ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 25 novembre 2017

La faccia della “Chiesa povera per i poveri”


Storia di pedofili, iene e prelati

Ego in innocentia mea ingressus sum (Sal 25, 1).

Nei primi anni del nostro secolo, un giovanissimo adolescente arriva a Roma per essere avviato al sacerdozio in un esclusivo vivaio di vocazioni: all’ombra del Cupolone, gli innocenti virgulti vengono iniziati all’amore della liturgia cattolica servendo come chierichetti al Santo Padre, oltre che a cardinali, vescovi e monsignori di curia. Il nostro eroe, tuttavia, ha già fatto una precoce e terribile scelta di campo per il vizio più turpe e ripugnante: ha infatti la curiosa abitudine di infilarsi nei letti dei compagni per costringerli ad atti contro natura. A mano a mano che avanza negli studi, comincia ad assumere ruoli direttivi che gli permettono di esercitare sui più piccoli pressioni e ricatti al fine di soddisfare la sua insaziabile quanto ignobile voglia. Al tempo stesso, senza il benché minimo imbarazzo, continua a comparire nelle liturgie papali in ruoli di evidenza, ricevendo perfino la santa Comunione dalla mano dei successivi pontefici.

Un compagno di studi, testimone oculare dei ricorrenti misfatti, decide allora di rivolgersi a diverse autorità, fino al responsabile più alto della gestione pastorale della Cittadella, il Vicario di Sua Santità. Quest’ultimo deve la sua notorietà ad un abile sfruttamento dell’amicizia con Madre Teresa di Calcutta, mentre la sua fulminante carriera sembra piuttosto dovuta a forti legami con l’ambiente dell’alta finanza romana. Con una loquela e una mimica sapientemente costruite, da far concorrenza al Predicatore della Casa Pontificia, egli incanta le folle con ispirate meditazioni sui Santi e sulla Vergine, pubblicate in volumi di sublime spiritualità. Il porporato promette all’angustiato seminarista il dovuto intervento del caso, ma l’unico effetto sortito dalla denuncia è l’allontanamento del “delatore”, il quale, visto l’esito dei suoi tentativi, si rassegnerà infine a rivolgersi ad un giornalista, ben felice di trovar materia per un nuovo libro-scandalo.

Ufficialmente, tre “inchieste” interne non accertano alcun crimine e tutto viene messo a tacere. È così che, pochi mesi fa, il seminarista corrotto e corruttore è solennemente ordinato sacerdote e un paio di settimane dopo destinato ad una “comunità pastorale” come responsabile dell’oratorio… Ma, proprio quando la brutta storia sembra ormai acqua passata, ecco spuntare una troupe televisiva che, fedele al nome preso da un animale che si nutre di carogne, vuol gettarla in pasto al pubblico del circo, assetato di sangue e di putredine. I fatti riferiti dal giornalista di cui sopra vengono quindi confermati con interviste ricche di dettagli tanto realistici quanto vergognosi. I diversi ecclesiastici coinvolti (rettore del seminario, vescovo emerito, vescovo in carica), pure interpellati, rispondono senza batter ciglio che le inchieste, a suo tempo, non hanno fornito alcun elemento a carico del predatore in tonaca e che, quindi, si tratta di pure calunnie.

Ancora una volta tutto parrebbe rimesso in ordine, con buona pace dei bambini deflorati nel fior dell’innocenza nonché delle loro ignare famiglie, che li avevano fiduciosamente affidati alle cure materne di Santa Romana Chiesa. Ecco invece che una di quelle odiose bestie della savana, fiutato il sangue di un’altra vittima, riesce a scovare l’ex-giudice della curia vescovile coinvolta, professore di diritto canonico. Quest’ultimo, già all’inizio del nuovo pontificato, era stato incaricato di indagare sulla sporca vicenda per fornire un parere in vista della rimozione del rettore del seminario (che proteggeva il giovane depravato), parere che era stato però clamorosamente disatteso dal vescovo precedente, inducendo il canonista a dar le dimissioni dal suo ruolo di curia. Il successore, nonostante questo, lo costringe a riprendere in mano il caso, ma nemmeno lui, inspiegabilmente, ne accetta il responso e decide di procedere ugualmente all’ordinazione sacerdotale del candidato indegno. Forse che, tirando via un verme dal buco, si rischiava di far venir fuori tutta una catena di vermi molto più grossi?

