ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 23 settembre 2017

Bus non stop

PARTE IL BUS DELLA LIBERTÀ. BIMBI MASCHI E BIMBE FEMMINE? NON SIA MAI! INTOLLERANZA DEI GRUPPI LGBT. E MINACCE.

È partito (oggi da Roma, e prossimi giorni da altre città) il Bus arancione #BUSDELLALIBERTA, quello che reca la scritta sconvolgente e rivoluzionaria I BAMBINI SONO MASCHI LE BAMBINE SONO FEMMINE. Per affermare questa verità assolutamente impressionante, contro i tentativi, pressanti, striscianti e continui di far passare ovunque, e soprattutto nelle scuole, l’idea che il corpo non c’entra niente con il sesso, e che uno è quello che si sente: oggi maschio, domani femmina, e mercoledì vediamo…


Nei mesi e anni scorsi ci hanno ripetuto mille volte da parte del partito al governo che l’ideologia Gender non esiste, che sono tutte fole inventate da chi non vuole lottare contro la discriminazione di genere, ecc. ecc. Sono stati così convincenti che anche alla CEI e nelle sue appendici mediatiche ci hanno creduto, e il primo mattone della torre di Babele è stato posto, grazie alla complicità di cattolici (sarà?) nel Parlamento e della non belligeranza della CEI di mons. Galantino.

Ora parte il Bus, e subito i soliti noti reagiscono: un’interrogazione parlamentare a prima firma Lo Giudice (seconda Cirinnà) chiede al Ministro dell’Istruzione Fedeli quali iniziative intende assumere per evitare che la cosiddetta educazione di genere nelle scuole “venga compromessa dalle azioni intimidatorie diffuse nel Paese”, tra cui appunto un minaccioso pullman arancione con scritto che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine; in contemporanea il Pd e il M5S riaprivano d’improvviso il dibattito in Commissione Cultura al Senato sulla sempre cosiddetta “Ora d’Amore” a scuola: un’ora di educazione sentimentale obbligatoria. Da ricordare che il senatore Lo Giudice si è recato negli Stati Uniti per fare qualche cosa che la legge italiana (e europea) giudica un crimine: e cioè pagare una donna per portare avanti la gestazione di un figlio che poi le verrà allontanato dopo il parto. Per questo motivo Lo Giudice è stato accusato in Parlamento di aver comprato un figlio.
Naturalmente il Bus della Libertà ha provocato anche altre reazioni. A Bologna un qualche collettivo sta organizzando il “benvenuto” al Bus,; nei commenti qualcuno ha citato lanciafiamme e altri noti strumenti di democrazia diretta; si moltiplicano sui social reazioni violente e minacciose alla nostra libertà d’espressione; l’Avvocatura LGBT ha chiesto al Sindaco Raggi di verificare che i manifesti affissi a Roma per dire che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine rispettino il codice delle affissioni pubbliche. Secondo loro no perché sarebbero “transfobici”.
Insomma, tutta l’intolleranza usuale del neo-squadrismo del politically correct e della sinistra si sta manifestando, come è già avvenuto nel caso delle Sentinelle in Piedi. La speranza è che forze dell’ordine e magistratura tentino almeno di difendere quello che resta della libertà di espressione nel Paese.
Scrive un comunicato degli organizzatori: “Potremmo quasi chiudere la campagna prima di averla iniziata. L’intolleranza del pensiero politicamente corretto è manifesta. Agli atti. E invece partiamo. Domani, da Roma. Domenica 24 a Firenze, lunedì 25 Milano, martedì 26 Brescia, mercoledì 27 Bologna, giovedì 28 Bari, venerdì 29 Napoli. Comunicheremo le piazze di sosta 24 ore prima di ogni tappa. Sabato 30 rientro a Roma, con manifestazione per la libertà educativa. Vi diremo dove e quando (primo pomeriggio). Tenetevi liberi. Finché siamo liberi”.
Quella che parte è in buona sostanza una grande campagna nazionale per non abbassare l’attenzione sociale sulla colonizzazione ideologica del Gender, cioè – come ormai abbiamo imparato a capire – dell’idea per cui l’identità sessuale umana sia fluida e indefinita, transitoria, quasi manipolabile a piacimento, e che non sia invece il frutto maturo dell’essere nati maschi o femmine: essere uomini o donne. Un vero e proprio tzunami antropologico che sta investendo sempre più ogni aspetto della nostra società: leggi, cultura, spettacoli, media, televisione e – soprattutto – programmi scolastici.
Chi non crede all’idea che questo tipo di campagna abbia legami lontani e molto ampi può forse cambiare parere, vedendo che qualche giorno fa, uno dei più influenti e importanti finanzieri del mondo, George Soros, in prima fila nel lobbying a favore dell’agenda politica LGBT in tutto il mondo, (e con le mani in pasta in decine di altre operazioni, più o meno chiare, in tutto il mondo) ha postato sul suo profilo twitter un articolo della sua Fondazione personale contro la versione “sudamericana” della stessa campagna che stiamo per iniziare in Italia.
“Evidentemente, c’è chi ha interesse nel privare l’essere umano di quella spina dorsale, o meglio di quella “spina morale”, che non lo rende manipolabile dalle tante forze – politiche ed economiche – che lo vorrebbero trasformare nel suddito e nel consumatore perfetto”, commentano gli organizzatori.
“Cari amici, il Bus della Libertà ha questi scopi concreti:
Tenere aperto il dibattito sull’ideologia Gender in Italia e nel mondo;
Denunciare ancora l’ingresso nelle scuole di attività Gender;
Chiedere al Ministero dell’Istruzione il CONSENSO INFORMATO PREVENTIVO dei genitori su qualsiasi attività programmata sui temi della sessualità, dell’affettività e sulle “questioni di genere”;
Denunciare nuovamente l’attività di propaganda LGBT messa in campo negli ultimi anni in modo del tutto illegale dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali);
Denunciare le sentenze incostituzionali con cui Tribunali e Corti stanno riconoscendo a coppie gay o lesbiche il “diritto al figlio” tramite utero in affitto o stepchild-adoption, nonostante in Italia entrambe le pratiche siano vietate dalla legge”. E questo grazie al cuneo aperto dalla legge sulle Unioni Civili, quella che scherzosamente chiamiamo Cirinnà-Galantino….
Chi è interessato all’iniziativa può trovare di più a questo LINK.
 MARCO TOSATTI

