ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 26 ottobre 2017

I vostri imbrogli saranno smascherati


CARI VESCOVI MASSONI
Cari vescovi massoni noi non ci arrenderemo mai. I vostri imbrogli saranno smascherati, le vostre frasi menzognere verranno denunciate, sempre, inesorabilmente: voi piccoli uomini superbi contro Gesù Cristo non ce la farete mai di Francesco Lamendola  

 

Credete ormai di aver vinto la partita, preti infedeli e vescovi massoni, nipotini di Carlo Maria Martini e orfanelli di Annibale Bugnini e di Paul Marcinkus; credete che la Chiesa sia diventata vostra, di esservene definitivamente impossessati, e che noi tutti, laici e sacerdoti, ci siamo arresi davanti alla vostra strapotenza. Ormai controllate tutto: le Conferenze Episcopali, il Collegio dei cardinali, la stampa, le televisioni, e adesso anche il papato. Però dimenticate un piccolo dettaglio, voi che vi credete tanto intelligenti: che la Chiesa non sarà mai vostra, perché essa appartiene a Gesù Cristo. È lui che l’ha fondata, è Lui che l’ha ispirata, è Lui che l’ha sostenuta per duemila anni; e ha promesso che le porte dell’inferno non prevarranno mai contro di essa. Perciò, levatevi quei sorrisetti compiaciuti dalla faccia. Siete comunque dei perdenti, perché potete, sì, corrompere o traviare qualsiasi natura umana, ma contro Gesù Cristo non ce la farete mai. Non ce l’ha fatta neppure satana in persone, che pur ebbe l’ardire di tentarlo, nel deserto; non ce la farete voi, piccoli uomini presuntuosi e superbi, che non siete degni nemmeno di baciare la terra su cui hanno camminato i Santi e le Sante in questi duemila anni di storia. Siete patetici, pur con tutta la vostra superbia. Ma siete anche dei malvagi impenitenti, e dovrete rendere conto a Dio delle vostre pessime azioni: nessuna supposta buona intenzione vi potrà giustificare. Avete dato scandalo alle anime dei piccoli e dei semplici, e questo, lo sappiamo dalle labbra di Gesù Cristo in Persona, è il solo peccato che non verrà mai perdonato. Eppure lo sapevate: ma nemmeno questo pensiero vi ha fermato, tanto grande era la vostra ambizione, la vostra folle superbia.

Quanto a noi, state ben certi di una cosa: che non ci lasceremo confondere, non ci lasceremo intimidire, non ci lasceremo scoraggiare. State sicuri che non ci arrenderemo e non vi lasceremo campo libero, mai, finché avremo un po’ di fiato nei polmoni, e un po’ di forza per andare avanti. Non vi daremo tregua: saremo come il tafano che si attacca alla pelle di un bestione, e lo tormenta, lo punge a sangue, lo esaspera, finché non l’ha condotto al limite estremo della sopportazione. Vi seguiremo, implacabili, come la vostra stessa ombra: non ve ne lasceremo correre una; denunceremo tutte le vostre eresie, richiameremo l’attenzione sulle vostre bestemmie; grideremo fino al cielo affinché tutti si rendano conto di quel che state facendo. I vostri imbrogli saranno smascherati, le vostre frasi menzognere verranno denunciate, sempre, inesorabilmente. Non vi libererete di noi: il vostro piano d’impossessarvi della Chiesa, e di sostituire ad essa una sua eretica, blasfema contraffazione, vi qualifica per delle anime perse della peggiore specie. Non vi potrà mai essere una tregua, né il benché minimo compromesso, fra voi e noi. Non perdoneremo, non verremo a patti, perché quel che avete fatto e che continuate a fare grida vendetta davanti a Dio. Perciò state bene in guardia: da noi non avrete quartiere, così come voi, da parte vostra, avete deciso di non darne alla Chiesa dei Santi. Sappiate, però, che noi non apparteniamo alla vostra razza: non ci crediamo più intelligenti, né migliori di chiunque altro. Siamo stati letteralmente costretti a prendere le armi, perché i pastori dormivano o, peggio, avevano tradito, per trenta denari, e il gregge si è trovato esposto ai lupi famelici, abbandonato a se stesso. Noi non ci riteniamo migliori di nessuno; al contrario, sappiamo di essere gli ultimi fra quanti si dicono cristiani. Perciò non è con orgoglio umano che ci accingiamo alla lotta: non abbiamo, a differenza di voi, né poltrone, né cattedre da difendere; non abbiamo ambizioni personali, quindi non siamo ricattabili. Tale è la vostra debolezza  e la nostra forza. Voi siete ambiziosi, siete vanitosi, siete narcisisti; vi piace il potere, vi piace l’applauso del mondo, vi piace la popolarità: a noi, tutte queste cose sono perfettamente indifferenti. Non le abbiamo mai cercate, non c’interessano. Sappiamo, inoltre, di essere deboli, di essere nulla: però confidiamo in Dio. Con umiltà, con timore e tremore, chiediamo l’aiuto del nostro Signore Gesù Cristo, per difendere la sua santa Sposa, e speriamo di ottenerlo: non per i nostri meriti, che non esistono, ma perché Lui può servirsi anche di servi inutili, quali noi siamo.

