ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 31 gennaio 2018

Chi è dunque, il signor Bergoglio?

IL NEMICO DELLA NOSTRA FEDE



Bergoglio è il nemico della nostra fede. Menzogne e bestemmie papali: su Dio, sulla Madonna, la Croce che per lui è il fallimento di Dio" la distruzione di Dio" e il Rosario che è lo strumento per meditare sul fallimento di Dio 
di Francesco Lamendola  

 

Parlando ai fedeli nella omelia di Santa Marta, il 20 dicembre 2013 (cioè nell'imminenza del santo Natale, e solo pochi mesi dopo essere stato eletto papa) il signor Bergoglio diceva testualmente (fonte: Radio Vaticana): 

La Madonna ha sempre taciuto, anche ai piedi della Croce... Il Vangelo non ci dice nulla: se ha detto una parola o no... Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! "Tu, quel giorno - questo è quello che abbiamo letto - mi hai detto che sarò grande; tu mi hai detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì. LA MADONNA ERA UMANA! E FORSE AVEVA VOGLIA DI DIRE: BUGIE! SONO STATA INGANNATA!

Ma far dire alla Madonna che Dio è un bugiardo non era ancora abbastanza, per il signor Bergoglio; la bestemmia non era sufficiente.

Durante il viaggio apostolico in Kenya, il 7 novembre 2015, rivolgendosi a un pubblico di giovani nello stadio Kasarani di Nairobi, egli ha detto testualmente:

Come posso vedere la mano di Dio in una tragedia della vita?”. “C’è una sola risposta: no, non c’è risposta. C’è una sola strada, guardare al Figlio di Dio. Dio lo ha consegnato per salvare tutti noi. Dio stesso si è fatto tragedia. Dio stesso si è lasciato distruggere sulla croce. E quando viene il momento in cui non capite, quando siete disperati e quando il mondo vi cade addosso, guardate la Croce! Lì c’è il fallimento di Dio; lì c’è la distruzione di Dio. Ma lì c’è anche sfida alla nostra fede: la speranza. Perché la storia non è finita in quel fallimento: c’è stata la Risurrezione che ci ha rinnovato tutti. Vi farò una confidenza… Avete fame? Sono le 12.00… No? Allora vi farò una confidenza. In tasca porto sempre due cose: un rosario, un rosario per pregare; e una cosa che sembra strana… Che cos’è questoQUESTA È LA STORIA DEL FALLIMENTO DI DIO, È UNA VIA CRUCIS, una piccola Via Crucis: come Gesù ha sofferto da quando è stato condannato a morte, fino a quando è stato sepolto… E con queste due cose, cerco di fare del mio meglio. Ma grazie a queste due cose non perdo la speranza.

