ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 9 settembre 2016

La grande abbuffata: no miracles?no problem!..l'appetito vien santificando!



Ci vediamo in piazza, presto, per San Lutero Saldi, sconti, promozioni, offerte. Nella Chiesa, adesso, è proprio stagione di ribassi: dottrinali, morali, spirituali, liturgici… È tempo di marketing e di proposte commerciali, come quella della falsa misericordia. Confesso: ne ho profittato anch’io…

di Léon Bertoletti
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Saldi, sconti, promozioni, offerte. Nella Chiesa, adesso, è proprio stagione di ribassi: dottrinali, morali, spirituali, liturgici… È tempo di marketing e di proposte commerciali, come quella della falsa misericordia. Confesso: ne ho profittato anch’io. Procurandomi tra l’altro, alla bottega vaticana e a poco prezzo, tre biglietti di prima fila per la canonizzazione (ormai imminente) di Martin Lutero. Tre, appunto. Uno per me, uno per Paolo Deotto, l’altro per Alessandro Gnocchi. So per certo che gradiranno il dono, eccome se lo gradiranno.
Anche se il mio omonimo Léon Cristiani descrive Lutero ispirato da Satana e le sue idee “mutuate dal Corano piuttosto che dal Vangelo”. Anche se un lucidissimo Romano Amerio annota: “L’anima della secessione luterana non erano le indulgenze, la Messa, i sacramenti, il Papato, il celibato dei preti, la predestinazione e la giustificazione del peccatore: era un’insofferenza che il genere umano porta attaccata e inerente ai precordi e che Lutero ebbe l’ardimento di manifestare apertamente: l’insofferenza dell’autorità. La Chiesa, perché è il corpo storico collettivo dell’uomo-Dio, ha la sua organica unità dal principio divino. Che cosa può essere l’uomo in tal confronto se non la parte che vive nella congiunzione col principio e nell’obbedienza al principio? Chi rompe tale vincolo non può che perdere il principio informante della religione”. Poco importa. Ormai la Chiesa cristiana cattolica romana naviga in acque luterane, che piaccia o no, che si condivida o meno. Res ipsa loquitur. L’aveva capito il solido, combattivo, spesso profetico monsignore Lefebvre: «Hanno voluto avvicinarsi ai protestanti, ma sono i cattolici che sono divenuti protestanti e non i protestanti che sono divenuti cattolici. Questo è evidente, nessuno può dire il contrario».
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È talmente evidente che viviamo in piena secolarizzazione dell’amore, come appuntava Hacker riguardo al Lutero della Riforma. “Salvezza” e “grazia” sono termini e concetti desueti. L’amore serve alla “vita esteriore”, alla “mensa”, al sociale, alle giornate “davanti agli uomini”; non a creare, costruire, cementare il legame con Dio. L’amore umano si predica distaccato dal divino. Amoris laetitia è la copula, il coito, l’amplesso. Trionfa il regno del profano, del mondano, della giustizia terrena, degli orgasmi delle folle. Il Regno di Dio, anche nell’aspetto della regalità sociale (“adveniat Regnum Tuum; fiat voluntas Tua, sicut in caelo, et in terra” ) diventa un miraggio. Avanti, coraggio. Ci vediamo in piazza, presto, per San Lutero.

