ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 21 ottobre 2017

Il Dio cacciato dalla porta, rientrerà, anzi sta già rientrando, dalla finestra


UNICUIQUE SUUM

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IL QUADRO E' SEMPRE PIU' CHIARO

Di giorno in giorno il quadro è sempre più chiaro. La Chiesa cattolica è stata sostituita con una neochiesa sincretista, gnostica e massonica. L'eresia delle masse pigre e indolenti e l'eresia delle persone colte e intelligenti 
di Francesco Lamendola  

 

Un giorno dopo l’altro il quadro si fa sempre più chiaro. Fino a qualche anno fa, parecchi punti apparivano ancora oscuri, ambigui, carichi di possibilità contrastanti; ma adesso, specialmente dopo l’abdicazione di Benedetto XVI e l’elezione di Francesco, le cose si son fatte via, via, sempre più esplicite, sempre più palesi. Se era possibile nutrire qualche illusione fino a quattro, cinque anni fa; se si poteva ancora sperare che le cose non fossero davvero come sembravano, in tutta la loro cruda evidenza; se si poteva ancora coltivare il pio auto-inganno che la Chiesa non avesse imboccato una strada di non ritorno, che l’avrebbe portata irreversibilmente fuori da se stessa e lontano da se stessa, ora tutto questo non è più possibile, non è più nemmeno pensabile. Ora bisogna fare i conti con la realtà di una situazione tragica, ma, se non altro, tremendamente chiara: la penombra si è diradata, e la manovra dei nemici del Vangelo appare in piena luce. Bisognerebbe essere ciechi per ostinarsi a non vederla, a far quasi finta di nulla. O ciechi, o collusi con gli oscuri burattinai di questa strategia dell’autodistruzione, ossia dello svuotamento, dall’interno, della ragion d’essere della Chiesa stessa.

