ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 23 giugno 2016

Per il meglio… o per il peggio?


Quando si dice… la riconoscenza 



L’agenzia Zenit, del 22 giugno 2016, ha diffuso la notizia che Francesco, al secolo Bergoglio, ha prefatto il primo volume di una raccolta di omelie sul sacerdozio pronunciate da Benedetto, al secolo Ratzinger, e pubblicata da Cantagalli, Siena.
Il titolo del volume è: Insegnare e imparare l’amore di Dio; il titolo del pezzo di Zenit è: “Un maestro di fede”. L’ode a Benedetto del successore Francesco.
Non facciamo della facile ironia, ma in verità i due titoli ci appaiono un po’ eccessivi, sia per ciò che suggeriscono, sia per ciò che rappresentano: il primo un gratuito riconoscimento ad un ex papa che all’amore di Dio ha preferito un comodo rifugio in Vaticano pur pretendendo di essere ancora “papa”; il secondo un interessato panegirico di un beneficiato al suo benefattore.
Come riportato da Zenit, Francesco dice di Benedetto che “impersona la santità”, che ha “vissuto e vive”, ha “testimoniato e testimonia esemplarmente questa essenza dell’agire sacerdotale”… e via così. E subito nasce il sospetto che manchi solo un passo alla canonizzazione in vita dell’ex papa bavarese… quasi a ripagarlo per il gran favore che ha fatto a Francesco col mettersi da parte per fargli posto sul seggio di Pietro.

La cosa sconcertante è che ancora oggi molti cattolici non riescono a cogliere l’immenso danno che ha arrecato all’istituzione del Papato cattolico l’inconsulta e destabilizzante decisione di Ratzinger che, non solo si è messo da parte per far posto al suo vecchio contendente che tramite i suoi accoliti premeva per andare ad occupare l’ambito scranno e così dare inizio alla sistematica demolizione di ciò che rimane della Chiesa cattolica, ma ha anche preteso di “fare nuova teologia” inventandosi l’impossibile “disfunzione” del “papa emerito”, imponendo ai cattolici lo spettacolo avvilente di “due papi” conviventi e co-regnanti; per di più dando al suo segretario il compito di delineare i termini di tale originale teologia con la presentazione del concetto innovativo del “papa contemplativo” che affiancherebbe, “in Vaticano”, il “Papa attivo”.

Nel panegirico approntato da Francesco per il suo benefattore si trova che “Ogni volta che leggo le opere di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI mi diviene sempre più chiaro che egli ha fatto e fa ‘teologia in ginocchio’: in ginocchio perché, prima ancora che essere un grandissimo teologo e maestro della fede, si vede che è un uomo che veramente crede…”. Sperticato elogio che contiene, a suo modo, una qualche verità: quella verità di “Ratzinger teologo” che risale nientemeno che al 1962, quando si presentò in Vaticano col cardinale Frings come suo “esperto” e incominciò a lavorare per fare a pezzi il lavoro preparatorio per il Concilio approntato dal troppo conservatore cardinale Ottaviani. Sessantun anni dopo Ratzinger non si smentisce e si rivela qual “maestro in teologia innovativa” cogliendo stavolta due picconi con una fava: con la fava delle dimissioni ottiene l’arrivo del “papa emerito” e l’intronizzazione del “papa venuto dalla fine del mondo”.
Se non fosse storia, ci sarebbe da pensare ad una farsa, tutta recitata sulle spalle dei cattolici che da tre anni sono costretti ad assistere allo spettacolo avvilente di “due papi” affiancati che si mostrano sorridenti in pubblico e si spalleggiano l’uno l’altro nel lavoro innovativo di rivoltare come un calzino l’insegnamento e la pratica cattoliche.

Nessuna meraviglia, dunque, per il lavoretto approntato da Francesco in lode di Benedetto, quasi a rinnovellare la scenetta del gatto e la volpe di collodiana memoria.

Oggi molti cattolici sembrano in difficoltà di fronte alle continue “sparate” di Francesco che, più che un papa, si è rivelato un inesauribile produttore anticristiano, ma sono pochi quelli che riflettono sul fatto inoppugnabile che il maestro di scena è stato e resta Benedetto.
D’altronde, quando Francesco/Bergoglio ribadisce che sente il dovere di portare fino in fondo la revisione dell’insegnamento cattolico iniziata dal Vaticano II, non fa altro che confermare che la sua mira è di condurre fino alle estreme conseguenze il lavoro iniziato da Ratzinger/Benedetto… e così tutto si lega, come in una trama da libro giallo che ormai rivela i colori vermigli delle lacerazioni continuamente inflitte al corpo della Chiesa.

E in tutto questo, quello che lascia interdetti è il diffuso silenzio colpevole degli attuali “successori degli Apostoli”, che fa il pari con l’acquiescenza praticata dai loro predecessori nell’assise conciliare, quando divennero quasi tutti sostenitori dei novatori franco-tedeschi che volevano ed ottennero una “nuova teologia” per una “Chiesa innovata”, come oggi loro sono i sostenitori del nuovo divo sudamericano che fa il paio con l’onnipresente tedesco.
Non è bastato più il Reno che si è gettato nel Tevere, per travolgere ulteriormente le rive di Roma oggi si è fatto ricorso al Rio de la Plata, di ben più corposa portata e quindi in grado di meglio erodere e demolire i millenari argini del Tevere.

Concludiamo con una considerazione che ci sembra emblematica. Francesco afferma, nel suo panegirico, che “rinunciando all’esercizio attivo del ministero petrino, Benedetto XVI ha ora deciso di dedicarsi totalmente al servizio della preghiera”, e sembra che voglia affermare che mentre lui, Francesco, si affanna a portare avanti l’opera di demolizione, l’altro, Benedetto, continua a pregare perché tutto vada per il meglio… o per il peggio… diciamo noi.




Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.