A questo punto l’onesto quanto esasperato docente cade nella trappola tesagli dallo spregiudicato giornalista e si lascia sfuggire la verità, coperta da segreto istruttorio: il Vicario del Papa e il vescovo di allora sapevano, ma hanno insabbiato tutto. Apriti cielo: a causa non certo del secondo, che si gode la sua pantofolaia pensione, ma del primo, vero pezzo da novanta che amministra con proverbiale larghezza milioni di euro, alla faccia della “Chiesa povera per i poveri”. In realtà pare che anche il buon papa Francesco – quello della tolleranza zero nei confronti dei preti pedofili – fosse al corrente di tutto fin dall’inizio, informato dal Vicario. Come mai nessuno è intervenuto? Qui entrano in scena i soliti complottisti, fra cui chi scrive: non per il gusto di rimestare nel torbido o di amplificare gli scandali, ma anzitutto per un insopprimibile senso di giustizia nei riguardi di un confratello retto e coscienzioso che, per aver fatto semplicemente il suo dovere, rischia ora di ritrovarsi in mezzo alla strada, qualora non ritratti le sue dichiarazioni.

Le nostre supposizioni guardano però più lontano: certi scandali sembrano bombe a orologeria confezionate per scoppiare in un momento preciso con un determinato effetto. Un gravissimo caso di pedofilia che si è protratto per anni, nel cuore della cristianità, sotto lo sguardo di superiori che hanno chiuso entrambi gli occhi, fino al livello più alto possibile, viene inspiegabilmente tollerato fino all’ordinazione di un pervertito, ma esplode – guarda caso – proprio mentre si sta preparando un sinodo sul ministero sacerdotale che, come si vocifera, dovrà rimettere in discussione il celibato dei preti. D’altronde già nel giugno del 2015 padre Hans Zollner, vice-rettore dell’Università Gregoriana e presidente del Centro per la protezione dei minori, aveva dichiarato che la crisi degli abusi da parte di membri del clero esige una «risposta teologica e spirituale» che sia un’«occasione di ripensare la teologia del sacerdozio» (1). Curiosa come risposta… Il buon senso si aspetterebbe piuttosto un bel repulisti all’interno della gerarchia.

Secondo il nostro zelante gesuita, «papa Francesco veramente prende sul serio questa tragedia» e «vuole veramente combattere con tutta la sua forza questo, con tutto il suo impegno personale». Avevamo già legittimi dubbi in proposito, visto quanti sodomiti clericali continuano a impazzare impunemente oltre Tevere, ma quest’ultima squallida vicenda ce li ha tolti in modo definitivo, nel senso che li ha trasformati in certezze. Cinquant’anni fa le “nuove idee” hanno fatto saltare la disciplina dei seminari, diventati covi di pervertiti, e disintegrato l’identità sacerdotale, ridotta a maschera intercambiabile. Ora vediamo i frutti più “maturi” della svolta, che è stata attentamente pianificata e attuata dalla massoneria per mezzo dei suoi infiltrati nella Chiesa. Il risultato finale perseguito, tuttavia, non è semplicemente il pervertimento del clero, ma la distruzione dello stesso sacerdozio cattolico, che Satana ha in odio sopra ogni cosa, insieme alla Messa.

