ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 17 gennaio 2018

Il rifiuto di una verità conosciuta

O CRISTIANI, O IL NULLA



L’alternativa al presente è fra un’Europa cristiana e il nulla. Il cristianesimo non è solo la sua identità, a dispetto che sia oggi un continente post-cristiano, è molto di più: è la sua stessa sostanza "morale e spirituale" 
di Francesco Lamendola  

 

Diceva Friedrich Nietzsche, verso la fine del XIX secolo, che l’Europa deve sceglier se vuol essere se stessa oppure il nulla. Pochi decenni dopo, alla luce della tragedia della Prima guerra mondiale, il grande scrittore T. S. Eliot precisava che l’Europa deve scegliere se vuol essere cristiana, o il nulla (cfr. il nostro articolo: Attualità di T. S. Eliot: o rifondare un’Europa cristiana, o il Nulla, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 26/12/2017). Questa alternativa è oggi più che mai all’ordine del giorno, e implica la necessità di una scelta radicale e ultimativa. Sarebbe ingenuo farne “solo” una questione di tipo identitario e culturale; no: la posta in gioco è assai più ampia, perché la minaccia del nulla che incombe sul nostro continente non viene da dinamiche “naturali” della globalizzazione, ma da un progetto di annientamento ben preciso, mirante a strappare l’anima dei popoli per meglio asservirli al potere finanziario (cfr. l’articolo Esiste un progetto per strappare l’anima del mondo, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 30/10/2007), e, nel caso dell’Europa, mirante a distruggere la sua antica civiltà e la sua stessa spiritualità, in modo da farne una specie di dormitorio per masse anonime di lavoratori e consumatori sottopagati. 

