ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 3 maggio 2016

Non si litiga coi fatti

POSSESSIONE O DISTURBI PSICHICI

    Come si distingue una persona affetta da una malattia psichica da una che è posseduta? La cultura moderna impregnata di scientismo e di secolarismo non ammette la realtà della possessione diabolica. Ma non si litiga coi fatti 
di Francesco Lamendola  



La cultura moderna, impregnata di scientismo e di secolarismo, non ammette la realtà della possessione diabolica; la considera una credenza obsoleta e retrograda, retaggio di epoche oscure e, fortunatamente, trascorse per sempre. La cultura moderna è profondamene convinta di poter spiegare, un poco alla volta, tutti i fenomeni naturali, sia fisici che psichici; e, del resto, non ammette altri fenomeni che codesti. Per definizione, essa rifiuta anche solo l’ipotesi che esista una realtà soprannaturale; e, pertanto, esclude che esistano fenomeni che non siano riconducibili ad una precisa fenomenologia fisica o psichica: si tratterebbe solo, perciò, d’imparare a riconoscerli, a studiarli, a catalogarli - e, per quanto possibile, a padroneggiarli.

Non esiste, oggi, un solo autore considerato “serio”, un solo psichiatra, un solo psicologo, un solo medico, un solo filosofo, i quali sarebbero disposti a discutere la possessione diabolica, dall’alto delle loro carattere universitarie, o nel contesto delle loro pubblicazioni scientifiche, e sia pure come semplice ipotesi di lavoro, bisognosa di intense ricerche e di eventuali conferme; non esiste un solo esponente della cultura “ufficiale” che affronterebbe il ridicolo, il linciaggio morale, il probabile tracollo della propria carriera, per prospettare anche solo la mera possibilità che tale fenomeno esista, e che possa spiegare una serie di fatti attestati da secoli, fino al tempo presente, e altrimenti destinati, con ogni evidenza, a rimanere inspiegabili.
Ora, quel che vogliamo chiederci è se tale ripulsa, se tale disdegno, proprio da un punto di vista scientifico, siano giustificati e giustificabili; se abbiano ragione gl’intellettuali moderni, gli studiosi moderni, gli scienziati moderni, ad assumere un atteggiamento di così ferma, di così assoluta negazione; o, per dir meglio – perché di questo si tratta – se abbiano ragione a rifiutarsi di discutere assolutamente la cosa, di restare un solo minuto ad ascoltare qualcuno che abbia il desiderio di parlarne, di porre interrogativi, di chiedere risposte che non escludano del tutto, a priori, la possibilità che possa trattarsi di un qualcosa di reale.
Si dirà che tutto dipende da cosa si intende per “scienza”; ed è vero. La scienza moderna, post-galileiana, è materialista, riduzionista, meccanicista, descrittiva: all’interno dei suoi orizzonti non può esservi spazio, per definizione, se non per ciò che appartiene al mondo dei fenomeni fisici o psichici (intendendo questi ultimi come una mera estensione dei primi, e cioè intendendo la mente come limitata al cervello, e il cervello come limitato alle sue funzioni neuronali). Ma questa è la conferma del fatto che si trova solo quel che si è disposti a cercare: se si intende cercare soltanto cocci di vetro, partendo dal presupposto che non vi è nient’altro che sia degno d’interesse, alla fine si troveranno solo quelli; e se, per ipotesi, si trovassero, sul terreno, perle o pietre preziose, nessuno vi farebbe caso, anzi, tutti le calpesterebbero o le getterebbero via, come cose inutili.
Si è perso il vero concetto di scienza, la quale è, sempre, instancabile ricerca della verità: senza preclusioni, senza preconcetti, senza pregiudizi di tipo ideologico. Non si può stabilire a priori cosa sia la realtà; essere scienziati significa cercare la spiegazione delle cose, ma senza escludere alcunché, se non dopo aver tentato con ogni mezzo, e con qualsiasi approccio. Tanto meno si ha il diritto di gettare nel cestino della carta straccia delle ricerche antichissime e delle convinzioni consolidate in un millenario arco di tempo. Certo, ad ogni cambio di paradigma culturale, si assiste ad una gigantesca “liquidazione” del sapere precedente, in nome di quello nuovo; pure, siamo profondamente convinti che, così facendo, insieme a ciò che non serve più, o che, forse, non è mai servito davvero, vadano perdute moltissime cognizioni, moltissime verità, moltissime esperienze, che meritavano, invece, di essere conservate, custodite e tramandate, perché l’umano sapere cresce realmente solo quando si fa trampolino del sapere anteriore, e sia pure scremandolo e selezionandolo. Altrimenti, esso è costretto a ripartire daccapo ogni volta, col risultato di non procedere mai effettivamente, ma illudendosi soltanto di farlo.
