ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 22 settembre 2017

Santa Marta legenda/meditanda/căchinnanda


LA LEGGENDA DI GIORGIO MARIO. IL RITROVAMENTO DI UN INEDITA BALLATA ANTICLERICALE IN STILE CARDUCCIANO.

Cari Stilumcuriali, una delle cose che più mi rendono lieve la fatica diuturna di curare questo blog e i suoi non sempre tranquilli abitanti è il fatto che di tanto in tanto qualcuno di essi ci rende partecipi di creazioni e scoperte. È accaduto proprio ieri di ricevere una mail da un professore straniero, Justin Case, ordinario di lingua e letteratura Klingon presso la P.L.U.G. (Pontifical Liberal University of Georgia).
Che cosa abbia trovato l’accademico lo vedete qui sotto: e credo che si tratti di un reperimento davvero interessante, che da buon professore qual’è Justin Case ha voluto dotare di un minimo di apparato critico alla fine. Buona lettura!

“Un manoscritto fortunosamente ritrovato in una pila di vecchi numeri della Civiltà Cattolica, destinati al riciclo come carta igienica ecologica, ci dona un inedito che potrebbe essere della mano di Giosuè Carducci, o, più probabilmente, di qualcuno che conosceva bene il poema La leggenda di Teodorico. Tale ipotesi, tuttavia, pone un problema cronologico non da poco, dato che la composizione carducciana fu pubblicata nel 1885, mentre dai riferimenti contenuti nel testo qui sotto proposto, si evince che esso sia stato compilato in un arco temporale compreso tra il 1854 e il 1870. Pertanto, è ipotizzabile che il Carducci tirasse giù un abbozzo della sua celebre ballata in età giovanile e che qualcuno abbia preso gusto nel parodiarla. Che lo scritto non sia di mano del poeta toscano è ulteriormente comprovato dall’uso di termini tipicamente romaneschi (ad esempio piacione e monnezza) che il Carducci quasi sicuramente non conosceva avanti il suo primo viaggio a Roma nel 1874 , e, comunque, non si sarebbe mai sognato di usare.
Il testo è fortemente anticlericale, in quanto paragona, usando metafore e traslati, la Curia romana al basso mondo delle prostitute e dei loro protettori, il leader dei quali celato sotto il misterioso nome di Giorgio Mario. Non è dato sapere se si tratti di un individuo realmente esistito, oppure di un personaggio inventato, magari fondendo insieme più membri della malavita locale. Tuttavia, l’autore non parrebbe un massone o un nemico della religione: il riferimento negativo ai laicisti e quello positivo alla Santa Eucarestia lo collocherebbero invece nell’ambito di quei cattolici che già all’epoca vedevano con allarme le infiltrazioni moderniste nella Chiesa Cattolica. Di conseguenza, sarebbe fuorviante identificare “Giorgio Mario” con Pio IX, e non, invece con un suo scimmiesco emulo, magari un alto papavero della Curia intento a lavorare attivamente per la distruzione della Chiesa.
Il manoscritto è risultato di difficile lettura ed interpretazione: la calligrafia a zampa di gallina all’inizio facendomi credere che si trattasse di un testo in arabo; inoltre, le numerose cancellature e riscritture hanno prodotto un ginepraio lessicale degno del roveto della Bella Addormentata disneyana. Manca pure il titolo originale, da me integrato con uno in stile carducciano: La leggenda di Giorgio Mario”.
Sulla Domus Santa Marta
batte il sol pomeridiale
e ognuno se n’ diparta
pe’l riposo postprandiale.

Contemplando il cupolone
che sovrasta la città
Giorgio Mario, il piacione,
sonnecchiando se ne sta.

Pensa già a tutti i danni
che può far nella giornata.
come quando con inganni
demolì l’Immacolata.

Con Letizia e coll’Amore
confusione andò creando;
dei suoi critici il timore
per la verità, ignorando.

Vede preti assai ossequiosi
come i vescovi satolli;
proni, e sì cerimoniosi
con i loro torti colli.

“Io non voglio adulatori
e detesto chi mi esalta!”
Tanto ormai per gl’obbiettori
c’è l’esilio in quel di Malta.

L’irruzione di un prelato
gl’interruppe il pisolino
“Santità” Gridò affannato
“è qui giunta la Bonino

che con lei vuol conferire
sulla sua futura agenda”.
Sbadigliando andò a vedere
di discuter la faccenda.