Apprendiamo, così, dalla bocca del papa, o di colui che è stato eletto come papa, e che dovrebbe svolgere le funzioni di un papa, che la Croce è il fallimento di Dio, la distruzione di Dio; e il Rosario è lo strumento per meditare sul fallimento di Dio.
Oh, certo: come sempre, come in cento altre occasioni, ormai pressoché quotidiane, quest'uomo, che possiede una scaltrezza istintiva, pur non essendo troppo intelligente e pur essendo molto, ma molto ignorante, di una crassa e compiaciuta ignoranza teologica e dottrinale (compiaciuta perché per lui la dottrina è un difetto e quanti la seguono sono dei "rigidi", delle mummie, dei musi lunghi, dei fanatici, ecc.) è sempre assai abile nel coprirsi le spalle mediante qualche parola veritiera, cioè fedele al Vangelo, in mezzo alle sue menzogne e bestemmie: l'effetto complessivo, però, è semplicemente devastante. Le sue omelie, per non parlare dei suoi discorsi non ufficiali, delle interviste che rilascia a raffica ad alta quota, sull'aereo, e nelle più varie circostanze, senza stancarsi mai di dare aria alla bocca, di sproloquiare, di fare il gigione, il buffone, ma soprattutto il seminatore di scandali, hanno un effetto terribile su chi le ascolta: gelano il cuore, insinuano dubbi, provocano angoscia, smarrimento, sofferenza. Destabilizzano. E i cattolici, in questo particolare momento storico, avevano bisogno di qualsiasi cosa, tranne questa: di un papa che semina dubbi, che genera angoscia, che li confonde, che li turba, che li amareggia con i suoi discorsi e con i suoi gesti e atteggiamenti.
Nel primo caso, quello della omelia di Santa Marta, egli si mette al riparo sia ricordando che la Madonna era umana, e che è umano dubitare; sia dicendo che forse ella ha pensato quelle cose, ossia che era stata ingannata da Dio e che Dio, quindi, è un bugiardo. Bergoglio non ha detto: Dio è un bugiardo, ma ha fatto dire, anzi, pensare alla Madonna (ma con quale autorità? lui stesso ammette che i Vangeli, su questo punto, tacciono) che Dio l'aveva ingannata, e che quindi è un bugiardo. Insomma tira il sasso, ma nasconde la mano. Il lavoro sporco, la bestemmia vera e propria, non la dice in prima persona, non se ne assume la responsabilità: la fa dire, anzi, la fa pensare, alla Madonna. A Colei che ci sostiene, c'incoraggia, ci rende più vicini a Dio. Splendido: nel suo genere, è un capolavoro; un capolavoro del male. Bergoglio riesce a instillare un duplice dubbio, un dubbio infernale: che Dio ci inganni, che sia un bugiardo, e che la Madonna non ne sappia più di noi, non sia diversa da noi, e che possa pensare, come noi, che Dio mente ed è  un bugiardo. Due bestemmie con una sola sparata; ma, nello stesso tempo, Bergoglio non le ha dette, le ha fatte dire, le ha fatte pensare, a qualcun  altro. E a chi? A Maria Santissima. Il tutto in nome di uno psicologismo da quattro soldi e di una emozionalità che contraddice frontalmente il dato positivo della Rivelazione: Maria è l'aiuto dei cristiani, come recitano le Litanie lauretane: come potrebbe essere, lei stessa, un modello negativo, un esempio di dubbio radicale della fede e di sospetto oltraggioso verso la bontà di Dio?
Nel secondo caso, quello di Nairobi, il furbo Bergoglio (la furbizia non è un indice d'intelligenza) dice che la storia non è finita in quel fallimento; che c'è stata la Risurrezione che ci ha rinnovato tutti...  Tutto bene, allora? C'è il lieto fine? Il fallimento di Dio diventa la vittoria di Dio? Non proprio; perché subito dopo, non pago del veleno che ha diffuso con la prima parte del suo discorso, dove aveva detto: quando siete disperati e quando il mondo vi cade addosso, guardate la Croce! Lì c'è il fallimento di Dio, un bellissimo modo di incoraggiare le anime e di risollevare e illuminare i disperati, di nuovo costui ribadisce il primo concetto: questa è la storia del fallimento di Dio, è la Via Crucis, una piccola Via Crucis (cioè il Rosario). Insomma, pregare il Rosario equivale a  ricordare il fallimento di Dio. Molto consolante e molto cattolico. Di nuovo, niente Resurrezione. Infatti, dice costui, come Gesù ha sofferto da quando è stato condannato a morte, fino a quando è stato sepolto. Sottolineando ancora l'umanità di Gesù, ma sorvolando sulla sua divinità. Perché Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, se vogliamo dirla tuta, non ha sofferto solo dopo essere stato condannato: ha sofferto anche prima. Ha sofferto al momento dell'arresto, del tradimento di Giuda, dell'abbandono dei suoi, del rinnegamento di Pietro. E ha sofferto prima, nell'orto degli ulivi: ha pregato e supplicato, e sudato sangue (probabilmente ha avuto un infarto). E prima ancora, durante l'Ultima Cena, quando cercava di preparare i discepoli al distacco imminente, e a spiegarne loro la necessità, ma essi non capivano, ed erano pieni di tristezza. E prima ancora: perché Egli, come Dio, sapeva già tutto, lo sapeva fin all'inizio, e la sua Passione è cominciata fin da quando, nel deserto, ha sopportato le tentazioni del diavolo e si è messo totalmente a disposizione della volontà del Padre.  Inoltre, come uomo, Gesù ha smesso di soffrire quando è spirato sulla croce: era già morto quando il soldato romano gli ha vibrato il colpo di lancia. Dunque, è assurdo dire che ha sofferto fino a quando è stato messo nel sepolcro. L'ignoranza e la poca intelligenza del signor Bergoglio trasudano anche da queste affermazioni bislacche, da queste improvvisazioni balorde, che, se fosse appena un po’ meno presuntuoso, un po' meno arrogante, potrebbe benissimo risparmiarsi, affidandosi ai testi scritti che altri, più intelligenti e più colti di lui, senza dubbio gli preparano. Ma no, lui è un verogaucho, lui vuol fare da solo, mostrare che non ha paura di nulla; vuole improvvisare, vuol parlare a braccio: così dice delle solenni balordaggini. E pazienza se fossero solo balordaggini: sono parole che turbano, confondono, tormentano la coscienza dei fedeli; sono pietre d'inciampo sul cammino della fede. Costui sta svolgendo, alla lettera, il ruolo del tentatore: proprio lui, che vuol togliere dal Padre Nostro le parole: e non c'indurre in tentazione, perché gli sembrano poco rispettose verso Dio, non smette d’indurre i fedeli in tentazione, disorientandoli, suggerendo loro dubbi devastanti, insinuando il veleno della diffidenza verso le promesse di Dio.