Che si tratti di un “papa” che per anni lascia violentare i bambini a pochi metri dalla sua residenza o di un cardinale dalla mistica eloquenza e dall’altrettanto viscida ipocrisia che copre i viziosi ed è forse a capo di un’intera cordata di quei ributtanti soggetti, che siano ignavi superiori di seminario o vescovi compiacenti che obbediscono a iniqui ordini vaticani perché crimini orrendi proseguano indisturbati in uno dei luoghi più sacri al mondo, sono tutti burattini di un disegno ben più vasto che vuol minare la Chiesa Cattolica come strumento di redenzione e via di salvezza. Dobbiamo forse pregare perché la terra si apra sotto i loro piedi e l’Inferno li inghiotta per sempre? Ne saremmo tentati, ma dobbiamo soprattutto mobilitarci perché questo articolo raggiunga onesti e influenti giornalisti che possano intervenire con le loro penne.

Bisogna salvare i ragazzini del seminario (considerato da certi monsignori una “riserva di caccia”), i quali sono sistematicamente violati non solo nel corpo, ma anche nell’anima, dato che la loro fede ingenua è stravolta dall’intreccio di potere e perversione di cui diventano testimoni e, talvolta, complici. Ma bisogna salvare pure l’unico sacerdote – dopo il padre spirituale del seminario, a suo tempo prontamente rispedito sui monti – che in rapporto a questo caso abbia tentato di fare qualcosa per loro e, scontratosi con l’immonda piovra che ha allignato tra le mura leonine, si è per questo bruciato. Se mai qualcuno, nelle stanze del potere ecclesiastico, ha ancora un barlume di coscienza che non si sia spento del tutto, faccia qualcosa per aiutarlo: nella Chiesa non possiamo continuare a contare soltanto sui giornalisti.

N.B. A scanso di equivoci, sia ben chiaro che “don Elia”, nonostante quel che si potrebbe credere, non appartiene alla diocesi in questione e non ha ricevuto informazioni dal sacerdote coinvolto, il quale non sa nulla di questo articolo, ma che incoraggio caldamente a rivolgersi alla magistratura civile in modo che non sia lui, innocente, a pagare, ma i colpevoli, se esiste una possibilità di intervento giudiziario nonostante il fatto che i crimini siano stati commessi in un altro Stato. Quanto al celebre Vicario dalla faccia di… bronzo, è pur vero che è protetto dall’immunità diplomatica, ma una giusta campagna mediatica potrebbe costringerlo a dimettersi lasciando un vuoto al vertice della cordata. Questo caso ha messo in luce il “tallone d’Achille” di quel laido sistema di potere che ha occupato la Santa Sede e potrebbe quindi rappresentare l’inizio del suo crollo, tanto agognato dai veri credenti per il bene della Sposa di Cristo, purché non si risolva nell’ennesimo attacco alla Chiesa Cattolica e in un’ulteriore pubblicità per il suo “salvatore” argentino.

Al giovane giornalista televisivo, poi, mi permetto di offrire un consiglio paterno: corri a fare una buona confessione, perché con il tuo stratagemma hai rovinato un sacerdote limpido e buono, che tu stesso hai riconosciuto tale prima di tendergli il tuo spregevole tranello. Ammesso che tu stia davvero lavorando per la verità, il fine non giustifica i mezzi – dovresti saperlo. Se accogli sinceramente la grazia, ti potrebbe anche capitare di convertirti, come è già successo a un tuo collega; così potrai riparare le tue colpe mettendo il tuo talento al servizio del campo giusto (quello che alla fine trionferà), piuttosto che di quello che ti sta usando per fare del male e ti getterà via quando non gli servirai più, prima di essere a sua volta distrutto. Visto che vieni dalla cattolica Sicilia, forse in te c’è ancora qualcosa di buono. Leggiti la meditazione di sant’Ignazio sulle due bandiere. Pensaci. L’Inferno esiste.

(1) http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/22/p_zollner_papa_sempre_pi%C3%B9_impegnato_nella_lotta_a_abusi_/1153287

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