“Tirati in ballo nel dibattito teologico sul dogma della ‘Transustanziazione’ dal Teologo Andrea Grillo, volentieri rispondiamo” di Fra Cristoforo
Già. Siamo arrivati ad una contemporanea disputa teologica. Peccato che il tema della disquisizione dovrebbe essere già assodato da secoli. Invece qua si rimette in discussione un dogma fondamentale della Fede Cattolica, che con il dilagare del relativismo rischia di perdere sempre più la sua identità.
Il Teologo Andrea Grillo, proprio ieri ha pubblicato un articolo dove ci ha chiamato in causa. Proprio sulla Transustanziazione. Così infatti esordisce Prof. Grillo: “In diversi interventi, comparsi su blog per lo più anonimi, alcune mie affermazioni, che avevo pubblicato in articoli on line o in commenti in rete, sono state sistematicamente fraintese e capovolte, attribuendomi opinioni e posizioni che non ho mai espresso e che mi sono totalmente estranee” (http://www.cittadellaeditrice.com/munera/presenza-reale-e-transustanziazione-congetture-e-precisazioni/). Proprio totalmente estranee non direi. Infatti diverse volte il Teologo in questione ha presentato il dogma della “Transustanziazione” con inquinamenti relativistici (teologici – filosofici – di concetto) tali da far drizzare i capelli ad ogni possessore di buon senso Cattolico. Trovate queste posizioni in alcuni nostri articoli precedenti (https://anonimidellacroceblog.wordpress.com/2017/12/01/andrea-grillo-e-altri-teologi-ipotizzano-lintercomunione-con-i-luterani-vi-spiego-perche-e-biblicamente-impossibile-di-fra-cristoforo/https://anonimidellacroceblog.wordpress.com/2017/11/03/eresie-sul-dogma-della-transustanziazione-e-un-grillo-andrea-canto-di-fra-cristoforo/https://anonimidellacroceblog.wordpress.com/2017/12/04/una-domanda-ad-andrea-grillo-cosa-significa-per-te-essere-cattolico-apostolico-romano-non-temi-nemmen-un-pochino-di-essere-un-falso-maestro-di-finan-di-lindisfarne/).
Ma torniamo all’articolo sopra citato, dove Andrea Grillo ribadisce posizioni alquanto ambigue sul dogma della Transustanziazione. Scrive infatti: “Transubstantiatio non è un dogma e come spiegazione ha i suoi limiti. Ad esempio contraddice la metafisica”. Già questa affermazione basta a far capire chiaramente dove vuole andare a parare. A parte il fatto che la “Transustanziazione” (cambiamento di sostanza – il pane diventa sostanzialmente Corpo di Cristo, il vino diventa sostanzialmente Sangue di Cristo) non è solo un dogma, ma oserei dire è il dogma dei dogmi Cattolici.
Infatti questo termine “metafisico” è stato coniato dalla teologia medievale (la prima documentazione ufficiale si ha nel Concilio lateranense IV, del 1215, nella professione di fede contro gli Albigesi) la quale esprime in maniera chiarissima il dogma della Chiesa Cattolica circa la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia. Secondo detto dogma Gesù è presente nell’Eucaristia per transustanziazione, cioè per cambiamento dell’intera sostanza del pane e del vino nel Suo Corpo e nel Suo Sangue. Il cambiamento avviene in virtù delle parole della Consacrazione in quanto Gesù nell’ultima cena non disse: “qui è il mio corpo” ovvero “in questo pane, con questo pane, sotto questo pane è il mio corpo” ma: “questo (che io vi mostro) è il mio Corpo”: parole che mentre proclamano la presenza reale, la producono. Ne segue che, dopo la consacrazione, nulla resta della sostanza del pane e del vino ma soltanto le loro apparenze o specie (accidenti) e che Gesù Cristo continua ad esser presente sotto le medesime fino a che quelle sussistono.