I nemici  storici della Chiesa di Cristo, ora sono i suoi "migliori amici"?

Ora, è letteralmente impossibile che il signor Bergoglio non sappia quale effetto esiziale hanno le sue parole sul pubblico dei fedeli. Non sulla stampa, sia cattolica che laica, che è interamente (e vergognosamente) allineata, ma sui socials sì, che se ne parla; e molti esprimono il loro profondo malessere. Costui, che si avvale di un premuroso ufficio stampa, e che è attentissimo a tutto quel che riguarda la comunicazione, e specialmente la sua, ne è sicuramente informato. Ripetiamo: è impossibile che egli non sia a conoscenza del fatto che molti cattolici soffrono a causa del tenore dei suoi discorsi, delle sue pretese omelie, e che manifestano sempre più frequentemente il loro disagio e la loro sofferenza. Gli chiedono di smettere, di cambiare registro, in nome di Dio e della carità cristiana. Ma lui, niente, se ne va dritto per la sua strada: non modifica di un millimetro il tono dei suoi discorsi, al contrario, rialza continuamente il livello della sfida, della provocazione. Ribadiamo il concetto: Bergoglio è un mago della comunicazione; tutta la sua popolarità poggia su tale spregiudicata abilità: pertanto, sa benissimo l'effetto micidiale che hanno certi suoi discorsi, e tuttavia li fa ugualmente. E non sono nemmeno delle improvvisazioni, come appaiono; non sono cose che gli escono spontanee, strafalcioni linguistici compresi, come vorrebbe far credere: no; sono parte di un piano complessivo, sono le piccole tappe quotidiane di un disegno vastissimo e freddamente pianificato (non da lui, questo è certo; o, in ogni caso, non solo da lui), mirante alla completa destabilizzazione della Chiesa e alla distruzione della fede. A questo punto, siamo noi che dobbiamo tirare le necessarie conclusioni: lui è stato chiaro abbastanza. Anche troppo. C'è differenza fra un serpente che morde perché è stato disturbato, perché si sente in pericolo, perché qualcuno gli si è avvicinato imprudentemente, e un serpente che striscia dentro una casa e va a mordere una persona che dormiva tranquillamente nel suo letto. Nel primo caso, è stato un incidente involontario; nel secondo, c'è stata la volontà ostinata e maligna di mordere e di avvelenare qualcuno. Bergoglio agisce come un serpente maligno, che s'insinua silenziosamente nelle case e che va a mordere coloro i quali non si tengono in guardia, perché non sospettano di nulla. Al contrario: si aspettano che il papa li aiuti nella loro fede, che li sostenga, che li incoraggi, che rischiari loro la via. E pensano che, se lui stesso avesse dei dubbi di fede, se li terrebbe per sé, come una cosa molto privata, che dovrebbe risolvere da solo, magari con l'aiuto del suo confessore e con l’intensa preghiera a Dio.

Bergoglio è il nemico della nostra fede

 di Francesco Lamendola
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