ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 17 dicembre 2017

Una Maria qualsiasi e un generico Giuseppe.

Don Bello, Enzo Bianchi,il film di animazione Gli eroi del Natale. Tutti assieme appassionatamente per dissacrare, predicare il sincretismo, diffondere l’apostasia.
Il mensile religioso e culturale dell’Opera Don Guanella, «La Santa Crociata in onore di San Giuseppe», ha pubblicato in questo mese di dicembre un articolo di Monsignor Tonino Bello, il Vescovo che «Famiglia cristiana» ha definito «Il sognatore di Dio che anticipò Papa Francesco» (20 aprile 2016). L’articolo riguarda la profanazione dell’immagine di Maria Santissima, di cui ieri abbiamo celebrato l’Immacolatezza. Il titolo è già preludio della dissacrazione mariana che si svilupperà nella pagina del periodico: Maria, donna gestante. Che freddezza! Sembra la titolazione di una cartella clinica. Vale la pena proseguire per comprendere quanto abbia fatto male l’inculturazione delle menzogne moderniste a molti uomini di Chiesa, di cui Monsignor Bello – che qualcuno vorrebbe pure innalzare all’onore degli altari –  è notevole esponente:
« “Rimase con lei [santa Elisabetta] circa tre mesi. Poi tornò a casa sua”. Da Nazareth era quasi scappata di corsa, senza salutare nessuno», se non parlasse della Madonna sarebbe risibile. Poi, ecco, il livellamento, l’abominio antropocentrico che tanta distruzione ha portato: «Ora bisognava scendere in pianura e affrontare i problemi terra terra a cui va incontro ogni donna in attesa. Con qualche complicazione in più. Come dirglielo a Giuseppe? E alle compagne, con cui aveva condiviso fino a poco tempo prima i suoi sogni di ragazza innamorata, come avrebbe spiegato il mistero che le era scoppiato nel grembo? Che avrebbero detto in paese?», come se la Madre di Dio fosse una donna qualunque e per di più neppure intelligente oltre che spiritualmente insipida. La Madonna, Immacolata e concepita senza peccato non è mai stata come le altre, Lei stessa lo ha detto a santa Elisabetta e al mondo intero attraverso il cantico che intonò, il Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome», queste sono le parole autobiografiche di Maria Santissima, la (Ma)Donna delle non pari opportunità, la (Ma)Donna delle certezze (fin sotto il Calvario, a differenza del primo Papa e degli altri Apostoli, ad esclusione di san Giovanni), la (Ma)Donna dei dolori, ma non delle paure terrene e non è certo l’interpretazione relativistica di Bello a mutare la realtà dei fatti. Noi crediamo alla MaDonna e non a coloro che tradiscono storia civile e storia sacra con proposizioni di questo tenore, prive di trascendenza:
«Maria non fu estranea alle tribolazioni a cui è assoggettata ogni comune gestante. Anzi, era come se si concentrassero in lei le speranze, sì, ma anche le paure di tutte le donne in attesa. Che ne sarà di questo frutto, non ancora maturo, che mi porto in seno? Gli vorrà bene la gente? Sarà contento di esistere? E quanto peserà su di me il versetto della Genesi: “Partorirai figli nel dolore”? […] Santa Maria, donna gestante, creatura dolcissima che nel tuo corpo di vergine hai offerto all’Eterno la pista d’atterraggio nel tempo, scrigno di tenerezza entro cui è venuto a rinchiudersi Colui che i cieli non riescono a contenere […]. Chi sa quante volte avrai avuto il presentimento che quella tunica, un giorno, gliela avrebbero lacerata. Ti sfiorava allora un fremito di mestizia, ma poi riprendevi a sorridere pensando che tra non molto le donne di Nazareth, venendoti a trovare dopo il parto, avrebbero detto: “Rassomiglia tutto a sua madre”». Retorica e sentimentalismo di basso livello. Bello non si solleva mai da terra, non decolla, non vola, rimane piatto piatto e si accontenta della quotidianità del mondo perché, in realtà, sempre al mondo lui pensa, abbassando il divino alla crosta terrestre, tanto da togliere ogni tipo di soprannaturalità a ciò che è divino per essenza. Molto spesso don Tonino Bello ha balbettato di Maria, ma la mariologia è un’altra cosa: uno spazio siderale lo divide sia da san Louis-Marie Grignion de Montfort che da san Massimiliano Kolbe, autori che, quando parlano di Maria Vergine lo fanno con serietà e assoluto rispetto, sapendo perfettamente che disquisire di Colei che venne scelta da Dio per essere Madre di Dio è una questione di vita o di morte per le anime.