Il primo che abbia trattato del modo della Presenza Reale di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia è Pascasio Radberto nel trattato De Corpore et Sanguine Domini (844) in cui distingua esplicitamente l’identità del corpo storico di Cristo da quello Eucaristico, concezione criticata da Ratramno come troppo realistica. Ma colui che sollevò nel Medioevo la più grande eresia eucaristica fu Berengario il quale, oltre a negare la dottrina realistica di Pascasio, negò anche il concetto di transustanziazione, ritenendo impossibile la percezione degli accidenti separatamente dalla sostanza. La controversia teologica che ne seguì valse a porre sempre meglio in chiaro il dogma della Presenza Reale e a foggiar la parola che ne esprime a perfezione il concetto. San Tommaso nella Summa Theologica precisa, con la chiarezza di concetti che gli è propria, tutta la dottrina Eucaristica; e il Concilio di Trento, contro le interpretazioni simbolistiche dei riformatori, fissò nella sessione XIII (Decreto sull’Eucaristia) il dogma della Transustanziazione.
Quindi fu proprio il Concilio di Trento alla fine di tutte le controversie a stabilire il “dogma” della Transustanziazione. Non capisco come mai Andrea Grillo si ostini ancora a dire che dogma non lo sia. Non voglio assolutamente pensare che suddetto Teologo sia in malafede. Preferisco dargli l’attenuante di una scarsa conoscenza dei Concili (cosa comunque grave dato che insegna teologia).
C’è un’altra cosa. Anzi due. Proprio all’inizio del suo articolo il prof. Grillo compie due errori di principio, ponendo due citazioni che non corrispondono assolutamente. E se è vero come è vero il principio di Logica, che se una premessa è errata, sarà inquinato tutto il concetto e quindi anche la conclusione, qui siamo davanti ad una situazione analoga.
Infatti Grillo cita la SC n.7 in questo modo: “La concentrazione sulla ‘presenza sostanziale sotto le specie’ ha distratto profondamente dalle altre forme di presenza del Signore, nella Parola, nella preghiera, nella assemblea (cfr. SC 7)”. Anche qui non comprendo come mai citi la Sacrosantum Concilium facendo dire a tale documento conciliare una cosa che non c’è scritta da nessuna parte. Infatti la citazione di SC 7 è la seguente : “7. Per realizzare un’opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, « offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti », sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso:
« Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro » (Mt 18,20).
Effettivamente per il compimento di quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l’invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado” (http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19631204_sacrosanctum-concilium_it.html).
Qui non si dice ASSOLUTAMENTE e IN NESSUN MODO che la ‘presenza sostanziale sotto le specie’ ha distratto profondamente dalle altre forme di presenza del Signore. Lo dice SOLO Prof. Grillo, citando maldestramente il documento conciliare.
Ma un’altra citazione ancor peggiore è quella che fa più avanti sulla Summa Theologica di San Tommaso. Infatti così scrive Grillo: “La “presenza sostanziale” del corpo e sangue del Signore resta, nel suo sistema teologico, “effetto intermedio” rispetto al dono di grazia, che è la unità e la comunione della Chiesa (S.Th. III, 73, 3, c). In sintesi fa dire a San Tommaso che la Presenza sostanziale di Gesù nell’Eucaristia avrebbe un effetto di minore importanza rispetto al “dono di grazia” e all’unità. Ma San Tommaso nella Summa Theologica citata dal Teologo alla III parte, questione 73, articolo 3 dice l’esatto contrario!!! Leggete :
Terza parte Questione 73 Articolo 3 [50432] IIIª q. 73 a. 3 arg.1 “SEMBRA che questo sacramento sia indispensabile alla salvezza. Infatti: 1. Il Signore dice: “Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita”. Ma in questo sacramento si mangia la carne di Cristo e si beve il suo sangue. Dunque senza questo sacramento l’uomo non può avere la salvezza spirituale. Questo sacramento è un alimento spirituale. Ma l’alimento materiale è indispensabile alla salute corporale. Dunque anche questo sacramento è indispensabile alla salvezza spirituale. Come il battesimo è il sacramento della passione del Signore, senza la quale non c’è salvezza, così lo è anche l’Eucarestia: scrive infatti l’Apostolo: “Ogni volta che mangerete questo pane e berrete questo calice, annunzierete la morte