ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 31 dicembre 2016

La battaglia che ci attende.



In vetere novum

Un anno si chiude con la rovina dei progetti criminali dell’Occidente in Siria, la cui regia sionista non può essere taciuta. Sei milioni di sfollati e un quarto di milione di morti, secondo le stime: alla “sicurezza” di Israele può bastare? La bestia nera, poco prima dell’estremo rantolo, sta assestando le ultime zampate per puro spirito di vendetta, fino a prendersela con il coro dell’armata russa; una potenza troppo rozza per apprezzare l’arte sa solo gettare bombe, addestrare tagliagole armandoli fino ai denti e ordire finti incidenti o falsi attentati. Sul fronte opposto la strategia dell’intelligenza, portata avanti con nervi saldissimi, perseveranza imbattibile e una forza di volontà inossidabile, ha avuto ragione di una coalizione di potenza economica e militare ben superiore. La forza usata con finezza, puntualità e parsimonia ottiene ben di più che aggressioni brutali, se non irrazionali.

Il 2017 vedrà finalmente la consacrazione della Russia al Cuore immacolato di Maria?

Ci vorrebbe un miracolo, ma non è mai detto. In ogni caso, sembra proprio che il dispiegamento del “nuovo ordine mondiale” abbia incontrato un intoppo considerevole. Se gli occidentali persistono con le provocazioni, potremmo presto sperimentare l’efficienza di un esercito che ha ribaltato le sorti del Medio Oriente. Non ci auguriamo certo un’occupazione per il semplice gusto di vedere com’è, ma se non altro ci sbarazzeremmo di tanti parassiti che “governano” l’Europa per conto terzi, per non parlare degli ecclesiastici apostati che potrebbero ricevere una buona lezione di ortodossia… Se – da quanto si dice – il clero russo si distingue per sete di denaro e di potere, almeno sulla fede non traligna (cosa che preserva da altri vizi, più diffusi nel clero modernista).

Da noi ci hanno convinto che ci si può convertire e seguire Cristo senza rinnegare il peccato né iniziare a combattere i propri difetti. A seconda del movimento cattolico che uno sceglie, per essere cristiani sembra che bastino forti emozioni religiose, oppure un’aggiornata formazione intellettuale, oppure ancora interminabili scambi di vedute con il pretesto di ascoltare la Parola… Si propongono cicli di catechesi che durano anche anni, ma in cui non si sfiorano nemmeno i nodi centrali del cambiamento di vita; mai si insegnano le antiche prassi, utili a correggersi e mortificarsi onde poter purificare il cuore e imparare a cooperare con la grazia in modo reale, piuttosto che a chiacchiere. Lo sbrodolarsi addosso con i propri sproloqui compiaciuti è diventato la suprema virtù; poi poco importa che i peccati mortali siano ancora ammessi o tollerati.

Il paradosso è che questo nuovo “cristianesimo” fatto di valori pensati e discussi, in cinquant’anni, si è sedimentato in una sorta di nuova “tradizione” che per molti è ormai normativa; di conseguenza si tende ora a considerare “conservatore” chi si affanna a difenderla, per quanto sia un’invenzione del tutto recente, mentre chi coltiva laTradizione di sempre appare come un marziano… Il dramma di molti gruppi e comunità di fedeli, oggi, è che l’incessante evoluzione inerente al modernismo, che con questo pontificato ha conosciuto un enorme balzo in avanti, rende obsoleto quanto fino a ieri era il loro cavallo di battaglia, il fondamento della loro identità, la ragion d’essere della loro aggregazione. Per non andare in crisi, allora, l’unica alternativa è soffocare ogni domanda e buttarsi a corpo morto nel franceschianesimo – e guai a chi mi rimette dei dubbi, non ho più nient’altro a cui aggrapparmi nella vita spirituale.

Chi invece ha il coraggio di provare la sola novità credibile (ossia il ritorno a ciò che ci è stato consegnato dal passato), senza curarsi dei giudizi e dei commenti di quanti hanno camminato con lui fino a quel momento, ritrova di colpo luce, pace e orientamento. Certo, è una grazia che non a tutti è concessa; per questo non è giusto abbandonare i vecchi compagni di viaggio al loro destino. Ma è pur vero, viceversa, che la grazia chiede di essere accolta; ogni volta che qualcuno lo fa, il dono ricevuto comincia silenziosamente a irradiarsi, impregnando per osmosi il suo ambiente e attirando altri alla stessa scoperta. Quando una persona è ben disposta, il rito antico le parla anche senza una comprensione letterale dei testi: si capisce da dentro, come mi confidava una fedele poco prima di Natale. Non è più un martellamento di idee che dall’esterno ti devono convincere, ma una realtà che si comunica interiormente a chi è aperto.

All’epoca della mia adolescenza e giovinezza, gli ambienti chiesastici conoscevano un solo imperativo: sensibilizzarsi ovvero coscientizzarsi (che brutto neologismo!). Bisognava avere tutti le idee giuste secondo le quali cambiare il mondo; la liturgia non era altro che un pretesto o un veicolo per la loro diffusione. Ma le idee cambiano continuamente, sospinte come schiuma dalle onde di questo mondo liquido e fluttuante; così oggi non si predica più la promozione umana nei Paesi del Terzo Mondo, bensì l’accoglienza senza limiti e il presepe multiculturale… Ci si sente buoni perché si dà ascolto ai comizi clericali e qualche spiccio alla mafia che sfrutta i poveri immigrati, dopo averli strappati alle loro case e sbarcati qui da noi. Che dire poi di un papa mancato che – come se non bastasse – ha il chiodo fisso del meticciato e lo infila dappertutto? È proprio un’altra religione, funzionale al Piano Kalergi; è un po’ tardi per accorgersene, ma meglio tardi che mai.

Negli ultimi decenni, anche nella Chiesa, ne abbiamo viste e sentite tante, se non troppe… Siamo stufi di quelle novità che invecchiano dopo appena qualche anno e devono quindi essere sostituite da altre “novità” già viste, come nel ciclo della moda. Rifugiamoci davanti al presepe (tradizionale), che non hanno potuto proibirci di allestire in casa nostra, e abbandoniamoci alla dolcezza che il Dio Bambino riversa su chi ha la grazia di conoscerlo. Adoriamolo quale Agnello innocente che si offre per noi sull’altare e lasciamo prorompere dal nostro cuore la tenerezza e la gioia di amarlo. È una piccola pregustazione dell’eternità, per donarci la quale si è incarnato. Qualunque cosa ci riservi il nuovo anno, là troveremo una forza e una pace inesauribili. Il Cuore immacolato di Maria infonda nelle nostre anime il gusto soprannaturale della penitenza e della riparazione, preparandole così alla battaglia che ci attende. Il nuovo anno sarà come Dio vuole… e come anche noi lo renderemo.

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