ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 19 maggio 2016

Trovasi...!

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                       Chiariamo la convivenza con i Musulmani


Sono di questi giorni alcuni concetti espressi dal santo Padre Francesco - vedi qui, e qui - che lasciano però un poco di confusione e di smarrimento, e che riteniamo bene chiarire senza ripetere quanto hanno espresso altri, a torto o a ragione, ma basandoci esclusivamente sul fatto storico di quanto il Papa ha affermato.

La frase che prendiamo per il nostro approfondimento è la seguente:

"Riflettiamo sui nostri errori. Si può convivere con l'Islam"

Quanto al mantra del riflettiamo sui nostri errori, vi rimandiamo alle vere intenzioni di Giovanni Paolo II espresse, allora, dal card. Ratzinger "Memoria e riconciliazione", vedi qui, facendo nostre queste sue parole: « confessare ( gli errori commessi nella Chiesa) significa, secondo Sant'Agostino, "fare la verità", perciò implica soprattutto la disciplina e l'umiltà della verità, non negare in nessun modo tutto il male commesso nella Chiesa, ma anche non attribuirsi in una falsa umiltà peccati, o non commessi, o riguardo ai quali una certezza storica ancora non esiste...  seguendo ancora una volta Sant'Agostino, dobbiamo dire che una "confessio peccati" cristiana, sarà sempre accompagnata da una "confessio laudis"».

Ognuno ne tragga le dovute conseguenze, basta che la finiamo di attribuire alla Chiesa colpe che non ha commesso e rilegarla, con falsa umiltà, sempre in quei"sensi di colpa", vedi qui, che stanno distruggendo di fatto l'opera santificatrice della Chiesa del passato. E visto che il santo Padre Francesco ci ha consigliato molte volte di "non perdere la memoria", e chi perde la memoria è un orfano, noi andremo ad attingere a questa Memoria lunga duemila anni di storia.

Si può, dunque, convivere con l'Islam?

Ovviamente non possiamo pretendere di assolvere alla domanda in poche righe o con un piccolo articolo e, lo comprendiamo bene, i Lettori non vogliono testi lunghi e noiosi, cercheremo così di restringere il campo a pochi fatti storici, ma abbiate la pazienza di seguirci fino in fondo in questi ragionamenti. Grazie.

Papa Francesco non domanda, ma fa una affermazione che, storicamente parlando, dimostra quanto ciò sia vero e possibile. Tuttavia il punto non è la convivenza - la quale si è dimostrata fattibile - ma il come mantenerla e perché ciò non è affatto scontato, al contrario, certe convivenze hanno finito sempre per spezzarsi, e capiremo poi il perché. Una "memoria" storica che al santo Padre, però, sembra non interessare pastoralmente e che è invece la chiave per comprendere perché, oggi, siamo ad una "resa dei conti" e che certe convivenze, come le spiega lui, non sono possibili.

L'Islam nasce quattrocento anni, circa, Dopo Cristo e non nasce da una rivelazione pacifica, ma come opposizione alla religione ebraica e cristiana. Lo stesso Corano è una copiatura sia dell'Antico quanto del Nuovo Testamento, con l'inserimento di paragrafi presi anche dai vangeli apocrifi, e detti del sufismo (dimensione mistica, già esistente prima dell'avvento Islam-Maometto). Nell'Islam non vengono pertanto disconosciuti totalmente l'Antico e il Nuovo Testamento, della cui origine celeste non discutono, riconoscono per logica conseguenza il carisma dei profeti vetero-testamentari (da Adamo a Noè, da Abramo a Mosè), come pure quello di Gesù definendolo, però, un profeta e pure inferiore a Maometto perchè, secondo i musulmani, il Corano è l'unica "autentica rivelazione", e non più modificabile affermazione della volontà divina, destinata a perdurare inalterata fino al giorno del giudizio.