“Cara Emma, sto partendo
per andar dagli svedesi;
al ritorno, allora intendo
di risolvere i sospesi

emanando un bel decreto
per il clero da accettare:
se s’uccide un bimbo o un feto,
chi son io per giudicare?”.

Lo seguiva nel viaggio,
dei laicisti il fiero sguardo,
dando a lui un gran coraggio
(che è quello del codardo).

Già pregusta d’annunciare
gl’ecclesiastici sponsali;
per chi vuol divorziare
sacramenti e baccanali.

Per distrugger la familia
basti un colpo della spugna.
Tanto poi il mondo umilia,
il fedele che mugugna.

Un buon chierico anziano
mescolato tra’ prelati,
nell’orecchio disse piano
quando quasi decollati:

“Giorgio Mario d’Argentina
cosa vai a fare in Svezia?
Non è buona medicina
a Lutero far la grazia”.

“O gentile e buon sovrano
non dar retta a chicchessia
che ti dice: non è vano
dare corso all’eresia”.

“Siete tutti assai antiquati
senza alcuna carità.
Il patron dei riformati
Certo a me ascolto da”.

Altre cure giù da basso
ha fratel Martin Lutero,
per l’eternità nel chiasso
dello ctonico impero

sopraffatto dal cordoglio
per ‘na sorte così ria
aspettando che il bergoglio
venga a fargli compagnia.

S’alza in cielo l’apparecchio
con su Giorgio e i gazzettieri;
tutti tendono l’orecchio
per captare i suoi pensieri.

Tra le chiacchiere e il brusio,
Giorgio va di palo in frasca;
nessun ode il tintinnio
di un chiodo che giù casca.

Poi un altro ed un terzo
suono quasi similare;
troppo presi dallo scherzo
pontificio per notare

Gesù Cristo dalla croce,
mani e gambe liberate,
che a Giorgio, assai veloce,
dà un fracco di legnate.

Pe’l dolore del groppone
al portal di sicurezza
corre, aprendolo il piacione:
va di sotto sua monnezza.

Ma dal circolo polare
cosa spunta all’orizzonte?
Non l’aurora boreale.
Di salvezza vera fonte

danno per l’impenitente,
relativa, gente ria:
la visione risplendente
della Santa Eucarestia.
[1] Non è chiaro a quale Domus in particolare si riferisca l’autore. Dal contesto sembrerebbe una casa di tolleranza..
[2] Cupolone è il termine usato a Roma per indicare la basilica di San Pietro, uno degli indizi che collocherebbe l’evento nella Città Eterna.
[3] Piacione, espressione dialettale romanesca, per uno che si comporta in modo tale da essere accettato da tutti. In certe parti di Roma ha pure il significato di ruffiano e di magnaccia.
[4] Passaggio piuttosto criptico. Si può presumere che il termine Immacolata si riferisca ad una persona che rifiutando di prostituirsi sia finita nel mirino di Giorgio Mario.
[5] Dal contesto parrebbe che Letizia e Amore fossero due donne di vita, benché lo si possa interpretare come “l’amore [inteso come aggettivo] di Letizia”. Il timore a cui si riferisce il testo è, chiaramente, quello di Dio.
[6] L’isola di Malta era passata sotto dominio inglese ai primi del secolo XIX, in seguito all’espulsione dell’Ordine Gerosolimitano da parte dei francesi nel 1798. L’esilio volontario a Malta era, all’epoca, un modo dei criminali per sfuggire ad eventuali sanzioni dei capibanda, che spesso si avvalevano di killer tedeschi per i loro omicidi.
[7] Santità è ironico, visto che nessun papa – neanche uno come Alessandro VI – si sarebbe mai potuto comportare come il fantomatico Giorgio Mario. Questo è confermato più sotto dal suo colloquio con l’altrettanto misteriosa Emma, evidentemente una mammana procace (come indicato dal soprannome la Bonino) alla quale, con apparente misericordia, comunica il proprio disinteresse per l’aborto e l’infanticidio (chi son io per giudicare?). Non trova sostegno l’ipotesi che la Emma in questione sia l’agitatrice mazziniana Emma Ayala.
[8] Svedesi. Eufemismo per persone dai costumi lascivi. Giorgio Mario, in altre parole, si starebbe recando in un puttanaio.
[9] Sacramenti, cioè bestemmie.
[10] Familia, intesa come banda rivale. Colpo della spugna: eliminazione fisica generale. Mondo: intendesi quello criminale, pronto ad ostracizzare gli sconfitti.
[11] Decollati: nel senso di perdere la testa; andare nei pazzi; essere fuori come un terrazzo fiorito. Oppure, che fossero sulla lista d’attesa del celebre boia Mastro Titta.
[12] Giorgio Mario d’Argentina. Ancora una volta un riferimento romano, stavolta riguardo all’area detta della Torre Argentina, evidentemente all’epoca covo di criminali.
[13] Per medicina s’intende qui la salute dell’anima. Martin Lutero è un eufemismo sessuale, confermato dalle frasi giù da basso e ctonico impero. Parimenti, eresia va interpretata come meretricio clericale a danno della verità rivelata.
[14] Patron. La lettura della parola è incerta e potrebbe anche essere padron.
[15] Bergoglio. Cognome tipico piemontese (si pensi, ad esempio, Badoglio), che indicherebbe un sabaudo, forse in tono di spregio. Tuttavia, l’uso dell’articolo, porterebbe a pensare che si tratti di un nomignolo, più che di una persona: in tedesco Berg significa “montagna”; pertanto, il bergoglio è da intendersi come montanaro ignorante.
[16] Apparecchio. Termine usato dal Carducci anche ne La leggenda di Teodorico. S’intende qui qualcosa di pronto che aiuti nel viaggio – definito poeticamente cielo.
[17] Pontificio. Di nuovo il sarcastico abbinamento del papa con un membro del basso mondo.
[18] Monnezza. Pattume a Roma; anche qualcosa o qualcuno da disprezzare.                MARCO TOSATTI
Nessuna misericordia per i preti pedofili