D’altra parte, anche se a monte della deriva modernista in seno alla Chiesa c’è – ne siamo più che mai convinti – un disegno piuttosto preciso, paziente, che parte da molto lontano e che può avvalersi di sostegni e finanziamenti pressoché illimitati, addirittura impensabili, anche per “lavorare” e addomesticare gran parte della stampa e di quasi tutto ciò che fa opinione, vi è anche, impossibile negarlo, un vasto movimento che parte del basso, e che, consapevolmente o no, punta verso il medesimo obiettivo: la sostituzione della Chiesa cattolica con una neochiesa sincretista, gnostica e massonica, basata sull’umanesimo e sul relativismo, e solo formalmente legata, mediante dei fili sempre più esili e sempre più esteriori, alle sue radici, al suo passato e, soprattutto, alla sua divina istituzione da parte di Gesù Cristo. Arrivati a questa conclusione, ancora parziale e provvisoria, ma, nell‘insieme, non solo credibile, ma decisamente probabile, diventa una questione di secondaria importanza capire e verificare se questo o quel personaggio, all’interno del clero e della cultura cattolica, agisca e si esprima in un determinato modo, perché intimamente persuaso, o perché mosso da calcoli di potere e di prestigio, o, ancora, perché ricattato, o, infine, perché guidato dal conformismo e dalla logica istintiva del quieto vivere, onde non mettere in pericolo i propri vantaggi e le proprie posizioni di rendita, anche di rendita in senso accademico, culturale, e di pubblica immagine; più o meno come è una questione di secondario interesse sapere che colui che sta portando avanti un’azione contro di noi, mirante a rovinarci completamente, sul piano legale e giudiziario, o, magari, sul piano fisico e materiale, sia mosso da un rancore personale nei nostri confronti o stia semplicemente obbedendo a delle istruzioni superiori, oppure stia sfogando in quel modo un generico risentimento verso il mondo intero, e per mera sfortuna noi siamo venuti a cadere nel campo della sua possibilità di nuocere, occasione che ha prontamente colto. Tutto quel che ci serve sapere è che le sue intenzioni sono ostili, che il pericolo da lui rappresentato è reale e ci sta minacciando da vicino, e che, se non correremo ai ripari, rischieremo di restarne travolti, magari continuando a domandarci, un po’ futilmente, in base a quali motivazioni il nostro nemico ci abbia inflitto un destino così duro.
Per fare un esempio concreto. La cosa che veramente colpisce, in una vicenda come quella della parrocchia di Staranzano (Gorizia), non è che uno dei capi dei boy-scout abbia dichiarato la propria omosessualità e nemmeno che si sia “sposato” in municipio con il suo compagno, ma che il viceparroco abbia contestato la reazione del parroco, il quale gli aveva chiesto di rinunciare a svolgere una funzione educativa con i minorenni; che l’arcivescovo, Redaelli, abbia fatto come Ponzio Pilato, cioè sia intervenuto nella vicenda con una lunga, contorta e fumosa lettera, nella quale invita tutti al “discernimento” (tanto per cambiare), a non aver fretta di giudicare (chi sono io per giudicare?) e a vedere l’azione dello Spirito Santo in ogni vicenda umana (idea giusta in teoria, ma che, qui, assume un sapore particolarmente ambiguo); e, cosa più importante di tutte, che molti parrocchiani e la stessa A.G.E.S.C.I. si siano schierati a difesa del capo scout in questione. A.G.E.S.C.I. sta per Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani: dunque, un’associazione ricreativa cattolica dichiara di trovare cosa buona e giusta che un organizzatore, che lavora abitualmente con i giovanissimi e in mezzo a loro, sia un omosessuale dichiarato e che abbia celebrato una unione di fatto con una persona del suo stesso sesso. Anche se il Magistero della Chiesa cattolica insegna il valore della castità prematrimoniale; anche se è contrario alle convivenze come surrogato delle famiglie; e anche se condanna la pratica omosessuale, come un “disordine morale oggettivo”, il quale, se praticato, si configura come un peccato, e anche grave. Dunque, ci sarebbero almeno tre buone ragioni per trovare inaccettabile quel che ha fatto quel capo scout , e per condividere pienamente l’iniziativa di quel parroco, che gli ha chiesto di farsi da parte, visto che non c’era arrivato da solo. Invece, molti sedicenti cattolici, e fra questi proprio il suo vice-parroco, gli hanno dato torto, e hanno approvato ciò che la dottrina cattolica non solo non approva, ma condanna.
