ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 26 settembre 2017

E' solo colpa della qualità della birra?

UNA NUOVA PETIZIONE, POPOLARE, IN APPOGGIO ALLA “CORREZIONE FILIALE”. PER CHIEDERE AL PAPA DI RISPONDERE, E DISSIPARE I DUBBI.

La “correctio filialis” firmata da circa una settantina di studiosi laici e religiosi (agli iniziali quaranta se ne sono aggiunti altri) sta provocando un fuoco di sbarramento piuttosto curioso da parte dei sostenitori del Pontefice. Curioso perché c’è chi sostiene che ogni papa, quando ha innovato, ha sempre incontrato critiche; e c’è chi sostiene che il tutto è pretestuoso, praticamente motivato da rancori e antipatie personali, perché nulla è cambiato. È evidente allora che se la conferenza episcopale tedesca ammette alla comunione chi vive un secondo matrimonio senza che il primo non sia valido e quella polacca dall’altra parte del fiume non lo fa, è solo colpa della qualità della birra che si produce nei due Paesi. E se questa spaccatura si produce praticamente ovunque a livello di diocesi e di continenti, non è colpa dell’ambiguità di Amoris Laetitia, che peraltro alcuni fautori e tifosi giudicano rivoluzionaria (ma non era cambiato niente?).


Il problema reale è che così come i Dubia prima, adesso queste sette osservazioni di sospetta eresia hanno un aggancio e una radice concreta nel vissuto della Chiesa di oggi. Non sono bizzarrie di studiosi o espressioni di faziosità altre. Per chi crede, e crede ai sacramenti, e crede nell’eucarestia rappresentano un reale, drammatico bisogno di chiarezza e di risposte. Che non possono venire, e non me ne vogliano i colleghi, da persone che quanto ad autorevolezza valgono quanto chi scrive queste righe. La risposta, le risposte, devono venire dalla persona a cu la storia ha affidato il compito di confermare i fratelli nella fede. Se le risposte ai quesiti sono così semplice come vogliono gli spiegatori ufficiali, che difficoltà c’è a farlo? In privato, in pubblico, come preferisce. Ma l’impressione purtroppo è che il Responsabile principale di questa situazione inedita e drammatica sfugga; si nasconda nel silenzio lasciando che più o meno abili sottoposti si affannino a cancellare tracce, dare segnali ingannevoli, e in ultimo, come dicono a Roma , “la buttino in caciara”. Onestamente, da un punto di vista umano non è un bello spettacolo. Figuriamoci da un punto di vista cristiano.
Ciò detto, vogliamo dare conto di un’iniziativa del responsabile di OnePeterFive, Steve Sokojec. Come ormai è noto, il documento di Correzione filiale non è aperto a tutti: nelle firme vengono accettate solo persone che per il loro status religioso o accademico o di responsabilità e di eminenza nel mondo cattolico portino peso e autorità al documento stesso. Skojec allora ha creato un’altra petizione, di appoggio, che può essere firmata da chiunque. “Anche noi crediamo che dobbiamo proteggere i nostri fratelli cattolici, e quelli fuori della Chiesa, da cui la chiave della conoscenza non deve essere tolta e aiutare a prevenire che si diffondano ulteriormente dottrine che tendono profanare tutti i sacramenti e alla sovversione della legge di Dio”.
Aggiunge Skojec: “Questa è una petizione informale, ma ogni voce conta. Ogni firma conta”.     

                 QUESTO È IL LINK PER FIRMARE LA PETIZIONE.
MARCO TOSATTI
http://www.marcotosatti.com/2017/09/26/una-nuova-petizione-popolare-in-appoggio-alla-correzione-filiale-per-chiedere-al-papa-di-rispondere-e-dissipare-i-dubbi/

Cresce la fronda al Papa "eretico"