A ciò mirano le ondate pilotate dei sedicenti profughi: ad un abbassamento generalizzato del costo del lavoro e ad una proletarizzazione generale, con la volonterosa collaborazione delle classi medie e dell’intellighenzia un tempo progressista e di “sinistra”, oggi funzionale al progetto planetario delle famiglie dei grandi banchieri (secondo padre Amorth, che di cose infernali se ne intendeva, non più di sette, otto persone sono attualmente padrone del mondo). Ma in fondo, costoro sono rimasti progressisti, perché, è bene chiarirlo una volta per tutte, il progressista non è un signore “di sinistra”, ma è di sinistra, di centro, di destra o di niente, a seconda di come gira la ruota del progresso, con i suoi “bisogni” spacciati per naturali, in realtà pianificati secondo una precisa strategia di manipolazione, di sottomissione e di dominio: laddove il progresso tanto vantato è solamente quello tecnologico e finanziario, mai quello morale e spirituale, che, anzi, tende a regredire in misura inversamente proporzionale all’avanzare del rullo compressore della modernità. Nel caso dell’Europa, si tratta sostanzialmente di mettere in opera il Piano Kalergi, perseguendo il meticciamento dell’Europa e la deliberata snazionalizzazione dei suoi popoli e la mescolanza, volutamente caotica, della sua cultura con quelle di milioni di africani, asiatici e sudamericani sradicati dalla loro terra e adoperati cinicamente come carne da macello di una invasione studiata lungamente. Certo, fa impressione sentire un vescovo cattolico, Gian Carlo Perego, di Ferrara, affermare che il destino dell’Europa è il meticciato, perché si sente una inquietante consonanza fra le sue parole e le strategie massoniche miranti al medesimo obiettivo. Il che vuol dire o che ci troviamo in presenza di una curiosa coincidenza verbale, oppure che la massoneria ecclesiastica, andata definitivamente al potere con il pontificato del (falso) papa Bergoglio, sta gettando la maschera e incomincia a dire chiaro e tondo ai popoli dell’Europa, partendo proprio dai fedeli della Chiesa cattolica, a quale tipo di futuro devono prepararsi e, soprattutto, rassegnarsi. È curioso che a dirci queste cose siano i nostri supposti pastori spirituali, cioè coloro i quali, in teoria, dovrebbero tenere più di chiunque altro alla difesa della identità cristiana dell’Europa, o almeno di quel poco che ne resta dopo tre secoli d’incessante e sistematica secolarizzazione e scristianizzazione; coloro i quali dovrebbero proteggere, guidare, incoraggiare i fedeli a resistere saldi nella fede cattolica, che si difende anche mediante la resistenza all’invasione demografica islamica, e quindi col rifiuto dell’invasione; è strano che proprio essi dicano e facciano esattamente il contrario, predichino il dovere dell’auto-invasione e profetizzino un futuro di mescolanza e di perdita dell’identità. Dovrebbe essere evidente che, per un cattolico, la prima identità risiede nella sua fede; a meno che si tratti di un “cattolico” come monsignor Paglia, o come lo stesso Bergoglio, i quali se ne vanno d’amore e d’accordo con i peggiori nemici di Cristo e della Chiesa, come Pannella e Bonino. È molto strano, ma è così.
D’altra parte, il cristianesimo non è solo l’identità dell’Europa, a dispetto del fatto che essa sia oggi un continente post-cristiano; è molto di più: non la veste dell’Europa, una veste che si può dismettere quando la si giudica vecchia e consunta, come un vestito che non va più bene, ma la sua stessa sostanza morale e spirituale. Se gli europei sono quello che sono, compresi quelli che oggi sono post-cristiani o addirittura anti-cristiani, ciò è grazie all’esperienza del cristianesimo, due volte millenaria, penetrata talmente in profondità che sarebbe impossibile anche solo pensare l’Europa, la sua civiltà, la sua arte, la sua filosofia, la sua musica, la sua cultura, la sua stessa scienza, il diritto, la politica, senza rifarsi al Vangelo di Gesù Cristo. Anche da ciò si comprende la madornale, grossolana stupidità di un Bertrand Russell, il quale si vanta della necessità di dirsi non cristiano: significa non aver capito nulla del passato, del presente, della storia, del mondo e, in definitiva, neppure di se stessi. Infatti, Bertrand Russell è stato uno dei tanti maestri del nulla. Quando diciamo che l’alternativa, al presente, è fra un’Europa cristiana e il nulla, intendiamo proprio personaggi come lui e visioni del reale come la sua: miseramente mutilate di ciò che è essenziale, come un uomo che pretendesse di poter seguitare a vivere non senza un braccio o senza una gamba, ma senza la testa. E allorché diciamo che il cristianesimo, indipendentemente dal fatto che un certo individuo sia, personalmente, cristiano oppure no, è la sostanza stessa dell’Europa, del nostro essere membri della famiglia europea, e non atomi senza radici e senza nome, consumatori idioti dihamburger e Coca-Cola, intendiamo dire qualcosa di più del fatto che il cristianesimo ha improntato di sé la storia, l’arte, la cultura europea. Intendiamo dire che il cristianesimo è diventato l’anima dell’Europa: e che senza di esso, l’Europa è morta, annientata.
In che senso possiamo noi fare una simile affermazione? La facciamo a ragion veduta. Una civiltà che è nata con il cristianesimo – perché la civiltà europea è nata con il cristianesimo e grazie al cristianesimo, dopo il tramonto del mondo antico -  e che, per più di mille anni, ha trovato in esso il suo cuore pulsante, la sua fonte d’ispirazione, la sua riserva di energie morali, non può diventare, puramente e semplicemente, qualcos’altro: diventa il nulla, scivola nel nulla. Apprendere il cristianesimo, essere educati nella religione di Cristo, è stato, per milioni di europei, come vedere la luce dopo il buio della notte: e chi ha visto la luce una volta, non può tornare a vivere nelle tenebre, come se nulla fosse stato; non può adattarsi una seconda volta a vivere nel mondo delle tenebre, a tentoni, urtando e sbattendo qua e di là, come un cieco o un ubriaco. Colui che non ha mai visto la luce, è un povero cieco dalla nascita; ma colui che, dopo averla vista e averne goduto, la rifiuta e le volta le spalle, è un barbaro, anzi, il peggiore dei barbari: una specie di coribante della notte, un sacerdote dell’inferno. Non è certo casuale la rinascita del satanismo, su larga scala, nel mondo moderno, specie in Europa e nella sua (degenere) appendice, gli Stati Uniti d’America. È, alla lettera, il ritorno e la rivincita delle tenebre dopo aver goduto della luce. Vi è qualcosa d’inumano, perfino di diabolico, nel rifiuto della luce, da parte di colui che ha avuto la fortuna di vedere la bellezza del mondo rischiarata da essa: perché la natura umana anela per sua natura alla luce, e quando invece cerca deliberatamente il buio, significa che qualcosa d’indicibile, di orrendo, si è consumato nelle sue misteriose profondità.
Alla luce di queste riflessioni, e dopo tre secoli abbondanti – come si è detto – di progressiva e sistematica scristianizzazione dell’Europa, anche le solenni, toccanti parole dell’incipit del Vangelo di Giovanni (1, 1-13)  acquistano un suono diverso, insolito; anche se, a ben guardare, non vi è nulla di strano e nulla d’inatteso nel loro significato più profondo, ma si tratta di un concetto che qualsiasi vero cristiano dovrebbe riconoscere immediatamente come l’essenza stessa del rapporto fra Gesù e il mondo, ieri come oggi e come sempre:

