ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 24 agosto 2016

Una preghiera a Sant'Emidio, Protettore contro il terremoto.

Terremoto delle 3:36 : la nostra preghiera per le Vittime. L'appello dei Monaci di Norcia

Con le mani ancora tremanti a causa dello shock  del terribile terremoto delle 3:36 di oggi mercoledì 24 agosto 2016 ( scossa M 6.0 con epicentro nei pressi di Accumoli, in provincia di Rieti) cerchiamo di postare una preghiera a Sant'Emidio, Protettore contro il terremoto. 
Preghiamo il Signore perchè accolga nel Suo Regno di pace coloro che hanno perso la vita sotto le macerie ad Amatrice, Accumuli, Arquata Tronto e in tanti altri centri così duramente colpiti dal sisma.
La Madonna Santissima consoli ed assista le Famiglie che hanno perso i loro cari e protegga coloro che sono rimasti senza casa. 
San Benedetto da Norcia ha protetto i carissimi Monaci di Norcia anche se, da quanto ci dicono, la Basilica è stata seriamente danneggiata  (v.aggiornamento sotto).
Non riusciamo ad avere notizie ( ore 6,05) della Comunità dei Francescani dell'Immacolata dell'Abbazia/eremo dei Santi Vincenzo ed Anastasio di Amandola  paese che pure è stato colpito duramente dal sisma. 
Non facciamo mancare loro la nostra preghiera per quei bravi Frati!!! (v.aggiornamento sotto)

AGGIORNAMENTO DA AMANDOLA 7:14
Il Convento e soprattutto la Chiesa sono stati assai danneggiati.
I Frati, grazie a Dio, stanno bene.
Ave Maria 
AGGIORNAMENTO DAL MONASTERO DI SAN BENEDETTO DI NORCIA 9:30

"Cari amici, Molti di voi hanno ormai sentito del terremoto che ha colpito anche la nostra Comunità durante la notte. 
Il terremoto è stato assai potente con una magnitudo di 6.2. 
Nelle ultime ore abbiamo potuto valutare adeguatamente la situazione.
Primo: siamo ok. 
Siamo vivi, e grazie a Dio i monaci non sono stati gravemente feriti. 
Purtroppo, nei comunicati diffusi dalle Autorità risultano che  nella Regione Umbria ci sono molti feriti , in particolare quelli che si trovavano nei piccoli villaggi di montagna particolarmente colpiti. 
Per favore pregate per loro. 
Noi monaci faremo il possibile per dare il nostro contributo di preghiera ai tanti bisognosi ma abbiamo bisogno del tuo sostegno spirituale in un modo speciale durante tutto questo difficile periodo.
Secondo:  come molte altre comunità e famiglie a Norcia e dintorni anche noi abbiamo avuto tantissimi danni agli edifici e soprattutto alla nostra Basilica. 
Ci vorrà un po ' di tempo per valutare l'entità dei danni, ma è molto triste vedere i tanti bei restauri che abbiamo fatto nella Casa Natale di San Benedetto, ridotti in un solo momento, in rovina.
Terzo: che cosa puoi fare? 
Per favore, prega per noi, per coloro che hanno perso la vita, che hanno perso qualcuno che amano, che hanno perso le loro case e i mezzi di sussistenza. 
Ci serve il vostro aiuto, come sempre, ma ora in un modo speciale, per iniziare il progetto di ricostruzione. 
Puoi fare un regalo per aiutarci a iniziare. 
I monaci di Norcia"
San Benedetto e Santa Scolastica assistete tutti i Consacrati dell'Ordine Benedettino in quest'ora di sofferenza.

A flagello terraemotus... Libera nos Domine

PREGHIERA A SANT’EMIDIO VESCOVO E MARTIRE 
Protettore contro il terremoto 
O Glorioso Martire di Cristo Sant’Emidio, per quei miracoli con i quali, appena Battezzato, esaltaste la Fede in Treviri, in Milano e in Roma, liberatemi dal tremendo flagello dei terremoti.

