che la Chiesa è opera divina ed è abitata dal Figlio di Dio, Gesù, eternamente giovane e amante.
Sale ogni giorno il fango in questa società, anche contro i piccoli... Abbi l’orgoglio, giovane che leggi, di essere diverso da tanti falliti; insorgi ribelle al mondo per amore di Gesù, sulle orme di Maria Santissima e di san Giuseppe, e “dichiara guerra”, con la tua vita verginale e angelica, a questo mondo di peccato!
Se la scelta sta tra l’essere traditori di Gesù o eroi di Gesù, tra il diventare fedifraghi o martiri per Gesù, ebbene, non esitare: con la forza della preghiera e della Confessione-Comunione frequente e regolare, sii anche tu anti-conformista, va’ contro-corrente nel modo assoluto: vergine e martire di Gesù. Sii angelo in carne. Maria è la tua Mamma; san Giuseppe il tuo custode. Gesù è la Tua vita e il tuo Premio eterno.

Nota
1) P. Alberto Vaccari, SJ, in La sacra Bibbia, vol. VIII, I Vangeli, Salani, Firenze 1950, p. 196.


MAGGIO, IL MESE DEDICATO A MARIA SANTISSIMA, MADRE DELLA CHIESA. ECCO SPIEGATO COME E PERCHÉ

Maggio, il mese dedicato a Maria Santissima, madre della Chiesa. Ecco spiegato come e perché

Milioni di persone partecipano nel mese di maggio a pellegrinaggi ai santuari mariani, recitano preghiere speciali in onore della Madonna e le fanno dei doni, sia spirituali che materiali.
Dedicare il mese di maggio – chiamato anche mese dei fiori – a Maria è una devozione popolare radicata da secoli.
La Chiesa l'ha incoraggiata, ad esempio concedendo indulgenze plenarie speciali e con riferimenti ad alcuni documenti del Magistero, come l'enciclica Mense Maio di papa Paolo VI del 1965.
“ Il mese di maggio ci incoraggia a pensare e a parlare in modo particolare di lei”, constatava papa San Giovanni Paolo II in un'udienza generale all'inizio del mese di maggio del 1979. “Infatti questo è il suo mese. Così, dunque, il periodo dell’anno liturgico e insieme il mese corrente chiamano e invitano i nostri cuori ad aprirsi in maniera singolare verso Maria”.
Perché, però, proprio questo mese, se altri contengono feste liturgiche più importanti dedicate a Maria? Il beato cardinale John Henry Newman offre varie ragioni di questo nel suo libro postumo Meditazioni e Devozioni.
“La prima ragione è perché è il tempo in cui la terra esplode in tenero fogliame e verdi pascoli, dopo le dure gelate e le nevi invernali e l'atmosfera rigida, il vento violento e le piogge primaverili”, scriveva da un Paese dell'emisfero nord.
“Perché i virgulti sbocciano sugli alberi e i fiori nei giardini. Perché le giornate si allungano, il sole sorge presto e tramonta tardi”, aggiungeva. “Perché una gioia simile e un tripudio esteriore della natura è il miglior accompagnamento della nostra devozione a Colei che è la Rosa Mistica e Casa di Dio”.
E se il mese di maggio è piovoso? “Anche così, nessuno può negare che sia almeno il mese della promessa e della speranza”, rispondeva l'ecclesiastico inglese. “Anche se il tempo è brutto, è il mese che costituisce il preludio dell'estate”.
“Maggio è il mese, se non della consumazione, almeno della promessa. Non è questo il senso in cui ricordiamo più propriamente la Santissima Vergine Maria, alla quale dedichiamo questo mese?”, chiedeva nella sua opera, pubblicata nel 1893.
Alcuni autori come Vittorio Messori vedono in questa manifestazione di religiosità popolare un'altra cristianizzazione di una celebrazione pagana: la dedicazione del mese di maggio alle dee della fecondità: in Grecia Artemisia, a Roma Flora. Maggio, del resto, deve il suo nome alla dea della primavera Maia.
In alcuni Paesi, inoltre, nel mese di maggio si celebra la Festa della Mamma, e il ricordo e gli ossequi si elevano spesso anche alla mamma del cielo.
Per molti, maggio è il mese più bello come Maria è la donna più bella. È il mese più fiorito, che porta il cuore a Lei, Parola diventata fiore.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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