Le storture di don Bello ricordano le pagine despiritualizzanti del sincretico Enzo Bianchi. Entrambi hanno il mondo da salvare umanamente, orizzontalmente, il Cielo, per loro, è un orpello per creduloni rimasti indietro nel tempo e di cui occorre sbarazzarsi. Bianchi è un maestro nell’allenarsi nella palestra dell’antropocentrismo, del panteismo, dell’ambientalismo, del buonismo, dell’errore conclamato. Egli giunge a fare una similitudine fra il pensiero pagano della madre terra con la Madonna, è un mago nello schiacciare la potenza divina alle cose di quaggiù: «Nelle nostre chiese di occidente […] spesso appare la statua della “Pietà”, ossia di Maria che tiene tra le braccia il figlio morto: quante donne, stando davanti a questa icona, hanno pianto e piangono il figlio morto; e quanti credenti pregano di essere accolti, alla fine della loro vita, nelle sue braccia materne, braccia di Maria madre, braccia della terra madre!
Il nostro immaginario è ricco, e Maria la Madre polarizza molti dei nostri sentimenti. Maria è Madre perché è per ognuno di noi la terra, la madre terra dalla quale siamo stati tratti e alla quale torniamo. […] Maria è terra che ha accolto la Parola, terra che ha generato il Salvatore, terra divenuta Luogo di colui che non ha luogo, terra che i cristiani cantano quale “Terra del cielo”, perché terra già trasfigurata in Dio. Maria, la Mater Virgo, è la Madre non solo di Gesù, ma anche dei credenti in lui: è lei la porzione di umanità già redenta, figura di quella “terra promessa” cui siamo chiamati, lembo di terra trapiantato in cielo. In lei è prefigurata la meta che attende ogni vivente: l’assunzione dell’umano, di tutto l’umano, in Dio». Di tutto l’umano… implicito il riferimento al peccato: conversione e pentimento, sacrificio e Croce non sono necessari perché in Croce è già andato Cristo, attraverso il quale tutti si salvano a prescindere dalle proprie idee, dai propri credi, dalle proprie colpe. Nessuno sforzo da parte dell’uomo per redimersi: Maria, alias Madre Terra, accoglie tutti in Dio.
I brani riportati sono tratti dalla Lectio magistralis che il monaco sincretico di Bose tenne a Bologna il 24 maggio 2007 e ritroviamo, pubblicata il giorno seguente sul quotidiano, oggi bergogliano, «La Repubblica».
Tutto ciò che viene umanizzato e dissacrato dai Pastori della Chiesa viene ribaltato nelle arti e nei mestieri, così si passa ad un livello inferiore, quello dell’imbestialimento, proprio come è accaduto per la “geniale” idea di Tom Sheridan, trasformata in una sceneggiatura firmata a quattro mani da Carlos Kotkin e Simon Moore per un lungometraggio prodotto dalla Sony Pictures Animation e diretto da Timothy Reckart, film d’animazione che viene proiettato nelle sale cinematografiche italiane dal 30 novembre e diretto ad pubblico di bambini e dei loro genitori (famiglie normali, divorziati risposati, adulteri, omosessuali…). Stiamo parlando de Gli eroi del Natale (titolo originale The Star), ovvero la nascita di Gesù secondo il punto di vista degli animali del presepe, un’angolazione inedita di quello che viene definito dai media «l’episodio più antico e celebre della storia cristiana». Si può ben immaginare quanto Maria sia una Maria qualsiasi, così come al suo fianco ci sia un generico Giuseppe. Tuttavia, nonostante l’evidente irrisione della Storia Sacra (penose e canzonatorie le battute di Maria e di Giuseppe) – pensate che cosa sarebbe successo se un tale lavoro fosse stato realizzato per narrare la nascita di Maometto…  – il noto sito di critica cinematografica movieplayer.it non è sufficientemente soddisfatto: «la sceneggiatura non brilla per audacia. Colpa, probabilmente, del tema che ha trattenuto gli autori dall’azzardare quanto necessario per rendere la visione adatta ad un pubblico trasversale, a differenza delle pellicole Pixar o Disney», comunque l’utenza viene rassicurata: «Sebbene il budget per la realizzazione si aggirasse intorno ai “soli” venti milioni di dollari, la pellicola, non ne risente sotto il profilo dell’animazione in CGI. L’attenzione ai dettagli, insieme ad una regia dinamica compensano lo script che, va detto, ha al suo interno messaggi educativi universali e non circoscritti alla religione cristiana. Su tutti la capacità dei genitori di capire e assecondare la natura dei propri figli, l’importanza di non arrendersi davanti agli ostacoli e l’intelligenza di non seguire il “gregge” quando la nostra strada punta in direzione opposta».
Conclusione: la responsabilità di tutto ciò non è da ricercarsi nella Sony Pictures Animation, ma nell’apostasia imperante, che si è imposta grazie ai Tonino Bello, agli Enzo Bianchi, ai Lorenzo Milani, ai Carlo Maria Martini, alla Gaudium et spes – che ha voluto amabilmente dialogare con «il pubblico trasversale» – e, in ordine di tempo, al luterano e ambientalista Papa Francesco. Grazie a loro il mondo contemporaneo si prende beffe della Sacra Famiglia e salgono in cattedra gli animali per divertire, nel grande circo luciferino, i bambini, ormai liberi da Gesù Bambino e prigionieri dei senza Dio.