1 Padre nostro …
1 Ave Maria …
1 Gloria …

Dio onnipotente ed eterno, che a S.Emidio vescovo e martire hai dato la gloria di offrire la sua vita per Te, vieni in aiuto alla nostra debolezza , difendici da ogni male e particolarmente dal flagello del terremoto, perché possiamo avere una fede incrollabile e confidare nel Tuo Santo Nome. 
Per Cristo nostro Signore. Amen.


Da S. Emidio a Crollalanza: l’uomo e le catastrofi naturali



di Pietro Ferrari

Gli eventi catastrofici si sono sempre verificati, ma è necessario oggi evidenziare come nei confronti degli stessi l’atteggiamento umano sia notevolmente cambiato. Quando la religione cattolica impregnava più profondamente la vita civile, era finita l’epoca della scaramanzìa pagana, dei veggenti vegliardi che leggevano qua e là presagi funesti e ancora non iniziava l’epoca attuale, che tolto Iddio, pretende dalla tecnica una protezione onnipotente e la previsione di qualsiasi sciagura che quando si verifica, diventa sempre colpa di qualcuno: ingegneri, politici e scienziati ritenuti come indovini.
E’ del tutto evidente che l’ingegno umano possa in parte prevedere oggi molte più cose rispetto al passato, e che la tecnica sempre più riesce a contenere gli ‘assalti della natura’, ma tutto ciò assieme all’ateizzazione sociale ha comportato la rimozione dell’arcano, la consapevolezza della precarietà umana, il metus nei confronti dell’esistenza che spingeva gli uomini a pregare Dio ed a concepire ilmale come occasione di castigo anche collettivo. Per contraccolpo, nell’epoca della liberazione dal sacro è la Natura ad essere divinizzata come vendicatrice, la ‘dea gaia’ che coi suoi nuovi e improvvisati sacerdoti formula l’imputazione dell’evento catastrofico ad un capro espiatorio mutevole. Ecco perché la Chiesa, oltre ad ammonire sul dovere di onestà per moderare la ricerca del lucro ad ogni costo e ad incoraggiare l’ingegno umano per migliorare le condizioni di sicurezza, previde anche le Rogazioni come pubblico evento. Roba che oggi farebbe sorridere sia i devoti della ‘dea gaia’ che gli idolatri della Tecnica.
Dal Messale Romano: “Dopo le calamità pubbliche che si abbatterono nel V Secolo sulla Diocesi di Vienna, nel Delfinato, S. Mamerto stabilì una processione solenne di penitenza nei tre giorni che precedevano la festa dell’Ascensione. Il Concilio di Orleans (511) propagò questo uso per tutta la Francia, nell’816 Leone III l’adottò per Roma e ben presto l’uso fu esteso a tutta la Chiesa…il loro scopo era di allontanare i flagelli della giustizia di Dio e di attirare le benedizioni della sua misericordia sui frutti della terra.”
CATECHISMO DI SAN PIO X
D. Che cosa si fa dalla Chiesa nel giorno di S. Marco e ne’ tre giorni delle Rogazioni minori?
Nei giorni di S. Marco e ne’ tre giorni delle Rogazioni minori si fanno dalla Chiesa processioni e preghiere solenni per placare Iddio, e renderlo a noi propizio affinché ci perdoni i peccati, tenga da noi lontani i suoi castighi, benedica i frutti della terra che cominciano a mostrarsi, e provveda ai nostri bisogni sia spirituali che temporali.
..A fulgure et tempestate… Libera nos Domine!……A flagello terraemotus… Libera nos Domine!……A peste, fame et bello… Libera nos Domine!……Ut fructus terrae dare et conservare digneris… Te rogamus, audi nos!…Ut pacem nobis dones. Te rogamus audi nos!…
La devozione popolare non poteva non legarsi ai veri amici, quei ‘santi in paradiso’ che oggi sono diventati coloro che dispensano raccomandazioni clientelari ma che da usurpatori quali sono, non possono né vogliono essere intercessori di grazie divine. Uno dei santi protettori dai terremoti è Sant’Emidio.
Emidio