del Signore fino alla sua venuta”. Perciò come per la salvezza è indispensabile il battesimo, così lo è pure questo sacramento. IN CONTRARIO: Scrive S. Agostino: “Non dovete pensare che i bambini non possano avere la vita, prima di ricevere il corpo e il sangue di Cristo”. RISPONDO: In questo sacramento dobbiamo considerare due cose: il sacramento stesso e l’effetto del sacramento. Si è detto che l’effetto di questo sacramento è l’unità del corpo mistico, senza la quale non ci può essere salvezza: poiché nessuno può salvarsi fuori della Chiesa, come nel diluvio nessuno si salvò fuori dell’arca di Noè, simbolo della Chiesa, come insegna S. Pietro. Ma dicemmo sopra che l’effetto di un sacramento si può ottenere prima di ricevere il sacramento, per mezzo del voto stesso di accostarsi al sacramento. Così prima di ricevere l’Eucarestia l’uomo può salvarsi in virtù del desiderio di riceverla, come si è detto sopra. Ci sono però due differenze. Primo, perché il battesimo è l’inizio della vita spirituale e “la porta dei sacramenti”. L’Eucarestia invece è quasi “il coronamento” della vita spirituale e “il fine di tutti i sacramenti”, come si disse sopra: poiché le grazie di tutti i sacramenti preparano, o a ricevere, o a consacrare l’Eucarestia. Perciò mentre ricevere il battesimo è necessario per iniziare la vita soprannaturale, ricevere l’Eucarestia è necessario per portarla a compimento: e neppure è indispensabile riceverla di fatto, ma basta averne la brama, così come si brama e si desidera il fine. L’altra differenza sta nel fatto che mediante il battesimo l’uomo viene ordinato all’Eucarestia. Quindi col battesimo stesso i bambini sono destinati dalla Chiesa all’Eucarestia. Perciò, come con la fede della Chiesa essi credono, così per l’intenzione della Chiesa essi desiderano l’Eucarestia e di conseguenza ne ricevono l’effetto. Ma al battesimo non vengono indirizzati da un precedente sacramento. Quindi prima di ricevere il battesimo gli adulti soltanto e non i bambini possono averne il desiderio. Questi ultimi perciò non possono ottenere l’effetto del battesimo, senza ricevere il battesimo stesso. Ecco perché l’Eucarestia non è indispensabile alla salvezza come il battesimo. Tra l’alimento materiale e quello spirituale, c’è questa differenza, che l’alimento materiale viene assimilato nella sostanza di chi lo prende e quindi non può giovare all’uomo per la conservazione della vita, se non viene preso realmente. L’alimento spirituale, al contrario, assimila a sé l’uomo, secondo le parole che S. Agostino racconta di essersi come sentito dire da Cristo: “Né tu muterai me in te, come il cibo della tua carne; ma tu sarai mutato in me”. Ora, uno può mutarsi nel Cristo e incorporarsi a lui con il desiderio dello spirito, anche senza ricevere questo sacramento. Perciò il paragone non regge. Il battesimo è il sacramento della morte e della passione di Cristo, in quanto l’uomo viene rigenerato in Cristo per virtù della sua passione. L’Eucarestia invece è il sacramento della passione di Cristo in quanto l’uomo viene unito perfettamente con Cristo immolato (per noi). Ecco perché mentre il battesimo viene denominato “il sacramento della fede”, la quale è il sacramento della vita spirituale; l’Eucarestia viene chiamata “il sacramento della carità”, la quale è il “legame perfetto”, secondo l’espressione di S. Paolo”. Fin qui San Tommaso.
IN NESSUN LUOGO NELLA QUESTIONE 73 SAN TOMMASO DICE CIO’ CHE GLI HA MESSO IN BOCCA GRILLO!
Un Teologo non può lavorare così. Non si possono fare citazioni alla carlona, ora forzando testi conciliari, ora di Teologi Santi , per far dire quello che piace al momento. Non è serietà. Non è onestà intellettuale. Non è ricerca seria della Verità.
A questo punto ho rinunciato a confutare ogni altra sua citazione, perché se le “premesse” sono inquinate, di conseguenza è inquinato tutto l’articolo.
Ma tutto ciò deve farci riflettere cari lettori. Quante cose ci danno da bere questi “teologi moderni” che tante volte si danno per scontate? Da quand’ero studente in Teologia, ho sempre imparato ad andare a cercarmi ogni “citazione” di qualsiasi autore. Per non dare sempre per scontato che la citazione fosse esatta. E tante volte non mi sbagliavo. Vi assicuro che spesso ho trovato errori raccapriccianti. Andiamo SEMPRE a vedere le fonti. Molti inganni e veleni teologici hanno preso piede proprio così.
Sono graditi i contributi di tutti di ogni genere in merito.
Fra Cristoforo