Eppure, ciascun cambiamento di paradigma è, come aveva ben visto Thomas Kuhn, una rottura, e corrisponde ad una rivoluzione scientifica: peccato che il concetto stesso di rivoluzione rechi con sé quello di una esplosione disordinata e imbevuta di fanatismo ideologico, la quale, nella smania di cambiare ogni cosa, finisce per disperdere anche ciò che era buono e vero e valido degli ordinamenti precedenti. In particolare, il passaggio dal paradigma culturale cristiano-medievale a quello moderno e secolarizzato, ha comportato la dispersione e la messa fra parentesi di saperi antichissimi e collaudati, alcuni dei quali perfino di origine pre-cristiana, come una serie di nozioni e di esperimenti della scienza antichissima - greca, babilonese, egizia - che la cultura cristiana del Medioevo aveva accolto, almeno in parte, o che, comunque, non aveva voluto o potuto estirpare completamente, sicché essi avevano seguitato ad offrire materia di studio e di riflessione, pur in un contesto intellettuale e spirituale così radicalmente mutato.
E adesso torniamo al nostro assunto iniziale. La scienza moderna, nella propria prospettiva rigidamente positivista, determinista e meccanicista, è in grado di riconoscere i segni della possessione diabolica, o li confonde, inevitabilmente, proprio per i suoi presupposti ideologici, con delle forme di malattia psichica? Proviamo a metterla così: ammessa la possibilità, per mero amore d’ipotesi, che la possessione diabolica sia un fenomeno reale, e non una semplice suggestione di chi ritiene di esserne vittima, o di chi osserva dall’esterno,  uno studioso moderno sarebbe in grado di riconoscerla, qualora si verificasse? Da quanto abbiamo detto, sembrerebbe proprio di no: come si può ”riconoscere” qualche cosa la cui esistenza, e la cui possibilità, si è preteso di negare a priori? E invece, le cose non sono affatto così semplici: perché non stiamo parlando di teoremi matematici, di idee astratte, o, peggio, di vaghe teorie ed ipotesi, ma di fenomenologie estremamente concrete, anche se sfuggenti ai normali metodi d’osservazione scientifica.
Uno dei postulati della moderna ricerca scientifica è che, per poter prendere in seria considerazione la possibilità di un fenomeno, è necessario che esso sia riproducibile. In altre parole, non si darebbe accertamento scientifico d’un fenomeno che si verifichi sporadicamente, di tanto in tanto, o magari una sola volta, perché, in tal caso, esso non sarebbe suscettibile di studio e approfondimento adeguati. Ahimè, le cose avvengono, non quando piace agli scienziati moderni, ma quando capita che avvengano: non sempre i fenomeni naturali si ripetono una seconda o una terza volta; e non sempre si lasciano riprodurre in laboratorio. I fenomeni, cioè, hanno talvolta carattere di regolarità, talaltra di eccezionalità. La scienza moderna, amante di ciò che è regolare, ammette solo i primi e rifiuta d’interessarsi dei secondi, nei quali sospetta delle illusioni dei sensi, o delle frodi, o, comunque, un qualcosa che non la interessa, e di cui ha deciso di non occuparsi.
Ma, in definitiva, un eventuale fenomeno di possessione demoniaca si può distinguere chiaramente da un fenomeno di patologia psichica, come lo sono la nevrosi, l’isteria, la schizofrenia, l’epilessia, l’angoscia ossessiva, la sindrome di Tourette, e da qualsiasi altra patologia scientificamente nota? Ebbene, a questa domanda la risposta è più facile di quel che non si creda: sì, certamente. In teoria, la confusione è possibile; e quindi, stando agli studiosi moderni, per secoli l’umanità ha sbagliato, attribuendo alla vessazione, alla ossessione e alla possessione demoniaca (cioè ai tre gradi, distinti e crescenti, dell’azione demoniaca diretta contro l’uomo), ciò che era di pertinenza esclusiva della fenomenologia psichica. Ma una simile convinzione è possibile, appunto, solo in chi non abbia mai avuto l’umiltà di assistere a una cerimonia di esorcismo: perché, se lo avesse fatto, allora capirebbe quanto sia banale, e puerile, pensare che una simile confusione sia possibile, e che, per secoli, non solo le persone comuni, magari alquanto ignoranti, ma anche gli studiosi, si siano clamorosamente ingannati su questo punto. In pratica, dire che un normale disturbo psichico, per quanto grave o spettacolare, possa essere scambiato per una possessione demoniaca, significa confessare di non aver mai visto (visto: parliamo di esperienza diretta e immediata; di vedere per credere) i fenomeni in discussione; ed equivale, press’a poco, ad affermare che un cagnolino e un leone sono la stessa cosa, o che lo sono una barchetta di carta e un transatlantico d’acciaio. Chi ha visto certe cose, chi ha assistito a certi fenomeni, non può che sorridere sentendo dire che non sono reali, che non sono quel che potrebbero sembrare, ma che sono dei normalissimi fenomeni prodotti da una mente disturbata e agitata.
Per esempio: una mente disturbata e agitata, potrebbe mai fare in modo che il braccio di un essere umano, di colpo, diventi lungo due o tre metri, e poi ritorni alle sue solite dimensioni? Ecco cosa ha dichiarato in proposito un grande esperto di questa materia, padre Gabriele Amorth, esorcista di fama mondiale, nel corso d’una intervista rilasciata al giornalista Matteo Martinasso (pubblicata sul settimanale Miracoli, Milano, n. 17 del 29 aprile 2016, pp. 43-44):