Da santiebeati.it: “In seguito alla persecuzione di Diocleziano, Emidio dovette fuggire a Roma dove trovò rifugio presso un certo Graziano, padre di una ragazza paralitica e emoroissa. Saputo che Emidio praticava anche l’arte medica, Graziano gli chiese aiuto per la figlia ed Emidio promise la guarigione se la ragazza si fosse battezzata. Tutta la famiglia di Graziano si convertì e chiese il battesimo e la guarigione fu ottenuta. Sempre a Roma, Emidio guarì nello stesso modo e pubblicamente un cieco e moltissimi dei convenuti chiesero di essere battezzati. I pagani pensavano trattavasi di un incarnazione del dio Esculapio e portarono all’isola Tiberina dove sorgeva appunto il tempio dedicato ad Esculapio, anche qui Emidio guarì oltre mille infermi e testimoniò la sua fede, spezzando l’ara pagana e gettandola nel Tevere. Dapprima i sacerdoti pagani lo andarano a denunciare al prefetto, ma non avendo ottenuto soddisfazione da questi si ricredettero su Emidio e si recarono da lui per farsi a loro volta battezzare. Successivamente lo stesso prefetto saputo della distruzione dell’altare all’Isola Tiberina scatenò una persecuzione contro i cristiani. Un angelo in sogno invitò Emidio e i compagni a recarsi da papa Marcello, che li accolse, ordinò Emidio vescovo di Ascoli e Euplo diacono e li inviò in quella città. Emidio entrò quindi in Ascoli, città ancora pagana, e iniziò la sua predicazione. Il governatore Polimio lo fece chiamare invitandolo a sacrificare agli dei, senza ottenere risposta. Data la giovane età di Emidio il governatore anziché arrestarlo gli diede alcuni giorni per riflettere ed Emidio ne approfittò per predicare e per compiere una guarigione miracolosa che convertì moltissimi ascolani. Il governatore Polimio lo richiamò per ottenere il sacrificio agli dei e credendolo incarnazione del dio Esculapio gli promise in matrimonio la propria figlia Polisia. In un incontro con la stessa, Emidio la porta a conversione e dopo pochi giorni la battezza nelle acque del Tronto. Nella borgata Solestà battendo la roccia come Mosè, Emidio fa scaturire una fonte di acqua limpida dove battezza più di mille ascolani.”
Sito del Comune di Ascoli: “S. Emidio, primo vescovo di Ascoli, è il patrono della città e protettore dai terremoti. Nativo di Treviri in Germania, secondo la tradizione, giunse ad Ascoli sotto l’imperatore Diocleziano.
Accusato di aver predicato la religione cristiana e di aver battezzato molte persone tra le quali Polisia, figlia del prefetto romano della città, fu decapitato il 5 agosto del 303 d.C. Raccolta miracolosamente la propria testa, il Santo si recò nel vicino cimitero cristiano per essere seppellito in terra consacrata.”
Ass. Cult. S’Emidio nel mondo: “L’uso di invocare la protezione e intercessione di sant’Emidio in caso di terremoto sembra aver avuto origine nel 1703, quando gli ascolani attribuirono al loro patrono il merito di averli salvati dai terribili terremoti che avevano funestato l’Italia centrale nel gennaio-febbraio di quell’anno.”
I buoni pastori ci ricordano ancora oggi quanto sia falso pensare che la preghiera sia inutile, come se qualsiasi azione umana fosse di per sé più lodevole, quando in realtà dovrebbe esserne una conseguenza. Pregare significa agire sulla Causa Prima, come bambini che chiedono aiuto al Padre.