Prosegue la “tolleranza zero” del Vaticano sulla pedofilia, introdotta con particolare forza da Benedetto XVI oggi viene portata avanti con altrettanto vigore da papa Francesco. «Anche un solo abuso su minori, se provato, è sufficiente per ricevere la condanna senza appello», ha detto Bergoglio, e «se ci sono le prove è definitivo. Perché? Semplicemente perché la persona che fa questo, uomo o donna, è malata. È una malattia. 

Oggi lui si pente, va avanti, lo perdoniamo, ma dopo due anni ricade. Dobbiamo metterci in testa che è una malattia».
Ieri il Papa ha incontrato i membri della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ai quali ha consegnato il testo scritto per poi parlare per circa venti minuti a braccio. Nel testo si dice che «lo scandalo dell’abuso sessuale è veramente una tragedia terribile per tutta l’umanità, e che colpisce così tanti bambini, giovani e adulti vulnerabili in tutti i Paesi e in tutte le società».

In questo modo il Papa inquadra un fenomeno che è assai più vasto, purtroppo, dei confini della Chiesa, confermando le tristi indicazioni che provengono da molti studi nel mondo. Secondo gli esperti è possibile affermare che poche istituzioni hanno intrapreso una lotta alla pedofilia pari a quella messa in atto dalla Chiesa cattolica, lo stesso non vale, ad esempio, per scuole e associazioni, ambiti in cui il fenomeno è assai diffuso e non sempre affrontato nel dovuto modo.

Tuttavia, papa Francesco non ha timore di dire che la Chiesa ha preso coscienza tardi di questo problema e «forse l’antica pratica di spostare la gente, ha addormentato un po’ le coscienze»; «quando la coscienza arriva tardi i mezzi per risolvere il problema arrivano tardi». 

Già nel 2001 l'allora cardinale Ratzinger, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, firmava il testo di riferimento che ha segnato la svolta, il De Delictis gravioribus, su cui ha poi rimesso le mani nel 2010 da Papa, allungando i termini di prescrizione fino a 20 anni, un tempo che forse nessuno Stato al mondo contempla. Poi il 16 maggio 2011 venne pubblicata la Lettera Circolare della Congregazione per la dottrina della fede, in modo che tutti i vescovi nell'orbe cattolico avessero un preciso riferimento sul modo in cui affrontare i casi di abuso.

Ieri papa Francesco ha confermato che «per il momento risolvere il problema di abusi dev'essere sotto la competenza della Congregazione per la Dottrina della fede». Alcuni vorrebbero coinvolgere altri dicasteri e uffici, il papa è consapevole che «ci sono tanti casi che non avanzano, non vanno avanti: questo è vero», e per questo alla Dottrina della fede «si sta cercando di prendere più gente che lavori nella classificazione dei processi: operai che classificano, studiano i dossier». In questo c'è l'accordo con il nuovo segretario della congregazione, monsignor Giacomo Morandi, così come, ha detto il Papa, c'era con l'ex prefetto cardinale Gerhard Muller.