 La neochiesa

Sappiamo che la via della resistenza, che abbiamo deciso d'intraprendere, sarà particolarmente dura e faticosa, costellata d'incomprensioni, di sospetti, di vera e propria ostilità. Intendiamoci: essere cristiani e cattolici non è mai stato "facile", se per facile s'intende “perfettamente naturale”. La natura non è buona in se stessa; lo era, ma prima del Peccato: ora è decaduta. La natura ci spinge all'egoismo, all'invidia, alla superbia, alla cattiveria, alla lussuria: sono queste le cose che riescono "facili"  e naturali. Ed è qui l'errore della cultura moderna, specialmente a partire dal giusnaturalismo, e, poi, dall'illuminismo, in particolare da Rousseau: pensare che la natura umana sia fondamentalmente buona. Se lo fosse, fare il bene ci riuscirebbe facile, mentre vediamo ogni giorno che non lo è. Oltretutto, vivere la vita buona significa procurarsi dei nemici: buoni, d'accordo, ma fino a un certo punto. I santi, per esempio, danno fastidio: danno fastidio persino ai seguaci della loro stessa fede, figuriamoci agli altri. O forse qualcuno pensa che la scelta di san Benedetto, di san Francesco, di santa Chiara, di santa Caterina, di santa Teresa d'Avila, di santa Teresa di Lisieux, di san Giovanni Bosco, di san Pio da Pietrelcina, sia stata facile? O quella del santo curato d'Ars, o di san Leopoldo Mandic? Passare ore e ore, tutti i giorni, dentro un confessionale, ad ascoltare le sozzure, le malvagità, le perversioni, i rimorsi, la disperazione degli esseri umani, e farsi per loro un alter Christus, e condurli alla riconciliazione con Dio, e assolverli dai loro peccarti, dopo averli visti pentiti e contriti (e non già in assenza di pentimento e di conversione, come oggi va di moda nella neochiesa massonica e progressista): qualcuno persona che sia una vita facile? E le stimmate di san Francesco, di san Pio da Pietrelcina, erano forse una cosa facile da sopportare? E non solo le stimmate, ma anche l'incomprensione, il sospetto, la denigrazione, la persecuzione: perché tale è stata, per decenni, la vita di san Pio: sospettato, denigrato, calunniato, perseguitato, perché era un santo. Ecco: questa è la verità. Santificare la propria vita dovrebbe essere l'obiettivo di tutti i cristiani, ma, in pratica, così pochi lo fanno, o almeno ci provano, per la semplice ragione che è per essi troppo difficile spogliarsi del proprio io e unire la propria volontà alla Volontà di Dio. Solo chi riesce a fare questo, o chi ci prova seriamente, finisce per trovare facile la via di Cristo. Che è, ricordiamolo sempre (ed è strano doverlo ricordare: vuol dire che ce n'eravamo un po' scordati; ma è come confessare d'aver scordato il senso del Vangelo), la via della Croce. Chi vuol essere mio discepolo, prenda la propria croce sulle spalle, e mi segua. Questo promette Gesù Cristo ai suoi seguaci: la croce. Ce n'eravamo un po' scordati, senza dubbio; per cui abbiamo incominciato a lamentarci, ad essere stanchi, a  chiederci: Ma chi me lo fa fare? Per esempio: un matrimonio difficile, delle incomprensioni sempre più frequenti fra i due sposi, il prevalere dell'egoismo, dell'insofferenza, del desiderio di rompere la famiglia e cercare altrove la felicità. È una tipica tentazione di questo mondo; ma, per il cristiano, ciò non dovrebbe essere neppure pensabile. Per il cristiano, il matrimonio non è una cerimonia qualsiasi; è un sacramento: un impegno solenne davanti a Dio. Il solo fatto che oggi si discuta se un cristiano può separarsi, o se, dopo essersi separato, possa continuare a vivere con un altro uomo o con un'altra donna, e accostarsi alla santa Eucarestia, senza cambiar vita, senza modificare le sue scelte, sta a indicare quanto sia caduta in basso la coscienza che il cristiano dovrebbe avere di sé e della vita cristiana. Certo, Gesù non ha indicato solo la Croce: ha promesso anche la pace. Tuttavia ha precisato che egli dà la pace ai suoi discepoli, ma non come la dà il mondo.