Si capisce bene che qualcosa non quadra. O è vera la Bibbia che noi cristiani abbiamo ricevuto, o è vero il Corano. Non possono essere veri entrambi, uno dei due è un falso. Possiamo dire questo dall'insegnamento di Gesù stesso il quale afferma dire ciò che Egli è, e paga questa sua identità con la condanna a morte da parte proprio dei suoi: «Ti condanniamo perché tu, essendo uomo ti fai Dio» (Gv.10,31-42). Ma il Cristianesimo non si vendica di questa morte perchè il fatto non è terminato sul Golgota, ma Cristo è veramente Risorto

dunque non abbiamo neppure bisogno di vendicarci, ma abbiamo bisogno di rivendicare, semmai, la verità oggettiva del Cristo morto e veramente Risorto (Lc.24,24).
Questo è uno dei motivi per cui la Chiesa, fin dal primo istante della sua istituzione divina, non ha mai terminato le sue liturgie, o predicazioni, con la sola morte del Cristo (tranne il Venerdì Santo), ma morte e risurrezione vanno insieme, come ci da l'esempio la prima predica di Pietro a Pentecoste - At.2,22-48 - o come insegna lo stesso San Paolo: « se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» (1Cor.15-17). In sostanza, per l'Islam, il Corano è la chiusura della rivelazione della Bibbia ebraico-cristiana (cioè Antico e Nuovo Testamento) e dunque ha il valore indiscutibile che Gesù non è Dio e che chi professa la Santissima Trinità è un infedele che merita la conversione forzata, o la tassa per vivere ma senza predicare, fino alla pena di morte. Ma ciò è contrario a quanto riportato dalla Bibbia, ossia, che dalla Parola divina nulla vi può essere tolto o aggiunto e perciò ci troviamo di fronte a due testi assolutamente inconciliabili. Gesù stesso ce lo conferma quando, davanti all'accusa di voler modificare la Legge, afferma di non essere venuto a modificare, ma a portare a compimento (Mt.5,17-20). Il compimento è Lui, non una strategia di convivenza pacifica.

Il discorso si potrebbe ulteriormente allungare, ma ci fermiamo all'essenziale dando a voi, poi, la passione di approfondire le ricerche. Veniamo ora alla questione della convivenza fra Cristiani e Musulmani cercando di attenerci ai fatti, sintetizzandoli per offrirvi una riflessione immediata.

Fin dall'inizio, questa convivenza, non è affatto pacifica e non per colpa dei Cristiani che non avevano affatto progetti espansionistici, ma perchè è proprio dell'Islam la "conquista" e il sottomettere al Corano ogni essere vivente. La violenza con la quale questo avviene nasce dal fatto che se non convertono "gli infedeli" all'Islam, loro rischiano di andare all'inferno perdendo il diritto al paradiso. Naturalmente inferno e paradiso non sono gli stessi professati dalla dottrina cattolica!

La storia stessa insegna la realtà della dura lotta fra la guerra e la pace, ma dobbiamo imparare di nuovo il vero significato, perché pare l'abbiamo dimenticato: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada" (Mt.10,34); "Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione." (Lc.12,51), e questo non perché il nostro Dio sia un Dio a cui piace fare la guerra, ma perchè la pace che ci ha portato, pagandola a caro prezzo, non è il pacifismo, non è la convivenza tranquilla o pacifista, ma è Lui stesso: « Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore...»" (Gv.14,23-27); «Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv.16,33). La guerra di cui si parla è il peccato, il mondo con le sue lusinghe! La Pace è così quel dimorare in Cristo. Si legga anche qui.

Avremo tribolazioni nel mondo, non convivenze pacifiste! E questo non perché siamo dei guerrafondai, ma perché il pacifismo mette a tacere l'evangelizzazione, mette a tacere la Parola. I Cristiani della "prima ora", dei primi secoli, erano autentici pacifici, infatti morirono molti come martiri, combattevano sì, ma con le armi della fede e della verità (cfr. 2Cor.10,3-6) e troviamo il loro esempio, il loro eroismo-martirio non nelle armi, nel sangue (magari solo del proprio sangue versato), nelle conquiste di città, ma conquiste di anime con l'eloquenza della propria dialettica, del proprio esempio e testimonianza, della passione ardente e li troviamo questi eroi-martiri nei Laici, nei Padri, Dottori e Confessori della Chiesa. Loro che ci hanno insegnato come credere, come far fronte alle intemperie della vita, come reagire alle invasioni barbariche...