Oppure la dottrina cattolica è cambiata? Perché questo è il punto veramente cruciale: a quanto pare, da alcuni anni a questa parte, moltissimi cattolici ritengono che la dottrina cattolica, specialmente in ambito morale, sia radicalmente cambiata, e che siano diventate lecite azioni e comportamenti che, prima, erano censurati. Effetti della mentalità storicista e naturalista, che, da un po’ di tempo, si è infiltrata nella Chiesa e ha silenziosamente rivoluzionato il modo di pensare e di sentire sia di moltissimi laici, sia di una parte del clero. Insomma, quel che era peccato fino a ieri, oggi non lo è più; o, per dir meglio, molti cattolici pensano che oggi non lo sia più. Evidentemente, per essi la dottrina è qualcosa che può e deve cambiare nel corso del tempo; e, dato che viviamo in una società che cambia sempre più in fretta, è logico che anche la dottrina, secondo loro, debba adeguarsi e rinnovarsi profondamente, in modo da tenere il passo con le trasformazioni sociali e culturali. Idea storicista, appunto; e idea naturalista. Idea non cattolica, però: questo non è più il cattolicesimo. Il vero nodo della questione, pertanto, non è solo che un pensiero non cattolico (come diceva Paolo VI) si sia insediato all’interno della Chiesa cattolica, ma che milioni di cattolici  e anche una grossa parte del clero, trovino che ciò sia cosa perfettamente logica e naturale, e che vi si siano adeguati estremamente in fretta. Come se la Verità rappresentata da Gesù Cristo non sia qualcosa di perfetto, definitivo, immutabile, ma anch’essa debba pagare il suo tributo all’evoluzione storica della società, come ogni altra cosa di questo mondo. Ma il cattolicesimo è una cosa di questo modo, soggetta alle normali leggi dell’evoluzione? Il Vangelo è un prodotto di questo mondo? Perché, se è così, allora bisogna avere il coraggio di dirlo forte e chiaro: la Chiesa si è sbagliata per duemila anni, è andata completamente fuori strada, ha divinizzato un semplice uomo, per quanto saggio e buono, facendone un dio, e divinizzando anche sua Madre, di riflesso: insomma, un enorme pasticcio, che ora il papa Francesco e i suoi seguaci stanno tentando di sciogliere. Ma non è facile, vista l’entità degli errori compiuti e la proiezione in un immaginario aldilà della prospettiva umana, nella quale la Chiesa dovrebbe muoversi, secondo loro, invece d’inseguire la chimera – e l’alienazione - di un Regno di Dio che non è di questo mondo. Certo, c’è il piccolo dettaglio che Gesù Cristo ha sempre detto e ripetuto, fino a poche ore prima di morire sulla croce, mentre parlava con Ponzio Pilato, che Egli è venuto sulla terra per rendere testimonianza alla Verità, e che il suo Regno non è di questo mondo. Ma niente paura: la neochiesa gnostica, massonica e relativista ha la risposta pronta anche per questo. E, del resto, padre Sosa Abascal, il nuovo generale dei gesuiti, si è già mosso, e nella maniera più esplicita: noi non sappiamo cosa abbia detto veramente Gesù Cristo, perché, all’epoca, non vi erano dei registratori che incidessero le sue precise parole. Il che è l’esito estremo, ma coerente, di una teologia e di una critica biblica impregnate di modernismo, cioè completamente calate nell’orizzonte che è proprio della civiltà moderna: storicista, naturalista, razionalista, relativista, meccanicista e materialista.
Dunque, abbiamo raggiunto una prima, importante conclusione. Il modernismo non è tanto una specifica eresia, ma è l'eresia per antonomasia, l'eresia tipica: quella che scaturisce dalla superbia intellettuale, che non accetta la Rivelazione così come ci è stata tramandata dalle due fonti della Tradizione e della Scrittura, ma che pretende di apportarvi un elemento di novità, di "approfondimento", insomma di cambiamento. Non per nulla san Pio X aveva definito il modernismo sintesi di tutte le eresie: in esso confluiscono la tendenza a sostituire con le leggi della natura e col divenire della storia ciò che è azione di grazia, liberamente dispensata da Dio, secondo i suoi piani misteriosi e imperscrutabili, e perciò è primario il fatto di voler sapere, di voler capire (gnosi) il lato segreto, nascosto della Volontà divina. Ma, come dice Dante, state contenti, umana gente, al quia; / ché, se potuto aveste veder tutto, / mestier non era parturir Maria, ossia non ci sarebbe stata la necessità dell'Incarnazione del Verbo. E il modernismo va per la maggiore, specialmente oggi, per il suo carattere, diciamo così, ambivalente. Da un lato, è la tipica eresia delle persone colte e