Nell'iter dei casi di abusi è prevista anche la richiesta di grazia al pontefice, cosa che Francesco non intende concedere. «Io non ho mai firmato una di queste e mai le firmerò».

Un solo caso è già un caso di troppo, ha detto Francesco, ed «è sufficiente per ricevere una condanna senza appello. Perché? Semplicemente perché la persona che fa questo, uomo o donna, è malata».

Lo studio più importante sul terribile fenomeno, dotato di accuratezza statistica, è quello commissionato al John Jay College of Criminal Justice della City University of New York, pubblicato nel 2004. Secondo questo lavoro scientifico il 78,2% delle accuse si riferisce a minorenni che hanno superato la pubertà, rappresentando cioè casi definiti di efebofilia (rapporti con ragazzi dai 12 anni in su), più che di pedofilia in senso stretto (rapporti sessuali con bambini sotto i 12 anni). Un dato che fu confermato anche dall’allora “pubblico ministero” dell’ex Sant’Ufficio, monsignor Charles Scicluna, nel 2010. Su 3.000 casi segnalati Scicluna rilevava che circa il 60% era dato da casi di attrazione verso adolescenti dello stesso sesso. Un abominio che purtroppo mostra un fatto, ossia che la maggior parte dei sacerdoti che abusano di minori, è attratto da adolescenti dello stesso sesso.

Come sia potuto accadere che nei seminari non sia stato svolto un accurato discernimento per candidati al sacerdozio soverchiati da questa “malattia”, come ha detto il Papa, è un problema nel problema. Benedetto XVI nella Lettera pastorale ai cattolici dell’Irlanda del 19 marzo 2010 delineava qualche ipotesi: richiamando la temperie culturale degli anni 60’ e ’70 del secolo scorso, che si è manifestata dentro e fuori la Chiesa, potrebbe aver portato a una certa ribellione nella dottrina morale e nella pratica sacramentale. Il frutto nei seminari è stato spesso un certo allargamento delle maglie nella selezione dei candidati.

Papa Francesco, parlando ieri alla Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ha mostrato la sua determinazione per risolvere la questione. «È una brutta malattia», ha ribadito il Papa in chiusura del suo discorso a braccio. «Brutta e “vecchia”, come testimoniano lettere di San Francesco Saverio che rimproverava i monaci buddisti per questo “vizio”. Bisogna andare avanti e sradicarla. Punto».