In questo contesto storico che sfocia, per il Cristianesimo, con l'incoronazione di Carlo Magno nell'anno 800 con Papa Leone III, si compie la prima parte della "predicazione" di Maometto che, fuggito dalla Mecca nel 622, primo anno dell'era musulmana, suscita il travolgente entusiasmo degli arabi che dilagano, così, per tutta l'Africa settentrionale e la Spagna e, attraverso il vicino Oriente, fino all'Asia centrale, dando origine alla civiltà islamica. Il tutto non avvenne certo pacificamente. Quando giunge l'Islam, infatti, esso trova già l'impronta del Cristianesimo seminata ovunque e, proprio laddove trova intere comunità pacifiche, impone la sottomissione con la forza delle armi. E dove si risparmia l'uso delle armi? Laddove non c'è resistenza.

Non vogliamo dipingere la storia della Chiesa come un qualcosa di paradisiaco, lo abbiamo del resto accennato in apertura articolo, tuttavia è fuori discussione  che possa sussistere una convivenza pacifica laddove si applicasse il monito del Cristo di andare e predicare il Vangelo a tutti, nessuno escluso. Facciamo un esempio pratico del cristianesimo in Iraq o in Iran, o in Libano, in terre oggi martoriate e dove i Cristiani sono fortemente perseguitati e cacciati via. Ebbene, parliamo di comunità antichissime quanto il Cristianesimo stesso,ma con l'arrivo dell'Islam queste Comunità hanno potuto solo sopravvivere, ma non prosperare, non espandersi, rimanendo sempre quella "piccola o media comunità". Sono sopravissute dignitosamente ed anche serenamente, ma sempre sottomessi ai propri governanti, come del resto insegna l'Apostolo Paolo ai Romani 13,1-14.

Il primo motivo di ubbidienza sta nella divina istituzione dell'autorità civile: perchè non vi è autorità se non da Dio, come testimonierà Cristo stesso a Pilato quando, appunto, si consegna al giudizio degli uomini. Questa autorità procede da Dio perchè Dio la vuole; senza di essa non è possibile un vivere. Il perché ce lo spiega Gesù: "Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia..." (Gv.15,18-19), si chiede quindi ai Cristiani non la sottomissione passiva all'altro, ma l'obbedienza all'autorità che governa e la tolleranza all'autorità che spadroneggia; non l'accondiscendenza a leggi inique, ma il contributo alle leggi etiche e morali. L'essere "pacifico" riguarda alle angherie imposte alle nostre persone fisiche, ma quando si attenta alla Verità, è dovere del Cristiano reagire. Il mondo ci odia non perchè difendiamo le nostre persone, ma perchè difendiamo e diffondiamo il Verbo Divino. E' in questo modo che le Comunità Cristiane hanno potuto sopravvivere con periodi alternati a pace e guerra, e spesso difese e protette proprio dal Cielo.

Per comprendere cosa vuole Gesù da noi, dobbiamo portare l'esempio di Santa Chiara di Assisi. Fra i tanti miracoli che poté compiere, quello Eucaristico del 1240 calza a pennello per noi. Era un venerdì di Settembre e un gruppo di soldati saraceni era penetrato nel chiostro del convento di San Damiano, le suore impaurite erano corse da Chiara per chiederle aiuto. A quel tempo la Santa era malata, ma nonostante tutto si fece accompagnare alla porta, laddove erano i nemici. Era preceduta da una cassetta d’argento racchiusa nell’avorio dentro la quale vi era custodito il S.S. Sacramento, il Corpo vero di Cristo.

Tommaso da Celano nella sua “Leggenda di Santa Chiara Vergine” riporta le parole che ella disse a Gesù in quel momento:

“Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani dei pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, ti prego, Signore, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare”.

Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dal Tabernacolo:“Io vi custodirò sempre!”.

Allora la vergine, con il volto bagnato di lacrime, rassicurò le sorelle:
Vi do garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!”.
Fu a questo punto che i famigerati nemici presi da grande spavento, abbandonarono in tutta fretta i muri del convento.