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio preso Dio tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

Ecco, allora, che l’abbandono del cristianesimo da parte dei popoli europei si configura non come un naturale trapasso da un paradigma culturale ad un altro, come ce ne sono stati molti altri nella storia, ma come una vera apostasia, cioè come il rifiuto di una verità conosciuta, amata e osservata per secoli e secoli, in nome non di un’altra verità, ma di una totale assenza di verità, cioè in nome di un relativismo radicale sfociante nel nichilismo. Come ha lucidamente osservato l’arcivescovo di Veszprém, in Ungheria, Gyula Márfi, una delle non molte personalità della Chiesa cattolica odierna che ha conservato le idee chiare e non si è lasciato minimamente traviare dalla congiura massonica per stravolgere la fede cattolica e per favorire l’invasione islamica pilotata dall’alto: Se buttiamo via tutto questo [cioè duemila anni di storia del cristianesimo] non ci resta più niente… In Europa momentaneamente tutti credono a ciò che vogliono, ma generalmente nessuno crede in niente. Questo è un terreno ideale da conquistare per l’Islam. Ora, la cosa stupefacente – stupefacente, se si guardano le cose con una buona dose d’ingenuità – è che a tale apostasia concorra potentemente proprio la Chiesa cattolica, o meglio, per esprimerci con maggiore esattezza, quella falsa chiesa eretica che è cresciuta come un fungo velenoso, all’ombra della massoneria ecclesiastica, dentro la vera Chiesa, e che la sta, per così dire, sostituendo, una  parrocchia dopo l’altra, una diocesi dopo l’altra, una Conferenza episcopale dopo l’altra, un Ordine religioso dopo l’altro – quello dei Gesuiti in testa a tutti gli altri - presentandosi come la vera chiesa, mentre non è che la sua contraffazione, fondata sulla menzogna e sul deliberato inganno a danno dei fedeli. Si stanno così realizzando numerose profezie dei tempi moderni, fra le quali – una per tutte – ricordiamo quelle della Madonna di La Salette, del 1846, ai pastorelli Mélanie Calvat e Maximin Giraud. In una lettera al professor Baumgatner, il cardinale Mario Luigi Ciappi confidò che nel Terzo Segreto viene predetto, fra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa inizierà dal suo vertice. Viene inoltre specificato che Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’anticristo. 


O cristiani, o il nulla

di Francesco Lamendola
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