ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 21 dicembre 2017

Il basilisco teologico

SIMILIS CUM SIMILIBUS: LE PAROLE RIVELATRICI DEI "PRETI" BERGOGLIANI



A confutare i patetici tentativi di normalizzazione da parte di una certa Gerarchia tiepida e pavida, intenta a tener insieme bene e male, a dissimulare lo scisma presente in nome di una presunta unità ormai solo di facciata, ecco che in prossimità del Santo Natale giungono le parole di un gruppo di chierici ribelli, noti per le loro posizioni eterodosse e per esser da anni ancora impunemente al proprio posto, senza alcuna sanzione canonica. 

«Notiamo sempre di più uno scarto evidente tra il segno straordinario della presenza, delle parole e dei gesti di Papa Francesco e la scarsa ricaduta nelle Diocesi e nelle parrocchie in diverse delle quali si procede come se il Vescovo di Roma non ci fosse».

Così scrivono Pierluigi Di Piazza, Franco Saccavini, Mario Vatta, Pierino Ruffato, Paolo Iannacone, Giacomo Tolot, Piergiorgio Rigolo, Renzo De Ros, Luigi Fontanot, Alberto De Nadai, Albino Bizzotto e Antonio Santini, sacerdoti firmatari di una lettera con la quale elogiano Bergoglio, il cui ruolo mira «a liberare la Chiesa dal potere dottrinale, centralizzato e liturgico» (qui). Si noti bene: il motivo del plauso risiede nella liberazionedella Chiesa dal potere dottrinale. 

E mentre i Cattolici si sentono sempre meno tutelati nella loro Fede dal Sedicente e dalla sua corte, ecco che i campioni della ribellione, abituati a far proprie le più abominevoli istanze del progressismo conciliare e a vomitare i loro insulti contro il Vicario di Cristo, oggi guardano a Bergoglio come al loro maestro, rivelando involontariamente un'eterogenesi dei fini in cui questo Papa è sostenuto da eretici notori, mentre i fedeli vedono in lui un motivo di scandalo ed un distruttore della Chiesa: per gli stessi motivi, con le stesse argomentazioni, ma partendo da punti diametralmente opposti.

Così quei silenzi sui valori non negoziabili che hanno consentito di introdurre leggi sempre più aberranti in violazione ai Comandamenti di Dio ed alla Legge naturale, quelle frasi improvvide buttate lì a casaccio durante un'intervista, quelle udienze concesse a personaggi impresentabili acquistano significato.  

Le parole rivelatrici di questo gruppo di apostati dovrebbero far riflettere i tanti Prelati che, col loro silenzio per timore di denunciare lo scisma, si rendono complici di una setta che offende Dio, disonora la Chiesa e causa la perdizione di tante anime.

Questi preti ribelli, per i quali aborto, contraccezione, eutanasia, concubinato, sodomia, immigrazione, ecumenismo, pauperismo, abolizione del celibato, ordinazione delle donne costituiscono la dottrina della neo-chiesa da annunciare alle genti, hanno finalmente un proprio papa. Si sono scelti colui al quale prestare obbedienza, poiché prima di Bergoglio - evidentemente - la disobbedienza era di prassi, la critica obbligatoria, il disprezzo un dovere.

Strana obbedienza, quella dei preti bergogliani, che ora giungono a lamentarsi perché il loro portabandiera non sa imporsi con la forza, e vi è chi si comporta «come se il Vescovo di Roma non ci fosse». E dire che essi erano i primi, in altri tempi, ad ignorare o criticare apertamente il Romano Pontefice, additato come odioso accentratore; oggi invece essi invocano sui refrattari quelle sanzioni, che su di loro furono improvvidamente risparmiate per pavidità o per quieto vivere.

Le serpi che la Gerarchia conciliare si è nutrita in seno ora riconoscono in questo basilisco teologico un loro simile, in virtù di quell'idem sentire, di quella συμπάθεια che li unisce sotto lo stendardo della neo-chiesa.

Ma se Bergoglio è il loro papa, non può essere anche il nostro.
- Cesare Baronio

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.