I firmatari della petizione sono 68. I vescovi difendono Francesco
Roma - I firmatari del documento che accusano il Papa di eresia sono saliti a 68 nel giro di poche ore e in Vaticano si apre un autunno fatto di veleni, giochi di potere, e perfino il terzo filone di Vatileaks.
Giornalisti, teologi e sacerdoti (al momento nessun cardinale e solo un vescovo in pensione, lo statunitense Rene Henry Gracida) hanno sottoscritto un documento contenente sette presunte eresie nella Amoris Laetitia, l'esortazione apostolica firmata da Bergoglio che ipotizza un'apertura sulla possibilità di concedere la comunione ai divorziati risposati.
Inizialmente si è trattato di 62 firmatari, tra cui Ettore Gotti Tedeschi, banchiere dell'Opus dei, presidente dello Ior dal 2009 al 2012, e il capo dei Lefebvriani, Bernard Fellay. Ieri si sono aggiunte altre sei firme, tra cui l'italiano Mauro Faverzani, coordinatore editoriale della rivista «Radici Cristiane». Si può sottoscrivere la petizione sul sito correctiofilialis.org. Ieri mattina, era circolata la notizia che il Vaticano avesse bloccato l'accesso alla pagina web dai pc all'interno delle Mura Leonine. Ma il portavoce, Greg Burke, ha spiegato che semplicemente ci sono dei filtri che scattano automaticamente per diversi contenuti, dalla pornografia alla pubblicità fino ai malware. Nessuna censura. «Figurarsi se facciamo questo per una lettera con 60 nomi», ha scherzato. E monsignor Dario Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione del Vaticano, ha spiegato come funziona la sicurezza informatica modello Santa Sede. «Dalla nascita della Segreteria per la Comunicazione ha detto il dicastero si è dotato di apparati e policy per garantire la sicurezza delle postazioni di lavoro, come avviene in tutte le aziende del mondo. Le nostre politiche di sicurezza informatica non permettono il raggiungimento di siti identificati parked-domains, come in questo caso, su cui è facile trovare annunci pubblicitari ma è anche un repository di malware».
E i vescovi italiani hanno difeso Francesco. «Il Papa chiama ognuno a fare la sua parte. Sa che c'è bisogno di tutti ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti aprendo il suo primo consiglio permanente da presidente della Cei - e chiede di liberarci dal clericalismo, perché ogni persona possa avere pienamente il suo spazio in una Chiesa autenticamente sinodale». SSar

La Cei vira a sinistra: "Ius soli subito"

Il neopresidente Bassetti bacchetta i politici su migranti, lavoro ai giovani e famiglia

Roma - Una chiesa plurale, vicina ai poveri, francescana, con il sogno missionario di arrivare a tutti.



Una chiesa ospedale da campo come piace a Papa Francesco. È quella che immagina il cardinale Gualtiero Bassetti, neo presidente della Cei, che ieri ha aperto il suo primo consiglio episcopale permanente. Una chiesa attenta e inserita pienamente nei problemi sociali, politici ed economici del Paese. È un discorso programmatico quello del nuovo numero uno dei vescovi italiani, nominato da Bergoglio che lo ha scelto tra una terna eletta dai presuli.
Una prolusione aperta con un omaggio alle donne vittime di violenza e con citazioni di don Mazzolari, don Milani e Giorgio La Pira. Il pensiero va agli ultimi: agli immigrati, ai giovani disoccupati, alle famiglie in difficoltà. E la risposta è sempre la stessa: accoglienza, vicinanza, sostegno. Con un chiaro appoggio allo ius soli. «Penso che la costruzione di un processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica». Sul fenomeno delle migrazioni il porporato - bergogliano doc - ha ricordato come i vescovi italiani, pur «vicini alle paure delle famiglie e del popolo», rigettano «la diffusione di una cultura della paura e il riemergere drammatico della xenofobia», auspicando che sia «scongiurata in ogni modo una fratricida guerra tra i poveri delle nostre periferie». In tema di disoccupazione giovanile, l'allarme è chiaro. «Oggi il lavoro è senza dubbio la priorità più importante per il Paese e la disoccupazione giovanile è la grande emergenza». Per Bassetti, dunque, «nonostante in Italia ci siano piccoli segnali di ripresa per l'economia» non si può non essere preoccupati per «gli 8 milioni di poveri descritti dall'Istat». «Ci sono tante affermazioni gridate - ha proseguito - ma forse manca un pensiero lungo sul Paese». Una «misura giusta e urgente, non più rinviabile» è invece il «fattore famiglia», che garantirebbe «un sostegno fiscale alle famiglie». Infine l'invito alla collegialità. «Siamo chiamati a dare vita non a una chiesa uniforme, ma solidale e unita nella sua complessa pluralità. Si tratta di una autentica vocazione alla collegialità e al dialogo».


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