Viaggio sentimentale e devozionale a Roma: Il Sinodo del cadavere(Parte LXXIII)


Non tutti i pontefici si sono rivelati degni del proprio ruolo: ogni età storica ha avuto i suoi papi inetti, corrotti e anche, purtroppo, violenti. Alcuni erano dissoluti, altri condottieri e politici a tutti gli effetti, smettendo del tutto le vesti di guida spirituale della Cristianità. L'autorità spirituale non nega il potere temporale, così come quest'ultimo non esclude il primo. L'errore sta nel privileggiare o l'uno o l'altro, perdendo di vista la loro unità ai fini della salvezza. Dio, nella sua infinita misericordia, ha sempre punito quanti si erano macchiati di gravi torti nei confronti della Chiesa Cattolica. A pontefici inetti si sono sempre succeduti papi santi, che hanno corretto i loro predecessori. All'interno dei palazzi apostolici di San Giovanni in Laterano si perpetuò un macabro processo, il Sinodo del Cadavere.

Nel gennaio dell'897 papa Stefano VI fece riesumare il cadavere del suo predecessore, Formoso, che era morto l'anno precedente, forse per avvelenamento, volendo dimostrare l'invalidità della sua elezione. Il defunto papa, avendo posto un freno all'arroganza dei signori di Spoleto, sponsor politici di Stefano VI, venne punito per le sue azioni con la diffamazione. Fu riesumata la sua salma e venne collocata sul seggio papale, con tutti i paramenti sacri. Si svolse un processo, secondo le modalità dell'epoca, e si emise un verdetto: reo di immoralità, Formoso era indegno di essere papa. Tutti i suoi atti furono annullati e il corpo venne mutilato per essere poi gettato nel Tevere. Pochi mesi dopo un devastante terremoto arrecò numerosi danni alla basilica di San Giovanni in Laterano e fu interpretato come un castigo di Dio per l'arroganza di Stefano VI, che tra l'altro morì nell'ottobre di quell'anno. Furono i suoi successori, Romano e Teodoro II, a fare giustizia di Formoso, riabilitandolo con tutti gli onori. Il viaggio continua.
di Alfredo Incollingo
http://www.campariedemaistre.com/2017/12/viaggio-sentimentale-e-devozionale-roma_17.html

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