DOMANDA: Come si distingue una persona che è affetta da una malattia psichica da una che è posseduta?
RISPOSTA: Ci sono delle differenze chiarissime. La più eclatante è che un malato è guaribile con le medicine mentre chi è posseduto da Satana ha bisogno di un esorcista per guarire. Un grande psichiatra aveva ricevuto una studentessa in medicina che si era rivolta a lui pensando di avere dei mali fisici. Dopo aver fatto la sua diagnosi aveva iniziato a scrivere sul ricettario i nomi dei farmaci che secondo lui le potevano essere d’aiuto, ma ecco che ha visto la mano e il braccio della ragazza allungarsi più di due metri per strappare il foglio e gettarlo a terra.
DOMANDA: Che cosa ha fatto allora il medico?
RISPOSTA: Essendo cattolico, ha intuito il problema e allora ha iniziato a recitare mentalmente un’Ave Maria. La ragazza allora si è infuriata ed è dovuto intervenire un medico che era nello studio accanto per aiutarlo a placare la sua incontenibile ira. Si trattava di un chiaro caso di possessione demoniaca in cui la medicina deve cedere il passo a persone come me per un esorcismo. […]
DOMANDA: È vero che il male è presente ovunque, anche nei luoghi sacri?
RISPOSTA: Ho incontrato il demonio a Lourdes, a Medjugorje e a Loreto. La Madonna stessa lo ha detto: “Quando vado in un posto con me c’è sempre Gesù, ma subito accorre il demonio.”. SATANA SI ACCANISCE DA SEMPRE CONTRO LA CHIESA,MOSTRANDOSI NEI LUOGHI SACRI E IN VATICANO, DOVE PURTROPPO A VOLTE TROVA ANCHE CONSENSO [la sottolineatura è nostra, trattandosi di una affermazione che ci sembra particolarmente significativa]. Se un prete sbaglia e cade, tutti ne parlano ma in pochi parlano di quelle migliaia di sacerdoti che ogni giorno dedicano la propria vita agli altri. Come dice un vecchio proverbio cinese, oggi più che mai attuale: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.

Orbene. Se qualche scienziato è disposto ad ammettere che il braccio di una ragazza, di colpo, può allungarsi di oltre due metri per carpire un oggetto, allora possiamo concedere che la possessione diabolica non esista, e che la si possa facilmente confondere con un disturbo della psiche. E se qualche scienziato è disposto ad ammettere che un volto umano si può allungare o gonfiare, deformandosi orribilmente, oppure che può assumere decine e decine di fisionomie diverse, in rapida successione, come in una sorta di caleidoscopio; o che un corpo umano, magari esile, possa divenire così pesante, che neppure quattro uomini robusti riescono più a sollevarlo e a spostarlo; o, ancora, che una persona “sappia” che qualcuno, non ancora presente nella stanza, sta portando dell’acqua benedetta, o che uno dei presenti sta recitando, ma solo mentalmente, una preghiera a Gesù o alla Madonna, ed entri perciò in furore: se qualche scienziato è disposto ad ammettere tutto questo, allora possiamo escludere che si noti alcuna chiara differenza fra una normale patologia della mente ed un caso di possessione.
Chi si occupa, seriamente e da sempre, di certi fenomeni, non ha bisogno di strumenti particolari per riconoscerli: li vede, li sente, con la stessa chiarezza con cui un altro vede il Sole, la Luna, o le stelle. Chi ha percepito la fragranza d’un certo fiore, in un luogo dove non ve n’era neanche uno, sa che si è trattato di un segno della presenza di un’anima santa, magari fisicamente morta da tempo. Ma il profumo è lì, esiste, non è illusione dei sensi: anche altri lo avvertono. Non si litiga coi fatti

Come si distingue una persona affetta da una malattia psichica da una che è posseduta?

di Francesco Lamendola

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