Un altro esempio eclatante, storico e indiscutibile è la famosa Battaglia di Lepanto sotto il pontificato del grande Pontefice domenicano San Pio V. Dio solo sa come eravamo divisi, come il Protestantesimo avesse già spaccato e diviso la Chiesa, come le eresie ed antipapi avevano dilaniato già il Corpo di Cristo. Nessuno può certo dire che abbiamo offerto in quei tempi degli esempi mirabili di pacifica convivenza, solo le figure dei grandi Santi di quell'epoca ci hanno potuto garantire quanto il Cuore di questa Sposa di Cristo fosse viva e palpitante, e di come subisse le angherie degli eretici o degli imperatori, re, arrivisti. Insomma, in mezzo a tutto questo stravolgimento ci trovammo di fronte ad una vera e seria invasione islamica tanto che, lo affermano gli storici:  senza la Chiesa oggi l'Europa sarebbe stata musulmana da secoli.

Sappiamo bene come vinse San Pio V: innanzi tutto imponendo con il suo carisma e santità di fede e di vita, una sorta di pace fra i belligeranti cristiani europei, bisognava unire tutte le proprie forze e mettere da parte le contestazioni personali, c'era di mezzo il bene di una civiltà, dell'Europa stessa. Poi ecco il perno sul quale far reggere tutto: la fede della Chiesa. Non gli odi, le vendette, leggi inique, ma la fede ed in particolare la fede in Colei che, Madre di Dio, avrebbe potuto far vincere la civiltà Cristiana per mezzo di un'arma potentissima: il Rosario.

E non lo inventiamo noi! Non fu il Papa ma il Senato Veneto, che aveva equipaggiato ben 109 delle 206 galee cristiane, a voler incidere a perpetua memoria: "Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit", non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori.

Il gesuita padre Henri Boulad, nella sua critica contro una certa cristianofobia europea (definendola appunto un suicidio), ci mette anche la chiesa cattolica. “Papa Francesco in un messaggio dopo una strage di cristiani ha detto che la vera interpretazione dell’islam non prevede la violenza, quando invece è il Corano che prescrive la violenza contro gli infedeli. C’è un complotto di political correctness attualmente in occidente. Nasconde la verità, soprattutto attraverso i media che filtrano le informazioni.  L’Europa rischia di diventare una civiltà islamica. La posta in gioco è enorme. L’occidente è stupido e svende la propria anima al diavolo. Ma è un boomerang. E penso sia troppo tardi ormai. Dopo Palmira vogliono il Louvre. L’occidente crollerà come i grandi imperi del passato. Il verme è nel frutto. Un giorno, questo magnifico edificio della civiltà occidentale crollerà da solo”.

Queste parole ci hanno fatto venire a mente che - si racconta - di una presunta profezia del Sultano che combatté l'ultima Battaglia di Vienna. Essendo stato sconfitto, anche qui per la forza del Rosario e l'unità dei cristiani, il generale disse al Sultano che tempo una settimana e l'esercito sarebbe stato pronto per una terza carica. Ma il Sultano a quel punto disse che al momento sarebbe stato inutile, perchè i cristiani "erano forti della loro fede" e che ci avrebbero riprovato quando l'Europa avrebbe abbandonato il suo Dio. 

Veniamo ad una conclusione che sia, però, una partenza per le vostre ricerche personali. Qui vi abbiamo offerto solo piccoli e brevi accenti da sviluppare.

All'inizio abbiamo accennato ad una "resa dei conti" e perchè riteniamo che una convivenza pacifica, come la intende la chiesa di oggi, ossia senza più convertire nessuno, senza predicare Cristo e le sue Leggi, ma solo soccorrendo i bisognosi, non è possibile. Cosa intendiamo dire? Basta guardarci attorno, e basterebbe avere la coscienza retta ed onesta per riconoscere che abbiamo abbandonato la nostra fede e di conseguenza non potrà esserci alcuna convivenza pacifica perché, questa convivenza pacifica, è Dio fatto Persona, Gesù Cristo Nostro Signore e nostro Dio.