Lorenzo Bertocchi

Il Soviet della nuova Compagnia di Bergoglio ha il controllo su tutto e su tutti

Papa FrancescoNon accusateci di complottismo, la notizia non è una bufala ed è riportata dal SIR, Servizio di informazione religiosa, canale ufficiale della Chiesa Cattolica, cliccate qui e leggiamo: “Non si tratta di un coordinamento o di una fusione di precedenti Dicasteri, ma di costruire una vera e propria istituzione ex novo”… Tra Motu propri e affini, è tipico di Papa Francesco creare “ex-novo”, vedi qui, una precedente istituzione o qualcosa di simile, qualcosa che non deve essere aggiornato, ma letteralmente cambiato, e questo è lo stile del gesuitismo modernista.
Se non siete a conoscenza di questa opera modernista, leggete qui, parte prima: I Gesuiti e la scristianizzazione della Chiesa; cliccare qui, parte seconda: I Gesuiti e la de-cattolicizzazione del papato; e cliccare qui la terza parte: I Gesuiti novatores al comando della loro “nuova chiesa”…
Basti pensare che l’accordo preso ha avuto quale interlocutore il “papa nero”, il gesuita Arturo Sosa, già conosciuto alle cronache ecclesiali a causa delle sue eresie sul Cristo Gesù e sulla veridicità dei Vangeli, cliccare qui per leggere l’ottima riflessione e denuncia di mons. Antonio Livi.
E finiamola con coloro che ancora vanno dicendo che Papa Francesco non ne sa nulla, che tutto avviene alle sue spalle, non regge più.
Il SIR informa che il Papa è stato tenuto informato, passo dopo passo, fino al lieto evento, elargendo proficue e larghe benedizioni apostoliche… Peccato che il Papa ha sempre taciuto sulle eresie di Sosa.
Capiamoci bene: di per sé la notizia non è una novità, fin dal 1800 i Gesuiti, con la loro Civiltà Cattolica infatti, sono sempre stati i primi portavoce nella diffusione della “Voce del Papa”, a diramare le notizie dalla Santa Sede prima che nascesse l’Osservatore Romano e non solo questo, ai Gesuiti è sempre stata accordata una certa fiducia dei Pontefici tanto da averli avuti accanto come confidenti, confessori, collaboratori all’interno delle varie strutture della Santa Sede e dei tanti Dicasteri. La stessa Radio Vaticana è sempre stata, tutto sommato, sotto il controllo dei Gesuiti…
Come in ogni regima marxista, non può che esserci il culto della personalità del leader.
La vera novità sta nella vittoria della frangia del gesuitismo modernista, quello rinforzato e disciplinato dalla teologia di Karl Rahner, dalla pastorale di Pedro Arrupe e dalle loro battaglie contro la dottrina cattolica difesa da tutti i Pontefici ieri, ed oggi accantonata per far posto alle nuove integrazioni pastorali sostenute da Bergoglio, Papa Francesco, che è il gesuita modernista per eccellenza che protegge, infatti, le eresie espresse da Sosa, e ne semina di sue usando sempre questa “via” privilegiata che è la comunicazione, il marketing, la teologia del popolo.
Il comunicato del resto lo dice chiaramente che lo scopo di questo accordo serve ai Gesuiti per rilanciare il loro impegno nel portare avanti la riforma voluta dal Pontefice.
E’ allarmante, ma anche chiarificatore, non riscontrare mai tanta solerzia, da parte dei Gesuiti, verso le richieste dottrinali di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, al contrario, ben si conoscono le loro disobbedienze ai Pontefici tanto da farci chiedere come mai oggi sono così felici di obbedire al Papa? E rendere sospetta tutta questa adrenalina servizievole.
L’altra notizia che non deve sfuggire alla nostra attenzione è quanto segue: “Nello specifico, la Segreteria di Stato ha indicato anche i criteri con i quali il Dicastero nel complesso processo di attuazione della Riforma dovrà comportarsi con altre famiglie religiose. Un aiuto al discernimento in vista dei prossimi passi che dovremo compiere…”.
Abbiamo letto bene? Il discernimento sulla attuazione della Riforma, data ora in gestione alle comunicazioni in mano ai Gesuiti modernisti, riguarderà anche le “altre famiglie religiose”… Il Soviet della nuova Compagnia di Bergoglio avrà così il controllo su tutto e su tutti, alla faccia della tanto sventolata “collegialità”, i Gesuiti modernisti governeranno la Chiesa, la loro chiesa naturalmente!… Il Soviet dei Gesuiti, ce l’ha fatta! Per la gloria di  Karl Rahner, di T. de Chardin, di Pedro Arrupe e del Modernismo, Arturo Sosa, l’eretico, ringrazia papa Francesco.
Sottolineiamo, infatti, che se alla guida della Compagnia ci fosse oggi un sant’Ignazio, un san Bellarmino, un Saverio o un Canisio, non avremo nulla da dire e saremo stati assai contenti di questo accordo, ma il problema è che alla guida di questi accordi troviamo un vero eretico come sono Sosa, Martin, Rahner, ed altri che lavorano a pieno regime nel nuovo Soviet, e ci troviamo davanti all’imposizione di una Riforma che di cattolico non ha nulla e che ci spinge, in quanto cattolici, alla resistenza, a non cedere, a studiare il Catechismo e la sana dottrina della Chiesa di sempre, pregare e soffrire per amore della vera Chiesa.
Conoscevamo le condizioni penose della Santa Sede a riguardo delle Comunicazioni…. e ben conosciamo gli sviluppi che si sono avuti a riguardo del marketing per l’immagine del Papa (di questo Papa), il tutto funziona e funzionerà non per l’evangelizzazione e la conversione dei popoli al Cristo, abbandonare il peccato e sposare l’etica e la morale cattolica, non l’Instaurare omnia in Christo… bensì, tutto per rafforzare l’immagine di un Pontefice, per obbligare ed imporre ai cattolici una sola visione delle cose, non la visione del Vangelo nei Padri della Chiesa che l’hanno già interpretata e protetta nella Dottrina, ma nella visione di Bergoglio che ha da sempre sposato ed incarnato la visione del mondo nel gesuitismo modernista, quel gesuitismo perverso e pervertitore condannato da tutti i Pontefici fino al 2013.
«O generazione incredula e perversa, fino a quando ti sopporterò?» (cfr. Lc 9,41).


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