POSTILLA
In tempi in cui abbiamo dovuto ricordare le telefonate tra gli imprenditori sghignazzanti a seguito del sisma aquilano, nonché gli affari di ‘mafia-capitale’ in cui il degrado sociale si trasforma in occasione di guadagni, non sarà retorico ripensare a quando addirittura – cosa che oggi sembra incredibile – una ricostruzione del passato venne chiusa con un risparmio di risorse pubbliche.
Fonte Wikipedia: “Il terremoto del Vulture del 1930 fu un sisma di magnitudo momento 6,7 (X della Scala Mercalli) che si verificò il 23 luglio 1930. Il terremoto, che prende il nome dal Monte Vulture alle cui pendici si verificarono ingenti danni, colpì soprattutto la Basilicata, la Campania e la Puglia; ebbe i suoi massimi effetti nella zona montuosa fra le provincie di Potenza, Matera, Benevento, Avellino e Foggia. Il terremoto causò la morte di 1404 persone prevalentemente nelle province di Avellino e Potenza, interessando oltre 50 comuni di 7 province. Il sisma fu aggravato dalla scarsa qualità dei materiali usati per le costruzioni e dalla natura argillosa dei terreni.
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Il capo del Governo, Mussolini, appena conosciuta notizia del disastro convocò l’allora Ministro dei Lavori Pubblici, l’on. Araldo di Crollalanza e gli affidò l’opera di soccorso e ricostruzione. Araldo di Crollalanza, in base alle disposizioni ricevute e giovandosi del RDL del 9 dicembre 1926 e alle successive norme tecniche del 13 marzo 1927, norme che prevedevano la concentrazione di tutte le competenze operative, nei casi di catastrofe, nel Ministero dei Lavori Pubblici, fece effettuare nel giro di pochissime ore il trasferimento di tutti gli uffici del Genio Civile, del personale tecnico, nella zona sinistrata, così come era previsto dal piano di intervento e dalle tabelle di mobilitazione che venivano periodicamente aggiornate. Secondo le disposizioni di legge, sopra ricordate, nella stazione di Roma, su un binario morto, era sempre in sosta un treno speciale, completo di materiale di pronto intervento, munito di apparecchiature per demolizioni e quant’altro necessario per provvedere alle prime esigenze di soccorso e di assistenza alle popolazioni sinistrate. Sul treno presero posto il Ministro, i tecnici e tutto il personale necessario. Destinazione: l’epicentro della catastrofe.
Naturalmente, come era uso in quei tempi, per tutto il periodo della ricostruzione, Araldo di Crollalanza non si allontanò mai dalla zona sinistrata, adattandosi a dormire in una vettura del treno speciale che si spostava, con il relativo ufficio tecnico, da una stazione all’altra per seguire direttamente le opere di ricostruzione. I lavori iniziarono immediatamente. Dopo aver assicurato gli attendamenti e la prima opera di assistenza, si provvide al tempestivo arrivo sul posto, con treni che avevano la precedenza assoluta di laterizi e di quant’altro necessario per la ricostruzioni. Furono incaricate numerose imprese edili che prontamente conversero sul posto, con tutta l’attrezzatura. Lavorando su schemi di progetti standard si poté dare inizio alla costruzione di casette a pian terreno di due o tre stanze anti-sismiche, particolarmente idonee al rischio. Contemporaneamente fu disposta anche la riparazione di migliaia di abitazioni ristrutturabili, in modo da riconsegnarle ai sinistrati prima dell’arrivo dell’inverno. A soli tre mesi dal catastrofico sisma, e precisamente il 28 ottobre 1930, le prime case vennero consegnate alle popolazioni della Campania, della Lucania e della Puglia.
Furono costruite 3.746 case e riparate 5.190 abitazioni. Mussolini salutò il suo Ministro dei Lavori Pubblici al termine della sua opera con queste parole: Eccellenza Di Crollalanza, lo Stato italiano La ringrazia non per aver ricostruito in pochi mesi perché era Suo preciso dovere, ma la ringrazia per aver fatto risparmiare all’erario 500 mila lire. L’intervento complessivo, difatti era venuto anche a costare meno del previsto e quindi Araldo di Crollalanza restituì il resto dei soldi non spesi. Nonostante il breve tempo impiegato nel costruirle e nonostante i mezzi tecnologici relativamente antiquati di cui poteva disporre l’Italia del 1930, le palazzine edificate in questo periodo resistettero ad un altro importante terremoto che colpì la stessa area 50 anni dopo.