http://www.marcotosatti.com/2017/09/23/parte-il-bus-della-liberta-bimbi-maschi-e-bimbe-femmine-non-sia-mai-intolleranza-dei-gruppi-lgbt-e-minacce/


Festa Matria, il delirio gender alla prova del dizionario          




E’ lo Zingarelli il vero nemico della teoria del gender. E insieme a lui il Devoto-Oli, il Battaglia, il Garzanti e il De Mauro. Tutti a tramare a danno dei filo-gender che vorrebbero i maschi femmine e viceversa e se possibile tutti contemporaneamente maschi e femmine, ma anche sessualmente e grammaticalmente neutri. Ed invece apri uno di questi dizionari e scopri che il melo è diverso dalla mela, come il porto dalla porta e il pezzo dalla pezza.
Ma i devoti del sesso liquido liquidano anche la lingua che con le sue regole rimanda a quelle di madre natura  e di Dio padre (la prima femmina e il secondo maschio guarda un po’). E così in Cile il Ministero della donna e della parità di genere – tanto pari non è dato che non è previsto un ministero pure per i portatori di cromosomi XY – si è inventata la Festa Patriottica e Matriottica. Anzi, in ossequio all’etichetta egualitaria, la Fiesta è (prima ) Matria y (poi) Patria.
Il deliquio genderistico nasce dalla festa di indipendenza del Cile dalla Spagna, celebrata ogni 18 settembre. In occasione di tale festività il Servizio Nazionale per la Donna e la Parità di genere si è impegnato a promuovere una campagna per la condivisione tra uomini e donne delle faccende domestiche. La spartizione delle mansioni domestiche tra uomini e donne c’entra con la battaglia indipendentista cilena di Chacabuco del 1817 come Kim Jong Un e la lotta al nucleare. Ma son quisquilie.
Dunque in occasione di questa iniziativa egualitaria il Ministero di cui sopra ha pubblicamente fatto gli auguri per la Festa Matriottica e Patriottica. In breve al governo di Michelle Bachelet non bastava che anche in spagnolo il termine “patria” si colori di rosa e che quindi abbia femminilizzato il lemma “padre” da cui deriva. Più correttamente “patria” è femminile perché significa “la terra dei padri”. Questo è machismo, avranno pensato i genderologi di Santiago del Cile, monopolio maschilista sulla nazione. E le madri dove le mettiamo? A casa, chine sul pavimento a pulire? Pure loro avranno avuto un ruolo nel far nascere la gloriosa nazione cilena, no? Occorreva dunque riscattarle ed emanciparle. Ecco allora il nuovo grido di liberazione femminile: “W la Patria! W la Matria!”. Ma se la Patria tutti sanno cosa è, difficile invece dire cosa sia la Matria. Forse dietro al neologismo da camicia di forza si cela questa sofisticata argomentazione storica-antropo-sociologica. La nazione è una, ma è formata da maschi e femmine. Se prendiamo la nazione come formata da soli uomini, parliamo di “patria”, se la intendiamo composta da sole donne meglio usare il termine “matria”.
Però per spirito di non discriminazione semantica sarebbe doveroso applicare questo stesso ragionamento anche ad altre aree linguistiche. A scuola “la classe” è sostantivo femminile, ma se fosse mista avremmo anche ragione nel chiamarla “il classo”. Analogamente avremmo il gregge e la greggia, la banda e il bando, la folla e il folle (quanto mai appropriato in simile contesto), lo stormo e la storma, la mandria e il mandrio, lo sciame e la sciama, la squadra e lo squadro, l’esercito e l’esercita (da non confondersi con il verbo “esercitare” alla terza persona singolare dell’indicativo presente). Pure il clero – viste le spinte attuali in casa cattolica per aprire il sacerdozio alle donne– potrebbe diventare la clera. In breve tutti i nomi collettivi avrebbero un loro clone del sesso opposto e ciascuno di noi si troverebbe a parlare come un extracomunitario da pochi mesi in Italia.
Il Ministero della donna e pari opportunità ha ritirato gli auguri per la Festa della Matria per eccesso di idiozia (il sostantivo è femminile ma, state tranquilli, si applica benissimo anche ai maschietti), idiozia rilevata agevolmente da una moltitudine di cittadini cileni sui social.
Ma non si abbatta il governo cileno né la governa cilena: l’indipendenza appena festeggiata porta un bel nome di donna e nessuno si sognerebbe mai di sottoporla ad un processo di rettificazione sessual-grammaticale per far piacere agli ometti.
Tommaso Scandroglio




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