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sabato 25 febbraio 2017

Manca solo un timbro postconciliare?

Lefebvriani a casa

All’Esquilino sorgerà il Centro studi della San Pio X. Accordo vicino. Decisivo il ruolo del Papa


Lefebvriani a casa
Papa Francesco (foto LaPresse)



Roma. La frattura tra la Fraternità sacerdotale San Pio X (i lefebvriani) e la Santa Sede sta per essere ricomposta. L’accordo per l’istituzione della prelatura personale – garanzia di ampia autonomia gestionale e pastorale – è ormai vicino. A confermare che il lento e complesso negoziato sia ormai avviato verso una soluzione positiva è la trattativa in essere per l’acquisto da parte di Ecône del complesso di Santa Maria Immacolata all’Esquilino, a poca distanza dal Laterano.
La chiesa neogotica costruita tra fine Ottocento e primo Novecento per i Frati della carità è affiancata da un edificio già adibito negli anni scorsi a scuola elementare e media. Qui, secondo quanto apprende il Foglio, sorgerà un Centro studi e, in una seconda fase, con ogni probabilità diverrà la sede della casa generalizia lefebvriana. Ad accelerare il tutto è stato direttamente il Papa, attraverso mons. Guido Pozzo, segretario della pontificia commissione Ecclesia Dei. Dal 17 al 20 gennaio scorso, a Santa Marta avrebbero soggiornato mons. Bernard Fellay (il Superiore della San Pio X), mons.

Alfonso de Galarreta e l’assistente generale don Alain Nély. Alle trattative ha presenziato pure la Superiora delle suore della Fraternità. Don Nély è la persona incaricata di perfezionare l’acquisto del complesso. La spaccatura tra francesi e tedeschi Che Francesco abbia un ruolo di primo piano nella trattativa non deve sorprendere. Ricordava lo stesso Fellay che il rapporto tra Bergoglio e la Fraternità ha radici profonde. “Egli ci conosce dall’Argentina. Eravamo in contatto con lui, perché lì un concordato permette ai sacerdoti stranieri di ottenere un permesso di soggiorno a condizione che il vescovo sia d’accordo. Quando abbiamo avuto problemi con un vescovo locale, che non voleva la nostra presenza, abbiamo incontrato il cardinale Bergoglio per esporre il problema. La sua risposta – aggiungeva il Superiore della San Pio X un anno fa – è stata chiara: ‘Tu sei cattolico, ovviamente, e non sei scismatico. Ti aiuto io’. E lo ha fatto. Ha contattato Roma, ha scritto una lettera per nostro conto al governo”. In seguito, da Papa, in occasione del Giubileo straordinario della misericordia, ha concesso ai fedeli che “per diversi motivi” frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati.

Facoltà estesa oltre il periodo giubilare “confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare la piena comunione nella chiesa cattolica”. I problemi, però, restano. Soprattutto all’interno della variegata realtà lefebvriana. La situazione è grosso modo quella del 2012, quando mons. Fellay, a sorpresa, decise di rifiutare la mano tesa da Benedetto XVI, non accettando le condizioni teologiche poste da Ratzinger per una conclusione positiva del negoziato. Decisiva fu la spaccatura tra l’area tedesca della Fraternità e quella francese. Se fosse stato per gli appartenenti alla prima, la San Pio X sarebbe già tornata in comunione con Roma cinque anni fa. Le questioni sul tavolo erano giudicate risolvibili e comunque non tali da precludere l’intesa. A spuntarla, però, furono i francesi, assai meno disposti a scendere a patti. Fellay pare disposto a superare l’impasse, anche a costo di dolorose perdite tra i suoi fedeli e sacerdoti.
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/02/24/news/accordo-lefebvriani-papa-francesco-122169/

manca solo un timbro postconciliare

Lefebvre disse a Ratzinger il 14 luglio 1987:
«Eminenza, anche se ci concedeste un vescovo, anche se ci concedeste una certa autonomia in rapporto ai vescovi, anche se ci concedeste tutta la liturgia del 1962, se ci concedeste di continuare con i seminari e la Fraternità come facciamo adesso, noi non potremmo collaborare, è impossibile; perché noi lavoriamo in direzioni diametralmente opposte: voi lavorate alla decristianizzazione della società, della persona umana, della Chiesa, noi lavoriamo alla cristianizzazione. Non ci si può intendere. Lei mi ha appena detto che la società non può essere cristiana.»

È per questo che, dopo aver provato invano per tanti anni di ottenere un riconoscimento con tutte le protezioni necessarie, Mons. Lefebvre non considerava più possibile un accordo con Roma senza prima la conversione del Papa e della gerarchia dell’epoca. E ai futuri vescovi, prima della consacrazione scrisse:
«Vi conferisco questa grazia confidando che quanto prima la Sede di Pietro sarà occupata da un successore di Pietro perfettamente cattolico, nelle mani del quale voi potrete rimettere la grazia del vostro episcopato perché egli la confermi.»

Tutte le citazioni sono reperibili nel seguente articolo:

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1495_Riconoscimento_canonico_unilaterale.html
https://letturine.blogspot.it/2017/02/manca-solo-un-timbro-postconciliare.html

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