All'Islam, paradossalmente, piace la convivenza con i Cristiani fedeli al proprio Dio, come la presenza di queste comunità antiche che sono potute vivere e sopravvivere dentro i governi islamici per oltre mille anni, perché la nostra sottomissione a Dio che è data dall'abbraccio, dall'AMORE (concetto assente nel Corano), dal sacrificio come oblazione di se stessi e non sfruttando schiacciando la vita degli altri, è la garanzia della loro stessa sopravvivenza, è la garanzia di un popolo obbediente. All'Islam non piace il Cristiano perchè professa "lo stesso dio", questo è un falso che essi stessi denunciano, ma perchè sanno che il cristiano a cui si concede di sopravvivere ( e per noi garantisce il vero ed unico Dio) è un suddito onesto ed obbediente. E non staremo qui a discutere sull'Isis, perchè qui si entrerebbe nella questione politica... ma è fuori discussione che ciò che urta all'Islam odierno è la politica-suicida dei governi europei, a cominciare dall'aborto, fino alla distruzione della famiglia che per loro è, piuttosto, il motore stesso dell'Islam.

La rottura avviene quando il Cristiano abbandona il proprio Dio.

Anche questa affermazione non è nostra, la facciamo nostra ma è dei Santi. Loro ci insegnano che se abbandoniamo Dio, Dio abbandona noi e non perché non ci ama o gode a vederci distruggere, ma perchè qui si esercita il libero arbitrio: o con Dio o contro Dio, non esiste la terza via. La Vergine del Rosario a Fatima lo ha detto, ma chi la sta ascoltando nella gerarchia ecclesiastica? Ricordiamo nel senso corretto la parabola del Figlio prodigo: il Padre lo lascia andare, non lo trattiene, ma attende ogni giorno, dal terrazzo, il suo ritorno. Gli va incontro sì, ma non quando è fuori dalla casa paterna, ma quando lo vede rientrare. L'Europa è oggi quel Figlio che ha deciso di sperperare tutto il patrimonio cristiano, tutta la ricca eredità della Tradizione e il Padre non può fare altro che attendere questo ritorno. Ma non illudiamoci, perché lontano da Dio e dalla Casa paterna, ci attendono sciagure, oppressioni, omicidi, violenze e brutture. Non diamo dunque la colpa a Dio del dramma che stiamo vivendo e di ciò che ci attende se non ritorneremo a Dio.

E qui non abbiamo toccato l'acceso dibattito sull'immigrazione e l'accoglienza, ma vogliamo offrirvi questo quadro che rende bene l'idea:

"Ci sono vescovi che vogliono accogliere islamici prima di aver messo al sicuro tutti i cristiani, sempre nel limite delle nostre possibilità? Si accomodino, ma almeno si accertino che tra loro non ci sia qualcuno che nel suo paese i cristiani li ha sgozzati e crocefissi in nome di Allah, o abbia anche solo assistito muto e compiaciuto allo scempio. Perché è vero che siamo tutti figli di Dio ( nel senso di creature, perchè l'adozione a figli si ha solo attraverso il Battesimo, nota nostra), ma c'è Dio e dio. E il nostro è il più caritatevole, non il più stupido..." (la fonte)

Ecco perché il vero Cristianesimo è in sé stesso pacifico, ma non pacifista; può e deve porgere la propria guancia quando è colpito, ma non può tacere quando si fanno leggi inique e contro la natura stessa. Siamo alla resa dei conti non solo perché l'Islam tenta nuovamente la sua invasione e quindi dobbiamo inventarci nuove convivenze, ma perché abbiamo abbandonato il nostro Dio, e l'Islam stesso è riluttante ad una convivenza con gente del genere, per questo ci attaccherà, massacrandoci. Come persino ai demoni fa schifo il peccato contro natura commesso dagli uomini, anche all'Islam fa schifo una civiltà che nega e rigetta il proprio Dio. L'Islam infatti vuole sradicare il "tuo Dio", ed è già violento di suo, ma se trova una civiltà senza Dio oltre al danno ti beffa, perché loro alimentano la famiglia e fanno figli, loro vivono e"tu" muori! 

Siano lodati i Cuori di Gesù e Maria



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