intelligenti, che non si accontentano del sapere riservato alle masse, ma vorrebbero andare oltre, perché si reputano superiori, e quindi anche degne e meritevoli di sapere e capire qualche cosa in più (peccato di orgoglio e di superbia). Dall'altro lato, esso èl'eresia tipica delle masse pigre e indolenti, perché consiste essenzialmente in un adeguamento della Verità divina alla dimensione terrena, in un abbassamento, in una mondanizzazione della Rivelazione, insomma nella pretesa di rendere la religione una cosa facile, che non costi troppa fatica, specialmente sul piano della morale: è la pretesa di far valere la legge dei grandi numeri, il principio quantitativo, le aspettative della maggioranza, insomma di introdurre la democrazia nel Vangelo. Ma la democrazia, chiariamo questo concetto una volta per tutte, non ha niente a che fare con il Vangelo, checché ne pensino, e ne dicano, legioni di preti, vescovi e teologi modernisti. Non che il Vangelo sia antidemocratico; non che sia autoritario: semplicemente, è un'altra cosa. L'ideologia democratica è una componente essenziale della modernità; ma il Vangelo non è moderno, perciò tanto meno potrebbe essere modernista: il Vangelo è il Vangelo, è la Verità divina, incarnata nella persona del Figlio, vissuto, morto e risorto in mezzo agli uomini, per amor loro e per la loro salvezza dal male del peccato. Il Vangelo, pertanto, non è e non può essere interpretato secondo le categorie della democrazia: per fare un solo esempio, secondo le categorie della democrazia, la condanna a morte di Cristo e la liberazione di Barabba furono "giuste", perché il procuratore romano, Ponzio Pilato, ascoltò il volere della maggioranza, e la maggioranza volle la crocifissione di Gesù, il Giusto e l'Innocente per eccellenza, e la liberazione di Barabba, che era un assassino. Ed ecco il motivo del successo del modernismo: è una eresia che piace, perché rende più facile il Vangelo, toglie alla religione il pungiglione della severità, della coerenza, dell'impegno e del sacrificio personali (pecca fortemente, dice Lutero, ma credi ancor più fortemente: e il protestantesimo è un tipico aspetto della perenne eresia modernista), ma si presenta anche "appetitoso" per i palati più fini, più esigenti, specialmente a livello intellettuale.
Non c'è contraddizione di fondo, però, fra le due cose. Il razionalismo della élite modernista, per esempio, esige un rigore scientifico assoluto nello studio delle Scritture, fino al punto di togliere loro, di fatto, il carattere della soprannaturalità: e questototalitarismo della ragione è perfettamente in linea con la cultura moderna, che non vuol nemmeno sentir parlare di miracoli, ed è disposta a credere solo in ciò che vede e che si può dimostrare a lume di esperimento scientifico. Ma è, a ben guardare, la stessa matrice del modernismo come atteggiamento pratico, spicciolo e "popolare": abbassando la categoria del divino al livello dell'umano, si rende tutto più semplice, meno impegnativo, meno "obbligante". Perciò è "modernista" l'atteggiamento del vescovo che in chiesa, durante l'omelia della santa Messa, usa il microfono non per ammaestrare le anime con la sublime Verità del Vangelo, ma per mettersi a cantare una canzone profana, strappando l'applauso del "pubblico" e riducendo, di fatto, la celebrazione del Sacrificio Eucaristico a semplice sfondo per le sue esibizioni narcisiste e demagogiche; sia il dotto teologo (dotto, si fa per dire) che spiega come il diavolo non sia altro che un simbolo, e sostiene che noi non possiamo sapere cosa disse realmente Gesù, perché non esiste alcuna testimonianza registrata delle sue parole: su due versanti così diversi, e apparentemente opposti, entrambi operano uno sgretolamento del cattolicesimo che agisce dall'interno, e lo fanno servendosi di modi di fare, di concetti, di prospettive e finalità tipicamente moderne. Per il vescovo canterino, l'obiettivo del suo agire è quello di piacere al pubblico, il più numeroso possibile, facendo vedere che la Chiesa è aperta, aggiornata e perfettamente al passo con i tempi; per l'altro, si tratta di far sapere al mondo della cultura che la Chiesa si è lasciata dietro le spalle i suoi dogmi, le sue certezze, la sua presunzione di verità, e che considera il proprio contenuto, cioè il Deposito della fede, alla stregua di qualsiasi altra ideologia.

Di giorno in giorno, il quadro è sempre più chiaro

di Francesco Lamendola Del 21 Ottobre 2017
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