– di Léon Bertoletti

Redazione10/9/2016
Papa Luciani Beato? Tutti i dettagli                                                                                       

Dopo Madre Teresa, adesso tocca a Giovanni Paolo IAlbino Luciani da Forno di Canale d’Agordo (BL), che resse il “gran manto” per 33 giorni tra l’estate e l’autunno del tragico 1978, è adesso in via di arrivo al grado di Venerabile. È il grado che spetta al candidato alla santità (Servo di Dio, in primo grado quando si apre il processo) le cui virtù siano state ritenute eroiche, ossia esercitate in modo non comune. Roma, a quanto pare, avrebbe ritenuto le virtù del candidato sufficientemente eroiche alla promozione a Venerabile, per cui potrebbe esserci la “promozione” di Papa Luciani entro la fine di quest’anno e, se si troverà il miracolo, l’ulteriore ascesa a Beato nel 2017. Attenzione: è sempre fatta salva la possibilità di proclamare Luciani Santo senza miracolo, come Giovanni XXIII, qualora il Papa decidesse di ravvisare sufficienti segni di santità equivalenti a quelli espressi da una guarigione inspiegabile come è appunto quella rappresentata da un miracolo.
In questo modo, Luciani si inscriverebbe nella linea di quei grandi Santi della carità e della misericordia che Jorge Mario Bergoglio offre ai suoi fedeli: Santi che, come Giovanni XXIII (al quale spesso viene accostato e del quale egli è molto devoto), hanno avuto intuizioni verso il futuro; Santi che, come Madre Teresa, si sono chinati sui poveri e deboli e hanno annunziato la carità e l’amore di Dio; Santi che, infine, come potrebbe essere Luciani, hanno rappresentato il “sorriso di Dio” e la Sua vicinanza a tutti, grazie anche alle quattro catechesi tenute dal Papa veneto nel suo brevissimo regno.
Intanto a Canale d’Agordo non sono stati con le mani in mano: il 26 agosto, 38° anniversario dell’elezione di Luciani al Soglio, è stato inaugurato il suo Museo alla presenza del Segretario di Stato, che è veneto, Pietro Parolin. Il cardinale ha dichiarato: “Quando una persona è umile come Papa Luciani, forse è lui stesso a non avere fretta di ‘arrivare’” alla santità. Però Parolin ha anche osservato che proporre il Papa del sorriso come modello è figlio di un contesto nel quale Francesco parla di misericordia, quindi “Luciani è una figura che incarna veramente l’amore misericordioso di Dio nei confronti di tutti gli uomini”.
E nell’omelia a Canale ha aggiunto: “Trentatré giorni è durato il suo pontificato. Questa combinazione dei due trentatrè – i giorni e gli anni – ci porta ovviamente a tornare a sottolineare quello che altri hanno già notato, e cioè la coincidenza con il tempo dell’esistenza terrena di Nostro Signore Gesù Cristo, il quale «passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo» (Atti 10, 38) e, a partire da questa coincidenza, il fatto che papa Luciani fu davvero, per la Chiesa e per il mondo, un’immagine viva di Gesù, il Buon Pastore, il Pastore «bello» come dice il Vangelo”.
Parolin, come abbiamo ricordato su queste pagine nei giorni scorsi, ha fatto qualche confidenza all’Osservatore Romano. Ecco allora la sua devozione verso il Papa del Sorriso e in particolare il suo rispetto verso la “forte e indeclinabile testimonianza di ciò che è l’essenza, il fondamento autentico del vivere nella Chiesa e per la Chiesa”. Il Segretario di Stato, ricorda il giornale vaticano: “ha comunque concorso in modo decisivo a rafforzare il disegno di una Chiesa che è risalita alle sorgenti con il Concilio e che nella semplicità e nella povertà evangelica si piega a servire il mondo, facendosi prossima alle realtà umane e alla loro sete di carità”. Argomenti che non possono non piacere a Papa Francesco, va detto.
Furono 33 i giorni nel corso dei quali il Papa venuto da Venezia (terzo nel XX secolo dopo San Pio X nel 1903 e San Giovanni XXIII nel 1958) iniziò a prendere confidenza con la macchina della Curia, ma subito con la gente. Ebbe una popolarità vasta e sconfinata, Luciani, appena eletto. Leonardo Sciascia nel suo Nero su Nero, libro-zibaldone del 1979, così scrisse subito dopo la morte di Giovanni Paolo I: “E’ incredibile la puerilità degli scritti di (…) Giovanni Paolo I; ma più incredibile è che siano stati riproposti non come curiosità, ma come testi; e chiosati. Invece era proprio da puntare sulla loro puerilità: a trarne – per chi ne ha necessità – qualche lieto auspicio”. E ancora, cogliendo il punto: “La Chiesa ha bisogno di una ventata di puerilità; e gli uomini di una Chiesa puerile. E, della puerilità, magari un po’ conservatrice, un po’ reazionaria: col diavolo e tutto il resto”. Lo scrittore siciliano si riferisce agli Illustrissimi, le lettere che l’allora patriarca Luciani spediva a personaggi della letteratura e della Storia dalle pagine del Messaggero di Sant’Antonio, e che nel 1976 erano state raccolte in agile volumetto.
Come la famosa Lettera a Pinocchio nella quale il futuro Papa scrive al burattino di Carlo Collodi che immagina prossimo all’adolescenza vaticinando per lui un futuro accanto ad una fidanzata e poi sposa, non riconoscendogli la vocazione del frate. Come puerile può sembrare la catechesi spesso fatta con l’ausilio dei bambini: ma, come scriveva Sciascia, la Chiesa aveva bisogno di puerilità, semplicità, pulizia. Ne ha bisogno ancora, dopotutto.
Al Museo sono stati esposti gli occhiali che il Papa indossava quando venne ritrovato la mattina del 29 settembre 1978, misteriosamente morto. Ma non è di mistero che qui ci s’interroga, semmai di luce. A Francesco il Sorriso di Dio Santo nel 2017 non dispiacerebbe.

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