Dunque, il cristiano sa bene che, in quanto seguace di Gesù Cristo, che prende sul serio il suo Vangelo, dal mondo non deve aspettarsi altro che ostacoli, e, quanto a se sesso, che non porrà come scopo della propria vita la ricerca della "felicità", intesa come piacere individuale, bensì la ricerca della vita "giusta", cioè secondo la volontà di Dio. E la volontà di Dio non è una volontà estranea, che si sovrappone, tirannicamente, alla nostra, ma è la volontà del bene, è il Bene in se stessa, e quindi seguire la sua volontà equivale a seguire anche il proprio bene, perché gli uomini sono stati creati per essere felici, ma non secondo la mentalità del mondo. La vera felicità consiste nel conoscere, amare e servire Dio: chi ha compreso questo, ha trovato anche la chiave della felicità; chi non l'ha compreso, continuerà a logorarsi nella vana ricerca di una felicità impossibile, perché ingiusta, parziale, e perseguita sovente a danno del prossimo, ossia concepita come un conquistare qualcosa, togliendola a qualcun un altro.  Il cristiano ha sempre saputo che prendere sul serio l'insegnamento di Gesù è cosa difficile, dal punto di vista della mentalità del mondo; e, proprio per questo, la Chiesa ha sempre insegnato che ciò che è giusto, vero e buono secondo il mondo, non è necessariamente, anzi, non è molto spesso, buono, vero e giusto secondo Dio.  Finché la Chiesa ha tenuto fermo su questo punto; finché ha insegnato questo aspetto della sua dottrina; finché ha fatto, della propria diversità dal mondo, un punto di forza, di identità e di fierezza, la "fatica" di essere cristiani è stata, in qualche modo, attenuata dalla dolcezza di sentirsi membri della famiglia di Cristo, di sentirsi sostenuti, incoraggiati, instradati dai pastori, consigliati e indirizzati dai sacerdoti, avvolti dal buon esempio del clero, nonché corroborati dalla dottrina dei teologi. Ma, con l'avvento della modernità, le cose hanno incominciato a cambiare. Difficile stabilire una data precisa: è stato un processo lento, plurisecolare, che solo ai nostri giorni è diventato del tutto esplicito e sempre più rapido, addirittura precipitoso. In pratica, si  trattato di questo: mano a mano che la società si secolarizzava, cioè si distaccava dalla religione cristiana, quest'ultima, al suo interno, cominciava a covare il male occulto della modernità: uno spirito d'insofferenza, di scontentezza, di ribellione contro il Vangelo, uno spirito di orgoglio e di superbia della ragione, uno spirito di rivendicazione dei "diritti", non solo della ragione, ma anche del corpo, a cominciare dalla sfera sessuale. Un poco alla volta, le idee della società laica e della cultura laica sono penetrate nel tessuto della Chiesa, nelle fibre vive della cristianità. Un numero crescente di cattolici, i più deboli, i meno coraggiosi, i meno onesti, ha cominciato ad essere sedotto dalla mentalità moderna, ha cominciato a confrontare la "libertà" di cui godevano gli altri, i non cristiani, con la propria, e ha cominciato a giudicare ristretta, meschina, soffocante la propria vita: ha incubato un complesso d'inferiorità verso il mondo. Il male, come una pestilenza, è partito dalle chiese protestanti, poi si è infiltrato nella Chiesa cattolica, guarda caso, proprio a partire dalle regioni - come i Paesi di lingua tedesca - dove cattolici e protestanti vivevano fianco a fianco, e i cattolici guardavano con malcelata invidia alla "libertà", al "progresso", alla "emancipazione" dei luterani, non solo nel fatto di leggere la Bibbia in maniera autonoma, ma anche nell'ambito della libertà privata. 


Cari vescovi massoni, noi non ci arrenderemo mai

di Francesco Lamendola

Del 26 Ottobre 2017
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