http://www.radiospada.org/2015/07/da-s-emidio-a-crollalanza-luomo-e-le-catastrofi-naturali/
(a cura Redazione "Il sismografo")
Il Santo Padre addolorato per le notizie sul terremoto in Italia rinvia la sua Catechesi e prega con i fedeli e i pellegrini
Oggi il Papa apre la sua Udienza generale annunciando di aver preparato la Catechesi sull'argomento della vicinanza di Gesù, ma dinanzi alle notizie sulle conseguenze del terremoto che ha colpito il centro d'Italia, rinvia il suo intervento per la prossima settimana.
Il Santo Padre quindi esprime a tutti vicinanza e partecipazione e al tempo stesso assicura preghiere e solidarietà.
Infine il Papa invita tutti a recitare insieme il Santo Rosario.
Papa Francesco alle 10.14 inizia la recita dei Ministeri dolorosi del Santo Rosario.
http://ilsismografo.blogspot.com/2016/08/vaticano-papa-francesco-ricorda-la_24.html
Il cuore d'Italia, dove vive qualcosa di tutti noi
di Lorenzo Bertocchi24-08-2016
Il Centro Italia non è solo un luogo geografico, in qualche modo è il cuore dell'Italia. E una ferita al cuore fa sempre male. C'è un altro terremoto che colpisce e ci ricorda la nostra intrinseca fragilità, del nostro territorio e più ancora del nostro essere uomini.
Lì dove si incrociano Lazio, Umbria, Marche ed Abruzzovive qualcosa di tutti noi. E' lì che la nostra storia è passata e ha lasciato segni inconfondibili di sé: basta osservare quei piccoli centri meravigliosi che si affacciano qua e là abbarbicati sui Monti Sibillini, i monti Azzurri cantati da Leopardi. Anche l'Europa deve qualcosa a quelle terre, S. Benedetto, padre del monachesimo occidentale e patrono d'Europa, è nato a Norcia, inconfondibile borgo di un'Italia ricca di storia, cultura, arte e fede.
Questa notte su questo cuore d'Italia si è abbattuto un violentissimo terremoto, la scossa più forte ha toccato magnitudo 6, radendo praticamente al suolo i centri di Amatrice e Accumuli nel reatino e Arquata del Trono nell'ascolano. Altri danni si registrano nelle zone limitrofe, il bilancio in termini di vite umane si preannuncia pesantissimo (al momento in cui scriviamo si parla già di 21 vittime, ma i dispersi sono molti di più).
La Nuova BQ ha contattato alcuni amici che si trovano a Norcia per un periodo di vacanze e preghiera presso il convento dei monaci benedettini. Erano svegli proprio per la preghiera notturna del mattutino quando hanno avvertito la scossa più violenta. Norcia registra crolli, ma la situazione appare meno grave di quella di altri centri. Tanta, tantissima paura, e tutti in strada.
Le ferite al cuore sono quelle che fanno più male perché non toccano solo il corpo, ma sono anche quelle che, in certo senso, segnano l'anima, il nostro io più intimo. Ci cambiano, per cui nulla è più come prima. Lo è innanzitutto per chi è stato chiamato da questa vita a quell'altra, lo è per chi vede distrutta la propria casa, le proprie cose, il proprio quotidiano andare. Ma lo è un po' per tutti noi che dell'Italia, di quell'Italia ricca di storia, cultura, arte e fede, siamo figli.
Il cuore dell'Italia, il centro Italia, è senza dubbio la terra dei Santi. Un luogo geografico solcato, irrigato e seminato, dalla presenza ancora viva di Francesco e Chiara di Assisi, di Benedetto da Norcia e di Caterina da Siena, giusto per ricordare i più noti. L'eredità spirituale e culturale che queste personalità hanno lasciato è, a ben riflettere, qualcosa che ha segnato non solo il nostro modo di essere e pensare, ma anche le pietre e le strade su cui abbiamo costruito le nostre case. Negarlo è voler dimenticare. Negarlo è voler togliere una possibile risposta di senso anche a tragedie come quella del terremoto di questa notte.
A questi santi del nostro Centro Italia rivolgiamo una prece, perché il silenzio della preghiera possa alleviare un dolore che la nostra fragile umanità, da sola, non può comprendere.

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