ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 3 giugno 2017

Sentinelle leali e vigilanti…

«Ti mando da figli testardi, dal cuore indurito»


Una notizia, ormai, simile a tante altre, in fondo niente di nuovo: un vescovo spagnolo, Xavier Novall, è stato violentemente contestato e ha rischiato di essere linciato dalla folla, che lo accusava di omofobia. L’aggressione era stata orchestrata dalle solite organizzazioni LGBT, compresa una di sedicenti cattolici, la quale ha sostanzialmente giustificato l’accaduto. Di fatto, è dovuta intervenire la polizia per consentire al vescovo, assediato in una chiesa della sua diocesi, dove si era recato per amministrare il sacramento della Cresima ai ragazzini, di allontanarsi incolume. Che cosa aveva fatto o detto di così terribilmente grave, quel vescovo? Semplicemente, parlando dell’omosessualità, aveva affermato che essa nasce sovente da problemi di relazione familiare, madre autoritaria e padre assente, seguendo la teoria dello psicologo americano Joseph Nicolosi. Perché quel discorso era inaccettabile per tutti i militanti gay e per l’universo del politicamente corretto? Perché Nicolosi, morto recentemente, sosteneva che, a patto di volerlo, “guarire” dall’omosessualità si può, mediante dei percorsi che egli chiamava di “terapia ripartiva”: vale a dire, per ripristinare il normale orientamento sessuale di una persona. Chiaro, quindi, in cosa consista la gravità del discorso di quel vescovo: aver messo l’omosessualità sullo stesso piano delle devianze (come, peraltro, facevano tutti gli autori dei manuali di psicologia, psichiatria e sessuologia, fino a pochi anni fa); e, soprattutto, aver detto, o fatto capire, che essere omosessuali non è un destino, come non lo è la depressione, o la nevrosi, o la schizofrenia, ma una situazione di disagio psicologico da cui si può uscire, a condizione di volerlo.

Tuttavia, non c’è solamente questo, nello sfiorato linciaggio di un vescovo, che non fa notizia (e infatti, se non fosse stato per La Nuova Bussola Quotidiana, nessuno ne avrebbe parlato: l’informazione pilotata che oggi controlla il mondo lascia filtrare solo le notizie che ritiene utili, cioè spendibili in senso ideologico progressista, mentre blocca irremissibilmente tutte le altre). C’è anche il fastidio della neochiesa bergogliana nei confronti di quei cattolici, e di quei membri del clero, che restano fedeli al Vangelo e non s’inchinano alle voglie e alle pretese del mondo. Questa è la loro colpa, questa è la ragione per cui non ricevono uno straccio di solidarietà, se capitano nel mirino delle lobby omosessualiste, o femministe, o immigrazioniste, o di qualunque altro segno e cartello progressista: essi, per il solo fatto di esistere, di restare fedeli al cattolicesimo – quello vero, di sempre, non quello taroccato e stravolto dei modernisti – costituiscono un problema, un ostacolo che va rimosso. Alla lunga, bisognerà eliminarli: o costringendoli ad andarsene, oppure cacciandoli addirittura; per intanto, screditandoli e isolandoli moralmente. Così è successo a quel professore che, in Belgio, ha osato definire l’aborto l’uccisione di un innocente: scaricato e perfino criticato dai vescovi della Chiesa belga (pardon, della neochiesa belga, con la lettera minuscola). E bisognerà fare così, vale a dire procedere ad una qualche forma di soluzione finale, perché, diversamente, il solo fatto che sopravvivano dei veri cattolici, i quali, con le parole e con gli atti, non si piegano ai gusti del mondo e non sono disposti a svendere il contenuto del Vangelo, qualcuno potrebbe vedere l’inganno dei modernisti, rendersi conto del loro tradimento; qualcuno potrebbe accorgersi che essi hanno costruito una falsa chiesa, apostatica e infedele, che ha, però, l’inaudita sfrontatezza di farsi passare per quella autentica, e che spaccia per parola di Dio la parola del diavolo, e per volontà di Dio, i tenebrosi disegni del diavolo.
di Francesco Lamendola del 03-06-2017
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